Libri > Grishaverse
Segui la storia  |       
Autore: blackjessamine    18/01/2023    5 recensioni
[HarryPotter!AU]
La delegazione di Durmstrang salpa alla volta della Scozia: a bordo, giganti che non sono più in grado di obbedire ai propri insegnanti, ladri con piani precisi in mente, spettri in cerca di un obiettivo e contadini con un inspiegabile bisogno di assistere a delle esplosioni.
[Storia partecipante al "Torneo Tremaghi – Multifandom Edition" organizzato dal gruppo facebook "L'Angolo di Madama Rosmerta"]
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Inej Ghafa, Jesper Fahey, Kaz Brekker, Matthias Helvar
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il Ballo del Ceppo





 

Kaz osserva il ricco brulicare di sete e stoffe eleganti che si affollano all'ingresso della Sala Grande. 

Gli studenti continuano ad affiorare da ogni pertugio: sembra che il castello non faccia altro che produrre ragazze agghindate come lampadari pacchiani e ragazzi strizzati in abiti formali che li rendono rigidi come stoccafissi. Ovunque odore di acque di Colonia dozzinali mescolate all'olezzo dei fiori che fin troppe sciocche ragazzine si sono infilate nei capelli: forse il loro scopo era quello di sembrare le principesse di una fiaba, ma l'unico risultato ottenuto è un insieme maleodorante di petali vizzi e tristi.

Kaz stringe la testa di corvo del suo bastone, ben attento a restare nascosto nell'ombra della sua nicchia: sa di avere un compito importante da portare a termine, sa che quella è l'occasione perfetta per studiare con tutta calma il corridoio dove un preside sconsiderato ha appeso dodici DeKappel originali senza destare sospetti. Tutti saranno così presi dal ballo da non notare l'assenza di quello studente di Durmstrang che non ha mai fatto niente per risultare simpatico a nessuno, e il corridoio dei DeKappel è abbastanza lontano dalla Sala Grande perché nessuna coppia in cerca di un luogo appartato possa decidere di affrontare quattro piani di scale per nascondersi proprio lì. La sua gamba lancia fitte di dolorosa protesta al solo pensiero di dover affrontare tutte quelle scale. Dovrebbe proprio cominciare ad avviarsi, così da essere sicuro di poter fare tutte le pause necessarie per riposare la gamba dolorante prima di dedicarsi allo studio dei quadri e agli incantesimi che li proteggono. 

Eppure, Kaz non si muove. 

Resta immobile, ignora gli studenti che affiorano dalle scale interne del castello e fissa solamente il rettangolo aperto sulla notte che è il portone d'ingresso della scuola. Gli studenti, da soli o in piccoli gruppetti, gironzolano nell’atrio, aspettando i compagni di danze o ammirando l’abbigliamento degli amici. Kaz quasi non ci fa caso: non c’è nulla di interessante in un branco di ragazzini abbigliati in modo ridicolo per fingersi più adulti di quanto siano. Non c’è niente di divertente in quella serata che è un contentino al bisogno di libertà degli studenti, dove i ragazzi possono fingere di ribellarsi e lasciarsi andare, restando però rigidamente incastrati nelle logiche della scuola.

Ma non è importante. 

Una delle campionesse di Beauxbatons, eterea nella seta argentata che la avvolge come una nuvola, crea scompiglio all’ingresso della sala: cinguettii di ragazze sospese fra l’ammirazione e l’invidia coprono a stento il suono degli occhi schizzati fuori dalle orbite dei ragazzi.

Ma non è importante nemmeno quello, perché mentre quella figurina che sembra incorporea e inconsistente quanto lo zucchero filato raggiunge il suo accompagnatore, altre due figure lasciano il freddo della notte scozzese per attirare le attenzioni dei pochi disposti a distogliere gli occhi dalla francese. 

Kaz stringe ancora di più la presa sul suo bastone: è stato lui a suggerire che la cosa migliore per risparmiare le energie necessarie a una stupida caccia all’accompagnatore e per distogliere al meglio l’attenzione dai propri movimenti sarebbe stata far partecipare i Campioni di Durmstrang insieme.

Jesper, che di energie ne avrebbe dovute spendere ben poche per trovare una dama, aveva borbottato che lui con Helvar ci avrebbe ballato solo se lo scimmione biondo avesse indossato una crinolina, per poi lanciare uno dei suoi occhiolini divertiti a Inej e prometterle che sarebbe stato un cavaliere impeccabile, almeno per un paio di balli. 

A Kaz non è mai importato niente di Helvar: per quanto lo riguarda, il cocco di Brum avrebbe anche potuto presentarsi al Ballo con la piovra che qualcuno racconta viva nel Lago Nero, fintatoché se ne fosse rimasto in mezzo alla sala e ad attirare l’attenzione su di sé. In ogni caso, la studentessa di Hogwarts che si è presa cura di Inej dopo la Prima Prova èriuscita nella straordinaria impresa di invitare Helvar al ballo e di non farlo soccombere d’imbarazzo davanti all’onta di essere stato invitato da una ragazza. 

Inej non ha fatto obiezioni, e Kaz sospetta che l’idea di poter andare al ballo con un amico, senza doversi fingere interessata a qualche ragazzo, la faccia sentire sollevata.

Non ha importanza. Non ho concepito questo piano per farla sentire a suo agio, ma per poter avere libero accesso a quei quadri tanto poco famosi in Inghilterra quanto redditizi se venduti al giusto mercante d’arte a Ketterdam.

 

Quando Inej e Jesper attraversano la sala, Kaz serra i palmi, serra la mascella, irrigidisce le spalle e prova a soffocare qualsiasi tipo di emozione.

Si concentra solo sull’abito da cerimonia di un acceso giallo limone di Jesper, pensando alle raccomandazioni di eleganza e sobrietà di Brum e a come il professore probabilmente vorrebbe strangolare con le sue stesse mani Fahey. 

Kaz ci prova a notare solo l’incedere compiaciuto di Jesper – è risaputo che dove c’è una festa, seppur una noiosa come un ballo scolastico, Jesper è a casa – ma il suo sguardo non può fare a meno di spostarsi sulla figura che gli scivola silenziosamente al fianco.

Inej si è ripresa perfettamente dalle ferite riportate dal suo incontro non abbastanza ravvicinato con l’Acromantula, e a modo suo sembra voler spedire un chiaro messaggio a Brum. Lì dove Jesper è eccessivo, colorato, quasi cacofonico nel suo abito tradizionale, Inej vuole ribadire il suo essere uno Spettro, un Ragno capace di scivolare nell’ombra e rubare ogni segreto. Ha ascoltato alla lettera i consigli del professor Brum: eleganza e sobrietà sono intessute nel raso nero del suo completo. Un completo elegante, di taglio maschile. Un completo smaccatamente babbano. 

Niente potrebbe assomigliare di più a uno schiaffo in piena faccia alle convinzioni intrise di razzismo del professore.
Kaz non può fare a meno di sorridere osservando i suoi amici avanzare in mezzo allo stupore dei compagni di scuola – e anche di qualche studente ingelese e francese. E quando Jesper, scherzosamente, passa un braccio attorno alle spalle di Inej, il suo sorriso non può fare a meno di scomparire. 

Non ha paura che il ballo possa unire Inej e Jesper in un modo che non possa più chiamarsi amicizia, ma una parte di lui – quella parte che non è stato in grado di soffocare neanche dopo tutti i tentativi possibili – non può fare a meno di domandarsi se quella sua idea di assentarsi dal ballo per studiare un piano per il furto dei DeKappel non sia stata solo una scusa. Una scusa per non fare i conti con il desiderio di essere lui a circondare le spalle di Inej con un braccio, e con la repulsione che prova alla sola idea di un contatto così ravvicinato con chicchessia. 

Non fare l’idiota, Brekker. Gli storpi non ballano.

Deve fare in modo che questa spiegazione sia sufficiente.

 

***


 

Nina non è mai stata una sognatrice, ma di certo non è mai stata nemmeno una ragazza di poche pretese. Sa fare di necessità virtù e trarre il meglio da quello che ha, ma ciò non le impedisce di volere sempre qualcosa di più e di lamentarsi di tutto ciò che non è abbastanza bello, abbastanza dolce, abbastanza lussuoso, di tutto quello che non è semplicemente abbastanza.

Quella sera, però, è incapace di trovare una sola cosa di cui lamentarsi.

La cena – deliziosa, opulenta, piena di piatti mai visti prima a Hogwarts, che Nina ha avuto cura di assaggiare con grandissima soddisfazione – è scivolata tra una risata e un ammiccamento. Matthias Helvar è tanto bello quanto santo, e farlo arrossire è così facile che ha quasi smesso di essere divertente. Quasi, perché Nina è convinta che il modo in cui Matthias l'ha guardata quando lo ha raggiunto all'ingresso della Sala Grande lei lo ricorderà anche sul letto di morte, ripagando ampiamente gli sforzi collettivi di Genya e Zoya per strizzarla in quel corpetto mozzafiato – mozzafiato in ogni senso. Sforzi che non sono neanche lontanamente paragonabili alle difficoltà con cui Matthias è riuscito a non far mai scivolare lo sguardo più in basso delle labbra di Nina, nonostante ogni piega concentrata della sua fronte gridasse il desiderio di fare il contrario.

Nina è quasi commossa da questo sfoggio di genuina galanteria, ma non può negare la soddisfazione e il divertimento di vedere un Campione tutto d'un pezzo sforzarsi di non esplodere.

 

"Campioni, qui, offrite la mano alle vostre dame e mettetevi in fila. Tra pochi minuti l'orchestra suonerà il valzer d'apertura del Ballo".

La McGranitt, irriconoscibile nella frivolezza della sua veste da cerimonia dello stesso tristissimo tartan di tutti i suoi vestiti si muove rapida ed efficiente nella lunga fila di Campioni e accompagnatori aggiustando distanze, eliminando macchie di sugo dalle vesti dei più maldestri, raddrizzando colletti con un colpo di bacchetta e lanciando occhiate disgustate alle acconciature più leziose.

"Non mi sono rimaste briciole di tarte tatin sul colletto, vero?"

Nina non riesce a trattenersi: gli occhi di Matthias, quei bellissimi occhi che si portano dietro la magnificenza di ghiacciai illuminati dal sole quasi si incrociano nel tentativo di guardare ovunque tranne che dove Nina sta indicando. 

"Siete tutte così volgari, voi ragazze di Hogwarts?"

Quella sera Matthias ha pronunciato la medesima frase almeno una decina di volte, e a ogni suo ripetersi la soddisfazione di Nina è cresciuta.

"Siamo anche peggio di così, ma non vorrei traumatizzarti troppo. Si sa che voi omoni di Durmstrang siete così fragili e delicati…"

"Sfacciata."

"Bigotto."

"Esagerata!"

"Stoccafisso!"

"Zenik, se hai finito di maltrattare il nostro ospite, l’intera Hogwarts ti sarebbe grata se tu ti sforzassi di farle fare una figura quantomeno passabile concentrandoti sul ballo".

Gli occhi della McGranitt lampeggiano furiosi dietro le lenti degli occhiali, e Nina, che non ha intenzione di sprecare neanche un secondo del suo prezioso tempo in punizione, si affretta a sistemarsi alle spalle della Corvonero che accompagna il campione di Hogwarts.

"Allora c'è qualcuno capace di tenerti testa", mormora Matthias, ergendosi in tutta la sua considerevole statura e gonfiando il petto e l'abito da cerimonia formale, tentando di interpretare al meglio il ruolo pieno di contegno del perfetto campione.

"Minerva McGranitt sarebbe capace di tenere testa a tutti gli studenti di Hogwarts e Durmstrang contemporaneamente, e senza neanche sforzarsi".

"Questo", precisa Matthias, porgendole la mano, "è solo perché gli studenti di Durmstrang sono fin troppo disciplinati per contrastare un'insegnante".

Improvvisamente, un'ombra cala in mezzo a loro. Un'ombra avvolta in una veste così gialla da fare quasi male agli occhi, ma sormontata da un sorriso smagliante.

"Parla per te e per i tuoi amici soldatini-burattini, Helvar. A Durmstrang ci sono anche persone perfettamente in grado di intendere, volere e mandare a quel paese qualsiasi professore".

Jesper Fahey, campione di Durmstrang e di abbigliamento eccessivo, concede a Nina una strizzatina d'occhio complice.

"A proposito, dolcezza, sei favolosa".

"Anche tu non sei male. Un filo troppo sobrio, ma non male".

Nina fa a malapena in tempo a regalare un ampio sorriso alla piccola Inej, serissima ma a modo suo molto bella nel suo completo babbano, che la nota prolungata di un violino annuncia l'inizio del ballo.

Matthias esita, e alla fine è Nina a stringergli la mano e ad accompagnarlo nel punto prestabilito della pista da ballo fin troppo affollata — è una follia far aprire le danze a otto coppie.

"Matthias, ti prego di essere forte e di non svenire, ma ora dovresti proprio mettermi una mano sul fianco. Capisco che l'emozione potrebbe essere troppa, ma…"

Alcune coppie attorno a loro hanno già cominciato a volteggiare con non troppa grazia, quando gli occhi di Matthias sono attraversati da un lampo gelido.

O forse è un lampo caldissimo, perché la sua mano si posa davvero sul fianco di Nina, ed è una sensazione a cui lei non è preparata, ma che apprezza immensamente. 

Matthias non è un bravo ballerino. Sembra marciare, più che danzare, ma a Nina non importa granché – i balli da sala non le sono mai interessati, preferisce dimenarsi sulle note delle Sorelle Stravagarie. Non le importerebbe comunque, perché Matthias, nella sua rigidità marziale, più che guidare le danze la sta trascinando di peso da una parte all'altra della pista da ballo. E a Nina non dispiace affatto: non sono molti i ragazzi capaci di sollevarla fra le braccia, e ben presto lei smette di cercare di seguire i passi del valzer per far scivolare le braccia attorno al collo di quel gigante pieno di borbottii doveri morali.

Le mani di Matthias, entrambe, sono posate sui suoi fianchi, ma anche lui sembra essersi dimenticato completamente del valzer, del suo ruolo di Campione, del pubblico che li osserva e anche delle coppie che si stanno unendo a loro. Ondeggiano sul posto, occhi negli occhi – a nessuno, pensa Nina, dovrebbe essere concesso avere occhi tanto belli – e Nina quasi non trova le parole per stuzzicarlo.

"Sei già stanco, Durmstrang? Non dirmi che questi muscoli sono solo scena".

Nina fa scivolare una mano sull'ampio petto di Matthias, sulla stoffa del suo abito da cerimonia che ricorda l'alta uniforme di un soldato. La ferma lì, dove c'è  il suo cuore. E forse è il proprio sangue quello che sente pulsare nel palmo, ma Nina ha l'impressione di avvertire il battito cardiaco di Matthias accelerare.

"Nina…"

Un ringhio d'avvertimento.

Una preghiera.

"Ti sei già pentito di aver accettato il mio invito? Non dirmi che avresti preferito una brava bambina che non concede più di un ballo di seguito".

Nina si avvicina  un po' di più, così tanto che la sua mano si ritrova schiacciata fra il proprio petto e quello di Matthias.

"Nina".

"Scegli la lingua che preferisci, se devi parlare, tanto io le capisco tutte".

La verità è che Nina adora il modo brutale con cui Matthias mutila l'inglese, spremendosi dalle labbra ogni parola come se si trattasse  di una pietra da estrarre da una miniera.

"Per Djel, lasciami prendere fiato", impreca lui in fjerdano, salvo poi correggersi e tornare a sforzarsi con l'inglese.

"Nina. Sei eccessiva, rumorosa, sei sfacciata…"

"Ma  ho anche dei difetti, sii obiettivo".

Di nuovo quel lampo ghiacciato negli occhi di Matthias.

Ormai sono immobili in mezzo alle coppie danzanti, ancora vicinissimi, troppo vicini.

"Sì. Sei tutte queste cose e molto altro. Sei esasperante, sei… sei l'unica persona con cui avrei mai voluto venire a questo ballo. Grazie per avermi invitato".

Nina si concede un'ultima frecciatina, una battuta sibilata con un sorriso – sulle dichiarazioni romantiche hai ancora qualcosa da imparare – prima di sollevarsi in punta di piedi e cercare le labbra di Matthias.

Matthias che, sorprendendola, non esita neanche un istante a ricambiare il bacio con impeto tale da sollevarla da terra.

Qualcuno fischia, qualcuno applaude, e Nina, prima di perdersi definitivamente in quel bacio, ha appena la lucidità di pensare che sì, gli altri studenti hanno tutti i motivi di applaudire, perché un bacio così merita applausi, standing ovation, cori da stadio e molto, molto di più.

 

***

 

Valzer, quadriglia, minuetto – chi lo balla più, il minuetto? – ancora valzer.

Il flauto, fidato compagno di una vita, amico sincero, rifugio nei giorni più difficili e distrazione gioiosa in quelli migliori sembra essersi trasformato in un oggetto semisconosciuto fra le mani di Wylan.

O forse sono le mani di Wylan ad essergli diventate estranee: dita rigide e legnose, movimenti bruschi, totale assenza di naturalezza anche nell'eseguire brani che solitamente non rappresentano per lui alcun grado di difficoltà.

Wylan non è abituato a suonare in un'orchestra, ha sempre preferito suonare da solo – almeno da quando sua madre ha smesso di accompagnarlo al pianoforte – eppure durante le prove delle sere precedenti era stato perfettamente all'altezza della situazione.

Quella sera, però, il ritmo gli sfugge dalle dita, le note scivolano via dalla sua mente e gli è del tutto impossibile sentirsi in armonia con quello che sta suonando. Persino Alys, che è stata presa nell'orchestra solo per pietà e sfinimento, gli ha lanciato addirittura tre occhiatacce, sentendolo stonare.

La verità è che Wylan non riesce in alcun modo a concentrarsi.

La Sala Grande è troppo piena, gli alberi di Natale addobbati con insolita cura sono troppo grandi, le sculture di ghiaccio riflettono fasci di luce che lo accecano.

E quell'idiota vestito di giallo come un enorme limone sembra sempre essere in mezzo al suo campo visivo ogni volta che lui alza lo sguardo dallo spartito.

Neanche a dirlo, Wylan si azzarda a lanciare una rapida occhiata alla pista da ballo, che dalla sua posizione privilegiata sui gradini dell’orchestra riesce a vedere perfettamente, e Jesper Fahey è lì, tutto impegnato ad ammazzare il valzer con passi che sembrano non avere nulla a che fare con la musica. Forse è per questo che Wylan non riesce a tenere il tempo: perché Jesper non lo fa, balla passi tutti suoi, ride  e cambia partner con una facilità e una rapidità sconcertante, e a Wylan non resta da fare altro che inciampare sulle sue stesse note, incapace di conciliare nello stesso pensiero la precisione della musica e il caos portato sulla pista da Jesper. 

Soprattutto perché Jesper sembra essersi fatto un punto d’onore – o di testardaggine – quello di fare in modo di incrociare sempre lo sguardo di Wylan, facendo smorfie e mimando parole che Wylan non riesce a distinguere, ma che sicuramente sono prese in giro. 

Nessuno sarebbe in grado di restare concentrato in una situazione del genere, proprio nessuno

 

È con immenso sollievo che Wylan accoglie gli applausi e i complimenti di Silente all’orchestra della scuola: ben presto i gradini dell’orchestra si trasformeranno in un palco per accogliere le Sorelle Stravagarie, un gruppo decisamente più apprezzato dalla maggior parte degli studenti già stanchi di giocare ai balli d’altri tempi.

Il piano di Wylan per quella sera è facile e lineare: offrirsi di suonare con l’orchestra così da avere una scusa per l’assenza di accompagnatrici al suo fianco per poi confondersi tra la folla e tornare a rintanarsi in Sala Comune non appena finito di suonare. 

Non è che detesti i balli, ma quell’atmosfera formale ed elegante gli ricorda troppo casa e le sobrie feste da ballo a cui gli è stato concesso partecipare prima che suo padre decidesse che di un figlio così incapace poteva anche fare a meno.

Un piano perfetto, un piano semplice, che nessuno potrebbe mai voler sabotare. 

Se solo Wylan avesse preso in considerazione l'imprevedibilità delle azioni di Jesper Fahey, che a quanto pare si è fatto un punto di testardaggine anche trovarsi sempre e comunque in mezzo ai piedi di Wylan. A lezione il Campione di Durmstrang ha occupato il banco accanto al suo, approfittando di ogni momento di distrazione dei professori per disegnare oscenità sulle pergamene di Wylan. Durante i pasti, spesso Jesper lascia il tavolo di Serpeverde dove mangiano la maggior parte degli studenti di Durmstrang per portare scompiglio fra i Tassorosso. Dopo le lezioni Wylan lo incontra decisamente troppo spesso perché sia un caso, e ogni volta Jesper non perde l'occasione per prendere in giro le sue buone maniere, per scherzare sul fatto che deve aver falsificato i documenti, perché Wylan non può avere più di tredici anni, non con quel faccino, o per provare a convincerlo a mettere in pratica incantesimi pericolosi e spettacolari.

E al Ballo del Ceppo non può essere da meno, ovviamente.

Perché mentre Wylan cerca di scivolare silenzioso e non visto lungo le pareti della Sala Grande per guadagnare l'uscita, Jesper sembra sbucare dal nulla, sborrandogli la strada. 

Wylan è certo di averlo visto ballare con una biondina carina di Beauxbatons solo un istante prima, ma ora quella pertica ricoperta di stoffa gialla è davanti a lui, con in viso un sorriso soddisfatto – e Wylan un po' si maledice, ma come sempre si ritrova a notare quanto sia bella la curva delle sue labbra.

"Wylan VanSunshine! Allora è vero quello che si diceva di te!"

"Che cosa si dice di me?", non può fare a meno di chiedere Wylan, sospettoso.

 "Solo pessime cose, tranquillo. Ed è per questo che mi piaci". 

Wylan vorrebbe sprofondare mentre sente un calore disturbante salire alle guance.

È arrossito.

È arrossito come un perfetto idiota, e Jesper se n'è accorto, a giudicare dal modo in cui il suo sorriso si allarga.

"Non c'è quasi gusto con te, farti arrossire è troppo facile. Ma è comunque divertente".

"È divertente per te", borbotta Wylan, sentendosi ancora di più un idiota.

"Comunque, è vero che suoni il piffero".

"Flauto traverso".

"C'è differenza?"

"Ti interessa davvero?"

Wylan è scettico, e quando Jesper si ritrova a scrollare le spalle, la risposta gli sembra palese.

"Mi interessa se interessa a te".

Wylan stringe la custodia del flauto al petto, e poco gli importa di sembrare ancor di più un ragazzino. Jesper lo mette in difficoltà: non riesce a capire da dove nasca la sua voglia di tormentarlo, né riesce a capire perché ora stia lasciando da sole tutte le ragazze con cui ha ballato per dire sciocchezze a lui.

"Si può sapere perché dovrebbe interessarti quello che interessa a me?"

Jesper si stringe di nuovo nelle spalle.

"Me lo chiedo anche io. Credo che sia colpa della tua faccia".

"La mia faccia? Cos'ha la mia faccia?"

Ma l'attenzione di Jesper è già sfumata. Dal palco arriva il suono di una chitarra, gli studenti urlano, l'aria solenne ed elegante di una festa da ballo svanisce nel fervore di un concerto decisamente più adatto a un gruppo di ragazzini.

Jesper si china in avanti, anche se non ce ne sarebbe davvero bisogno: c'è confusione, sì, ma loro due sono abbastanza lontani dal palco per riuscire a parlare senza bisogno di urlarsi addosso o avvicinarsi così tanto.

"Non te ne starai andando, vero? Santi, neanche i bambini del terzo anno vanno a dormire così presto".

"I ragazzi del terzo anno non sono ammessi al ballo", protesta debolmente Wylan, dando prova di essere davvero un bambino, nonostante i sei anni di educazione magica che gli pesano sulle spalle tenderebbero a confermare il contrario.

"Non cambiare discorso. Possibile che tu voglia perderti tutto il divertimento? I balli, il punch corretto, la musica, le ragazze contro cui strusciari…"

"Solo le ragazze?"

Wylan non si trattiene. Quella domanda gli scivola fuori di bocca prima che possa fermarsi a riflettere, e sente di star arrossendo di nuovo. Però non abbassa lo sguardo, gli occhi fissi in quelli grigi di Jesper. Se deve soffrire, almeno lo farà sapendo di aver messo sul piatto della bilancia qualsiasi cosa.

Sul viso di Jesper nasce un sorriso tutto nuovo: grande, luminoso, forse anche un po' soddisfatto.

"No, non solo le ragazze. E adesso smettila di startene qui nell'ombra e divertiti un po' anche tu!"

Jesper gli afferra la mano libera e lo trascina con passo deciso verso gli studenti che cantano e si dimenano. E Wylan si ritrova a seguirlo.

Del resto, le Sorelle Stravagarie non sono poi così male.

 

***

 

"Allora? Quanti dipinti ci riportiamo a Durmstrang?"

La voce di Inej è appena un sussurro, ma nel corridoio deserto risuona limpida e chiara.

Kaz non si volta nemmeno, limitandosi a osservare il riflesso di lei nel vetro nero che ha di fronte. La luce fioca delle torce scivola sui suoi capelli scuri, legati in un nodo basso alla base del collo. Niente acconciature complesse, niente orpelli: la stessa acconciatura che la accompagna ogni volta che si allena. 

"A Durmstrang, nessuno. Troppo rischioso. A Ketterdam, tutta la collezione. Conosco anche la persona giusta a cui venderla".

Inej fa un passo avanti e si ferma davanti al quadro che rappresenta una scena notturna, una stanza ricca di velluti tagliati da lame di luce precise. China il capo di lato, studiando il DeKappel.

Kaz non ha bisogno di chiederle perché abbia lasciato il Ballo. Senza bisogno di consultare l'orologio, sa che la cena dev'essere finita  e che lei e Jesper devono avere già avuto il tempo di aprire le danze insieme agli altri campioni, e poi di restare in Sala abbastanza a lungo da non suscitare domande.

Kaz ha sempre saputo che Inej avrebbe lasciato la festa non appena fosse stato prudente farlo, ed è con una certa fatica che trattiene un sorriso.

"Incanti di Adesione Permanente?"

Kaz scuote la testa.

"Allarmi?"

"Se ce ne sono, io non so rilevare questi incantesimi". 

Un altro lungo silenzio mentre Inej scruta il corridoio.

"Imprudenti, questi inglesi".

"Gli studenti di Hogwarts puzzano di decenza quasi come Helvar. Sono un branco di bambini, nessuno di loro penserebbe mai di fare qualche galeone vendendo una vecchia crosta".

Sorride anche Inej, ora.

"Queste non sono croste…"

"No che non lo sono, ma gli inglesi se lo sono dimenticato. E non sono certo io a volerlo ricordare loro".

Inej osserva il corridoio, poi torna a guardare i quadri. Scene di interni vuote, tavole imbandite senza commensali, picnic abbandonati in mezzo a paesaggi bucolici.

"Suppongo che gli abitanti dei quadri siano tutti al piano terreno per godersi il ballo".

Kaz annuisce lentamente, seguendo il filo di pensieri di Inej. O meglio, sono i pensieri di Inej a ripercorrere lentamente quelli di Kaz: non è solo per non avere intorno studenti ficcanaso che ha scelto quella sera per esaminare il corridoio e i quadri. Non è facile pianificare il furto di dodici tele di grande formato se i protagonisti di suddette tele cominciano a strillare e chiamare aiuto.

"Dobbiamo trovare un modo per confinarli nei loro dipinti, quando li preleviamo".

Kaz annuisce di nuovo.

Stringe il bastone nella mano destra, ma la presenza tranquilla e familiare di Inej alla sua sinistra è come un secondo bastone. Un bastone solido, un muro a cui può poggiare anche la schiena. 

Manisporche sa di non potersi permettere nessuna debolezza: appoggiarsi a qualcuno significa precipitare quando questa presenza scompare, e Manisporche si è ripromesso anni prima di non precipitare mai più.

Ma Inej è lì, è sempre lì.

Una presenza da cogliere solo con la coda dell'occhio, pronta a scivolare nelle sue ombre silenziose.

E a tornare. 

A tornare sempre. 

Perché hanno un lavoro da portare a termine.

Perché non vuole andarsene.

“Io un modo credo di averlo trovato”.

Il viso di Inej si accende, improvvisamente attento, e Kaz sente di non voler essere in nessun altro posto che non sia un ritaglio d’ombra in compagnia del suo Ragno.





 

 


 

Note:

Ebbene, ero ormai convinta che non avrei scritto niente sul Ballo del Ceppo, ma sorprendentemente è stato proprio Kaz a convincermi a cambiare idea.

Aggiungo solo una riflessione veloce: il rapporto tra Nina e Matthias qui è molto più leggero, e mi sembra quasi un delitto togliere loro tutta la profondità e la complessità che hanno. Però in questo particolare contesto non avrei proprio avuto il tempo (o le capacità) di costruire un retaggio credibile per il loro trovarsi a combattere su fronti opposti, quindi facciamo finta che almeno qui possano essere solo due adolescenti con caratteri diversi, e non due soldati cresciuti troppo presto. È un peccato? Sì, ma ehi, le AU a volte servono anche per avere un po’ di leggerezza in più.

Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui!

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Grishaverse / Vai alla pagina dell'autore: blackjessamine