Cap. 5: Black is my heart
Searching for a reason
To justify my faults
I kept running in a circle
No way out if not insane
Searching for a reason
To hide all my mistakes
I kept running in a circle
I drown in regret
Searching for a reason
Black is my heart but no one can see
And I can't deny how fragile we are
Our own misery
Black is my heart and now I can see
Whatever we've done
How fragile we are
Our own misery…
(“Black is my heart” – Temperance)
Klaus, tuttavia, era
comunque e sempre Klaus e la cosa non tardò a palesarsi appena un paio di sere
dopo. Elijah e Tristan avevano scelto i membri della Strix da infiltrare tra i
Notturni di Greta e proprio quel pomeriggio avevano ricevuto il loro primo
rapporto da loro: Greta stava organizzando un piano per colpire prima di tutto
gli ibridi della famiglia Mikaelson, ma al momento non c’era niente di definito
e i più importanti tra i suoi seguaci, tra cui un certo Emmett, proponevano
delle soluzioni finali che Greta
ascoltava e sulle quali rifletteva. Nel frattempo, la routine dei Notturni era girare per le strade di New Orleans per
tutta la notte a caccia di eventuali lupi mannari che avessero osato uscire dal
Bayou dove, secondo loro, dovevano restare confinati.
La situazione pareva
dunque ancora tranquilla, ma era ovvio che bisognasse restare all’erta, perché
poteva precipitare da un momento all’altro. Quindi Hope non poteva tornare a
scuola e Klaus era diventato piuttosto paranoico e non permetteva a nessuno di
mettere piede fuori da Villa Mikaelson. Così, come c’era da aspettarsi, si
infuriò moltissimo quando scoprì che Hayley e Hope erano uscite per un’apericena
al Rousseau’s insieme a Declan, Cami
e Keelin.
“In cosa,
esattamente, non sono stato chiaro quando ho detto che nessuno, e tanto meno Hope e Hayley, che sono i bersagli principali
di Greta e dei suoi fanatici, dovevano uscire?” esclamò quella sera, non appena
seppe della novità. “Era così difficile da capire? Parlo forse in un’altra
lingua? E poi, come se non bastasse, sono andate proprio al Rousseau’s dove spesso i Notturni di
Greta passano la serata, e in compagnia di chi? Di quel povero disgraziato di
Declan che non sa neanche che queste cose esistano, di Cami che immagino non
sia informata degli ultimi sviluppi e di Keelin che è, oh, lasciatemi pensare…
ma guarda, proprio un lupo mannaro. Non avrebbero potuto fare una cosa più sciocca
e imprudente neanche se si fossero tatuate un bersaglio in faccia! E voi? Voi
lo sapevate e non avete fatto niente per fermarle, non è così? Nessuno ha
pensato che, magari, avrei dovuto essere informato!”
Lo sfogo di Klaus
stava investendo in pieno quelli che avevano avuto la sventura di trovarsi
sulla sua traiettoria, ossia Kol, Rebekah, Freya e Marcel, che in quel momento
si trovava a Villa Mikaelson.
“Klaus, devi renderti
conto che Hope ha quindici anni e non ne poteva più di restare segregata in
casa” cercò di calmarlo Freya. “Per lei è dura non poter tornare a scuola e
stare con i suoi amici, una serata di svago le serviva e anche Hayley aveva
bisogno di stare un po’ con il suo ragazzo.”
“Inoltre abbiamo
saputo dagli infiltrati della Strix che Greta e i suoi non stanno organizzando
niente, almeno per il momento. Forse è una delle ultime occasioni per madre e
figlia di divertirsi un po’ insieme e con le persone che amano” intervenne
Rebekah.
“E comunque non
preoccuparti. Declan ha organizzato questa serata solo per loro: il locale è
chiuso al pubblico, lui cucinerà per loro e non ci sarà nessun altro” aggiunse
Marcel. “Tanto per essere ancora più sicuri, ho detto a Josh e ad alcuni dei
miei di restare nei paraggi per intercettare eventuali Notturni, se decidessero
di passare da quelle parti.”
“E io ho creato con
Hope un incantesimo di occultamento affinché il locale sembri davvero chiuso e
loro non possano essere né visti né sentiti da nessuno” disse Freya.
“Nik, io capisco la
tua preoccupazione, ma non puoi costringere una ragazzina di quindici anni a
vivere come una reclusa, altrimenti potrebbe anche decidere di scappare e
sarebbe ancora peggio” intervenne Kol. “Noi abbiamo cercato di organizzare
qualcosa che desse a Hope e Hayley l’illusione di una serata normale, ma
abbiamo anche attivato tutti i sistemi di protezione possibili. Non sei l’unico
a voler loro bene, anche tutti noi amiamo Hope e Hayley e…”
Klaus si rivoltò come
morso da un serpente velenoso.
“Davvero? Me lo dici
proprio tu?” sibilò, gelido. “Tu che non ci sei mai stato quando avevamo
bisogno di te, che non hai mai fatto niente per Hope o per chiunque della
famiglia? Tu che hai sempre pensato solo ed esclusivamente a te stesso e alla
tua smorfiosa strega? Avresti sacrificato tutti noi per salvarla, lo sappiamo
bene, e ora vieni a fare la morale a me?
Chi ti credi di essere? Hope è mia figlia e decido io per lei, non certo tu,
che non sei neanche della famiglia!”
“Nik, ma cosa dici?”
gridò Rebekah, sconvolta. Meno male che avevano fatto di tutto perché Kol non
si sentisse estraneo, perché non soffrisse l’esclusione dal sempre e per sempre e la scoperta di non
essere davvero un Mikaelson. E poi arrivava Klaus con il suo consueto tatto da elefante!
“No, Rebekah,
lascialo dire” la interruppe Kol. Fissava Klaus con due occhi che erano due
pozze scure di dolore, ma cercò in tutti i modi di tenere ferma la voce e di
parlare con calma. “Fallo parlare adesso che è sincero, che non dice frasi di
circostanza bensì quello che pensa veramente. Tu non mi hai mai considerato un
Mikaelson neanche quando credevamo che lo fossi, per te ero una delusione come
fratello, una vergogna, infatti quando avete fatto il giuramento del sempre e per sempre io nemmeno c’ero. E
adesso che sai che non sono tuo fratello sei libero di trattarmi anche peggio,
non è così, Niklaus?”
Rebekah aveva gli
occhi pieni di lacrime, mentre Freya osservava anche lei Klaus con sguardo
freddo. Kol non aveva tutti i torti, anche lei si era sentita respinta da Klaus
per molto tempo e solo per il fatto di non essere cresciuta con i suoi fratelli
e sorelle e non certo per colpa sua. In alcuni momenti, come quello per
esempio, aveva ancora la sensazione che Klaus non si fidasse del tutto di lei e
che non la considerasse una vera sorella, poteva quindi ben immaginare cosa
pensasse di Kol, che aveva sempre disapprovato e punito e che ora sapeva non
essere neanche suo fratello.
“Kol, sappiamo tutti
com’è fatto Klaus, quando si arrabbia perde la testa e non sa più quello che
dice” provò a mediare Marcel, che di scontri con Klaus ne aveva avuti fin
troppi e sapeva quante volte entrambi si erano accusati delle cose peggiori e
si erano fatti del male senza volerlo veramente, sotto l’influsso dell’ira o
delle ambizioni o di chissà cos’altro.
“Oh, no, è proprio
quando si arrabbia che non riesce più a fingere e dice quello che pensa”
replicò Kol, ostentando un’indifferenza che non provava affatto. Klaus lo aveva
colpito nel modo peggiore e nel momento in cui era più fragile, sia per la rivelazione
di non essere un Mikaelson sia per quello che credeva potesse esserci tra loro,
quel sentimento che aveva scoperto di provare e che sperava potesse cambiare
tutto. Che stupido era stato, non sarebbe mai cambiato niente. Tutto lo stesso,
no? “Molto bene, questo si chiama parlare chiaro. Ora so cosa significa non
essere un Mikaelson, ma non dovrei neanche stupirmi più di tanto visto che ero
trattato così anche quando credevo di esserlo.”
“Ma insomma, Nik, fai
qualcosa, digli qualcosa, fermalo!” protestò Rebekah afferrando il fratello per
il braccio, ma lui sembrava non riuscire a dire altro, sorpreso lui stesso
dalla cattiveria con cui aveva aggredito Kol… e perché, poi? Certo, era
preoccupato per Hope e Hayley, ma non stava forse costruendo qualcosa di grande
e bello con il giovane, non si era forse sentito compreso e accolto da lui? E
allora perché doveva rovinare tutto come
al solito?
“Aspetta, Kol, dove
stai andando?” lo richiamò Freya, vedendolo incamminarsi verso l’uscita.
“Me ne vado, no? Non
è quello che faccio sempre?” rispose lui, con un sorriso sarcastico. Poi si
voltò e uscì senza dire altro.
“Klaus, questa volta
sei stato ancora più stronzo del solito, spero te ne renda conto” commentò
Marcel, lapidario. “Me ne vado anch’io, raggiungerò Josh e gli altri per tenere
d’occhio i Notturni.”
Nel frattempo,
tuttavia, si stava verificando qualcosa che dimostrava che i timori di Klaus
non erano poi così peregrini, sebbene lui li avesse espressi con la consueta delicatezza. Era vero che Freya e gli
altri avevano fatto di tutto per proteggere Hayley e Hope nella loro serata di
svago, ma non sapevano che tra gli accoliti di Greta c’erano anche delle
streghe che avevano preferito seguire i Notturni piuttosto che Vincent
Griffith. Una di queste streghe, Marie *,
era particolarmente potente e aveva rivelato a Greta dove si trovavano quella
sera le due ibride, così proprio in quel momento Greta, Emmett, Marie e altri
tre Notturni avevano fatto irruzione nel Rousseau’s.
“Il locale è chiuso,
mi dispiace, dovete andarvene” disse subito Declan non appena vide il gruppetto
poco raccomandabile. Si alzò dal tavolo e fece per andare verso di loro, ma
Marie, con un semplice gesto della mano, lo fece volare dalla parte opposta
della sala, sbattere contro una parete e perdere i sensi.
“Declan!” gridarono
Hayley e Hope, e la donna cercò di alzarsi per raggiungerlo, ma ancora una
volta Marie la fermò con la sua magia, mentre Emmett si avvicinava a Cami e
Keelin e Greta andava verso Hope.
“Ma che bella
riunione, non mi sarei mai aspettata tanta fortuna” disse Greta. “Qui ci sono
proprio le due ibride che cercavo. Oh, no, non vi preoccupate, non vi ucciderò
adesso, non è così che voglio che accada. Per questa volta vi lascerò tornare a
casa, ma dovrete portare un messaggio a Klaus Mikaelson, perché è lui che
voglio per primo: entro domani a mezzanotte si dovrà consegnare a me e ai miei
e solo a quel punto il mio piano avrà inizio.”
“Mio padre non si
piegherà mai a te!” reagì Hope.
“Oh, lo farà, dovrà
farlo per forza perché altrimenti verremo a prenderlo noi e allora sarà peggio
perché potranno rimetterci anche altri che non sono necessariamente nostri
nemici” rispose la vampira. “Freya, per esempio, che è una potentissima strega
e che sarei onorata di avere tra i miei seguaci, o la deliziosa Rebekah.”
“Non potete entrare a
Villa Mikaelson, non lo sai, maledetta?” esclamò Hayley.
“Ti sorprenderà
sapere quante cose siamo in grado di fare, piccolo mostro abominio della
natura. Ritieniti fortunata che, per stasera, tu e la tua disgustosa progenie
potrete far ritorno a casa e che, forse, deciderò di lasciare in vita anche
quel tuo povero spasimante, che ovviamente non sa che mostro tu sia, e anche la
bella Camille, nonostante abbia dimostrato davvero un cattivo gusto nel
mescolarsi con la feccia” riprese Greta. “Per questa sera mi limiterò a
lanciare il mio ultimatum e, come prova che faccio sul serio, elimineremo
questo orrendo licantropo. Emmett, uccidila.”
“No!” urlò Cami,
cercando di frapporsi tra il vampiro e Keelin, ma un altro dei Notturni la
colpì e la gettò a terra, mentre Emmett si avvicinava sempre più a Keelin e…
E la porta del locale
si spalancò, una luce accecante illuminò a giorno il salone. I Notturni vennero
rimbalzati da una parete all’altra, Marie si ritrovò con le braccia bloccate da
un paio di antiche manette che le impedivano di fare qualsiasi magia e di
liberarsi e Emmett si sentì sollevare in aria e soffocare, come se qualcuno lo
stesse strangolando.
Era Kol. Fermo sulla
soglia, con entrambe le mani alzate, aveva fatto tutto questo grazie alla magia
e alle catene maledette, l’oggetto oscuro che lui stesso aveva fatto incantare
un secolo prima. L’energia che stava usando era spaventosa, ma si andava anche
rapidamente esaurendo.
“Hayley, Hope, tornate
immediatamente a Villa Mikaelson e portate con voi Cami e Keelin. Ce la fate a
trasportare anche Declan? Io… io non potrò resistere ancora per molto” disse il
giovane, e si vedeva che era provato, diventava sempre più pallido e perdeva
sangue dal naso. **
“Ma tu come farai da
solo? Forse una di noi…” obiettò Hayley.
“Non c’è tempo,
andate immediatamente, mettetevi in salvo, io me la caverò!” la interruppe Kol.
Hayley non era
convinta, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa a Hope. Andò a
recuperare il povero Declan, svenuto, e insieme alla figlia e alle amiche si
precipitò fuori dal Rousseau’s.
“Cosa pensi di fare,
stupido ragazzo? Sei da solo, se non ci hai fatto caso” disse Greta, che si era
ripresa dopo essere stata scaraventata contro il tavolo.
“Non è da solo” fece una
voce profonda da dietro le spalle di Kol e vennero fuori Elijah, Tristan e
diversi membri della Strix, che erano stati appunto allertati dai loro compagni
infiltrati. Dietro di loro apparvero anche Marcel, Josh e altri dei loro in
appoggio alla Strix. I vampiri balzarono addosso ai Notturni e alla strega,
massacrandoli, mentre Elijah si rivolgeva a Kol.
“Sei stremato, adesso
qui ci pensiamo noi. Tu torna a casa e riposati, hai fatto un ottimo lavoro.”
“Grazie, Elijah”
mormorò Kol, esausto. Lui e Elijah non erano mai stati particolarmente legati,
eppure pareva che, paradossalmente, potessero diventare più amici ora che
sapevano di non essere fratelli, sia perché Kol era cambiato e maturato, sia
perché Elijah era meno intransigente e pretendeva meno dal prossimo. E la
presenza di Tristan accanto a lui lo aveva chiaramente pacificato e
rasserenato. Oltretutto questa Strix dimostrava di essere veramente preziosa
come aveva sempre sostenuto il Conte De Martel. Con un sorrisetto che sembrava
più una smorfia, mentre tornava verso Villa Mikaelson, Kol pensò che anche lui
adesso stava rivalutando Tristan, sia come alleato sia come compagno di Elijah.
Tutto lo stesso, ma anche tutto diverso, a quanto pareva.
E comunque, chissà perché
i suoi passi lo stavano portando verso Villa Mikaelson? Klaus era stato chiaro:
lui non faceva parte della famiglia, e Kol non era andato a proteggere Hope e
Hayley per guadagnarsi il diritto di essere riconosciuto, lo aveva fatto perché
lo aveva sentito nel cuore, perché voleva bene a Hope e teneva a Hayley e Cami
(non conosceva ancora abbastanza bene Declan e Keelin per dire di essere loro
affezionato, ma magari sarebbero diventati amici, col tempo). Tuttavia al
momento era troppo sfinito e esausto per pensare a un posto alternativo in cui
andare a vivere, chissà, magari proprio Tristan De Martel avrebbe potuto finire
per ospitarlo a Davilla Estate e magari perfino farlo diventare membro della
Strix, perché no?
Tutto pur di non
pensare a quello che veramente gli bruciava e lo scorticava dentro, quelle
parole gelide e cattive di Klaus, la sua reazione aggressiva e glaciale…
Quando Kol arrivò a
Villa Mikaelson, Hayley, Hope e gli altri erano già arrivati da un po’ e
avevano raccontato quello che era accaduto. Hope, stanca e preoccupata, era
andata a farsi un bagno caldo per poi andare a letto, mentre Keelin stava
medicando le ferite di Declan che si era ripreso e sembrava piuttosto
disorientato, ma non quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Beh, del resto
Hayley si era affrettata a soggiogarlo e a fargli credere che nel locale era
entrato un gruppo di ubriachi e che lo avevano messo fuori combattimento, per
fortuna passavano di lì Kol, Marcel, Elijah, Tristan e altri amici che si erano
accorti dell’accaduto e li avevano soccorsi.
Rebekah corse
incontro a Kol.
“Hayley ci ha
raccontato tutto, sei stato magnifico, sono fiera di te e… Kol, ma tu sanguini,
sei ferito? Hai la maglietta insanguinata!” esclamò.
“No, sto bene, non mi
hanno neanche sfiorato, ho perso sangue dal naso perché ho speso tutta la forza
e il potere che avevo per fermare Greta e i suoi” rispose il giovane,
minimizzando. “Comunque non è stato solo merito mio, se non fossero intervenuti
Elijah, Tristan e i membri della Strix, e poi anche Marcel, Josh e qualcun
altro, probabilmente mi avrebbero catturato o peggio. Okay, è finito tutto bene
almeno per stasera, anch’io vado a farmi un bagno e a mettermi a letto.
Buonanotte, Rebekah.”
“Buonanotte” rispose
la ragazza, che però era più preoccupata per la tristezza che leggeva negli
occhi di Kol che per le sue condizioni fisiche. Dalla fatica si sarebbe
ripreso, ma per le parole glaciali di Klaus che rimedio poteva esserci? “Stasera
hai dimostrato di essere un vero Mikaelson… anche migliore di qualcuno che lo è
per nascita.”
Kol le sorrise
stancamente e si avviò su per le scale.
Nel corridoio che
portava alla sua stanza si imbatté in Klaus, che era appena passato dalla
camera della figlia.
“Kol, senti, io… Hope
e Hayley mi hanno raccontato quello che è successo e quello che hai fatto tu,
da solo, per salvarle. Va bene, dopo sono arrivati anche Elijah e gli altri, ma
tu non lo sapevi, hai corso un rischio enorme per difendere… sì, per difendere
la famiglia” l’ibrido era chiaramente pentito e imbarazzato. “Mi dispiace per
le cose che ho detto, tu sai che io non lo penso, ero arrabbiato, preoccupato,
innervosito e quando sono così sai bene che non ragiono più. Eri un
irresponsabile, prima, questo è vero, ma so che sei cambiato e non avrei dovuto
rinfacciarti il passato. E tanto meno avrei dovuto rinfacciarti che non sei un
Mikaelson, perché stasera hai dimostrato di tenere alla famiglia più che a te
stesso. Ma… sei ferito? Hai la maglietta sporca di sangue.”
“L’ho già detto a
Rebekah, ho perso sangue dal naso per lo sforzo di usare tutto il potere che
avevo” rispose Kol, tagliando corto e in tono quasi annoiato.
“Va bene, meglio
così, ti rimetterai presto, ma hai capito quello che ti ho detto? Mi sto scusando
con te” ripeté Klaus. “Ti chiedo perdono, sono davvero desolato, non avrei mai
dovuto dirti quelle cose, tanto meno ora che… che sai quanto ho bisogno di te,
ho capito quanto siamo simili e vicini e quanto mi fai sentire bene. Mi
dispiace perché ancora una volta ho rovinato tutto e…”
“È tutto a posto,
Klaus, tutto lo stesso” lo interruppe Kol, ed era già un brutto segno perché
non lo chiamava quasi mai Klaus, per
lui era Nik. “Capisco che eri molto preoccupato
e ti perdono per quello che mi hai detto, ma non venirmi a raccontare che siamo
simili perché non lo siamo affatto. Io sono
cambiato, io ho imparato a
controllarmi e a volere bene a tutti voi grazie a Davina, lei mi ha insegnato
cosa significa amare qualcuno e non solo volerlo controllare e possedere. Per
te non è così. Tu sei cambiato per Hope, ma solo per lei. Per Hope moriresti, a
lei perdoni tutto e sei disposto a tutto per lei, ma solo ed esclusivamente per
lei. Chiunque altro, io, Rebekah, Hayley, perfino Elijah, andiamo bene se
funzioniamo come vuoi tu, altrimenti vai in collera. Ecco, le cose stanno così,
tutto lo stesso, come dicevo. E se hai intenzione di pugnalarmi e di chiudermi
in una bara per ciò che ho detto fallo subito, altrimenti vado a farmi un bagno
e poi a dormire.”
Ovviamente Klaus non
aveva alcuna intenzione di pugnalare Kol, ma quella risposta asciutta e
disincantata lo lasciò senza niente da ribattere.
Kol gli passò accanto
senza più guardarlo e si diresse verso il bagno.
Fine capitolo quinto
* Questa strega non esiste nella serie TV, me la sono
inventata io riprendendo il nome da una famosissima strega di New Orleans,
Marie Laveau, vissuta nell’Ottocento e considerata iniziatrice delle pratiche
voodoo in città.
** Scusate questo dettaglio che fa tanto Stranger Things, ma mi piaceva troppo
immaginarmi Kol in “versione Undici”!