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Autore: MusicAddicted    21/02/2023    0 recensioni
Gaia pensa di avere un giorno libero.
Gaia è fidanzata con Matthew James Bellamy.
Gaia è una 'povera' illusa.
Un tuffo nel passato per far rivivere una coppia di cui sento troppo la mancanza (con un BellDom hints, però, perché quello non può mai mancare)
Questa storia partecipa alla 'Reverse Challenge' del gruppo @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaia Polloni, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Setting: Moltrasio (CO), 2006
Pairing: Matt/Gaia ma con del BellDom implicito, altrimenti che realismo è? LOL

 

 

NOTA  IMPORTANTE:

Internet è un mondo strano ed imprevedibile, quindi, semmai questa storiella dovesse giungere a te, straordinaria Gaia, spero tu non te la prenda, vuole essere solo un omaggio a quanto tu e Matthew, in quegli anni, siate stati una coppia meravigliosa, a quanto mi abbiate fatto sognare.
Siete stati una favola bellissima, alla quale però è mancato il lieto fine, sigh.
Auguro ad entrambi ogni cosa bella e gioiosa!



Disclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene, è tutto inventato di sana pianta e nessuno mi paga per questo, il feedback è la mia unica moneta ^^'
 

cover-note-discordanti

 

Note Discordanti

 

Gaia rilesse l’ultimo paragrafo della sua relazione di psicologia comportamentale che avrebbe esposto nei giorni seguenti.
Poteva ritenersi soddisfatta, da ogni punto di vista.
La sua specializzazione all’Università stava andando a gonfie vele, questo le avrebbe spianato la strada per una carriera promettente nel campo che aveva sempre prediletto.
Questo la rendeva l’orgoglio dei suoi genitori, quindi una figlia modello.
Al contempo era anche una fidanzata impeccabile, perché faceva sempre del suo meglio per conciliare i suoi numerosi impegni e raggiungere in qualche data il suo ragazzo, nonché il frontman di un’alternative rock band dal successo ormai quasi mondiale.
Il che significava che le date non erano state poche, così come i posti in giro per il mondo che lei aveva visto insieme a lui.

Il suddetto fidanzato era partito all’incirca un paio di ore prima, alla volta dell'aeroporto, per delle partecipazioni a delle trasmissioni Inglesi volte a promuovere il nuovo album ‘Black Hole and Revelations’ da poco uscito.

Non erano veri e propri concerti, quindi lo aveva lasciato andare per conto suo.

Niente impegni studenteschi o lavorativi.
Niente impegni familiari.
Niente Matt, perché, per quanto lo amasse, era una presenza piuttosto ingombrante.
Un paradosso, vista la sua costituzione davvero mingherlina.

Tuttavia, per Gaia aver casa libera e un po’ di tempo per sé significava solo una cosa.
Salì in camera, aprì l’armadio dei vestiti dove, riposto sul fondo c’era qualcosa a lei molto caro.
Aprì la custodia che proteggeva il suo basso dalla polvere, lo imbracciò e si sedette sul letto.
Giusto il tempo di accertarsi che fosse accordato propriamente, poi lo collegò all’amplificatore e accarezzò le corde con le lunghe dita affusolate.

Pochi secondi dopo, le note di ‘Piccola stella senza Cielo’, una delle sue canzoni preferite, riempivano la stanza.

Teneva gli occhi chiusi, per questo non si accorse di qualcuno che la stava osservando da un po’ e, armato stranamente di chissà quale pazienza, aspettò fino alla fine della canzone, prima di palesarsi.
 

“Ma tu stai suonando! E anche piuttosto bene!” esclamò quel certo qualcuno, in Inglese, ovvio, perchè nonostante la sua permanenza pluriennale in Italia le parole che conosceva in quella lingua si contavano sulle dita di una sola mano.

 

Era Gaia che aveva dovuto far imparare al suo Inglese dapprima zoppicante come correre, per riuscire a comunicare con l’amato.
 

Tuttavia, aprendo gli occhi di scatto, quello che emise fu solo un urlo, comprensibile in ogni lingua, col basso che per poco non si accasciò, sul pavimento, se non fosse riuscita a mantenere salda la presa.

“Matthew James Bellamy! Si suona il campanello, prima di entrare!” lo rimproverò lei, cercando di riprendersi dallo spavento.

“Ma questa è casa mia!” si mise sulla difensiva lui.

Di male in peggio.

 

“Nostra, se permetti, dopo quasi tre anni la considero anche un po’ mia.”

La sua esile figura che si erse in piedi, le braccia incrociate all’altezza del petto, lo sguardo truce, il piedino che batteva compulsivo sul pavimento.

A Matthew non serviva essere uno psicologo per capire che Gaia era arrabbiata.

“Ma certo, amore, casa nostra.” rettificò lui, avanzando di qualche passo. “Anzi, è più tua che mia, considerando quante volte manco io.” ridacchiò per stemperare la tensione, con la mano che passava nervosamente fra quei capelli un po’ castani, un po’ biondi, reduci di una qualche tinta che nemmeno lui ricordava più.

 

“E comunque io il campanello l’ho suonato, ma tu per via del basso non mi hai sentito.” aggiunse lui, con un’espressione talmente innocente che lei perse ogni voglia di fargli la guerra.

“Touché,” gli sorrise.

“Andiamo, piccola, non sei nemmeno un po’ contenta di rivedermi?” si imbronciò lui.

Fu Gaia ad avanzare verso di lui, quanto bastava per colmare le loro distanze.

“Certo che sì, io son sempre felice di vederti.” sussurrò lei, a un soffio dalle sue labbra, prima di avvolgergli le braccia attorno al collo e baciarlo a fondo.

 

“Mm… ora va decisamente meglio.” sorrise lui contro le sue labbra, stringendola più a sé.

“Ti prego, non è un’accusa, né una lamentela, solo che vorrei capire… non avevate quelle interviste…”

“Le avevamo, ma stamattina Chris si è svegliato con un febbrone da cavallo, un regalo dei suoi  pargoletti… fatto sta che il medico gli ha imposto una settimana di riposo; quindi tutto rimandato.”

“E da quando Chris dà un contributo importante nelle interviste?”

“Se ti sentisse Kelly!”

“Kelly è la prima che lo sfotte per questo!” scoppiò a ridere Gaia.

“Hai ragione e ha ragione anche lei,” ridacchiò anche Matt. “Il punto è che non c’erano solo le interviste, avremmo dovuto suonare due pezzi del nuovo album, in due diverse trasmissioni… ed ecco che Chris ritorna ad essere fondamentale.”

“Capisco. Mi spiace per la promozione, ma almeno ti ho tutto per me.” commentò lei con un sorriso furbetto che riempì il suo ragazzo di aspettative. “Solo non così in fretta.”

Le speranze e le aspettative di Matt rischiavano di essere infrante.

 

“Uh?”

“Trovati pure qualcosa da fare. Non lo so, una passeggiata lungo lago, o per i boschi o i monti, oppure va in barca, però fallo senza me…” lo esortò lei.

L’Ego smisurato del frontman non gradì molto quelle proposte, per quanto il tono della ragazza fosse stato gentile.

“Guarda che se non mi vuoi tra le scatole, basta dirlo, posso sempre andare da Dom!”

 

“Non ci provare nemmeno, che se vai dal tuo vero fidanzato chissà quando ti rivedo!” scoccò la sua frecciatina lei.
 

- Un momento. Sa qualcosa? Forse gliel'ha detto Jessica? No, impossibile, nemmeno Jessica sa nulla, Dom e io siamo sempre prudentissimi!- sobbalzò lui, per poi mascherare tutto con una risatina divertita.

-Un momento. Cos’era quel silenzio imbarazzato prima di ridere? E ha sussultato? La mia era solo una battuta.. ho davvero colto nel segno?- si insospettì lei, ma reagì solo ridendo insieme a lui.

Per entrambi era più conveniente far finta di nulla, in fondo funzionavano davvero bene come coppia, non era il caso di sconvolgere gli equilibri.

“E va bene, mi avrai a tua disposizione tutto il giorno, possiamo fare quello che vuoi,” si arrese lei, in procinto di riporre il basso nella sua custodia, ma lui le bloccò la mano.

 

“Ma no, amore, non metterlo via, anzi, puoi suonare assieme a me, volevo giusto sistemare qualche arrangiamento per i live…”

 

“Matt, amore, non è che non voglia suonare con te.. No, appunto, è proprio questo. Non voglio! Ti amo e tutto ma… tu sei un tantino perfezionista!” lo mise di fronte alla verità lei.

Un’altra batosta per il suddetto Ego smisurato.

“Questo non è assolutamente vero e te lo dimostrerò!”

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“Non ci siamo ancora!” la interruppe Matt, seduto al piano, con tanto di cuffia, perché lui è un professionista sempre e comunque. “Il riff che hai improvvisato mi piace, ma scivolerei più in là di qualche tasto e lo farei in 11/8 anziché 5/8!”

“No, Matthew, nessun altro tentativo, lo so già che non ti andrebbe bene comunque!” sbottò lei, sfilandosi la tracolla del basso e gettandolo sul divanetto lì vicino.

“Gaia, ma…”

“No e basta, è già la sesta volta che proviamo ‘Starlight’ e sai quanto la amo, no? Beh, indovina? Me la stai facendo odiare!” lo anticipò lei, esasperata.

“Ma io, io volevo solo…” mugugnò lui, togliendo la cuffia.

Gaia gli si avvicinò calma, appoggiando le braccia alla coda del pianoforte per potersi sporgere verso di lui.

“Matthew, tesoro, ascoltami: tu ed io siamo due note: bellissime, armoniose, ma che non possono stare su tutti gli spartiti, perchè su alcuni quelle note diventano discordanti, dissonanti, chiamale come ti pare, il punto è che non funzionano.” prese un lungo sospiro lei. “Lo capisci cosa sto cercando di dirti?”

Stavolta fu Matthew ad alzarsi con stizza.

“Sai che ti dico io, invece, Gaia? Che potrai suonare il tuo dannato basso quanto vuoi, perchè io levo il disturbo, probabilmente per tutto il giorno!” uscì dalla stanza e dopo qualche secondo Gaia sentì sbattere la porta di casa.

Si precipitò subito nell’atrio, sollevata quando vide il suo trolley ancora abbandonato lì dove lo aveva lasciato lui.

-Almeno non è scappato da Dominic… forse.-

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Alla fine Gaia aveva approfittato davvero della situazione per potersi dedicare al proprio basso.

Del resto non era la prima volta che litigava con Matthew e sapeva che non sarebbe stata l’ultima.

Negli anni aveva imparato a conoscerlo, sapeva che nonostante il carattere un po’ fumantino lui tendeva a sbollire la rabbia piuttosto in fretta.

Per questo non si stupì più di tanto quando verso sera le arrivò un suo sms.

‘Ciao.’

Forse un po’ asettico, ma almeno era uno spiraglio.

Lei rispose esattamente nello stesso modo, ma lui la sorprese con il messaggio successivo.

‘Mettiti il tuo miglior vestito e poi scendi’

Quando Gaia, una volta pronta, aprì la porta trovò un Matthew rimesso a nuovo: i capelli improbabili erano stati rimpiazzati dal suo bel colore naturale, al posto dell’anonima T-shirt bianca che aveva prima ora indossava una camicia e un cardigan sui toni del blu, che gli mettevano ancora più in risalto gli occhi.

 

Ma quello che colpì più la ragazza fu il sorriso disarmante che le stava rivolgendo lui.
 

“Quindi è questo quello che hai fatto tutto il giorno?”

 

“Sì, una parte. Prima dovevo farmi bello per te. La differenza fra noi due è che bella tu lo sei sempre.”

 

“Adulatore!” arrossì lei, baciandolo.

 

“Guarda che è la verità. Sei un vero incanto.” mormorò lui, ammirandola nel vestito scollato e longuette che aveva scelto, color blu notte, con le spalline, con un pellicciotto bianco ecologico per proteggersi dall’aria frizzantina della notte.

“Vieni, il taxi ci sta aspettando.” le fece strada lui.

Poco più di un’ora dopo la coppia era al tavolo di un ristorante lussuoso MIlanese che Matthew aveva prenotato e che Gaia conosceva molto bene.

“Matthew, ma questo è…”

“Il primo ristorante dove ti ho portata al nostro primo appuntamento… beh, il primo appuntamento serio. Ci siamo conosciuti in un bar, mi sembrava squallido portarti lì stasera…” le spiegò lui, grattandosi la nuca con una mano, l’altra era impegnata a stringere quella della sua ragazza.

“Ohh, Matt, a volte sei così dolce da non sembrar nemmeno vero.” si sciolse lei, sporgendosi per baciarlo, ma col giusto contegno che richiedeva un posto del genere.

“Ho pensato molto alle tue parole oggi e hai ragione: le nostre note non devono finire su tutti gli spartiti, ma solo quelli giusti, perché quando siamo su quelli giusti siamo una gran bella melodia, non sei d’accordo?”

“La più bella che si possa suonare.” annuì lei, accarezzandogli il dorso della mano.

“Matthew?”

“Mm?”

“Qualche volta possiamo suonare insieme una canzone di Ligabue?”

“Ma certo,” le sorrise affabile lui, prima di cambiare sguardo, tono e smettere di stringerle la mano. “Basta che prima mi dai il tempo di tagliare le corde di tutte le mie chitarre e di levare i tasti dal pianoforte, uno a uno, per risparmiare loro un tale scempio!”

--

FINE



Spero possa trasparire quanto io abbia davvero amato questa coppia <3 

 

Mi ricordo di aver divorato articoli su di loro ai tempi, quindi ero piuttosto informata e ricordo ancora chiaramente due particolari: Gaia suonava il basso (e credo, spero lo suoni ancora) e il suo cantante Italiano preferito era Ligabue (se col tempo avesse cambiato i gusti non ne farei una tragedia ecco, mwahah, mi sa che son più cattiva di Matt a riguardo, lol)


Questo poi è un particolare che, se vi va di spulciare una long su loro due un po’ più vecchiotta, trovate nella mia ‘Eternally Missed’ ;) , di cui non vorrei che consideraste questa storia un sequel, son due cose diverse, due modi di far vivere nero su bianco questi personaggi che amo un sacco.

Grazie mille a chiunque passerà a leggere
   
 
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