Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Kadiri95    13/02/2023    0 recensioni
I casi di abusi e violenze sessuali nelle forze armate sono pericolosi per la nostra sicurezza. Oltre a essere un crimine vergognoso e scandaloso, mina la fiducia tra i militari e di fatto renderà e ha già reso le nostre forze armate meno efficaci di quello che potrebbero essere. I soldati che commettono atti di violenza sessuale sono soldati che tradiscono l'uniforme che indossano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymans Breda, Jean Havoc, Riza Hawkeye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I casi di abusi e violenze sessuali nelle forze armate sono pericolosi per la nostra sicurezza. Oltre a essere un crimine vergognoso e scandaloso, mina la fiducia tra i militari e di fatto renderà e ha già reso le nostre forze armate meno efficaci di quello che potrebbero essere. I soldati che commettono atti di violenza sessuale sono soldati che tradiscono l'uniforme che indossano. . . . . . . "Levatemi le mani di dosso - li minacciò- o ci saranno delle conseguenze” “O andiamo Tenente...!- mai il suo grado era stato pronunciato con un tono tanto sprezzante e carico d’odio. - “Solo perchè sei la cagnetta di Mustang credi che potremmo subire chissà quale castigo divino? Con tutte le bamboline che possiede non credo che gli importerà se gliene rompiamo una... - si interruppe squadrandola in modo disgustoso - anche se...con il corpo che ti ritrovi devo ammettere che sarebbe difficile sostituirti” “Potrei dire lo stesso di voi in fondo. - continuo con voce incolore lei, mantenendo quel controllo che la distingueva e ignorando quelle ultime parole, nonchè le mani fastidiosamente poste sotto il suo seno- di due eunuchi come voi l’esercito può tranquillamente farne a meno. Ve lo sto dicendo per l’ultima volta caporale; levatemi le vostre luride mani di dos..” uno pugno improvviso le colpì la guancia destra. Il colpo era stato talmente forte da aver fatto perdere la presa al sergente, che fino a quel momento aveva continuato a stringerle fastidiosamente le braccia, facendola cadere a terra. “Adesso basta, stronza!” esclamò il sergente allungando la mano verso di lei e afferrandole violentemente il collo e sbattendola per terra “Sono sicuro che sei una di quelle a cui piace violento non è così? Ne sono sempre stato convinto... sin dai tempi dell’accademia” Li conosceva dall’accademia e ricordava ogni cosa; ricordava le occhiate nei corridoi, i sopprusi durante le esercitazioni e quei sei pazza? Ti sarai sbagliata detti per confonderla, per indurla ad autoconvincersi che andava bene, che erano cose naturali nell’esercito, che tra “compagni” si usava così; ma oggi come allora lei sapeva che non era giusto...come non era giusto quello che stava accadendo -Vediamo di capire quanto è schifosamente fortunato Mustang o chiunque altro ti scopi in quella squadra” e continuò a toccarla senza vergogna e lei si sentì persa come non mai, il perchè? Invidia. Perchè lei era più forte, lo era sempre stata, più di loro. Mai una volta era crollata, nemmeno in guerra. Mai si era lasciata prendere dallo sconforto o dalla malinconia quando era lontana: ne in accademia ne mai! E questo bruciava; perchè una donna non poteva emergere più di un uomo, non all’interno dell’esercito di Amestris. Perchè lei era il Tenente Riza Hawkeye! Perchè lei era qualcuno e loro non contavano nulla... e lo sapevano... Aveva affrontato e visto ogni orrore possibile, aveva provato sulla propria pelle il dolore; ma l’angoscia che derivava da quel momento la stava inglobando. Non era solo una violenza fisica... quella sapeva cos’era, sapeva affrontarla, sapeva gestirla, l’aveva sempre fatto; ma quello era diverso... quel tipo di odio, di violenza sapeva che le avrebbe lacerato l’anima e questo non poteva permetterlo. Click Un suono cosi familiare, giunto li, per aiutarla. Ad un tratto si sentì libera, il peso che gravava su di lei scomparve e il caporale svanì dalla sua vista; Jean Havoc era lì, con la mascella serrata e lo sguardo cupo dopo aver sbattuto il soldato con forza contro il muro, facendo sussultare Riza. La soldatessa, rimasta ad osservare la scena tra lo stupore e l’incredulità, si riscosse finalmente e si guardò attorno, accorgendosi di Breda che teneva il sergente per il collo.. “Direi che è il caso che chiediate immediatamente scusa al tenente Hawkeye o dovremmo usare queste- premendo ancora di più la pistola in quel punto particolarmente sensibile dell’uomo - e se non si fosse capito è un dannato ordine e ti conviene eseguirlo subito se non vuoi che ti faccia saltare le palle stronzo” “Tutto bene signora?” chiese Breda non distogliendo lo sguardo dalla scena. “Si sottotenente. Grazie” l’uomo si voltò verso di lei accennando un sorriso, per poi voltarsi nuovamente verso il mal capitato i cui gioielli di famiglia erano in balia di Havoc. “Il sottotenente Havoc non sarà bravo come Hawkeye ma ti assicuro che ha una mira eccellente e il tuo cazzo è un bersaglio abbastanza facile... per quanto piccolo” I due uomini, alquanto intimoriti sia dalla stazza dell’uomo che dallo sguardo della donna (oltre che da quel pericolo inguinale) non poterono far altro che eseguire gli ordini... . . . . . . . . . . Quell’ufficio era sempre stato per lei un porto sicuro: un’ambiente familiare, era come una seconda casa, il posto dove trascorreva la maggior parte del tempo con quella che ormai era diventata la sua famiglia; e mai come in quel momento quella definizione le era sembrata calzante. Anche il poligono di tiro lo era stato, fino a quel momento... ma non appena i due idioti erano andati via scappare e rifugiarsi lì le era sembrata la cosa più giusta da fare; per lo meno per la sua salute mentale. Fù Breda a parlare per primo. “Vado a controllare se gli altri sono già arrivati” e lanciando un’occhiata ad Havoc, il quale non aveva distolto lo sguardo neanche un momento dalla donna che ormai da mezz’ora stava seduta su quel divano senza proferire parola alcuna, lasciò la stanza. Sapeva che l’unica persona che più di tutte avrebbe potuto capire, comprendere e dare forza al giovane tenente altri non era che il suo migliore amico; Perchè magari Jean Havoc non possedeva la sagacia di Breda o la conoscenza di Falman o la gentilezza di Fury... ma con lei era sempre stato spontaneo, se stesso. Si erano sempre cercati, compresi, in un modo del tutto loro; In un modo che gli altri non avrebbero mai compreso fino in fondo... e quelle tracce di lacrime sul suo volto, quel silenzio, quello sguardo, quel livido sulla guancia e quel labbro spaccato non facevano altro che alimentare tutto ciò. “Guarda che posso camminare Havoc” “Beh non spetta a te decidere - Era stato come aspettare una bambina impacciata, che tuttavia si ostina a voler camminare da sola. Mentre procedevano per il corridoio, Riza aveva iniziato ad accusare il peso della giornata e le sue gambe iniziarono a essere stanche già dopo una ventina di metri, nonostante l’andatura calma. Fu costretta a poggiarsi più volte ad un muro. Inizialmente Havoc non l’aveva aiutata: si era limitato a lanciarle un’occhiata e a fermarsi, lasciandole il tempo per riprendersi. Sapeva benissimo che l’ultima cosa che Riza voleva era il suo aiuto; ma all’ennesimo gemito di dolore e alla successiva lacrima che vide il sottotenente, ignorando le sue lamentele l’aveva presa in braccio e si era incamminato. A Riza non restò che accettare quella particolare situazione: a quanto sembrava quel giorno era destinata ad essere considerata una damigella in pericolo. Prima salvata e poi scortata in modo cavalleresco verso casa, e solo chi la conosceva sapeva quanto odiava tutto questo; non l’aiuto o la preoccupazione che aveva letto negli occhi del sergente prima e in quelli di Havoc dopo: ma il suo essere dannatamente vulnerabile. Ma nonostante quel disagio, per la prima volta in quelle terribili ore la forza delle braccia di Havoc, il torace muscoloso sotto la giacca e quel pregnante odore di sigaretta contribuirono ad infondere nel suo spirito un sentimento di protezione. “Gli altri ci aspettano giù e sappi che sono tutti lividi. Pefino Falman si è sbottonato un pò per non parlare del colon...- ma fu bloccato improvvisamente da un gemito di lei; si fermò a guardarla e vide altre lacrime... troppe. - E’ tutta colpa nostra” “Va tutto bene Jean... ” “No! Non va tutto bene Ree! Perchè siamo un branco di coglioni e tanto per cambiare quella che finisce per rimetterci sei tu.” “Smettila! - scosse il capo lei, cercando di allontanare la voce di lui e le lacrime di lei - Per favore andiamo” Havoc la fissò per qualche secondo, in un misto di pietà, comprensione e sensi di colpa. La verità era una sola: Riza Hawkeye si nascondeva sotto l’atteggiamento marziale, la rigidità, il suo essere severa e forte e tutti si erano convinti che fosse invincibile, che non era come quelle donne che in ogni situazione di pericolo attendono di essere salvate; ma a volte quando permetteva a quel sorriso dolce di trasparire in tutta la sua delicatezza, riflettendosi anche negli occhi castani, quando concedeva momenti di calore e affetto, quasi come una madre premurosa a tutti gli altri membri della squadra, capivano quanto fosse candida quell’anima e di quanto andava protetta. Riza era bella, tanto, e aveva un carattere speciale, fatto di silenzi di sguardi, di cose non dette ma sparate. “Non ti chiederò di raccontarmi cosa è successo, non voglio sentire niente di più di quanto tu non sia disposta a dire, ma voglio che tu sappia che nessuno può farti del male e pensare di non subirne le conseguenze Lo stava ascoltato, su questo non c’erano dubbi. Lacrime silenziose continuarono a scendere lungo le sue guance, ma passarono pochi secondi prima che si trasformassero in singhiozzi disperati. - nessuno tocca mia sorella.” Havoc la abbracciò con una tenerezza incredibile e lei non ebbe esitazione ad affondare il viso nel suo petto e rimase lì a cullarla dolcemente. In mezzo a tutto quello che successe dopo, non appena arrivati alla macchina dove la squadra li aspettava e si prodigava attorno a lei ricordò solo la voce di Havoc e le parole dette prima... Aveva ascoltato decine e decine di racconti del genere: donne, soldatesse aggredite, stuprate, abbandonate a loro stesse... ma quante volte le aveva ammirate? Quante di quelle donne erano riuscite nonostante tutto ad imporsi, a denunciare, a reagire! Perchè nonostante il dolore, la violazione profonda della loro dignità e il trauma, nemmeno la violenza sessuale era riuscita a piegare quelle donne. Lo doveva a loro, lo doveva a se stessa, a ciò che era e a ciò che quella “vittoria” avrebbe rappresentato.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Kadiri95