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Autore: storiedellasera    02/02/2023    1 recensioni
Estate del 1968.
Tom, Wyatt e Evelyn sono dei ragazzi di Louistown, una piccola e remota cittadina americana.
Le loro vite stanno per essere sconvolte da un mostro crudele... un mostro che adora uccidere le persone e che predilige i giovani.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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♦ Autunno ♦

 





La leggera brezza terminò improvvisamente e Tom, stordito da quell'inatteso silenzio, si voltò a controllare il paesaggio alle sue spalle.
Vide solo colline e campi. Non si udiva alcun canto di cicala o fruscio d'erba.
"Cosa c'è?" Domandarono all'unisono Wyatt e Evelyn, che si trovavano al suo fianco.
"N-nulla" rispose Tom con fare incerto.
Ripresero il cammino.
Stavano percorrendo una strada di terra battuta che serpeggiava tra colli coperti d'erba. Di fronte a loro ancora non si vedeva la casa del vecchio Price.
Il sole intanto iniziava ad avvicinarsi all'orizzonte e il cielo stava assumendo strane tinte d'arancio.
A Tom non piacevano quei colori. Li trovava in qualche modo sbagliati. Non sapeva spiegarlo, ma gli ricordavano qualcosa di folle e malato.
Si voltò di nuovo, questa volta con il cuore che batteva all'impazzata. La mano che reggeva il machete tremolava come gelatina.
"E ora cosa c'è?" Wyatt sembrava spazientito. Del resto aveva tutte le ragioni del mondo per essere nervoso.
"Credo di aver sentito un rumore."
"Un rumore?" Esclamò sorpresa Evelyn.
I tre ragazzini si fermarono e iniziarono a fissare lì dove Tom aveva puntato lo sguardo.
"Forse... forse è la mia mente che gioca brutti scherzi." Ma Tom aveva udito un suono... una sorta di bip acuto.


Dopo diversi minuti, i tre amici ripresero il viaggio.
Superarono il campo da baseball e si fermarono di fronte a una recinzione. Oltre quell'ostacolo si trovava l'erba alta che abbracciava la casa di Price. E in quell'erba, Tom ne era sicuro, Alan Reese attendeva il loro arrivo.
Wyatt deglutì. Fu il primo ad arrampicarsi e a scavalcare la recinzione.
Tom e Evelyn cercarono di imitarlo ma erano lenti e incerti nei movimenti. Impiegarono molto tempo per raggiungere la cima di quel recinto.
"Come siamo atletici!" Provò a scherzare Wyatt per distendere i nervi. La tensione infatti si poteva tagliare con un coltello.
Tom, con fare goffo, portò una gamba dall'altro lato della recinzione: "non saremo bravi a scalare come te... ma almeno io ti batto in velocità... e la nostra Evelyn qui è un portento a tirare fendenti" sorrise... e un momento dopo scivolò dalla recinzione.
Evelyn, che in quel momento era appena scesa a terra, soffocò un urlo mentre vedeva Tom perdere l'equilibrio.
Quest'ultimo però riuscì ad aggrapparsi e ad evitare così una rovinosa caduta.
Il tessuto dei suoi pantaloni rimase impigliato a un chiodo sporgente della recinzione.
Il ragazzino iniziò a divincolarsi nel tentativo di liberarsi, ma finì solo con il ritrovarsi appeso a testa all'ingiù.
"Sembri un pesce in una rete..." commentò Wyatt "...non agitarti così o peggiori la situazione!"
Il machete scivolò dalla mano di Tom e cadde lì dove un attimo prima si trovava Wyatt. La lama del coltellaccio si infilò per metà della sua lunghezza nel terreno.
"Peggio di così?..." Commentò Tom a denti stretti "...come può andare peggio di...?"
"Shhh!" Lo ammonì di colpo Evelyn.
Tom e Wyatt iniziarono a sudare freddo: "cosa c'è?" Chiesero alla ragazzina.
"Avete sentito?" Domandò lei.
Tesero tutti le orecchie.
"E'... un motore?!" Ipotizzò Wyatt.
"Una macchina" rispose subito dopo Eve.
Alzarono tutti lo sguardo verso sud, una coltre di polvere si stava alzando dalla strada.
Evelyn fu la prima a individuarla: "è... è..."
"...l'auto di Curt!" Esclamò Wyatt al posto suo.
"Cazzo!" Urlò Tom. Immaginò di essere una lepre con una zampa bloccata in una tagliola, una preda che iniziava a sentire il cacciatore avvicinarsi.
"Cosa diavolo è venuto a fare qui?"
Wyatt rispose: "non lo so... ma non ho alcuna intenzione di scoprirlo!"
Evelyn iniziò a saltellare sul posto per l'agitazione: "Tom... muoviti!"
Tom si era appena sfilato da una tasta il coltello a serramanico. Gli scivolò dalle mani non appena lo fece scattare. Di nuovo Evelyn soffocò un urlo. Ma Tom riuscì ad afferrare al volo la piccola arma.
L'auto era sempre più vicina.
Tom tagliò il lembo di pantaloni che si erano impigliati alla recinzione.
Si udì il rumore della stoffa che veniva lacerta... poi la gravità spinse Tom verso verso il basso.
Il ragazzino avvertì le mani dei suoi due amici attutire la sua caduta. Finirono tutti e tre al suolo.
L'adrenalina che avevano in corpo però non gli fece provare alcun dolore.
Senza perdere altro tempo, i ragazzini recuperarono il machete, saltarono nell'erba alta e iniziarono ad addentrarsi nella vegetazione. Si fermarono e si accucciarono quando udirono Curt parcheggiare l'auto non molto lontano da loro.
Nel loro nascondiglio improvvisato, Tom, Wyatt ed Evelyn osservarono Limpshire scendere dall'auto, chiudere violentemente la portiera e raggiungere la recinzione.
La scavalcò con una facilità incredibile.
Si fermò poi a contemplare per un momento l'erba. Poco dopo estrasse una pistola ed entrò anche lui in quella vegetazione.
Alla vista dell'arma, Wyatt si tappò la bocca per la paura. Tom ed Evelyn si limitarono a fissare Curt con occhi spalancati fino a quando non sparì dalla loro vista. Tesero le orecchie nella speranza di udire i suoi passi.
Fu allora che Tom sentì per la seconda volta lo strano bip.
Si guardò attorno ma vide solo erba.
"Cosa facciamo?" Chiede Eve a bassa voce.
"Andiamo via!..." Disse Wyatt "... quel pazzo ha una pistola! E avete visto che faccia?! Secondo me è anche ubriaco."
Evelyn e Wyatt iniziarono a muoversi verso l'uscita della vegetazione, restando bassi e cercando di non far rumore.
"Tom! Che stai facendo? Vieni" Wyatt rimproverò il suo amico.
Ma Tom sembrava non ascoltarlo.
Fissava con orrore qualcosa sopra la sua testa.





⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Tom non riusciva a credere ai suoi occhi... ma in mezzo a tutta quell'erbaccia, c'era una flebo.
La sacca era posta su un asta di metallo... e faceva capolino tra i fili d'erba più alti, oscillando proprio sopra la sua testa: "ma che diavolo...?" Le parole scivolarono dalla sua bocca.
"Tom! Tom!" Wyatt continuava a chiamarlo con sussurri sempre più forti.
Improvvisamente il canto delle cicale si levò da ogni punto della vegetazione.
Era assordante quanto terrificante.
Evelyn urlò per la paura ma il suo grido fu soffocato da quella folle litania di insetti.
Centinaia di cicale li travolsero come un'onda anomala. Volavano in ogni direzione.
Erano frenetiche, grasse e scure.
Quella spaventosa immagine fece ricordare a Tom le storie sulle piaghe d'Egitto che aveva sentito in chiesa, quando le locuste divorarono tutto il grano del faraone.
Evelyn oramai sembrava in preda a una crisi isterica.
Wyatt tentò di reagire agitando un bastone raccolto da terra.
Poi il rumore di uno sparo fece sobbalzare i ragazzini. Curt doveva aver aperto il fuoco... e non era molto lontano da loro.
"Via!" Urlò Wyatt.
Iniziarono a correre.
Evelyn inciampò e cadde a terra subito dopo. Tom e Wyatt la raccolsero issandola dalle braccia.
Fui poi la volta Tom, scivolò su della fanghiglia e finì con la schiena al suolo.
Bip! Di nuovo quel suono.
Wyatt afferrò Tom per il colletto della maglia e lo rimise in piedi.

Un ruggito scosse l'aria... un ruggito che i ragazzini avevano già udito nella casa di Tom.
Alan Reese doveva trovarsi vicino a loro.
Nel frattempo le cicale sembravano diventare ancora più frenetiche. Sciamavano senza alcuno schema, senza alcuna logica.
Wyatt iniziò a piangere per la paura e la frustrazione.
Tom afferrò il machete e lo dimenò di fronte a se. Colpì più volte gli steli d'erba e poche volte gli insetti svolazzanti.
I tre ragazzini notarono poi qualcosa agitarsi nell'erba. Era qualcosa di grande e si stava avvicinando a loro.


Impugnarono le armi e si strinsero tra loro, pronti ad affrontare la minaccia.
Dagli alti steli apparve Curt Limpshire.
Era sporco di fango e sangue. Il volto paonazzo lo faceva assomigliare a una bestia idiota e feroce. In una mano stringeva la pistola e nell'altra... ciò che sembrava essere una ciocca di capelli insanguinati.
Curt osservò i tre ragazzini con sincero stupore.
Qualcosa poi attirò la sua attenzione, qualcosa che si trovava alle spalle di Tom, Eve e Wyatt.
Si voltarono appena in tempo. Alan Reese sbucò fuori dalla vegetazione.
Rideva a crepapelle ed era circondato da un manipolo di cicale ronzanti.
Curt alzò frettolosamente la pistola e fece fuoco. Il rumore dello sparò fece tremare i timpani dei ragazzini. Sembrò aver mancato Alan che nel frattempo si era scaraventato contro Tom.
Lo afferrò per la maglia e iniziò a tirarlo via, a trascinarlo con se lì dove l'erba si faceva più alta e fitta.
Per un momento, Tom ebbe l'impressione che era tutto finito... che era tutto perduto. Non vedeva più i suoi amici. Attorno a lui c'erano solo fili d'erbaccia e cicale impazzite. E Alan Reese che lo sovrastava, sorridente e famelico mentre continuava a portarlo via con se.
"Voglio sentire che sapore hai!" Disse l'uomo mezzo marcio con voce rauca.
Tom agitò prima il machete, ma Alan riuscì a bloccare il polso armato del ragazzino. Fu allora che Tom estrasse di nuovo dalla tasca il coltello a serramanico.
Lo agitò, creando un arco d'argento di fronte a lui.
Aveva mirato al collo di Alan e quest'ultimo sussultò quando avvertì la lama fendergli la gola.
Per la prima volta, Tom vide l'orrore e la paura apparire sul volto del mostro.
Un attimo dopo Curt sbucò dal nulla e colpì Alan al fianco. Quest'ultimo cadde a terra ma, invece di un tonfo sordo, Tom udì di nuovo quel bip.
Evelyn e Wyatt arrivarono proprio in quel momento.
Erano terrorizzati. Agguantarono Tom per le braccia e iniziarono a portarlo via.
Tom intanto continuava a fissare Curt infierire su Alan Reese che, secondo il ragazzino, sembrava non opporre più alcuna resistenza. Restava a terra, come una cosa morta.

Wyatt e Eve portarono Tom fuori dall'erba alta.
L'aria era frizzante e piacevolmente fresca.
Fu allora che il ragazzino si rese conto di avere freddo e di non essere più in grado di muovere le gambe.
I suoi due amici continuavano a parlargli ma, per qualche strano motivo, le loro voci si facevano sempre più lontane.
Tom sentì qualcosa di viscido muoversi sotto la sua maglia. Abbassò lo sguardo e vide una macchia di sangue bruno espandersi rapidamente sui suoi vestiti.
Stava sanguinando copiosamente.
"Tampona la ferita!" Urlò Wyatt nei confronti di Evelyn.
Lei adagiò Tom al suolo e fece pressione lì dove c'era la chiazza di sangue.
"Ma che...?" Tom, con suo sommo orrore, scoprì che non riusciva più a parlare.
"Shhh, calma... calma... non ti sforzare" Evelyn tremava e piangeva per la paura. Accarezzò la fronte di Tom con una mano insanguinata.
Anche Wyatt piangeva e tremava: "un'ambulanza... devo solo... "
Tom osservò di nuovo i suoi vestiti insanguinati.
bip!
"Ma quando mi ha colpito Alan?" Disse con un filo di voce.
Evelyn, tra un singhiozzo e l'altro, rispose: "non Alan... ma Curt! Ma non parlare, resta in silenzio. Conserva le energie."
bip!
"Cosa?" Tom comprese solo in quel momento cos'era accaduto. Curt, sparando con la sua pistola, lo aveva accidentalmente colpito mentre mirava all'uomo mezzo marcio.
"Mi ha sparato?!" Commentò Tom, ormai batteva i denti per il freddo.
Eve urlò nei confronti di Wyatt: "sta perdendo troppo sangue... è pallido! Fa qualcosa!"
"Si... si... ora ci penso io... ora... ora..." Wyatt piangeva disperato "...dobbiamo portarlo via... dobbiamo prenderlo e portarlo via!"
Tom aprì la bocca per parlare ma non riusciva più a emette alcun suono. Allora Evelyn si rivolse a lui ma Tom non riusciva più sentire una parola.
bip!
Le immagini attorno a lui si fecero sempre più buie e sfocate.
Ormai non provava più alcun dolore. Non provava più alcuna paura.
bip!
Rimase a contemplare il cielo. Il cielo che aveva assunto una stranissima tinta grigia.





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-Il cielo non può avere questo colore!-
Fu il primo pensiero che balenò nella mente di Tom dopo molti minuti passati a puntare lo sguardo verso l'alto.
Quello che stava osservando infatti non era il cielo, ma un soffitto grigio opaco.
Dopo altri minuti si rese conto di trovarsi in un letto. Un letto che non aveva mai visto.
Le coperte erano leggere e qualcosa gli stringeva l'addome. Provò ad alzare un braccio e notò solo in quel momento la flebo attaccata a lui. Penzolava sulla sua testa. Decide di limitare i movimenti e guardarsi attorno. Un uomo vestito con un camice bianco, e con il volto coperto da una mascherina, lo stava osservando con occhi spalancati per la sorpresa.
Subito dopo, l'uomo gli puntò agli occhi una piccola lucina.
Tom provò a dire a qualcosa... ma si riaddormentò subito dopo.





⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Quando riaprì gli occhi. Al suo capezzale si trovavano i suoi genitori. Papà era vicino a lui e la mamma in lacrime. C'erano anche due infermiere e due medici.
I suoi occhi scivolarono poi sulle sue mani.
-Accidenti...- pensò -...che mani brutte che ho! Come sono magre e pallide.-
Notò vicino a lui una strana macchina collegata al suo torace con una serie di cavi e ventose.
La macchina produceva, di tanto in tanto, in singolare rumore: bip! bip! bip!
Si riaddormentò di nuovo.





⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



In uno stato di semi-incoscienza, Tom sentì alcuni uomini parlare con i suoi genitori.
Non riusciva a capire molto ma sapeva che stavano parlando di lui.
"E' ancora troppo presto..." diceva un uomo "...non possiamo ancora fare dei pronostici."
"Dottore..." era la voce di sua madre "...la notte lo sento che si agita. Ha gli incubi! Rivive quei momenti, rivive quel giorno."
"E' del tutto normale" diceva l'altro uomo.





⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Il giorno in cui Tom riprese pienamente coscienza fu la seconda domenica di Settembre.
Gli ci vollero altri tre giorni per ritornare a mangiare da solo e per riuscire a mettersi seduto. Non aveva però ancora il permesso di scendere dal letto.


Molte cose accaddero durante la convalescenza di Tom Williams nell'ospedale di Saint Quentin a Louistown.
I suoi genitori restavano con lui giorno e notte ma si alternavano senza mai incontrarsi.
Sua madre, Diana, fece una gran scenata in uno dei corridoi quando vide la signorina Rosenberg. La maestra di matematica era venuta a trovare Tom ma questo le fu impedito da Diana Williams.

Altre persone vennero a visita a Tom. Wyatt Sinclair, tanto per cominciare, poi Evelyn Reese, il quattrocchi Timothy Baker e altri suoi amici di scuola.
Anche la polizia venne a trovarlo nella sua camera d'ospedale.
Erano diversi agenti che volevano sapere da Tom la sua versione dei fatti in merito all'aggressione che aveva subito nei pressi della casa di Price.
Ma lui non era in grado di ricordare nulla.
Fu dopo la chiacchierata con la polizia, breve e deludente, che i genitori di Tom rivelarono al ragazzino il motivo della sua permanenza in ospedale.
Curt Limpshire gli aveva sparato all'addome con un revolver. Il proiettile però aveva sfiorato il suo rene sinistro, fermandosi a pochi centimetri dalla colonna vertebrale.
Diana non aveva dubbi, quello era stato un miracolo.
I medici le avevano detto che Tom si sarebbe ripreso del tutto, ma il trauma gli aveva causato una perdita della memoria.
Non era possibile sapere se e quando Tom avrebbe riacquistato i suoi ricordi.

Tom si sentiva strano all'idea di aver perso parte della sua memoria.
Eppure diceva a se stesso di ricordare ogni cosa della sua vita. Sapeva chi era, quando era nato, dove viveva, chi erano i suoi genitori... anche se non riusciva a capire perchè la mamma e il papà erano così distanti tra loro, non si parlavano e a stento si guardavano negli occhi.
Ricordava la scuola, i suoi amici, Wyatt... ricordava anche di essere amico di Evelyn ma non rammentava il modo e il giorno in cui avevano stretto amicizia.
-Come sono riuscito a rivolgere la parola ad Eve?! Ogni volta che penso a lei mi sento la gola secca... e sono riuscito in qualche modo a diventare suo amico?"





⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓



Se le giornate passavano lentamente per Tom... le notti erano ancora peggio.
Restare tutto il giorno sdraiato in un letto a contemplare il nulla, senza poter giocare e stancarsi, impedivano a Tom di prender sonno e quindi era costretto a vegliare fino a tarda notte. Finì con il passare le notti da sveglio e di addormentarsi durante le prime ore dell'Aurora.

Una mattina, i suoi sogni si fecero più vividi che mai.
Sognò, almeno gli parve di sognare, Wyatt e Evelyn parlare tra loro. Erano voci lontanissime ma immerse in un silenzio irreale... tale che se Tom tendeva bene le orecchie, poteva in qualche modo captare i loro discorsi.
"Meglio così..." sussurrava Wyatt ad Eve "...se non ricorda nulla è una benedizione per lui. Lascialo nell'oblio, Evelyn. Fa che non rammenti nulla."

Ma cosa doveva ricordare?
Tom si sentiva incredibilmente frustrato.
Qualcosa nel profondo della mente sembro dischiudersi. Un rumore... un fruscio d'erba.
"Corri" lui che urlava a Wyatt ma... come faceva a sapere che si stava rivolgendo a Wyatt? Nel suo sogno, se proprio doveva essere un sogno, c'era solo oscurità.
Poi qualcosa a proposito di uno spaventapasseri. Un coltello dimenticato nella tasca.
Cicale.
"Mettetelo a terra" la voce di Curt riecheggiava in un angolo della sua mente.
Una mazza da baseball.
Un cane... no ...un mastino infernale.
Evelyn su un'altalena. E' al suo fianco e parla con lui: "hai presente quando muore qualcuno, Tom? La gente dice che quella persona resterà sempre al nostro fianco. Ecco... e se quella persona fosse crudele? E' ciò che io chiamo l'impronta del male."

L'impronta del male.
Se esiste un uomo molto crudele... la sua crudeltà potrebbe permeare sulla terra anche dopo la sua morte?! Una sorta di demonio o spirito malefico.
Un uomo così crudele che ha corrotto persino la sua carne e che è in grado di contaminare il luogo in cui giace il suo corpo, come una scoria radioattiva che deforma e sfigura tutto ciò che gli è vicino.
-Si... dev'essere andata così!..." il cadavere di Alan Reese che inizia a decomporsi nell'erba alta, inquinando il fiumiciattolo da cui l'erba si nutre.
E l'erba contaminata che viene mangiata dalle cicale. Gli insetti acquistano il morbo della male di Alan Reese, passando poi per Buckley che aveva addentato le cicale morte vicino allo spaventapasseri. Forse alcune cicale avevano fatto le uova nella testa di quel fantoccio.

-Io... ho visto le cicale usciere fuori dalla testa dello spaventapasseri... Eve lo aveva colpito con la mazza da baseball...-
Allora le cicali avevano iniziato a ronzare attorno alla ragazzina e attorno a Tom.
Alcune si erano fermate sulla sua mano. Lui aveva alzato il braccio e fu allora che le aveva viste... le aveva viste per bene...
Quegli abomini non erano più semplici insetti. La loro testa era oscena, deformate dal male di Alan. Testa il cui aspetto non poteva essere partorito neanche dal più oscuro degli incubi, testa di insetto parzialmente assomigliante al volto di un uomo... fusi tra di loro in un orrendo conglomerato di carne e chitina.
E quelle bocche-mandibole rese ancora più deformi da un tentativo di ghigno che si aprivano e si chiudevano mentre pronunciavano: "hey... ragazzino!"
Tom aprì gli occhi di colpo.
Era agitato, il cuore gli batteva nel petto all'impazzata. Perchè era così spaventato? Cosa aveva sognato?
Non riusciva più a ricordarlo.
Stava fissando di nuovo il soffitto che da diversi giorni era costretto a contemplare.
Le tende erano parzialmente aperte, lasciando entrare nella stanza una debole luce mattutina.
Scoprì di non essere solo. Vicino a lui c'era una ragazza dai capelli come l'oro. Era grande, poteva avere diciotto anni o forse di più.
Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco le immagini: "Eve?" Esclamò.
Evelyn era seduta al suo capezzale. Appariva triste. Non era mai venuta da sola a trovare Tom.
"Si..." rispose lei "...perchè mi guardi così?"
"Ti avevo scambiata per... non importa..." -ho avuto un'allucinazione.-
Evelyn annuì: "sono venuta a salutarti, Tom."
"A salutarmi?" Tom si mise a sedere sul letto. La ferita all'addome protestò. Lei divenne ancora più triste: "vedi... la pistola che Curt ha usato per spararti era di mio padre..."
Tom, scioccato, fece per rispondere ma Eve alzò una mano: "ti prego, non interrompermi o non avrò la forza per finire..."

Si sistemò sulla sedia: "io non sapevo nulla ma mio padre era da tempo ricercato per omicidio. Sembra che avesse l'abitudine di dare la caccia ai ragazzini della nostra età. Mia madre è riuscita a scoprirlo o forse aveva dei forti sospetti... non saprei dirlo. Sta di fatto che decise di scappare di casa con me e di nascondersi in questo paesino sperduto.
Ma una notte di Dicembre mio padre riuscì a trovarci.
Prese mia madre e la portò fuori di casa. Io non ne sapevo nulla.
Lui diceva che voleva solo parlare ma mia madre lo conosceva bene e sapeva che aveva sempre con se una pistola. Inutile dire che gli animi si scaldarono tra i due e iniziarono a lottare.
Con sua grande fortuna, mia madre riuscì a sfilargli la pistola dal cappotto e fece fuoco contro di lui."
Eve ebbe l'impulso di alzarsi e di camminare avanti e indietro per dar sfogo al suo nervosismo.
Decisi però di restare seduta: "mia madre sparò un solo colpo e colpì mio padre in un occhio. Il proiettile raggiunse il cervello uccidendolo all'istante..."
"Eve... io..." Tom voleva dirgli che le dispiaceva molto.
"Non interrompere, ti prego. Mia madre prese il cadavere del marito e lo gettò tra le erbacce vicino la casa di Price. Gettò anche la pistola in quel posto.
Sapeva che nessuno si avvicinava alla casa di Price o alla sua terra e sperava che gli animali e il tempo facessero sparire ogni traccia del... bhè ...delle sue azioni.
Ma quest'estate, quando Ron Davis vi ha inseguito nell'erba alta... è riuscito a ritrovare per puro caso la pistola di mio padre.
Quella pistola poi passò nelle mani di Curt e... conosci il resto.
La polizia ha recuperato quella pistola e per loro non è stato difficile risalire al suo primo proprietario.
Sai che qui, a Louistown, ci sono detective? Domanda stupida, perdonami, nessuno lo sapeva.
Sembra che sono qui da poco, uno di loro è l'agente Andrew Rice... non so il nome dell'altro. Sono venuti qui alla ricerca di mio padre, per poterlo incriminare di diversi omicidi.

Ma dopo il ritrovamento della pistola, i due detective hanno parlato più e più volte con mia madre.
Ci è voluto un pò ma alla fine la donna è crollata e ha confessato tutto.
Giorni fa la scientifica ha ritrovato il corpo di mio padre... o quel che ne resta ...vicino la casa di Price. E' stato esaminato e infine è stato cremato.
Ora mia madre dovrà affrontare un processo ma la buona notizia è che un avvocato di un importante studio legale si è offerto di difenderci.
Sai cosa vuol dire pro bono?"
Tom scosse il capo.
"Neanche io lo sapevo fino a qualche giorno fa. Significa che un ricco avvocato accetta di lavorare gratis per qualche poveraccio così da apparire buono agli occhi di tutti. Una sorta di pubblicità. Capisci?"
"E quando inizierà il processo?"
"Tra pochi giorni. E si terrà ad Atlanta."
"Atlanta? Devi tornare ad Atlanta?" Tom non voleva che Evelyn partisse.
Lei annuì.
"Ma poi... poi tornerai qui?"
Evelyn fissò il pavimento per molti secondi. Infine rispose: "l'avvocato è convinto di vincere la causa. Dice che mia madre è una vittima, una vittima di un carnefice che non ha fatto altro che difendersi con un gesto estremo quanto necessario. Inoltre, uccidendo il marito, ha protetto chissà quanti altri ragazzini da quell'uomo.
Oh, dovresti sentirlo come parla, Tom. Potrebbe incantare tutti con quei suoi paroloni, quel suo sorriso e quei suoi abiti da riccone-newyorkese.
Il fatto, Tom, è che alla fine di questo processo io e mia madre andremo via.
C'è una parente, anche lei polacca. E' una sorta di cugina di secondo grado... o roba simile ...che circa vent'anni fa è stata salvata dai genitori di mia madre. All'epoca vivevano a Varsavia e i nazisti volevano prenderla ma i miei nonni sono riusciti a farla fuggire in Inghilterra.
Bene... questa cugina ha sentito ciò che è accaduto a mia madre e vuole ripagare il debito che ha con la mia famiglia.
Per questo motivo io e mamma andremo a vivere da lei una volta terminato il processo ad Atlanta."
"Andrete... via? In Inghilterra?"
"A Londra, per essere più precisi."
"Londra? Ma è lontanissima!"
Evelyn Annuì: "per questo motivo sono qui. Sono venuta a dirti addio."
Tom abbassò lo sguardo verso le sue mani. Stavano tremando. "Eve, io non ricorco come ci siamo conosciuti. Però mi dispiace moltissimo salutarti."
Evelyn annuì: "ci siamo conosciuti solo quest'estate, è vero. Ma il tempo che abbiamo passato insieme, e ciò che abbiamo fatto insieme, è stato più che sufficiente per renderti una persona speciale per me. Non ti dimenticherò mai."
Si alzò dalla sedia per baciare Tom sulla fronte. Lui sussultò appena appena... e provò una fitta all'addome.
Ignorò il dolore.
Lui ed Evelyn rimasero a fissarsi negli occhi per un pò. Poi Lei si diresse verso al porta della stanza.
"Ti rivedrò?" Chiese Tom quasi sussurrando.
Lei stirò un sorriso: "lo spero" e uscì dalla stanza.

Tom rimase a fissare il soffitto.
Ormai il sole era alto nel cielo. Fuori dalla finestra della camera si poteva vedere la parte meridionale di Luoistown. Il suo fiume divideva in due la città e proseguiva verso l'orizzonte, dove si trovavano campi di granturco e verdi colline.
L'autunno era arrivato, il vento faceva oscillare l'erba. Non si udiva più nessun canto di cicale.

   
 
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