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Autore: Idalberta    09/02/2023    4 recensioni
Dal testo:
- Artù inizialmente si era rifiutato di credere che Merlino l'avesse tradito in quel modo. Pensava a uno scherzo molto ben organizzato. Poi aveva capito ed era andato su tutte le furie. Con la spada aveva colpito rami e cespugli. Con forza, con rabbia, con cattiveria.
Infine si era seduto per terra, come se non avesse più forze ed era diventato triste. Non lo guardava, cercando di nascondere le lacrime che evidentemente non era riuscito a trattenere.
‘Vattene via’ gli aveva detto ‘Vattene e non farti vedere mai più a Camelot’. -
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gwen, Hunith, Lancillotto, Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Con tutto il cuore


















 

I cani all'esterno avevano cominciato ad abbaiare furiosamente. Johanna si avvicinò alla finestra della sala e chiamò il fratello Hector, impegnato a sfogliare un libro di grosse dimensioni.

 

'Stanno arrivando dei soldati su per la nostra collina. Chissà cosa vorranno!' disse la donna preoccupata.

'Accidenti! È meglio che gli andiamo incontro fuori. Non vorrei doverli  invitare in casa…' rispose Hector.

Fratello e sorella erano rimasti soli da poco, da quando il loro padre, sir Ban di Benwick, era morto. Tutte le incombenze erano gravate all'improvviso su di loro e ogni novità di quel tipo procurava ai fratelli sempre una buona dose di ansia.

 

'No, Hector!' arrivò trafelato Lancillotto. 

'Sono venuti per me… uscirò io, e vi prego di rimanere in casa. Anzi se potete, vi supplico di nascondere Ginevra…'

'Non pensarci neppure' strillò Ginevra entrando di corsa in salotto 'Non ho nessun bisogno di nascondermi…'

E scese giù dalle scale verso la porta, veloce come una gazzella, seguita a ruota da Lancillotto e dai padroni di casa.



 

Artù e il suo seguito erano ormai vicini, quando videro riversarsi sul piazzale antistante la facciata del castello, un gran numero di persone, tra cui stallieri, servitori e guardie di palazzo.

 

Quattro di queste guardie andarono loro incontro, fermandosi davanti al gruppo e impedendo di fatto ad Artù e ai suoi di proseguire.

 

Il re sollevò le mani, allontanandole dalla spada, dimostrando così l'intenzione di essere venuto in pace.

'Sono il re di Camelot e ho bisogno di parlare con il padrone del castello!'

 

Ginevra arrivò dal nulla e si pose tra le guardie e Artù. Sembrava piuttosto sicura di sé, ma Artù si accorse che le mani della donna tremavano vistosamente.

Merlino e i cavalieri, ebbero così conferma che lei e Lancillotto si trovavano proprio in quel castello. Se l'aspettavano eppure fu un colpo per tutti trovarsela davanti.

 

'Artù … vi chiedo scusa! Vi prego di perdonarmi ma sappiate che non sono pentita di essermene andata. So che avrei dovuto parlarvene ma non ho avuto il coraggio di affrontarvi.'

 

Ginevra era bella come sempre, ma Artù si accorse di non provare per lei né gli antichi sentimenti d'amore, né quelli di odio degli ultimi tempi. Non più. Dopo tanti mesi la cosa che lo stupì maggiormente fu la netta sensazione che Ginevra fosse molto diversa da quella che aveva conosciuto. Gli sembrava quasi di trovarsi di fronte ad una forestiera. 

 

'Non sono qui per te! Cerco Lancillotto!' disse Artù freddo, guardandosi intorno.

A quelle parole Ginevra scoppiò in lacrime e si buttò in ginocchio.

'Vi supplico Artù … lasciatelo stare. Lui non c'entra: è solo colpa mia! Se lo grazierete verrò a Camelot con voi e potrete fare di me quello che vorrete!"

 

Lancillotto corse a tirare su Ginevra da terra. 

'Vattene, scappa!' urlava Ginevra al cavaliere, come impazzita.

 

'Ma cosa succede qui?' Era finalmente giunto Hector con la sorella al seguito.

'Sono sir Hector e lei è mia sorella, lady Johanna. Siamo noi i padroni del castello di Benwick.'

Il re fece un cenno di saluto col capo.

'Sono Artù Pendragon re di Camelot! Sono qui con lo scopo di vendicare il mio onore in un regolare duello con Lancillotto.'

'Un duello? Perché mai?' chiese Johanna impaurita.

'Sir Lancillotto anzi … Lancillotto, ha portato via la regina di Camelot dal suo castello, gettando grande infamia su di me e sul mio regno!'

'E chi sarebbe questa regina?' chiese Hector senza capire.

'È lei! È Ginevra!' rispose Artù, capendo che la donna aveva mentito ai fratelli Benwick.

'Cosa?' trasalirono insieme Hector e Johanna.

'Ma … Ginevra è la sposa di Lancillotto…' balbettò la padrona.

'Davvero?' chiese Artù divertito.

'Oh, no!' mormorò Ginevra nascondendo il volto tra le mani.

 

'Oddio!' disse lady Johanna inorridita, guardando Lancillotto, visto che Ginevra continuava a occultare il viso. 'Vi ho fatto dormire nella stessa stanza e … non siete sposati! ... La nostra specchiata onorabilità potrebbe essere rovinata, se si venisse a sapere…'

 

Lancillotto intervenne nel tentativo di sbrogliare la matassa. 'Non è successo niente! Noi non abbiamo fatto nulla… io rispetto Ginevra e rispetto la vostra casa.'*

'Ma non fa differenza! Non capisci, Lancillotto? La gente penserà male comunque …!' ribatté la donna.

'Vogliamo sposarci presto … aspettiamo solo lo scioglimento del matrimonio con Artù!' ribadì Lancillotto con malcelata afflizione.

'Lo scioglimento c'è già stato. Ho ripudiato Ginevra pubblicamente, il giorno dopo la vostra … partenza!' sorrise malignamente Artù.

 

Sir Hector si scrollò, cercando di non dimenticare le buone maniere di un padrone di casa. Tanto la frittata ormai era fatta!

'Fate venire avanti i vostri accompagnatori, re Artù. Vorrei invitarvi tutti in casa perché possiate riposarvi e riscaldarvi!'

'Vi ringrazio molto, sir Hector, ma l'unico motivo per cui mi trovo qui è avere soddisfazione dell'onta che ho subito!'

Hector sospirò: 'Allora chiedo a voi e al vostro seguito di spostarci tutti sul piazzale del castello, al sole e sul selciato asciutto..'

E così fecero.

 

'Lasciate che vi presenti i miei valenti cavalieri: Leon, Percival e Galvano. Lui invece è Merlino, il mio assistente, nonché mio personale amico. Potrei gentilmente chiedervi di accompagnare Ginevra in casa?'

'Scordatevelo Artù, io non mi muovo di qui.' ribatté la donna decisa. 

'Come vuoi!' la guardò il re con uno sguardo sottile e pungente come una stilettata. 

 

Artù era davvero al limite. Voleva solo dare a Lancillotto la lezione che si meritava e tornarsene a casa. Non aveva messo in conto tutta quella gente che in un modo o nell'altro impediva o almeno ritardava quello che era il suo dovere. Ma anche il suo volere. 

 

L'atteggiamento disperato e furioso di Ginevra  per la sorte del suo bel cavaliere, aveva acuito la sua voglia di vendicarsi, forse anche su di lei. 

Lancillotto non era altro che una vittima volontaria del fascino di Ginevra, come lo era stato lui a sua volta tempo prima. 

Il cavaliere non era più se stesso. Lo capiva da come si muoveva, da come lo guardava, da come parlava.

Comunque era un uomo adulto e aveva scelto il suo destino: tradire il suo re e il suo mandato per amore di una donna.

 

Merlino notò che Artù era sul punto di esplodere. 'Tutto bene, maestà?' gli chiese a bassa voce dopo essersi avvicinato.

'Non potresti far sparire tutta questa gente, Merlino?' e gli rivolse un sorriso frustrato.

'Mi dispiace Artù. Questo non lo so fare. A meno che non mi chiediate di far crollare il castello su tutti loro! Ma non erano questi i patti… La strada verso la gloria è lastricata di sacrifici…' gli mormorò Merlino sorridendo.


Il re prese fiato: 'Sir Hector, fate allontanare tutti da qui! Non voglio che altri si facciano male!'

'Ecco, sire, io non credo di potervi dare il … permesso di combattere contro Lancillotto!' disse Hector visibilmente a disagio.

'E perché mai? Sapete cosa mi ha fatto! Nessuno potrebbe mai prendersela con voi o con vostra sorella! È un mio diritto sacrosanto!'

'Vedete… Lancillotto fa parte della nostra famiglia… Non lo sa neppure lui. Stavamo per dirglielo quando siete arrivati.'

'È vero, maestá. Lui è … nostro fratello' asserì Johanna.

 

'Che cosa?' fece Lancillotto avvicinandosi con gli occhi fuori dalle orbite.

 

Hector deglutì e spiegò: 'Prima di morire nostro padre ci ha confessato di avere avuto un figlio con una donna che non era nostra madre, una nobile francese sposata, che non poteva occuparsi di te. Nostra madre non l'ha mai saputo. Gli fu detto che tu eri il figlio di una coppia di servi defunti.

Dopo qualche anno nostro padre ti ha fatto adottare da una coppia di contadini, perché nessuno arrivasse a capire che eri suo figlio. Ma ormai noi c'eravamo affezionati a te.'

'Ha detto di aver sbagliato e di essere pentito…' aggiunse Johanna con gli occhi lucidi.

Lancillotto stentava a credere alle loro parole.

'È tutto così assurdo. Io volevo molto bene a sir Ban. Lo consideravo il mio protettore e non capivo perché spesso mi invitasse al castello. Credevo lo facesse solo per voi.'

'Ti voleva bene e ha pensato a te prima di morire: Un terzo del patrimonio dei Benwick è tuo. E ovviamente anche il titolo!' disse Johanna abbracciando il cavaliere, confuso e forse commosso. Hector gli strinse a lungo la mano. 'Benvenuto in famiglia!'


'È bellissimo!' applaudì adagio Artù, temporaneamente dimenticato da tutti. 'Perché non organizziamo una festicciola tutti insieme, anche se forse tu non potrai parteciparvi, Lance!'

 

L'atmosfera tornò gelida all'istante. Artù si aspettava che Lancillotto gli si ponesse di fronte per affrontarlo. Ma il cavaliere non dava segno di volerlo fare, allora decise di smuovere le acque.

 

'Che ti è successo Lancillotto? Ti sei rammollito? È l'amore a farti questo effetto?'

Lancillotto serrò le labbra accusando il colpo. 

'Dov'è finito il mio prode cavaliere? L'uomo che mi ha salvato la vita più di una volta? Il più forte, il più coraggioso, il più leale?'

'Basta!' urlò Ginevra parandosi ancora una volta tra Artù e Lancillotto.

'Oh, ti prego, Ginevra, non mi tentare!' disse Artù tra i denti. 'Ringrazia Merlino che mi ha fatto promettere di non toccarti! Perché altrimenti ti avrei già presa per i capelli e trascinata fino a Camelot per farti frustare e tagliare la testa, come merita una regina fedifraga!' Ormai Artù urlava apertamente.

 

Lancillotto si mosse velocemente: prese Ginevra per un braccio e l'affidò al fratello e alle guardie.

'Portatela via!' gridò, mentre la donna strillava e si dibatteva per non essere allontanata.

 

Lancillotto sfoderò la spada e guardò Artù negli occhi con aria di sfida.

Il piano di Artù per scuotere Lancillotto aveva funzionato. E doveva ammettere che urlare quelle cose in faccia a Ginevra era stato quanto meno liberatorio.



 

Artù aveva in mano la spada e studiava l'avversario che stava facendo lo stesso con lui.

Merlino da lontano osservava la scena e con voce calma si fece sentire. 'Maestà, il vostro avversario non indossa l'armatura!'

 

'Oh, Merlino!' sbuffò Artù e allontanò la spada da sé. Si sfilò i guanti e li gettò a terra, mostrando i pugni al contendente. 'Che ne dici? Alla maniera dei veri uomini?'

Lancillotto rispose gettando via anche lui la spada.

'Va bene così, Merlino?' chiese Artù ironico, senza togliere gli occhi dall'avversario. Era strano che i due riuscissero parlare tra loro in un piazzale gremito di gente. Era possibile solo in quanto la folla si era ammutolita del tutto, tanto che si sentiva persino l'eco delle loro voci.

'L'armatura vi rallenta, sire, ma se va bene a voi...' rispose Merlino.

'Non è un problema!' disse Artù stringendosi nelle spalle.

 

Ginevra e i padroni del castello non si vedevano più. Probabilmente erano riusciti a entrare in casa, impedendo alla ragazza di uscire. 

 

Lancillotto partì veloce con qualche pugno al corpo di Artù, ma subito si piegò, portandosi le mani in grembo ed emettendo dei sospiri di dolore. Artù vide le mani di Lancillotto che sanguinavano.

'Merlino, vieni qui! Aiutami a togliere l'armatura!' ordinò il re.

La servitù e le guardie che guardavano da lontano, continuavano a seguire ogni mossa, in religioso silenzio.

 

'Sbrigati, Merlino o di questo passo stasera saremo ancora qui.'

 

Lancillotto forse avrebbe dovuto essere stupito dall'atteggiamento del re, ma non lo era. Artù non avrebbe mai combattuto in posizione di vantaggio su un altro. Chiunque fosse. Era un combattente molto corretto ma era anche forte e incredibilmente resistente. Lancillotto sapeva che, nel lungo termine, Artù avrebbe potuto ucciderlo anche a mani nude.

 

Artù scioccò Lancillotto abbracciando con forza la sua nuca e quella di Merlino in contemporanea, in modo da formare un piccolo capannello di teste e di corpi,  e creando un piccolo spazio tra loro non visibile agli altri.

Il cavaliere non capiva se il re volesse strozzarlo o meno.

'Curalo, Merlino!' ordinò Artù bisbigliando.

'Qui?'

'Sì, puoi?'

'Credo di sì!'

Lancillotto era del tutto esterrefatto.

'V- voi sapete di Merlino?'

'Sì, non sei più l'unico, ormai!'



 

Si trattava di una magia molto semplice, per cui bastò un breve bagliore negli occhi del mago per sistemare le mani di Lancillotto. Le aveva lasciate ancora sporche di sangue ma per il resto intatte.

 

Il cavaliere si rivolse con stizza al re. 'Non era necessario, maestà.'

'Non l'ho fatto per te!'

Appena Merlino si allontanò, Lancillotto si scagliò nuovamente contro Artù. I colpi risuonavano sul piazzale. A ogni attacco del re ne corrispondeva generalmente un'altro del cavaliere.

A un certo punto Artù si buttò sopra Lancillotto, cadendo su di lui e colpendolo al viso e al petto con forza tremenda.

Lancillotto rotolò su stesso, si attaccò alla casacca del re per tirarsi su, colpendolo poi con poderose ginocchiate allo stomaco. 

Urla di sforzo si alternavano a grida di dolore. Entrambi i contendenti avevano segni e sangue sulle mani e sui volti. In quell'attimo Merlino riconobbe la scena già vista sul cristallo.

 

Era preoccupato. Si trattava di una lotta senza esclusioni di colpi. Anche se entrambi si trattenevano dall'utilizzare colpi

proibiti, quali ad esempio colpi bassi, dita negli occhi, morsi... 

La lotta continuò ancora a lungo. Poi i due uomini rallentarono perché la fatica e il dolore cominciavano a prendere il sopravvento. 

Spesso dopo un nuovo pugno dato, entrambi si lasciavano cadere a terra sfiniti. 

Merlino sperò che Lancillotto si arrendesse, ma era un tipo testardo e orgoglioso proprio quanto il re. 

Il cavaliere concentrò tutte le sue forze residue in un poderoso pugno diretto alla mandibola di Artù.

Caddero a terra nuovamente, ma Artù ebbe ancora la forza di issarsi a sedere sulla pancia dell'altro e cominciò a colpirgli il viso alternativamente con il pugno destro e con quello sinistro. Il cavaliere a terra non aveva più neanche la forza di ripararsi il volto con le braccia. Pochi colpi ancora e per Lancillotto non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Merlino era terrorizzato. 

'Artù … la promessa!" gridò.

Il re si fermò, creando un barlume di speranza nel cuore di Merlino. Poi colpì il volto sotto di sé, un'altra volta. 

 

Merlino non esitò oltre. Artù aveva bisogno del suo aiuto. Non importava che gli altri lo vedessero.

E fermò il tempo con la magia, tranne per sé e per il re.

 

Merlino corse da Artù e si sedette sulle ginocchia di fronte a lui, accanto a Lancillotto, per poter guardare il re negli occhi. 

'Artù?' lo chiamò.

L'altro si era fermato ma non lo guardava. Sembrava non udirlo come se fosse in trance.

Merlino gli mise le mani sulle spalle e lo scrollò. 'Artù. Sono Merlino! Guardami! Ti prego, guardami!'**

La nebbia presente nello sguardo del re parve diradarsi e finalmente i suoi occhi si posarono in quelli del suo amico.

'Artù basta! Avete vinto!'

'Non ho ancora finito!' mormorò il sovrano.

'Sí invece! Lancillotto non si arrenderà. Ma se tu adesso lo uccidi, con il tempo non te lo perdoneresti, lo so io e lo sai tu.'

'Parli così perchè lui è tuo amico...'

'No! Non più!' disse Merlino con voce rotta dal pianto.  

'Io lo odio e odio Ginevra per quello che ti hanno fatto! Però …ti supplico di lasciarlo andare! Se non vuoi farlo per te, fallo per me! Voglio tornare a casa. Voglio ricominciare da zero…  con te!'

Merlino ormai era in preda ai singhiozzi. Artù con evidente sforzo gli circondò la testa con le braccia, portandosela al petto e sussurrò. 'D'accordo! Ricominciamo da zero…'

 

Merlino, sollevato, tornò al suo posto e il tempo riprese a scorrere.

A fatica il re si mise in piedi, riprendendo fiato.

 

'Bene!' disse a voce alta e ferma. 'Ritengo di aver ricevuto soddisfazione!'

 

Lancillotto sdraiato a terra guardò Artù da sotto in su, faticando a capire il senso di quelle parole. 

Quando vide Artù voltargli le spalle, senza mai guardarlo, comprese che il re aveva voluto risparmiarlo e fu invaso da un senso di 

sollievo. 

Poco dopo però sopraggiunse un altro sentimento che non aveva considerato.

Artù era davvero un re e un uomo magnanimo. Lo aveva appena dimostrato per l'ennesima volta. Come poteva lasciarlo in vita? Al suo posto lui avrebbe ucciso il suo rivale in amore. Artù non meritava di essere tradito…da nessuno ... 

Un senso di annientamento lo pervase internamente. Faceva anche più male dei pugni del re e Lancillotto scoppiò in lacrime, le lacrime più amare mai versate in vita sua.

 

Ma Artù neanche se ne avvide. Ormai era lontano.

'Merlino, accompagnami. Ho bisogno delle tue cure!' e cominciò a scendere dalla collina, dolorante fuori ma leggero dentro.

'Cavalieri, pensate voi a mettere a posto qui!' continuò Artù.

Non si trattava solo di fargli raccogliere l'armatura e le altre cose che il re aveva lasciato in giro. E neppure solo di congedarsi dai padroni in vece sua.

Voleva che i cavalieri si sentissero liberi di agire come desideravano. Se avessero voluto occuparsi di Lancillotto ferito o parlare con Ginevra avrebbero potuto farlo.

In fondo erano stati amici per anni.

 

Merlino non si teneva per la gioia. Non sentiva più neanche il freddo.

'Bravo Artù! Mi siete piaciuto! Siete stato imponente e magnifico! … Ma lo sapevo che non mi avreste deluso. Voi non mi avete mai deluso!'

Artù si fermò portandogli le mani sulle guance rosse e avvicinò il viso al suo, sorridendo. 'Mi sono fermato proprio perché non volevo deluderti! Se tu non ci fossi stato sarebbe potuta finire diversamente!'

Merlino era lusingato e commosso dalle parole di Artù e cominciò a lacrimare. Non ricordava di aver mai pianto così tanto come quel giorno.

Si vergognava perché le lacrime bagnavano le mani di Artù, che, come niente fosse le asciugava dal suo viso con le dita.

'E non dimenticare la tua magia … ti devo molto!' continuò Artù.

'Io credo che vi sareste fermato ugualmente, anche se non ci fossi stato io!'

'Può essere, ma non lo sapremo mai. E mi va bene così! La regina può tradirmi, il mio primo cavaliere può tradirmi, ma so che tu non lo farai …"

Artù aveva gli occhi lucidi. Deglutì, si staccò dall'altro e si ricompose. 

'Mai, Artù. Non lo dimenticate!' rispose Merlino emozionato.

Artù cominciò a camminare un po’ più velocemente verso la locanda. Così poteva avere qualche minuto in più da passare da solo con Merlino. Sentiva il bisogno di recuperare tutto il tempo lontano da lui. Con nessun'altro si sentiva così a suo agio. Nessuno lo faceva stare tanto bene. E il pensiero che fosse lo stesso anche per Merlino, acuiva il piacere dello stare insieme.

Com'era possibile? 

'Merlino, non offenderti ma devo chiedertelo … tu non usi la tua magia per tenermi legato a te, vero?'

'No, mai! Che razza di persona sarei?' rispose il mago senza alcuna esitazione.

'Non te l'ho chiesto per questo, ma perché la tua amicizia da sola è in grado di consolarmi di tante cose … forse persino della mancanza di una donna...'

Merlino rise. 'È il complimento più grande che mi abbiate mai rivolto. Solo … non andrei in giro a riferirlo ad altri, se fossi in voi!'

'Stupido!' ridacchiò Artù.

'Ma per me è lo stesso!' aggiunse Merlino. 'Nel senso che anch'io preferisco la vostra compagnia a quella … degli altri.'

Artù si fermò riflettendo. 'Credi che sia una cosa strana?'

Merlino esitò un attimo.

'Non lo so… forse! Ma se uno è felice, cosa importa?'

















 

*Volutamente ho lasciato cadere la questione sulle notti insieme passate da Lancillotto e Ginevra. Forse Lancillotto ha mentito oppure no. È così poco importante ormai che non interessa più a nessuno, nemmeno a Johanna, se non per salvare la faccia.

** Nella foga del momento Merlino dimentica le formalità e dà del tu al re.




 

Epilogo molto più lungo degli altri capitoli, ma non me la sentivo di dividerlo a metà.

Per quando riguarda la storia dei natali di Lancillotto mi sono rifatta un po' ad una delle antiche versioni classiche, mentre il resto è inventato da me (v. lady Johanna).

Con tutto il mio cuore era la frase che Ginevra disse ad Artù per dichiararsi. Ma è una frase molto bella e non credo che Ginevra abbia l'esclusiva. Ho voluto usarla per Merlino perché secondo me riflette perfettamente i suoi sentimenti per Artù.

Ringrazio di cuore chi ha letto fino a qui.

 
  
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