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Autore: Abby_da_Edoras    23/01/2023    3 recensioni
Eccomi qua con la nuova long fic ispirata alla serie TV "Vikings"! In realtà ormai la serie TV si è conclusa e io ho già dato la mia versione della storia (l'unica e la sola secondo me! XD), ma non potevo proprio separarmi dai miei personaggi, Ivar, Aethelred, Hvitserk, Bjorn e tutti gli altri, e così ho deciso di scrivere una nuova storia che non so neanche dove mi porterà, ispirandomi a varie storie (Vikings: Valhalla prima di tutto, ma anche altre serie TV e film). La storia inizia proprio dove si concludeva Mission impossible: i Norreni sono tornati a Kattegat dopo aver ottenuto da Re Alfred nuove terre e ora ci saranno decisioni da prendere, scelte da fare e ovviamente nuovi avversari da affrontare... oltre a qualche personaggio nuovo!
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e spero che la nuova storia potrà piacere a chi ha letto le altre.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori delle serie TV "Vikings" e "Vikings: Valhalla".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 15: Embrace the night

 

Twilight will fall again in your darkest time
Bathe in the sea of gloom and try not to drown
Down in the abyss of hell you're earning your crown

How can't you see you've crossed the line
You better have no regrets
The monster you feed is awake in your mind
Its fury is blind
Time to be true to yourself
And nail all the lies

Embrace the night let it flow inside
Away from light answers lie
Embrace the night leave your fears behind
Let fires in the sky be your guide!

(“Embrace the night” – Frozen Crown)

 

Ivar e Aethelred, a quanto pareva, avevano trovato una sorta di accordo sotto le coperte, ma Hvitserk si accorse che, al contrario di quanto volesse apparire, Helgi non era affatto contento della partenza per il Danelaw, si vedeva che si sforzava per non preoccuparlo, ma non era il ragazzo di sempre.

“Helgi, tu hai consigliato a Aethelred di parlare schiettamente con Ivar, ma adesso anche tu devi fare lo stesso con me” disse il Vichingo al compagno quando si trovarono da soli nella loro camera. “Tra pochi giorni partiremo per il Danelaw, ma tu sembri davvero molto preoccupato a questa prospettiva. Non vuoi dirmi cosa ti turba? Qualsiasi cosa sia possiamo risolverla insieme.”

Helgi si sforzò di sorridere al compagno.

“Non… beh, non è niente di grave, te lo assicuro. È solo che il pensiero di andare a vivere in un Paese lontano e straniero mi spaventa e non sono sicuro che ci accoglieranno davvero bene. Non credo che saranno felici di avere un Principe Norreno per le loro colonie” spiegò, imbarazzato. “Temo che parte di quello che diceva Ivar sia giusto, vogliono solo qualcuno da mettere su un trono fasullo per tenere buoni i coloni Norreni e prevenire ribellioni o razzie dall’esterno.”

Hvitserk abbracciò e baciò Helgi, cercando di fargli sentire che non gli importava niente del Regno o del potere e che l’unica cosa che contava era che stessero insieme.

“Allora dirò a te quello che ho detto a Ivar: non mi importa se sarò un Re fantoccio, a me basta che saremo insieme e che magari potremo fare del bene ai coloni Vichinghi” disse. “Non ho mai desiderato il potere, a differenza dei miei fratelli, e so che nel Danelaw starò con te e ritroverò tanti amici di Kattegat che si sono trasferiti là per avere una vita migliore.”

Tenendo stretto Helgi tra le braccia lo condusse con sé sopra il letto e, continuando a baciarlo dolcemente e lungamente, lo spogliò e si tolse le vesti; i loro corpi si fusero in uno mentre le spinte di Hvitserk si facevano sempre più intense e prolungate e le bocche si cercavano e si univano mille e mille volte. Hvitserk lo prese in modo languido e lento prolungando il piacere di ogni singolo movimento in onde bollenti e dolcissime fino a fare naufragio insieme, stremati, nel piacere più assoluto e infinito che si potesse raggiungere. E molto tempo dopo volle guardarlo dormire tra le sue braccia, baciando con leggerezza i suoi occhi chiusi, tenendolo nel cerchio protettivo del suo abbraccio e sperando che le preoccupazioni del suo Helgi, di quel tenerissimo ragazzo che lui amava tanto, potessero svanire nell’amore che li avvolgeva.

Tuttavia, prima di lasciarsi andare anche lui al sonno, Hvitserk decise che, il giorno seguente, sarebbe andato a parlare con Floki per chiedergli consiglio: chissà, magari Helgi temeva la partenza per il Danelaw, una terra nuova, perché gli ricordava troppo ciò che era accaduto in Islanda e riaccendeva le sue paure e i ricordi più terribili. Probabilmente per lui i cambiamenti non sarebbero mai più stati semplici… ma Floki avrebbe saputo aiutarlo, ne era certo.

E così, il mattino seguente, Hvitserk e Helgi si recarono alla casetta di Floki e Tiago. Hvitserk aveva sperato di trovare una scusa per non farsi accompagnare da Helgi, visto che voleva parlare in privato con Floki ma, quando furono lì, l’occasione si presentò da sola.

Harald si sentiva meglio e aveva chiesto a Tiago di accompagnarlo a fare una passeggiata nei dintorni, magari raggiungere anche i primi boschi che si stendevano dietro Kattegat… chiaramente per il Principe voleva essere un’occasione romantica per stare da solo con Tiago, chiacchierare con lui, entrare più in confidenza e magari sperava che ci potesse scappare pure un bacetto. Al contrario, il giovane spagnolo non aveva nessuna intenzione di andare da qualche parte da solo con Harald, aveva accettato la sua amicizia, va bene, ma una passeggiata come aveva chiesto lui sembrava più da fidanzati che da amici! Solo che non sapeva come rifiutare e anche Floki aveva insistito, dicendo che Harald era stato fin troppo chiuso in quella piccola casa e che aveva bisogno di camminare sulle sue gambe e di respirare un po’ di aria buona. Così, quando Tiago vide arrivare Hvitserk e Helgi e sentì che Hvitserk voleva parlare in privato con Floki, colse al volo quella possibilità.

“Ma è perfetto!” esclamò lo spagnolo. “Helgi, tu potresti accompagnare Harald insieme a me, così se dovesse sentirsi stanco o avere un mancamento mi aiuterai a sorreggerlo, per me sarebbe pesante…”

“Certo, vi accompagno volentieri” rispose gentilmente Helgi, che nulla immaginava né di ciò che Hvitserk avrebbe chiesto a Floki né dei turbamenti di Tiago, per lui era solo un’opportunità per rendersi utile… e in realtà aveva anche una curiosità nei confronti di Harald. “Anzi, mi fa molto piacere avere la possibilità di fare due chiacchiere con il Principe Harald. Sai che siamo stati io e Hvitserk a trovarti e a portarti in salvo da Floki e Tiago? E ci siamo sempre chiesti come fosse possibile che…”

Insomma, il piano romantico di Harald era bello che svanito e lui si sarebbe invece trovato a dover spiegare a Helgi tutta la vicenda dell’agguato e dei sicari mandati da suo fratello. Però, a pensarci bene, forse anche quella poteva essere una buona occasione, forse Tiago avrebbe provato compassione per lui e avrebbe capito che era un brav’uomo, che lui non avrebbe fatto del male a nessuno e avrebbe iniziato a guardarlo con occhi diversi.

Così, mentre Helgi e Tiago accompagnavano Harald durante la sua passeggiata, Hvitserk entrò in casa con Floki e mise subito le carte in tavola.

“Floki, sono molto preoccupato per Helgi” esordì. “La partenza per il Danelaw si avvicina e, anzi, saremmo dovuti partire già da qualche giorno, ma io continuo a rimandare perché vedo che Helgi è spaventato, turbato, come quando era ossessionato dalla possibilità di incontrare di nuovo Kjetill. No, non così tanto, ma lo vedo sempre malinconico, triste, pensieroso e inizio a credere che non voglia venire con me, non so se sia perché a Kattegat si sente sicuro e non vuole allontanarsi o se invece sia la paura del cambiamento, quasi temesse che nel Danelaw succederanno cose orrende come in Islanda. Tu cosa ne pensi?”

“Beh, Hvitserk, ti devi rendere conto che per Helgi partire e andare a vivere in un posto nuovo per forza di cose significa ricordare la partenza per l’Islanda e tutto ciò che è accaduto lassù” spiegò pazientemente Floki. Ancora una volta gli venne da pensare che i figli di Ragnar erano buoni e cari, ma anche così poco empatici… Era ovvio che Helgi si sentisse turbato all’idea di lasciare la cittadina che conosceva e amava per trasferirsi in un Regno in Wessex, così come era ovvio che Aethelred fosse spaventato pensando che Ivar potesse di nuovo rischiare la vita in battaglia! Era tanto difficile cercare di mettersi nei panni del compagno? “Per Helgi la vita in Islanda è stata drammatica fin dal principio, suo padre e Kjetill non perdevano occasione per attaccar briga, ognuno dei due voleva dominare la colonia e questo ha portato a faide e uccisioni assurde, è stato così che Helgi ha perduto la moglie incinta. Purtroppo, poi, io ho preso le decisioni sbagliate e le cose sono peggiorate ulteriormente. Siccome era stato il padre di Helgi a iniziare la faida, ho pensato che sarebbe stato meglio che lui e tutta la sua famiglia lasciassero la colonia e andassero a fondarne un’altra più lontano, speravo che, così facendo, Kjetill avrebbe dimenticato e Helgi e i suoi si sarebbero rifatti una vita.”

“Di che cosa stai parlando, Floki? Tu hai cacciato Helgi e la sua famiglia dalla vostra colonia? Ma non era stato Kjetill a cominciare?” domandò Hvitserk, allibito.

Floki restò per un attimo senza fiato: possibile che Helgi non avesse mai raccontato questa parte della storia al suo compagno? E lui aveva il diritto di farlo senza chiederlo al diretto interessato? Con una punta di rammarico, Floki decise per il sì: sicuramente Helgi aveva avuto le sue ragioni per non raccontare tutto a Hvitserk, ma era indispensabile che il giovane Vichingo sapesse per poter aiutare il suo compagno che adesso stava nuovamente soffrendo.

“No, in realtà fu Eyvind, il padre di Helgi, a creare occasioni di contrasto e Kjetill gli si mise subito contro” spiegò Floki. “Le uccisioni iniziarono per colpa di entrambe le famiglie e in una colluttazione uno dei fratelli di Helgi morì per mano di Thorgrim, uno dei figli di Kjetill. Così, per vendicarsi, Asbjorn, suo fratello, uccise prima Thorgrim e poi anche Thorunn, la moglie incinta di Helgi.”

Hvitserk era impallidito: di fronte a questo le vicissitudini della sua famiglia e i continui tradimenti facevano ridere! Il suo povero, dolce Helgi aveva vissuto delle esperienze tanto orribili e non si era confidato con lui… ma perché? Gli aveva parlato solo della morte della moglie, uccisa in una faida tra famiglie mentre aspettava il loro bimbo, ma non gli aveva mai spiegato come fossero andate realmente le cose.

“È stato il fratello di Helgi a uccidere sua moglie? Ma perché ha fatto una cosa così orribile proprio a Helgi che non aveva fatto male a nessuno?” Hvitserk adesso era sconvolto, avrebbe desiderato correre immediatamente dal suo compagno, stringerlo e baciarlo fino a fargli dimenticare ogni dolore… “Perché ha ucciso una povera ragazza incinta?”

“Perché Thorunn non era solo la moglie di Helgi, era anche la figlia di Kjetill” rispose Floki, e mentre lo diceva si accorse una volta di più di quanto fosse stata disumana tutta quella storia. Le famiglie di Kjetill e Helgi si erano massacrate a vicenda quando avrebbero dovuto essere più unite degli altri, avendo un legame di parentela così importante. “A quel punto io ho creduto che esiliare Eyvind, Helgi e tutta la loro famiglia avrebbe riportato un po’ di pace nella colonia, ma è stato ancora peggio e io… sai, Hvitserk, io credo che Helgi non ti abbia raccontato quasi niente perché in fondo al suo cuore pensa ancora di essere responsabile della morte della sua famiglia.”

“Cosa? Ma questo è assurdo, Floki!” esclamò Hvitserk. “Helgi non ha mai partecipato alla lotta tra la sua famiglia e quella di Kjetill, no? E anzi sua moglie era la figlia di Kjetill, ed è stato suo fratello a ucciderla. Helgi è stato solo una vittima in tutta questa storia, come può sentirsi in colpa?”

“Non per la faida” mormorò Floki, e adesso i suoi occhi erano perduti nel vuoto e inseguivano le immagini atroci degli eventi in Islanda, “per quello che è successo dopo, anche se hai perfettamente ragione, Helgi è stato solo una vittima… ma io temo che si senta responsabile. Qualche settimana dopo, in Islanda era pieno inverno e noi riuscivamo a malapena a ripararci dal vento e dalla neve, e Helgi riuscì a far ritorno alla colonia, camminando per giorni al gelo e alla tormenta, per chiederci aiuto per la sua famiglia. Io mi offrii subito di accompagnarlo portando cibo, coperte e erbe medicinali e Kjetill, suo figlio Frodi e qualche altro loro amico decisero di formare una squadra di salvataggio. Kjetill disse che ogni desiderio di vendetta era svanito e che si trattava soltanto di aiutare delle povere persone in pericolo e io, stolto, gli credetti. Non appena Kjetill e la sua squadra trovarono la famiglia di Helgi li… li uccisero tutti, massacrarono sua madre, suo fratello e sua sorella sotto i suoi occhi e tramortirono lui e suo padre per decapitarli la mattina successiva.”

“Sì, questo Helgi me lo aveva raccontato” lo interruppe Hvitserk, orripilato: aveva già ascoltato una volta quella storia orribile dalle labbra di Helgi e non ci teneva a sentirla ancora, “suo padre lo convinse a fuggire durante la notte e lui riuscì a mettersi in salvo. Quindi pensi che sia per questo che si sente in colpa, perché è scappato lasciando il padre a morire?”

“In parte sì, può darsi, ma credo che Helgi sia consapevole che rimanendo non avrebbe salvato suo padre e sarebbe semplicemente morto con lui” rispose Floki. “No, io credo invece che Helgi si senta in colpa per essere venuto a cercarci, per aver condotto Kjetill dalla sua famiglia, per aver… provocato il massacro, in un certo senso.”

“Ma non è stata colpa sua, che altro poteva fare? Lui e i suoi stavano morendo di fame e freddo!” esclamò Hvitserk.

“Questo lo so io e lo sai tu, anzi, in realtà io so anche che la colpa fu mia, che ormai dovevo aver capito che tipo era Kjetill e non avrei dovuto permettergli di raggiungere la famiglia di Helgi” replicò l’uomo. “Infatti dopo quell’episodio anch’io lasciai la colonia perché non mi sentivo più degno di far loro da guida, avevo sbagliato tutto… Ma temo che Helgi continui a ritenere se stesso responsabile.”

Hvitserk si alzò in piedi, agitatissimo.

“No, no, non voglio neanche pensarci. Helgi sta soffrendo così tanto e da tanto tempo e io non mi sono mai accorto di niente? Devo aiutarlo, Floki, cosa posso fare per lui?”

“Stagli vicino, fagli sentire tutto il tuo amore e quanto lui sia importante per te. Perché credo che Helgi pensi di non meritarti e che sia per questo che continua a posporre la partenza per il Danelaw, magari crede che tu dovresti andarci da solo, trovare una Principessa, magari Sassone, sposare lei e avere dei figli” disse Floki. “Tu sei stato scelto come Re Norreno del Danelaw e magari è proprio questo il problema, adesso sei una persona importante e Helgi pensa di non essere degno di te, di non meritare la felicità. Devi convincerlo che non è così.”

“Grazie, Floki, grazie, sapevo che mi avresti aiutato” mormorò Hvitserk, con le lacrime agli occhi. “Vado subito a cercarlo!”

Nel frattempo, Helgi, Tiago e Harald stavano facendo ritorno dalla passeggiata e Hvitserk si imbatté in loro appena fuori Kattegat.

“Che succede, Hvitserk? Hai parlato con Floki? È andato tutto bene?” domandò Tiago.

“Sì, ora è tutto chiaro, ma ho bisogno di parlare da solo con Helgi” rispose il giovane Vichingo. “Tiago, pensi di farcela ad accompagnare Harald fino alla vostra casa senza l’aiuto di Helgi?”

“Io… beh, veramente…” era proprio quello che Tiago voleva evitare!

“Ma certo, non ci sono problemi” intervenne Harald con un gran sorriso. “Io mi sento in forma e questa passeggiata mi ha fatto molto bene, posso farcela tranquillamente. E così anche noi avremo occasione di parlare, vero Tiago?”

Ma anche no, avrebbe voluto rispondere il giovane spagnolo. Ma come poteva rifiutare a Hvitserk la possibilità di parlare da solo con il suo compagno? Sicuramente avevano cose importanti da dirsi e lui non poteva e non doveva intromettersi…

“Va bene” mormorò, leggermente imbronciato, “non c’è troppa strada da fare e sono certo che tu e Helgi dobbiate stare da soli…”

Tutto contento, Harald circondò le spalle di Tiago con un braccio fingendo di aver bisogno di appoggiarsi a lui e se lo portò via, mentre Hvitserk conduceva Helgi di nuovo verso il bosco, allontanandosi dalle prime case di Kattegat.

“Perché non mi hai mai detto la verità, Helgi? Perché non mi dici che ti senti responsabile, che credi che sia colpa tua se Kjetill ha raggiunto e massacrato la tua famiglia? Perché vuoi punirti ingiustamente, allontanandomi da te?” lo incalzò, prendendolo per le spalle e portandolo in una radura dove lo costrinse a sedersi sull’erba.

Helgi non rispose, i suoi occhi erano pieni di dolore ma anche di una fiera determinazione.

“Floki mi ha raccontato tutto” continuò Hvitserk. “Ma allora è proprio così, tu vuoi che io parta da solo per il Danelaw perché non ti senti più degno di stare al mio fianco. Tu pensi che io debba regnare da solo o magari con una Principessa, perché tu hai condotto Kjetill a uccidere la tua famiglia e quindi credi di meritare solitudine, disperazione e sofferenza per tutta la tua vita. È così, non è vero?”

“Sì, sì, è così, ma ho ragione io, ho ragione!” esclamò Helgi scoppiando in lacrime. “Non avrei mai dovuto portare Kjetill dalla mia famiglia, avrei dovuto trovare un altro modo per superare quell’inverno, è come se li avessi uccisi tutti io… e ora non merito niente, non merito te e tanto meno merito un Regno! Sono una nullità, un incapace, e tu sarai Re e dovrai avere degli eredi e…”

Hvitserk si mise sopra di lui e gli prese il volto tra le mani, gli occhi fissi in quelli del compagno.

“Io non voglio niente di tutto questo, io voglio te” dichiarò, scandendo bene ogni parola. “Anzi, non andrò neanche nel Danelaw se tu non vieni con me, dirò a Bjorn che non mi sento all’altezza e lascerò il ruolo a qualcun altro. Perché io voglio stare con te e, se tu non ci sei, non c’è niente che desideri al mondo. E non voglio mai più sentirti dire che sei inutile o peggio, tu sei prezioso, generoso, dolce e gentile, non è stata colpa tua se Kjetill era un folle, non potevi saperlo e sappi che lo stesso Floki si rimprovera tutt’ora di non averlo capito in tempo. Tu. Non. Hai. Alcuna. Colpa. Io ti amo, Helgi, ti amo più di ogni altra cosa al mondo e non voglio vivere neanche un giorno lontano da te. Se non vieni con me, che il Danelaw finisca in Hel, non ci andrò nemmeno io!”

Helgi era commosso, incredulo, tremante, ma le parole del suo compagno avevano fatto breccia nel suo cuore e stavano sciogliendo tutti i grumi di dolore, rimorso e senso di colpa.

“Se è quello che vuoi davvero, Hvitserk, allora… allora sì, verrò con te” mormorò, ma Hvitserk non lo fece neanche finire di parlare, lo prese tra le braccia e lo baciò profondamente, stringendolo a sé mentre un raggio di sole li avvolgeva in una luce dorata. Esplorò con passione la sua bocca, felice di godersi il sapore e il tepore di lui, si liberò in fretta delle vesti e spogliò Helgi delle sue, indugiando ad ammirare e ad accarezzare quel corpo così amato che aveva temuto di non poter stringere mai più. Immerse le mani nei capelli di Helgi e lo baciò sulle guance, sulle palpebre, agli angoli della bocca, e continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito, senza mai stancarsi, infine si insinuò dentro di lui, seppellendosi con lentezza nelle sue carni più intime, spingendo ancora, ancora e ancora e lasciando che il giovane assecondasse ogni suo movimento. Alla fine il piacere travolse entrambi come un’onda di luce e calore e i due rimasero stretti, abbracciati, come se fossero una sola entità; avevano gli occhi chiusi e godevano del calore dei loro corpi e della languidezza regalata loro dall’amore. Erano finalmente in pace, non c’erano più ombre tra loro e la partenza per il Danelaw, sciolto ogni dubbio residuo, sarebbe stata imminente e serena.

Fine capitolo quindicesimo

 

 

   
 
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