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Autore: Abby_da_Edoras    01/02/2023    3 recensioni
Dopo circa cinque anni ritorno a scrivere su questo fandom e, in effetti, questa long fic si può considerare il sequel delle mie raccolte di storie su Elijah e Tristan con la mia versione dei fatti. Se ricordate, era rimasta in sospeso la quinta stagione, che non avevo visto e che racconto in questa long fic a modo mio. I protagonisti, però, non saranno più Elijah e Tristan (che comunque sono sempre insieme e fanno parte della storia), bensì la mia nuova OTP di questo fandom... vedrete. Dunque, sono passati cinque anni dagli avvenimenti della mia ultima OS e finalmente Kol è riuscito a scoprire chi minaccia Hope, solo che... ha scoperto anche un'altra cosa molto importante sulla sua identità e questo cambierà la sua vita e quella di chi gli sta accanto.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "The Originals".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Kol Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 5: Black is my heart

 

Searching for a reason
To justify my faults
I kept running in a circle
No way out if not insane
Searching for a reason
To hide all my mistakes
I kept running in a circle
I drown in regret
Searching for a reason

Black is my heart but no one can see
And I can't deny how fragile we are
Our own misery

Black is my heart and now I can see
Whatever we've done
How fragile we are
Our own misery…

(“Black is my heart” – Temperance)

 

Klaus, tuttavia, era comunque e sempre Klaus e la cosa non tardò a palesarsi appena un paio di sere dopo. Elijah e Tristan avevano scelto i membri della Strix da infiltrare tra i Notturni di Greta e proprio quel pomeriggio avevano ricevuto il loro primo rapporto da loro: Greta stava organizzando un piano per colpire prima di tutto gli ibridi della famiglia Mikaelson, ma al momento non c’era niente di definito e i più importanti tra i suoi seguaci, tra cui un certo Emmett, proponevano delle soluzioni finali che Greta ascoltava e sulle quali rifletteva. Nel frattempo, la routine dei Notturni era girare per le strade di New Orleans per tutta la notte a caccia di eventuali lupi mannari che avessero osato uscire dal Bayou dove, secondo loro, dovevano restare confinati.

La situazione pareva dunque ancora tranquilla, ma era ovvio che bisognasse restare all’erta, perché poteva precipitare da un momento all’altro. Quindi Hope non poteva tornare a scuola e Klaus era diventato piuttosto paranoico e non permetteva a nessuno di mettere piede fuori da Villa Mikaelson. Così, come c’era da aspettarsi, si infuriò moltissimo quando scoprì che Hayley e Hope erano uscite per un’apericena al Rousseau’s insieme a Declan, Cami e Keelin.

“In cosa, esattamente, non sono stato chiaro quando ho detto che nessuno, e tanto meno Hope e Hayley, che sono i bersagli principali di Greta e dei suoi fanatici, dovevano uscire?” esclamò quella sera, non appena seppe della novità. “Era così difficile da capire? Parlo forse in un’altra lingua? E poi, come se non bastasse, sono andate proprio al Rousseau’s dove spesso i Notturni di Greta passano la serata, e in compagnia di chi? Di quel povero disgraziato di Declan che non sa neanche che queste cose esistano, di Cami che immagino non sia informata degli ultimi sviluppi e di Keelin che è, oh, lasciatemi pensare… ma guarda, proprio un lupo mannaro. Non avrebbero potuto fare una cosa più sciocca e imprudente neanche se si fossero tatuate un bersaglio in faccia! E voi? Voi lo sapevate e non avete fatto niente per fermarle, non è così? Nessuno ha pensato che, magari, avrei dovuto essere informato!”

Lo sfogo di Klaus stava investendo in pieno quelli che avevano avuto la sventura di trovarsi sulla sua traiettoria, ossia Kol, Rebekah, Freya e Marcel, che in quel momento si trovava a Villa Mikaelson.

“Klaus, devi renderti conto che Hope ha quindici anni e non ne poteva più di restare segregata in casa” cercò di calmarlo Freya. “Per lei è dura non poter tornare a scuola e stare con i suoi amici, una serata di svago le serviva e anche Hayley aveva bisogno di stare un po’ con il suo ragazzo.”

“Inoltre abbiamo saputo dagli infiltrati della Strix che Greta e i suoi non stanno organizzando niente, almeno per il momento. Forse è una delle ultime occasioni per madre e figlia di divertirsi un po’ insieme e con le persone che amano” intervenne Rebekah.

“E comunque non preoccuparti. Declan ha organizzato questa serata solo per loro: il locale è chiuso al pubblico, lui cucinerà per loro e non ci sarà nessun altro” aggiunse Marcel. “Tanto per essere ancora più sicuri, ho detto a Josh e ad alcuni dei miei di restare nei paraggi per intercettare eventuali Notturni, se decidessero di passare da quelle parti.”

“E io ho creato con Hope un incantesimo di occultamento affinché il locale sembri davvero chiuso e loro non possano essere né visti né sentiti da nessuno” disse Freya.

“Nik, io capisco la tua preoccupazione, ma non puoi costringere una ragazzina di quindici anni a vivere come una reclusa, altrimenti potrebbe anche decidere di scappare e sarebbe ancora peggio” intervenne Kol. “Noi abbiamo cercato di organizzare qualcosa che desse a Hope e Hayley l’illusione di una serata normale, ma abbiamo anche attivato tutti i sistemi di protezione possibili. Non sei l’unico a voler loro bene, anche tutti noi amiamo Hope e Hayley e…”

Klaus si rivoltò come morso da un serpente velenoso.

“Davvero? Me lo dici proprio tu?” sibilò, gelido. “Tu che non ci sei mai stato quando avevamo bisogno di te, che non hai mai fatto niente per Hope o per chiunque della famiglia? Tu che hai sempre pensato solo ed esclusivamente a te stesso e alla tua smorfiosa strega? Avresti sacrificato tutti noi per salvarla, lo sappiamo bene, e ora vieni a fare la morale a me? Chi ti credi di essere? Hope è mia figlia e decido io per lei, non certo tu, che non sei neanche della famiglia!”

“Nik, ma cosa dici?” gridò Rebekah, sconvolta. Meno male che avevano fatto di tutto perché Kol non si sentisse estraneo, perché non soffrisse l’esclusione dal sempre e per sempre e la scoperta di non essere davvero un Mikaelson. E poi arrivava Klaus con il suo consueto tatto da elefante!

“No, Rebekah, lascialo dire” la interruppe Kol. Fissava Klaus con due occhi che erano due pozze scure di dolore, ma cercò in tutti i modi di tenere ferma la voce e di parlare con calma. “Fallo parlare adesso che è sincero, che non dice frasi di circostanza bensì quello che pensa veramente. Tu non mi hai mai considerato un Mikaelson neanche quando credevamo che lo fossi, per te ero una delusione come fratello, una vergogna, infatti quando avete fatto il giuramento del sempre e per sempre io nemmeno c’ero. E adesso che sai che non sono tuo fratello sei libero di trattarmi anche peggio, non è così, Niklaus?”

Rebekah aveva gli occhi pieni di lacrime, mentre Freya osservava anche lei Klaus con sguardo freddo. Kol non aveva tutti i torti, anche lei si era sentita respinta da Klaus per molto tempo e solo per il fatto di non essere cresciuta con i suoi fratelli e sorelle e non certo per colpa sua. In alcuni momenti, come quello per esempio, aveva ancora la sensazione che Klaus non si fidasse del tutto di lei e che non la considerasse una vera sorella, poteva quindi ben immaginare cosa pensasse di Kol, che aveva sempre disapprovato e punito e che ora sapeva non essere neanche suo fratello.

“Kol, sappiamo tutti com’è fatto Klaus, quando si arrabbia perde la testa e non sa più quello che dice” provò a mediare Marcel, che di scontri con Klaus ne aveva avuti fin troppi e sapeva quante volte entrambi si erano accusati delle cose peggiori e si erano fatti del male senza volerlo veramente, sotto l’influsso dell’ira o delle ambizioni o di chissà cos’altro.

“Oh, no, è proprio quando si arrabbia che non riesce più a fingere e dice quello che pensa” replicò Kol, ostentando un’indifferenza che non provava affatto. Klaus lo aveva colpito nel modo peggiore e nel momento in cui era più fragile, sia per la rivelazione di non essere un Mikaelson sia per quello che credeva potesse esserci tra loro, quel sentimento che aveva scoperto di provare e che sperava potesse cambiare tutto. Che stupido era stato, non sarebbe mai cambiato niente. Tutto lo stesso, no? “Molto bene, questo si chiama parlare chiaro. Ora so cosa significa non essere un Mikaelson, ma non dovrei neanche stupirmi più di tanto visto che ero trattato così anche quando credevo di esserlo.”

“Ma insomma, Nik, fai qualcosa, digli qualcosa, fermalo!” protestò Rebekah afferrando il fratello per il braccio, ma lui sembrava non riuscire a dire altro, sorpreso lui stesso dalla cattiveria con cui aveva aggredito Kol… e perché, poi? Certo, era preoccupato per Hope e Hayley, ma non stava forse costruendo qualcosa di grande e bello con il giovane, non si era forse sentito compreso e accolto da lui? E allora perché doveva rovinare tutto come al solito?

“Aspetta, Kol, dove stai andando?” lo richiamò Freya, vedendolo incamminarsi verso l’uscita.

“Me ne vado, no? Non è quello che faccio sempre?” rispose lui, con un sorriso sarcastico. Poi si voltò e uscì senza dire altro.

“Klaus, questa volta sei stato ancora più stronzo del solito, spero te ne renda conto” commentò Marcel, lapidario. “Me ne vado anch’io, raggiungerò Josh e gli altri per tenere d’occhio i Notturni.”

Nel frattempo, tuttavia, si stava verificando qualcosa che dimostrava che i timori di Klaus non erano poi così peregrini, sebbene lui li avesse espressi con la consueta delicatezza. Era vero che Freya e gli altri avevano fatto di tutto per proteggere Hayley e Hope nella loro serata di svago, ma non sapevano che tra gli accoliti di Greta c’erano anche delle streghe che avevano preferito seguire i Notturni piuttosto che Vincent Griffith. Una di queste streghe, Marie *, era particolarmente potente e aveva rivelato a Greta dove si trovavano quella sera le due ibride, così proprio in quel momento Greta, Emmett, Marie e altri tre Notturni avevano fatto irruzione nel Rousseau’s.

“Il locale è chiuso, mi dispiace, dovete andarvene” disse subito Declan non appena vide il gruppetto poco raccomandabile. Si alzò dal tavolo e fece per andare verso di loro, ma Marie, con un semplice gesto della mano, lo fece volare dalla parte opposta della sala, sbattere contro una parete e perdere i sensi.

“Declan!” gridarono Hayley e Hope, e la donna cercò di alzarsi per raggiungerlo, ma ancora una volta Marie la fermò con la sua magia, mentre Emmett si avvicinava a Cami e Keelin e Greta andava verso Hope.

“Ma che bella riunione, non mi sarei mai aspettata tanta fortuna” disse Greta. “Qui ci sono proprio le due ibride che cercavo. Oh, no, non vi preoccupate, non vi ucciderò adesso, non è così che voglio che accada. Per questa volta vi lascerò tornare a casa, ma dovrete portare un messaggio a Klaus Mikaelson, perché è lui che voglio per primo: entro domani a mezzanotte si dovrà consegnare a me e ai miei e solo a quel punto il mio piano avrà inizio.”

“Mio padre non si piegherà mai a te!” reagì Hope.

“Oh, lo farà, dovrà farlo per forza perché altrimenti verremo a prenderlo noi e allora sarà peggio perché potranno rimetterci anche altri che non sono necessariamente nostri nemici” rispose la vampira. “Freya, per esempio, che è una potentissima strega e che sarei onorata di avere tra i miei seguaci, o la deliziosa Rebekah.”

“Non potete entrare a Villa Mikaelson, non lo sai, maledetta?” esclamò Hayley.

“Ti sorprenderà sapere quante cose siamo in grado di fare, piccolo mostro abominio della natura. Ritieniti fortunata che, per stasera, tu e la tua disgustosa progenie potrete far ritorno a casa e che, forse, deciderò di lasciare in vita anche quel tuo povero spasimante, che ovviamente non sa che mostro tu sia, e anche la bella Camille, nonostante abbia dimostrato davvero un cattivo gusto nel mescolarsi con la feccia” riprese Greta. “Per questa sera mi limiterò a lanciare il mio ultimatum e, come prova che faccio sul serio, elimineremo questo orrendo licantropo. Emmett, uccidila.”

“No!” urlò Cami, cercando di frapporsi tra il vampiro e Keelin, ma un altro dei Notturni la colpì e la gettò a terra, mentre Emmett si avvicinava sempre più a Keelin e…

E la porta del locale si spalancò, una luce accecante illuminò a giorno il salone. I Notturni vennero rimbalzati da una parete all’altra, Marie si ritrovò con le braccia bloccate da un paio di antiche manette che le impedivano di fare qualsiasi magia e di liberarsi e Emmett si sentì sollevare in aria e soffocare, come se qualcuno lo stesse strangolando.

Era Kol. Fermo sulla soglia, con entrambe le mani alzate, aveva fatto tutto questo grazie alla magia e alle catene maledette, l’oggetto oscuro che lui stesso aveva fatto incantare un secolo prima. L’energia che stava usando era spaventosa, ma si andava anche rapidamente esaurendo.

“Hayley, Hope, tornate immediatamente a Villa Mikaelson e portate con voi Cami e Keelin. Ce la fate a trasportare anche Declan? Io… io non potrò resistere ancora per molto” disse il giovane, e si vedeva che era provato, diventava sempre più pallido e perdeva sangue dal naso. **

“Ma tu come farai da solo? Forse una di noi…” obiettò Hayley.

“Non c’è tempo, andate immediatamente, mettetevi in salvo, io me la caverò!” la interruppe Kol.

Hayley non era convinta, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa a Hope. Andò a recuperare il povero Declan, svenuto, e insieme alla figlia e alle amiche si precipitò fuori dal Rousseau’s.

“Cosa pensi di fare, stupido ragazzo? Sei da solo, se non ci hai fatto caso” disse Greta, che si era ripresa dopo essere stata scaraventata contro il tavolo.

“Non è da solo” fece una voce profonda da dietro le spalle di Kol e vennero fuori Elijah, Tristan e diversi membri della Strix, che erano stati appunto allertati dai loro compagni infiltrati. Dietro di loro apparvero anche Marcel, Josh e altri dei loro in appoggio alla Strix. I vampiri balzarono addosso ai Notturni e alla strega, massacrandoli, mentre Elijah si rivolgeva a Kol.

“Sei stremato, adesso qui ci pensiamo noi. Tu torna a casa e riposati, hai fatto un ottimo lavoro.”

“Grazie, Elijah” mormorò Kol, esausto. Lui e Elijah non erano mai stati particolarmente legati, eppure pareva che, paradossalmente, potessero diventare più amici ora che sapevano di non essere fratelli, sia perché Kol era cambiato e maturato, sia perché Elijah era meno intransigente e pretendeva meno dal prossimo. E la presenza di Tristan accanto a lui lo aveva chiaramente pacificato e rasserenato. Oltretutto questa Strix dimostrava di essere veramente preziosa come aveva sempre sostenuto il Conte De Martel. Con un sorrisetto che sembrava più una smorfia, mentre tornava verso Villa Mikaelson, Kol pensò che anche lui adesso stava rivalutando Tristan, sia come alleato sia come compagno di Elijah. Tutto lo stesso, ma anche tutto diverso, a quanto pareva.

E comunque, chissà perché i suoi passi lo stavano portando verso Villa Mikaelson? Klaus era stato chiaro: lui non faceva parte della famiglia, e Kol non era andato a proteggere Hope e Hayley per guadagnarsi il diritto di essere riconosciuto, lo aveva fatto perché lo aveva sentito nel cuore, perché voleva bene a Hope e teneva a Hayley e Cami (non conosceva ancora abbastanza bene Declan e Keelin per dire di essere loro affezionato, ma magari sarebbero diventati amici, col tempo). Tuttavia al momento era troppo sfinito e esausto per pensare a un posto alternativo in cui andare a vivere, chissà, magari proprio Tristan De Martel avrebbe potuto finire per ospitarlo a Davilla Estate e magari perfino farlo diventare membro della Strix, perché no?

Tutto pur di non pensare a quello che veramente gli bruciava e lo scorticava dentro, quelle parole gelide e cattive di Klaus, la sua reazione aggressiva e glaciale…

Quando Kol arrivò a Villa Mikaelson, Hayley, Hope e gli altri erano già arrivati da un po’ e avevano raccontato quello che era accaduto. Hope, stanca e preoccupata, era andata a farsi un bagno caldo per poi andare a letto, mentre Keelin stava medicando le ferite di Declan che si era ripreso e sembrava piuttosto disorientato, ma non quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Beh, del resto Hayley si era affrettata a soggiogarlo e a fargli credere che nel locale era entrato un gruppo di ubriachi e che lo avevano messo fuori combattimento, per fortuna passavano di lì Kol, Marcel, Elijah, Tristan e altri amici che si erano accorti dell’accaduto e li avevano soccorsi.

Rebekah corse incontro a Kol.

“Hayley ci ha raccontato tutto, sei stato magnifico, sono fiera di te e… Kol, ma tu sanguini, sei ferito? Hai la maglietta insanguinata!” esclamò.

“No, sto bene, non mi hanno neanche sfiorato, ho perso sangue dal naso perché ho speso tutta la forza e il potere che avevo per fermare Greta e i suoi” rispose il giovane, minimizzando. “Comunque non è stato solo merito mio, se non fossero intervenuti Elijah, Tristan e i membri della Strix, e poi anche Marcel, Josh e qualcun altro, probabilmente mi avrebbero catturato o peggio. Okay, è finito tutto bene almeno per stasera, anch’io vado a farmi un bagno e a mettermi a letto. Buonanotte, Rebekah.”

“Buonanotte” rispose la ragazza, che però era più preoccupata per la tristezza che leggeva negli occhi di Kol che per le sue condizioni fisiche. Dalla fatica si sarebbe ripreso, ma per le parole glaciali di Klaus che rimedio poteva esserci? “Stasera hai dimostrato di essere un vero Mikaelson… anche migliore di qualcuno che lo è per nascita.”

Kol le sorrise stancamente e si avviò su per le scale.

Nel corridoio che portava alla sua stanza si imbatté in Klaus, che era appena passato dalla camera della figlia.

“Kol, senti, io… Hope e Hayley mi hanno raccontato quello che è successo e quello che hai fatto tu, da solo, per salvarle. Va bene, dopo sono arrivati anche Elijah e gli altri, ma tu non lo sapevi, hai corso un rischio enorme per difendere… sì, per difendere la famiglia” l’ibrido era chiaramente pentito e imbarazzato. “Mi dispiace per le cose che ho detto, tu sai che io non lo penso, ero arrabbiato, preoccupato, innervosito e quando sono così sai bene che non ragiono più. Eri un irresponsabile, prima, questo è vero, ma so che sei cambiato e non avrei dovuto rinfacciarti il passato. E tanto meno avrei dovuto rinfacciarti che non sei un Mikaelson, perché stasera hai dimostrato di tenere alla famiglia più che a te stesso. Ma… sei ferito? Hai la maglietta sporca di sangue.”

“L’ho già detto a Rebekah, ho perso sangue dal naso per lo sforzo di usare tutto il potere che avevo” rispose Kol, tagliando corto e in tono quasi annoiato.

“Va bene, meglio così, ti rimetterai presto, ma hai capito quello che ti ho detto? Mi sto scusando con te” ripeté Klaus. “Ti chiedo perdono, sono davvero desolato, non avrei mai dovuto dirti quelle cose, tanto meno ora che… che sai quanto ho bisogno di te, ho capito quanto siamo simili e vicini e quanto mi fai sentire bene. Mi dispiace perché ancora una volta ho rovinato tutto e…”

“È tutto a posto, Klaus, tutto lo stesso” lo interruppe Kol, ed era già un brutto segno perché non lo chiamava quasi mai Klaus, per lui era Nik. “Capisco che eri molto preoccupato e ti perdono per quello che mi hai detto, ma non venirmi a raccontare che siamo simili perché non lo siamo affatto. Io sono cambiato, io ho imparato a controllarmi e a volere bene a tutti voi grazie a Davina, lei mi ha insegnato cosa significa amare qualcuno e non solo volerlo controllare e possedere. Per te non è così. Tu sei cambiato per Hope, ma solo per lei. Per Hope moriresti, a lei perdoni tutto e sei disposto a tutto per lei, ma solo ed esclusivamente per lei. Chiunque altro, io, Rebekah, Hayley, perfino Elijah, andiamo bene se funzioniamo come vuoi tu, altrimenti vai in collera. Ecco, le cose stanno così, tutto lo stesso, come dicevo. E se hai intenzione di pugnalarmi e di chiudermi in una bara per ciò che ho detto fallo subito, altrimenti vado a farmi un bagno e poi a dormire.”

Ovviamente Klaus non aveva alcuna intenzione di pugnalare Kol, ma quella risposta asciutta e disincantata lo lasciò senza niente da ribattere.

Kol gli passò accanto senza più guardarlo e si diresse verso il bagno.

Fine capitolo quinto

 

 

 

* Questa strega non esiste nella serie TV, me la sono inventata io riprendendo il nome da una famosissima strega di New Orleans, Marie Laveau, vissuta nell’Ottocento e considerata iniziatrice delle pratiche voodoo in città.

** Scusate questo dettaglio che fa tanto Stranger Things, ma mi piaceva troppo immaginarmi Kol in “versione Undici”!

   
 
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