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Autore: Mnemosine__    19/02/2023    0 recensioni
"Al papà non piacciono molto le medicine." Mugugnò Morgan. "Starà bene anche senza?"
Peter sospirò. "Temo di no ma... sai – potremmo mascherarle – possiamo infilare le pastiglie e gli sciroppi dove... dove non se li aspetterebbe mai, che dici?" cercò di sorridere.
"Mettiamoli nei ghiacciol... – ouch!" Morgan strinse entrambi i cordoncini della felpa con le mani, tirandoli davanti al viso e stringendo il cappuccio intorno alla testa, scompigliandosi i capelli.
Peter sorrise, stringendo le labbra per non ridacchiare e si affrettò ad aprire il cappuccio e riposizionarlo sulla schiena della bambina, cercando poi di appiattire e sistemarle i capelli sulla testa. "Direi che è un'ottima idea, così lo inganneremo di sicuro."
Missing moments di "Di ritorni ed attacchi di panico"
[What if post endgame]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia'
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Un braccio d'acciaio? Fichissimo, amico!

 

Peter strinse tra le dita il pastello, mentre lo passava sul foglio. Davanti a lui Morgan faceva lo stesso, concentrata sulla propria opera. Alzò lo sguardo verso il trio di soldati, seduti su uno dei due divanetti vicini alla televisione, impegnati a guardare il sesto episodio di Star Wars.
Lo sapeva, lui, che i tre si erano offerti di fargli compagnia per controllarli. Pepper e Rhody, insieme alla Pantera Nera, ed aiutati da Happy e zia May, si erano chiusi in un’altra stanza per cercare di gestire le telefonate dei capi di stato, dei giornalisti e delle organizzazioni militari di tutto il mondo che da quella mattina avevano iniziato a chiamarli senza sosta.
 
Effettivamente, come lui, probabilmente moltissime persone erano ricomparse il giorno prima proprio dove erano sparite, e di sicuro avevano trovato le famiglie, le case, tutto diverso. Forse sarebbe dovuto scendere per le strade di New York per dare una mano alle forze dell’ordine ma, da quello che aveva capito quando aveva cercato di origliare da dietro la porta, la prima cosa da fare sarebbe stata decidere cosa dire al mondo e mettere d’accordo tutti gli enti, le istituzioni e le agenzie mondiali.
L’esercito aveva già predisposto molti capannoni, tende, assistenza medica nei grandi spiazzi, nei parchi, per accogliere i nuovi sfollati.
Scosse la testa. I governi non conoscono le persone. Come Spider-man, Peter era sempre in contatto con la gente, specialmente chi aveva bisogno di aiuto. E sapeva perfettamente che in quel momento sarebbe servito un aiuto tempestivo e una risposta chiara e veloce a tutte le domande che chi era tornato di sicuro si stava facendo, senza aspettare che i governanti si mettessero d’accordo.
 
Sbuffò, tornando al proprio lavoro. Doveva capire come poter attualizzare l’idea che gli era venuta quella mattina, prima di proporla agli altri.
Il signor Stark li aveva salvati, ma ci aveva rimesso il proprio braccio e probabilmente, da quello che gli aveva spiegato il signor Stange prima di andare a riposare con gli altri, anche parte delle funzioni motorie di tutto il lato destro del corpo. Se ci fosse stata una possibilità di ridargli almeno il braccio, così da permettergli di abbracciare sua figlia come prima, Peter l’avrebbe trovata.
“Se la forza di questo… mhmm, non resisterebbe così…” borbottò Spider-man guardando i segni che aveva tracciato sulla carta. Strinse le labbra, accartocciando il foglio in uno scatto di stizza e lanciandolo nel cestino, insieme a tutti gli altri disegni che aveva fatto nelle due ore precedenti.

I Guardiani si erano ritirati nelle loro camere ed erano usciti solamente per prendere i panini del pranzo.
Carol Denvers era volata via dopo una telefonata privata mentre loro visitavano il Signor Stark e, a detta di Rocket, la donna era visibilmente scossa.
Peter tamburellò il pastello sulla mano, cercando di riflettere.

Quando erano entrati nella stanza dove il signor Stark riposava, Peter non aveva potuto fare a meno di buttare l’occhio sul moncherino fasciato del mentore, cercando di imprimere nella memoria fino a dove i medici avevano tagliato e dove lui avrebbe potuto appendere o attaccare il braccio meccanico.
Anche quando Morgan era salita sul letto e aveva mostrato al padre il disegno, fiera della sua opera, e aveva chiesto a Peter di attaccarlo alla parete con una ragnatela, la mente del più grande stava già iniziando ad impostare un progetto di base.
Un braccio non era un robottino come quelli che aveva costruito in laboratorio. Doveva rispondere agli impulsi nervosi del mentore, non doveva essere troppo grande o pesante e soprattutto non avrebbe dovuto rischiare di rompere o fare del male a qualcuno stringendo le dita della mano. Certo, il signor Stark gli aveva fatto riparare Ferrovecchio, ma un droide era molto diverso da quella che, in sostanza, era una protesi ad alta tecnologia.

Era così assorto nei propri pensieri che quando Steve lo chiamò dal divano, Peter saltò sul posto e ruppe il pastello “Ehi, Peter.” 
“Oh. Scusa Morgan.” Disse verso la bambina, prendendo le due metà della matita tra le dita. “Non volevo.”
“Non importa. Ne ho un sacco.” Rispose la bambina, porgendogli una matita rossa. “Tieni questa.”
Peter sorrise riconoscente e si voltò verso il capitano.
Vide Steve tentennare, quindi Sam Wilson prese la parola. “Tornare deve essere stato difficile.” Spense la televisione. Peter non si era accorto che il film si era concluso e che ormai i titoli di coda stavano scorrendo sullo schermo da dieci minuti. “Se vuoi qualcuno con cui parlare, di qualsiasi cosa… Steve ha lavorato con le persone che erano rimaste dopo lo schiocco ed io mi occupo – mi occupavo dei soldati che tornano dal fronte.”
“Quando ti sentirai pronto, potremmo parlarne.” Aggiunse il capitano. “Con chi preferisci.”

Peter batté le palpebre un paio di volte. “Oh.” Di che cosa avrebbe dovuto parlare? Era tornato in un mondo che era il suo, ma che in realtà non lo era più. La sua famiglia si era inspiegabilmente allargata, aveva perso la casa, aveva una sorellina più piccola e il suo mentore era addormentato nella stanza di un reparto ospedaliero. E lui voleva costruirgli un braccio nuovo. Di metallo. Perfettamente funzionante. 
“Non adesso.” Si premurò di dire Sam “Con calma, più avanti.”
Peter arrossì fino alla punta delle orecchie, probabilmente sulla sua testa era spuntato un fumetto come quello dei cartoni animati che mostrava il gran macello presente nella sua testa.

“Però per qualsiasi altra cosa, anche solo per discutere di Star Wars, puoi venire da noi. Non credo di riuscire a fare discorsi complessi su questi film, perché non ho capito molto, ma posso provarci.”
Peter si mordicchiò l’interno della guancia, per poi prendere coraggio.
“Signor Barnes… posso – posso chiederle una cosa?” sbalordì tutti.

“Lui… vuoi… lascia perdere.” Balbettò Farcon.
Vide il soldato sbattere gli occhi, sorpreso di quella richiesta. Si schiarì la voce. “Ehm… certo.”
Peter si alzò in piedi, stringendo il foglio e la matita rossa che Morgan gli aveva prestato e camminò velocemente verso il divanetto.
“Io – potrei vedere il suo braccio?” chiese, stringendo le labbra e cercando di mascherare il rossore sulle guance.
“Il mio… Ok.” James Barnes si voltò a guardare gli amici, visibilmente stupito, mentre si sfilava la felpa.
“Ecco… io stavo pensando – potrei costruire un braccio come il suo per il signor Stark, ma non so esattamente come fare – sempre che non voglia lei, perché userei il suo come modello e…”

“È a questo che stavi lavorando nelle ultime due ore, Peter? È una cosa meravigliosa.” Lo bloccò Steve, girando la testa per adocchiare il cestino pieno di fogli scarabocchiati.
“Concentrarti su un lavoro potrebbe farti bene.” Aggiunse Sam.
“Si, ma non riesco a capire come poter creare dei recettori di metallo e fare in modo che captino gli impulsi nervosi organici e…”
“Va bene, certo. Ma io non so niente di questo.” lo bloccò l’ex soldato d’inverno picchiettando il dito buono sul braccio di vibranio. “Dovresti chiedere ai wakandiani. Alla principessa, magari.” 
“Alla principessa Shuri?” fece eco Spider-man.
Il signor Barnes annuì. “Se vuoi dare un’occhiata a questo… beh sono qui.” Propose dopo un’eloquente occhiata di Steve.
“Io… ok. Grazie.” Stese il foglio sulle proprie gambe. “Wow.”

Le tre ore successive, Peter le passò a chiedere al signor Barnes di muovere il braccio meccanico, stringere e aprire le dita, spostare oggetti. E Peter copiava su ogni foglio, al primo se ne erano aggiunti molti altri, qualsiasi variante di movimento delle placche di metallo.
Mentre loro erano intenti a ricopiare, con l’aiuto di Captain America – che si occupava solo del disegno, mentre Peter annotava dati numerici – ogni cambiamento, Sam si era seduto per fare compagnia alla bambina ed i due erano finiti per prendere il tè insieme.
 
“Abbiamo fissato una conferenza stampa per domani.”
Peter alzò lo sguardo per vedere Pepper e Rhody sbucare dal corridoio.  “E invitato le maggiori testate giornalistiche del mondo, ma non possiamo garantire che saranno gentili.”
Pepper si rivolse a Steve, guardando con sguardo curioso la miriade di fogli sparsi sul pavimento. “Dovresti parlare anche tu.”
“Farò tutto il possibile per aiutare.” Garantì il capitano.
“Alcuni di noi dovranno mostrarsi al pubblico. Dobbiamo rimanere uniti.” Spiegò Rhody. “Sam, Barnes, Banner quando si sarà svegliato, Strange, magari i Guardiani. Carol è sparita. Wanda, dovremo avvertirla, è ancora di sopra?” elencò.
“Non è scesa.” Rispose Steve.
“Ottimo.” Aggiunse Happy.
“Dov’è Thor?” chiese May, guardandosi intorno.
“Gira per il palazzo.” Rispose Sam, mentre muoveva il cucchiaino nella tazzina. “Il procione gli ha nascosto le birre.”

Peter si morse un labbro “Ed io?” Spider-man era uno dei pochi eroi che era rimasto ad occuparsi di furti, incendi, i problemi della gente normale. Le persone di lui si fidavano, forse perché era quello che si occupava davvero di loro. Certo, fermare alieni viola con la mania per le gemme e cyborg pazzoidi era un lavoro da Avengers, ma forse in quel momento lui poteva veramente dare una mano, anche solamente per portare speranza agli sfollati.
Pepper scosse la testa. “Meglio di no. I giornalisti sanno essere delle carogne, a volte.” 
Peter scarabocchiò un piccolo ragnetto sul foglio davanti a lui. Effettivamente, lui ci sapeva fare con le persone, ma ogni volta che qualcuno lo fermava per fare un’intervista, lui iniziava a balbettare cose senza senso.

“Io e mia sorella torneremo nel Wakanda questa sera.” Li informò T’Challa. “Mia madre… è rimasta da sola, per tutti questi anni. Ed ora è da sola ad affrontare tutto questo nel nostro paese. Dobbiamo tornare.”
“Avete bisogno di un passaggio?” chiese Happy.
“Non serve.”
Zia May si sedette vicino a Morgan, mentre la bambina offriva del tè immaginario anche a lei, cosa che Sam interpretò come occasione per alzarsi e sgranchirsi le gambe.

Peter guardò il braccio di vibranio del Signor Barnes. “T’Challa, Signor Pantera, posso – non so come chiamarla, signore ma… Posso parlarle?” chiese rivolto all’uomo.
“Cosa ti serve, ragazzo?” il sovrano gli andò incontro, facendo attenzione a non calpestare i fogli sparsi sul pavimento.
“Ecco… signore – io ho…” Guardò Pepper e Rhody, che erano rimasti al di là del tavolo ma che lo guardavano, curiosi.  “Potete venire anche voi?” chiamò.
“Il signor Stark ha perso il – sa…” balbettò, abbassando la voce perché Morgan non lo sentisse. La Pantera si inginocchiò al suo fianco, mentre Steve e Bucky si spostavano per far vedere i disegni agli altri tre.
“È da stamattina che ci penso, se – potrei provare a creargliene un altro. Il signor Barnes ha – e lo posso usare come modello, se solo riuscissi a capire come collegare il braccio al corpo.” Disse sottovoce, mentre guardava Pepper maneggiare i fogli.

“E lo so che i wakandiani sono – cioè sono i vostri segreti e le vostre scoperte ma – della tecnologia, ma se potessi sapere come avete fatto – beh, forse potrei costruirne uno per il signor Stark.” Prese in mano un foglio dove aveva scarabocchiato, con l’aiuto di Steve, il primo braccio a cui avevano lavorato. “Credo di aver capito la struttura di base di quello del signor Barnes, ma…”
“Pete… hai… lo faresti davvero?” chiese Pepper, un foglio per mano, mentre lo guardava con gli occhi lucidi.
Peter arrossì. “Beh… probabilmente il signor Stark se ne potrebbe fare uno da solo, però, ecco – avevo pensato che potesse fargli piacere averne uno subito.”
Pepper si allungò verso di lui, scompigliandogli i capelli con la mano. “Grazie, Pete. Grazie.”

“Io non conosco questa tecnologia. Ma puoi parlare con Shuri.” Disse T’Challa. “È lei che si occupa della ricerca tecnologica in Wakanda. Ti lascio il suo numero, anzi.” Si sfilò il braccialetto che teneva al polso. “Prendi questo, così potrete passarvi tutti i dati.” Mise le perle in mano a Spider-man.
“Quando avrai bisogno del vibranio per Iron-man, non esitare a chiederlo. Lo porterò personalmente.” Aggiunse, mentre Peter lo guardava con occhi brillanti, cercando di razionalizzare quello che il sovrano gli aveva appena detto. Il signor Stark avrebbe avuto un braccio nuovo. E se ne sarebbe occupato lui.
“Che ficata!” si lasciò scappare, mentre guardava le perle kimoyo.

T’Challa rise, insieme a Steve e Rhody. Peter notò Bucky cercare di nascondere un piccolo sorriso.
La Pantera gli mise una mano sulla spalla. “Iron-man se lo merita. E tu sei un bravo ragazzo. Ti chiamerà mia sorella quando ci saremo sistemati.” Sorrise, per poi alzarsi in piedi ed avvertire che sarebbe andato a controllare se Shuri si fosse svegliata.
Effettivamente, la principessa e i tre medici avevano lavorato per una notte intera, per salvare la vita al signor Stark. Era giusto che avessero passato la giornata a riposare.
“Hai bisogno di noi, Queens?” chiese il capitano, indicando i fogli. “Altrimenti daremmo un occhio al frigorifero per la cena.” 
“Posso farlo io.” si offrì May.
“Non serve!” e “No, grazie!” dissero in coro Peter ed Happy verso l’offerta della donna. 
“Ok, Ok. Allora largo agli uomini.” Rispose lei alzando le mani e additando Steve, Sam e Bucky.
Peter scosse la testa, ridacchiando.

 “Ehi, Peter.” Lo chiamò Pepper, che stava raccogliendo i fogli sparsi in un plico ordinato. “Non sarebbe meglio andare nel laboratorio di Tony, senza fare tutto a mano?”
Peter la guardò intensamente. “Ma è del signor Stark. Non ho mai – senza di lui…” 
“Tony avrebbe voluto che ne avessi uno tutto tuo. Intanto puoi usare quello che c’è qui. Friday potrebbe darti una mano e puoi riattivare Karen, che dici?”
Peter sussultò. Un laboratorio tutto suo. Era abituato a lavorare insieme al signor Stark, nel vecchio laboratorio del Complesso Avengers, ma era lo spazio del signor Stark, con le cose del signor Stark e soprattutto con la supervisione del signor Stark. E Karen. La sua Lady Costume era spenta da… da quando aveva lasciato la Terra sull’astronave aliena. Accidenti.

“Chi è Karen?” chiese Morgan, mentre versava il tè immaginario in due tazzine e le sistemava su un piccolo vassoio.
“È come Friday di papà, tesoro, ma aiuta Peter.”  Spiegò Pepper, porgendo tutti i fogli a Spider-man.
“Capito.” Disse Morgan, mentre camminava concentrata verso i due cecando di non far cadere le tazze dal vassoio.
“Abbiamo preparato il tè.” Sentenziò. 
“Oh. Grazie, Morgan.” Ringraziò il più grande, accettando la tazzina. Fece finta di bere facendo rumore. “È ottimo!”
“Non si fa rumore quando si beve, fratellone.” Lo rimbeccò lei, mentre Pepper si portava la tazzina alla bocca e faceva lo stesso, ma senza effetti sonori. “Non è da vere signorine fare rumore.” Annuì.

“Ah, quindi non sono una vera signorina?” chiese lui, rivolto verso la bambina.
Lei rise e scosse la testa, dondolandosi sui talloni. “Tu non puoi essere una signorina, Peter. Puoi essere un gentiluomo.” Spiegò. “Però prima devi imparare le buone maniere.” 
“Ah, ho capito. Giusta osservazione.” Rise Peter. “Allora mi dovrai invitare la prossima volta che farai il tè.”
 
 
Buona domenica a tutti :) 
Avviso di servizio: siccome la prossima settimana ho l'ultimo esame non so se riuscirò ad aggiornare come al solito sabato o domenica, quindi al massimo il prossimo capitolo arriverà la settimana dopo. 


 
   
 
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