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Autore: Asia_Black_Dragon    16/02/2023    0 recensioni
Kira, dopo essersi diplomata torna nella sua vecchia casa d'infanzia in campagna, per allontanarsi dalla città e dalle persone che ci abitano. Sembra un posto tranquillo, anche se ci sono varie leggende di cui lei ne era sempre stata interessata in giovane età, adesso invece non gli importa dopotutto non era mai stata un tipo di cui si interessava delle persone in generale è sempre stato un tipo solitario che difficilmente si fidava, ma chissà cosa succederà.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sospiro appoggiando la testa contro il vetro del pullman osservando il paesaggio scorrere sotto i miei occhi, con in sottofondo una canzone provenire dalla radio; con il brusio delle persone che parlano a voce fin troppo alta, in particolare un gruppo di ragazzi in fondo al mezzo, che non smettevano di urlare, accendendo una delle casse che si erano portati alzando il volume ad un livello tale da far spaventare due signore anziane, che cominciarono a borbottare tra di loro, lamentandosi del comportamento dei 'giovani di oggi' e di quanto fossero maleducati.  Annoiata, prendo dalla tasca il telefono e le cuffie, cercando l'unica applicazione che mi sono lasciata e premo il pulsante d'avvio così da poter ascoltare le prime note di No One di Alicia Keys. Socchiudo gli occhi, sentendo i nervi stendersi lievemente, riuscendo perfino a sentire il mal di testa alleviarsi. Non capisco il perché, ma da quando sono scesa dall'aereo le tempie hanno cominciato a battere con insistenza. Con molta probabilità è dovuto al fatto che non appena sono scesa dall'aereo, ho preso un taxi, che mi ha lasciata a un chilometro e mezzo dalla stazione più vicina. Ammetto di essermi infastidita da quel comportamento, ma armata di pazienza ho cercato la fermata dell'autobus che mi avrebbe fatto raggiungere la mia destinazione; ho letto lo schedario con tutte le linee e le loro fermate; non appena l'ho trovato quasi non potevo credere ai miei occhi, ho dovuto aspettare due ore prima che arrivasse quello giusto, che in questo momento mi sta conducendo alla mia nuova casa. La mia parte razionale e autosufficiente mi sta gridando contro, perché alla mia età dovrei avere un mezzo con cui spostarmi, ma so che sarebbe una spesa non necessaria, non posso permettermi di spendere più del necessario e anche se potessi non li spenderei a quel modo, posso sempre trovare una soluzione migliore per spostarmi. Non appena vedo la mia fermata, premo il pulsante e una luce lampeggiante appare sopra ad uno schermo, che avverte il guidatore di fermarsi. Riesco a percepire su di me gli sguardi dei presenti che si sono voltati a guardarmi, ma la cosa mi crea indifferenza. Non mi importa di quello che le altre persone pensano di me, anche il fatto che non importa dove una persona va, come si veste o di quanto qualcuno sia perfetto, le persone non si faranno mai gli affari propri. " Ma chi è? " sento dire da uno del gruppo, che aveva cercato di parlare il più piano possibile, ovviamente fallendo. Infatti, tutti lo sentirono. " Non ne ho idea. " rispose una delle ragazze, " Hai visto come si è conciato quello lì? " continuò incurante del fatto che aveva parlato con un tono normale. " Sarà un barbone. " disse l'amica coprendosi il naso, facendo una smorfia di disgusto. Per carità, non mi scalfisce ciò che dicono. Non sono così sciocca da rimanerci male, purtroppo loro sono il classico esempio di persone che non avranno mai un po' di cervello, seguiranno spesso il gregge e non importa se feriranno o causeranno dei complessi ai loro coetanei, per loro l'importante è essere idolatrati dai loro amici. Vorrei dire qualcosa, ma perché inimicarsi la gente del posto? Sarebbe controproducente e soprattutto non voglio avere fastidi di alcun genere. Trattengo un sospiro, non appena il pullman si ferma " Buonasera. " dico poco prima di scendere, sentendo le porte chiudersi alle mie spalle e ripartire finché non sparisce dalla mia vista. Conto fino a dieci, prima di rilasciare il sospiro, che avevo trattenuto. Mi volto e attraverso la strada per vedere il cancello della mia nuova-vecchia casa, osservando la rete di fil di ferro verde che formava piccoli quadri. Mi avvicino al cancello in ferro arrugginito con il passare degli anni e lo accarezzo con la punta delle dita, sentendo gli occhi bruciare e un nodo formarsi alla bocca dello stomaco. " Non puoi essere così infantile, sono passati anni. " scuoto la testa cercando di scacciare via quel senso di malessere che mi stava risalendo per tutta la spina dorsale; con il solo risultato di far peggiorare il mal di testa. Mi colpisco con entrambe le mani sulle guance, riprendendo il controllo. " Datti una svegliata, mocciosa. " prendo il telecomando del cancello dal borsone nero, premendo il pulsante riuscendo a sentire solo un piccolo rumore, prima che si aprisse con lentezza bloccandosi a metà, facendomi sospirare. " Domani dovrò fare l'inventario di ciò che ho in garage, buttare ciò che è rovinato e non posso riutilizzare. " continuo a parlare da sola come una svitata quale sono. Nel mentre, ragiono su un piano d'azione e con pazienza riesco a sbloccare il cancello dopo diverse spinte e calci. Non appena alzo lo sguardo verso il giardino, sento le spalle incurvarsi in maniera istintiva facendomi uscire l'ennesimo sospiro della giornata. Guardo le erbacce che raggiungono i miei fianchi; punto lo sguardo verso il cielo cercando di trovare la forza di non imprecare, pur sapendo che non mi dovrei sorprendere delle condizioni in cui si trova; dopotutto sono decenni, che non metto piede in questo posto e normale che questo sia ridotto così. Sono anni, che non metto piede qui dentro e mi fa sentire strana. Vorrei ridere, perché se il fuori è ridotto così, non voglio immaginarmi il dentro che disastro fosse. Beh almeno non mi annoierò. Rimetto il telecomando dentro il borsone e mi dirigo in quella che potevo definire un ammasso di sporcizia indefinita; non appena infilo il piede nell'erba sprofondo in una pozzanghera. " E che cazzo però... " sbuffo, alzando gli occhi al cielo e con estrema pazienza e attenzione cerco di ignorare questo incidente, quando sento qualcosa muoversi tra la fratta facendomi irrigidire. Se fosse un serpente o una pantegana, sarebbero guai. Non sono il ti poche si spaventa, ma non voglio iniziare con il piede sbagliato questa giornata, non è nei miei progetti. " Miao " Alzo la testa di scatto e mi guardo attorno cercando di capire da dove viene quel suono. Cosa ci fa un gatto qui? Cerco in giro con lo sguardo la fonte di quel miagolio, per poi dirigermi dove penso sia più vicino. Faccio attenzione a dove metto i piedi, facendo il giro di tutto il giardino, che non ricordavo fosse così ampio, finché con la coda dell'occhio non vedo qualcosa muoversi. Vorrei dire che non mi si addolcì per nulla il cuore alla vista di quella bellissima e adorabile gatta, che mi guarda sdraiata nell'erba che sembra avvolgerla. Il pelo è di un interessante grigio tortora, con delle striature nere che iniziavano dal collo e finivano in anelli alla fine della coda; il mento e la parte inferiore era quasi interamente bianco, se non fosse che su tre zampette erano grigie. Le porgo la mano in un gesto lento, timorosa di poter spaventare quel adorabile creaturina di fronte a me. Sorrido guardando il delicato naso roseo, che mi sta guardando con attenzione, muovendo la coda a scatti; mi fermo e aspetto che possa capire che non le avrei fatto del male. Non appena mi lecca il dito le accarezzo la testa sentendola fare le fusa. Un senso di felicità mi scalda il cuore facendomi sorridere contenta. Vorrei prenderla in braccio, ma nei suoi occhi verdi riesco a percepire la diffidenza e la riesco a capire. La osservo miagolare e al tempo stesso ringhiare debolmente, sebbene continuasse a fare le fusa. " Ehi tranquilla. " Parlo a voce bassa, piegando la testa di lato." Non ti farò del male. " cerco di sorridere, cercando di sembrare il più rassicurante possibile, sebbene posso immaginare di aver fatto più una smorfia che altro. Le porgo nuovamente la mano aspettando che la odorasse, prima di riprendere a parlare con lei. " Hai fame? Ho un po' di latte se vuoi. " La gatta continua a guardarmi, come se cercasse qualcosa; ma non passò molto tempo prima che si decidesse ad avvicinarsi e strusciarsi contro la mia mano, facendomi sorridere. Rimango ferma aspettando paziente una sua mossa, fino a quando non si nasconde sotto di me cominciando a miagolare. L'ho spaventata? Le accarezzo la testa lentamente, stando attenta a non farle male. Con gli animali c'è bisogno di avere tanta pazienza e calma, non devo affrontare le cose. " Sei molto bella. " affermo continuando a coccolarla, prima che lei mi mettesse entrambe le zampe sulla mia coscia; la prendo in braccio sentendola subito fare di nuovo le fusa, facendomi provare un senso di conforto, vorrei stare a letto tutto il giorno a coccolarla. Non capisco perché è così mansueta, i gatti randagi sono diffidenti di natura. Mi rialzo, stando attenta a tenerla per bene, mentre con la mano libera mi sistemo meglio il borsone sulla spalla, per poi dirigermi verso la porta di casa, infilando la chiave cercando di far scattare la serratura più volte, fallendo. Oh, andiamo! Riprovo a girare la tappa con fatica, tirandola un poco verso di me, prima di sentire un click e riesco finalmente ad aprirla. Devo sistemare tutto in questa casa, sarà una rottura. Guardo il corridoio facendo una smorfia, prima di riportare lo sguardo verso la gatta, che mi sta osservando. " Che ne pensi di farmi compagnia per un po'? " le bacio la fronte in un gesto istintivo " Non farti strane idee, mi annoio senza qualcuno con cui parlare. " dico infine, non aspettandomi una reale risposta. " Miao. " struscia il muso contro la mia guancia facendomi sentire un calore alla bocca dello stomaco. " Beh se vuoi stare con me ne sono contenta. " Come risposta ricevo un altro miagolio, mentre l'odore di chiuso mi fa storcere il naso. La polvere, la sporcizia e le ragnatele sono ovunque, il vecchio acquario ha la melma al posto dell'acqua. Ciò che mi fa incurvare di più le spalle è il pavimento, che ha diversi buchi rattoppati un po' ovunque, ma quelli più preoccupanti sono poco dopo l'entrata dove la parete mostrava le tubature del lavandino e il sotto c'è del cemento che praticamente ha ceduto con il passare degli anni, mentre l'altro si trova davanti alla porta del bagno sebbene è in condizioni pessime, riesco a sentire un odore poco rassicurante provenire da lì. Sospiro per l'ennesima volta, dirigendomi verso una delle stanze per aprirne le finestre. Chiudo gli occhi non appena il leggero venticello, mi accarezza il viso facendo al contempo circolare l'aria nella stanza. Apro le diverse stanze trovando tanta polvere quanto le ragnatele. Scrollo la mano ogni volta che una ragnatela mi si attacca, facendo una smorfia. Mi volto e incrocio lo sguardo della gatta, che era seduta composta sul materasso plastificato a osservarmi. " Hai una ragnatela sulla testa. " mi avvicino togliendogliela e come risposta ricevo un miagolio lamentoso, che mi fa sorridere debolmente. " Non ti conosco, ma posso immaginare che tu voglia ciò che ti ho promesso, non è vero? " Non aspetto una sua reazione, così mi dirigo in cucina prendendo in uno dei cassetti un piatto di coccio, dove c'era stilizzato un disegno di un sole e di una luna; senza aspettare oltre ci verso il latte che avevo preso dal borsone. La guardo mangiare e mi viene istintivo osservarla. " Mi consideri matta, non è vero? " Nel mentre che mangia apro lo sportello sotto al lavandino notando che per fortuna ci sono ancora i prodotti per pulire e che sono ancora utilizzabili; cerco tra il mucchio di strofinacci che ci sono trovando - per fortuna - un secchio e degli stracci per pulire per terra. Sfilo l'elastico che ho sul polso per legarmi i capelli in una coda alta, per poi indossare il berretto nero. Prendo il necessario cominciando a spolverare la mia stanza, la sala e la cucina per poi pulire le altre stanze in assoluto silenzio, mi fermo solo quando la gatta miagola e chiede attenzioni per poi mettersi a dormire sull'acquario che ho precedentemente pulito e fare i bisogni fuori, lasciandomi fare le faccende in tutta tranquillità. Quando mi rendo conto che il sole sta tramontando, provo ad accendere l'interruttore della luce sentendo un leggero sfarfallio, prima che tre su cinque lampadine scoppiassero facendo sussultare me e alzare la testa di scatto alla gatta, che si è messa in tensione. " Mi pareva strano che non si rompeva nulla. " sospiro, andando verso il pannello centrale tirando giù la levetta, così da evitare altri problemi elettrici. Voglio evitare di dovermi svegliare e occuparmi di un corto circuito, che potrebbe causare un incendio. " Pensavo che avessero fatto l'annullamento del contratto. Spero di non dover pagare nulla. " Raggiungo la mia stanza e guardo la libreria vuota che a breve riempirò appena i traslocatori arriveranno. Porto la mano sul materasso del letto matrimoniale dove ho messo delle coperte azzurre e i cuscini dello stesso colore, ho messo un lenzuolo per un letto singolo ai piedi del letto così che la gatta ci avrebbe potuto dormire. La prendo in braccio portandola sul materasso, osservandola farsi le unghie per poi sdraiarsi chiudendo gli occhi. " Sei davvero bella, che ne pensi se ti chiamo Morgana? " le accarezzo la pancia dove sento muoversi qualcosa. " Ma che diamine. " riprendo ad accarezzarla, premendo leggermente il palmo della mano sulla sua pancia sentendo una pressione che mi fa spalancare gli occhi e sorridere " Sei incinta? O Dei, come facciamo? Come devo comportarmi? Non ho mai visto un parto, e se i gattini mi odieranno? Come faccio Morgana? " mi porto le mani sulle guance con la diretta interessata che miagola muovendo piano la coda ignorandomi preferendo dormire. Oh  beh, si vedrà meglio che la porto dal veterinario al più presto così mi regolerò. Mi alzo andando verso la sacca, prendendo dei pantaloncini, una canottiera, l'acqua, il dentifricio e lo spazzolino. Spengo il telefono dirigendomi verso il bagno aprendo il rubinetto dove l'acqua sporca esce facendomi sospirare. Mi rifiuto anche solo di toccarla, domani provvederò a sistemare le tubature. Mi lavo i denti con l'acqua della bottiglia, per poi indossare il pigiama facendo un elenco di quello che devo comprare, per poi tornare a letto spegnendo la luce per poi mettermi sotto le coperte. Sono tornata a casa, eh? Porto il braccio sugli occhi, cercando di non sospirare per l'ennesima volta, tentando di prendere sonno. Una serie di immagini cominciarono a riempirmi la mente, alcune tranquille e rilassanti, altre invece mi fecero girare in diverse posizioni sul materasso, facendomi portare le gambe al petto sebbene il caldo asfissiante che sentivo mi fece storcere il naso. Ovviamente, doveva fare caldo proprio adesso, con la mente che non mi lascia un attimo di pace. Mi alzo di scatto e prendo dalla borsa una pasticca di valeriana che ingoglio senza pensarci due volte, prima di tornare a letto riuscendo ad addormentarmi poco dopo sperando di non sognare nulla.  Angolo Autrice: Ehilà, sebbene in ritardo vi dico buon anno miei vari lettori, vi chiedo scusa se non ho continuato la storia, ma spero - incrociando le dita - di continuarla.  Ringrazio tutti voi per continuare a leggere questa storia...  Adoro ognuno di voi per questo ❤
   
 
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