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Autore: BabaYagaIsBack    01/03/2023    0 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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XV (1)

Per i corridoi di Scotland Yard nessuno di loro osò pronunciare una parola, anche se ci sarebbe stato tanto da dire.
Nelle spalle di Suzu Whiteman si scorgeva la tensione, in quelle di Lord Julius Terry un'insolita calma che puzzava di finzione. Katarina li osservò entrambi con estrema attenzione, continuando a rimuginare sulle informazioni raccolte. Tante. Troppe.
Sul costato sentiva premere l'urgenza di approfondire la questione degli attacchi da parte di licantropi e fae, ma anche di chiedere di più su Melody e Tobias - peccato che mancasse ancora tempo prima di poter estorcere dai colleghi le risposte alle domande che le assillavano la mente.
Circospetta si guardò attorno. Molti più agenti di prima si erano radunati nei corridoi e li seguivano con gli occhi, studiandoli come se fossero criminali diretti al patibolo. Erano schifati dalla loro presenza lì, infastiditi dai profumi che indossavano e che impregnavano l'aria che si respirava all'interno dell'edificio. Non si sarebbero potuti permettere alcun passo falso, altrimenti sarebbero piombati loro addosso e dato il via a una rissa dalla quale non era certa sarebbero usciti facilmente - ma solo perché ancora non conosceva le abilità di Mister Whiteman e socio.
Qualcuno dei poliziotti sembrò caricare uno sputo nella loro direzione e istintivamente le dita di Miss Bahun si mossero, pronte ad accogliere lo stiletto ancora nascosto nella manica del cappotto. Di quel gesto però non dovette essere l'unica ad accorgersi, perché dalle labbra di Suzu, come un bisbiglio, arrivò subito un ammonimento: «Contegno, miei cari. Non è il momento.» E in un angolo recondito di sé, udendo il suo tono, Katarina comprese che la frustrazione dell'uomo, se mai fosse scoppiata una rissa, avrebbe sovrastato la sua volontà; quindi, ci sarebbe stato da divertirsi. Sforzandosi abbassò il capo per nascondere il divertimento con la tesa della bombetta, conscia che non fosse il caso di mostrarsi tanto compiaciuta della cosa e, in rigoroso silenzio, avanzarono fino all'uscita, poi lungo il piazzale sterrato e oltre i cancelli. Grosse nuvole solcavano il cielo annunciando tempesta e un vento gelido dal sapore dolce si infilò sotto l'orlo della gonna di Miss Bahun lambendole le cosce. Finalmente erano fuori, lontani da quei mentecatti che non riuscivano proprio a digerire il fatto che i vânător, per quanto a loro non piacesse, erano fondamentali; dopotutto una pistola non era sempre l'arma più adatta allo sterminio del Male.
Julius alzò un braccio, la mano guantata di pelle nera a richiamare l'attenzione di un cocchiere qualunque nella speranza che la sua diligenza li allontanasse in fretta da lì. Era  come vedere un vampiro che, accorgendosi del chiarore del cielo, d'improvviso sentisse l'urgenza di scappare. In quell'attesa, una goccia colpì la corona della bombetta di Katarina, un'altra la spalla del cappottino verde e un'altra ancora le sfiorò la punta del naso ricurvo, facendole alzare il mento. Il meteo di Londinium stava nuovamente cambiando, allineandosi con l'umore degli uomini di fronte a lei quasi gli fosse succube.

«Ci mancava questa...» Il profilo di Lord Terry si alzò al cielo con un fastidio evidente nello sguardo. Quasi non sembrava lui quel giorno. E più le informazioni si andavano snocciolando nel corso della loro uscita, più dell'uomo svampito e stralunato che le era parso si perdevano le tracce. Sotto la gaiezza dello spilungone davanti a Miss Bahun si doveva nascondere un'altra persona, un trauma forse, ma subito l'interesse della donna nei suoi riguardi svanì. Ogni cacciatore aveva qualche problema irrisolto, chi più e chi meno grave, e di certo Katarina in quel momento non aveva tempo per distrarsi con quelli di un mezzo sconosciuto che, finito quell'incarico, sperava di non rivedere. Anche se la storia dietro la sua arma... fece scivolare lo sguardo sul braccio di Julius, giù fino all'impugnatura del bastone. Era davvero di ottima fattura, nulla a che vedere con la sua pistola a ruota o il pugnale che d'improvviso si ricordò avere attaccato alla coscia. L'abitudine di indossare l'imbracatura e quelle armi ormai era tale che quasi se ne scordava. Erano prolungamenti del suo corpo, parti essenziali. Alle volte, senza, si sentiva nuda.

«Finalmente.»
Il lieve passo in avanti di Lord Terry la riportò alla realtà. Le ciglia incrostate di vasellina e galena che probabilmente aveva indosso da più giorni di quanto ricordasse sbatterono alla ricerca della diligenza, una cassa blu notte con grosse ruote di legno che si fermò innanzi ai loro nasi. Il cocchiere alla guida, vestito degli stessi colori, fece un saluto col capo stando attento a non mollare le redini e il frustino. 
«Miss, prego, dopo di voi» Julius le aprì lo sportello lasciando a Suzu il compito di dare indicazioni e contrattare sul prezzo, poi la raggiunse all'interno: «Andiamocene prima che qualche villano possa trattenerci.»
«Temete che possano farlo?» Katarina osservò un'ultima volta Scotland Yard, i mattoni a vista e le finestre dietro cui non le fu difficile scorgere le sagome dei poliziotti ancora intenti a osservarli.
Whiteman li raggiunse e la carrozza prese a muoversi.
«Non sarebbe la prima volta.»
Divertente come, pur differendo le abitudini e gli insegnamenti delle diverse Divisioni sparse per il mondo, l'astio tra forze dell'ordine e vânător restasse uguale ovunque andasse, si ritrovò a notare. Un sorriso d'improvviso provò a tenderle le labbra e svelta lo nascose passandoci sopra la lingua.
 «Bene,» disse poi, allontanando gli occhi dal panorama oltre le finestrelle e riportandoli sui suoi colleghi: «ora parliamo di cose serie, che ne pensate? Credo ci siano parecchie dinamiche da chiarire.»
«E voi non pensate di aver già avuto abbastanza informazioni per oggi?» La bocca di Suzu aveva per la prima volta, da quando erano entrati nell'area della stazione di polizia, preso una piega diversa da quella della tensione. I lati stavano provando a sfidare la stanchezza e il fastidio che il resto del suo viso non riusciva a nascondere, ma a Katarina poco importò. No, non ne aveva affatto abbastanza se doveva essere onesta. La sua mente continuava a lavorare, tessendo trame al pari di un telaio la cui stola passa svelta tra i fili pari e dispari. Doveva raccogliere altre informazioni, studiare un piano d'azione, agire riuscendo a non fregarsi come l'ultima volta, quando quel dannato mezzo orientale di Whiteman si era accorto della sua spilla mancante.
In un gesto tutt'altro che appropriato si lasciò cadere contro lo schienale imbottito della seduta, sul viso una smorfia di sfida: «Oh, voi oggi avete solo stimolato la mia fame portandomi in quell'obitorio.» Ammise, fissandolo senza tregua. No, stavolta non avrebbero evitato il discorso.
«A noi invece oserei dire che si è chiuso lo stomaco.»
Miss Bahun scosse la testa, un angolo della bocca si alzò contraendole i muscoli della guancia: «Per la Santa Vergine, che problemi avete con questo lavoro?»
«Mia cara,» Julius si protese verso di lei, l'espressione ancora contrita in contrasto con il tono pacato delle sue parole: «non si tratta di questo, davvero. Cercate dentro di voi un po' di comprensione, per noi non è una situazione facile.»
«Ma non parete nemmeno propensi a renderla tale per me, Lord Terry.»
Per qualche istante l'uomo sorresse il suo sguardo. Stava inutilmente e mutamente sperando di farle cambiare idea, di persuaderla, ma alla fine con un sospiro si lasciò andare sul sedile, arreso. Il bello di lavorare da soli era anche quello, diventare tanto cocciuti da vincere simile battaglie.
«A quanto pare ciò che si dice sui vânător appartenenti al Primo Ordine è vero...» brontolò: «non avete cuore.»

Con la stessa prepotenza di un rigurgito nella bocca di Katarina si fece strada un sapore amaro. Un cuore?, si chiese. I pochi cacciatori usciti con lei dal monastero, a dispetto suo, erano dei fervidi credenti pronti a immolarsi per quello stupido Dio e la sua Sposa, certo, ma non era sicura si potessero definire privi di un cuore. Probabilmente lo avevano ancora e batteva per i motivi sbagliati, come la fede, il compito affibbiato loro dalla Santa Sede o i cittadini innocenti che avevano così bisogno dei loro servigi; il suo, però, le era invece stato strappato a pezzi, uno dopo l'altro - e il solo pensiero di averlo ancora fisicamente in mezzo al petto la nauseava.

Ingoiò tutto.
«In questa vita non ne abbiamo bisogno, Julius... fossi in voi me ne libererei in fretta perché è solo un'esca che ci portiamo appresso. È il punto in cui affondare i denti per vincerci e i mostri là fuori lo sanno. Un cuore ci rende deboli, per questo non riuscite a guardarmi in faccia e parlare dei vostri compagni là dentro.»

Sul viso del Lord calò una maschera di sbigottimento e orrore, quasi avesse pronunciato la più atroce delle accuse. Suzu, al suo fianco, non parve da meno.

«Buon Dio, Miss Bahun!» Esattamente come a casa dell'Exilati, la personalità di Julius ebbe un cambio repentino, riportando sul suo viso la stessa snervante ingenuità e frivolezza dei giorni precedenti: «Cosa avete subito di tanto atro da farvi convincere di simili nefandezze?»

Katarina si irrigidì. Da dove doveva iniziare? Dal giorno in cui era venuta al mondo, oppure dal momento in cui aveva preso coscienza di Emil Bahun? Dalla morte di sua madre, una donna che nemmeno aveva avuto la sfortuna di conoscere e di cui a malapena rimembrava il nome, o dal suo ingresso al monastero di Bistria? O forse... il flusso di pensieri si bloccò con brutalità e l'acidità del rigurgito montò con maggiore violenza.

Rahat! (Merda!) Doveva assolutamente cambiare discorso. O bere, perché in effetti il fatto di essere sobria da così tanti giorni iniziava a giocarle scherzi come quello: ricordare. Era una cosa che non le piaceva, soprattutto se si trattava dei giorni e degli anni prima della sua investitura a vânător. 
Strinse i denti sulla lingua, la fece sanguinare: «Questa vita, Julius. E voi» con il mento li indicò entrambi: «dovreste essere i primi a darmi ragione.» Una luce cupa attraversò lo sguardo del Lord come se in fondo sapesse, capisse quelle parole, ma fu giusto questione di un momento. Far parte dell'Ordine era un onore, ma soprattutto un dovere condannevole. «Quindi, Melody e Tobias. Parlatemi della loro dipartita.»
Ci furono lunghi istanti di silenzio, occhiate di muto confronto tra i due uomini e, infine, Suzu si schiarì la gola: «Prima lei, poi lui. È stata una morte inaspettata.»
«Avete assistito alla scena?»
Whiteman scosse la testa: «Melody è stata trovata nella sua casa vicino a Piccadilly Circus, a qualche isolato dalla residenza di Mister Gregory, per darvi una vaga idea geografica.» Quel dettaglio catturò tutta l'attenzione di Miss Bahun. Un vampiro non molto lontano dal luogo di ritrovamento della vittima, perché non la stupiva? Era solo l'ennesimo pezzo di un puzzle che era certa alla fine avrebbe mostrato il volto di Dracul; dopotutto non erano loro i più grandi esperti di sangue?
«A che ora?» chiese, protendendosi verso di lui, bramosa di carpire ogni singola parola. Quell'incarico, all'inizio così ambiguo, era un affresco dipinto sopra a un altro disegno. Le bastava grattare con l'unghia sulla superficie per far emergere sempre più l'opera originale.
Le sopracciglia di Suzu si inarcarono tanto da sfiorare quasi l'attaccatura dei capelli: «Mi cogliete un po' impreparato» ammise, cercando aiuto nel compagno: «Mattina presto, ma non conosco l'orario esatto. E' stata la domestica della famiglia a rinvenire il corpo.»
«Quindi è stata uccisa nella notte?»
«Non ne abbiamo la certezza, potrebbe essere successo nelle prime ore dell'alba.»
«Davvero? Le altre vittime sono state rinvenute di giorno?» Il capo di Katarina fece un movimento insolito, come quello di un corvo che osserva con attenzione qualcosa. Era sicura che la risposta sarebbe stata "no", ma volle comunque sentirlo dire da lui.

«La maggior parte.»
«E quante di loro erano ancora calde, tanto da poter dire essere morte di lì a poco?»
La mascella dell'uomo si contrasse.

Touché.

«Perfetto» sorrise, ma la cosa non parve piacere.
«State pensando che Mister Gregory possa essere un sospettato?»
«Sto pensando che i vampiri siano ancora in cima alla mia lista.»
Julius scosse la testa, si mise in mezzo: «È un Exilati, non può uscire dalle mura di quell'edificio.»
«Magari le guardie sono corrotte o lui ha dei complici.»
«No, Miss! Voi non capite. Non può

Per un istante Katarina si sentì confusa. Il modo in cui Lord Terry aveva sottolineato quell'ultima frase le fece dubitare di capirne veramente il senso.
«È sigillato, Miss, abbiamo creato un cerchio di sale e cemento intorno alla casa. Non può uscire a meno che non venga spezzato, così come entità maligne non possono entrare.»
I vecchi trucchi del mestiere, perché non ci aveva pensato prima? In fondo i vânător di Londinium non dovevano poi essere tanto sciocchi, anche se la cosa non escludeva il coinvolgimento di quel vecchio succhiasangue in tutta la faccenda. Chi confermava loro che non avesse contatti con l'esterno, con altri vampiri? Sarebbe bastata una missiva, qualche codice particolare...
«Conosceva Miss Melody?»
Suzu prese nuovamente parola: «No, non credo abbia mai fatto visita a Mister Gregory. A lei competeva la sorveglianza di Madama Pennywise, l'Exilati a cui abbiamo fatto visita senza il piacere della vostra compagnia.»
«Come mai se abitava vicino a lui?»
«Gli altri membri della squadra di Melody hanno domicilio nei pressi di Madama Pennywise, a Holborn. La maggioranza quindi vince.»
Aveva senso. Poco, ma ne aveva.
«C'erano segni di irruzione dall'esterno? La domestica ha notato qualcosa di insolito?»
Entrambi i colleghi scossero la testa con una sorta di rassegnazione, quasi avessero voluto darle una risposta diversa dalla realtà.
«È stato suo fratello Joe a fare i sopralluoghi. Ha riferito di non aver trovato nulla, non una finestra aperta né tracce d'intrusione nella casa.» Suzu si umettò le labbra come scusa per fare una pausa, ricordare le parole e i fatti: «Tutto ciò che ha visto d'insolito sono state le lenzuola sporche di umori scuri e il corpo della sorella mezzo rivoltato a terra.»
Incredibile. Inspiegabile.
Come avevano fatto a ucciderla? Che ci fossero passaggi segreti o mutazioni? O forse era stato Vlad in persona a entrare in casa della donna, sotto forma di nebbia nera, attraverso le serrature?
«E del ragazzo, invece, che mi dite?»

Un nitrito si levò fuori dalla carrozza, seguito prima dal verso del cocchiere, poi dall'arresto delle ruote. I loro corpi oscillarono in quella frenata poco delicata e nel voltare il capo Katarina vide la facciata dell'Istituto salutarla con gran poco rincuoro. Aveva bisogno di più tempo, di altre informazioni, ma quella fu la scusa per liquidare lei e la sua curiosità.
«Direi che questa è la vostra fermata, Miss Bahun» e fu Lord Terry a confermarlo: «Vi aiuto a scender-» prontamente Katarina gli bloccò il passaggio con una gamba, svelando la calza oltre lo stivaletto e catturando con un certo imbarazzo lo sguardo del collega. Il rossore sulle sue guance fece capolino più velocemente del previsto e la cosa la spinse a guardare con più intensità quel viso che stava diventando un tutt'uno con i lunghi baffi e i riccioli carota.
«Non ho bisogno del vostro aiuto, Julius, ho bisogno delle vostre risposte.»
Lui deglutì. Lo fece rumorosamente, faticando a distogliere lo sguardo da quel pezzo di biancheria che solo i nobiluomini abituati a signorine per bene guardavano con tanto avvampamento - poi, dita estranee le sfiorarono lo stinco, spingendolo verso terra.
«Vi prego, Miss.» Suzu, a differenza dell'amico, pareva tutto fuorché a disagio. Persino toccare la gamba di una donna con cui aveva poca confidenza sembrava non causargli alcun impaccio. «Affronteremo il caso di Tobias a tempo debito. Ora vi chiedo la cortesia di lasciarci liberi.»
«E quando intendete farlo?»
«Domani.»
«Perché non adesso? Fermatevi e finiamo il discorso.»

L'uomo scosse la testa con decisione: «Comprendo la vostra foga, ma avremo tempo per discuterne, dateci solo un minimo di tregua.»
«Stasera?»
«Domani.»
«E la ronda?» Una pausa. Lei e Suzu si guardarono negli occhi. Di certo aveva sperato che il discorso non saltasse più fuori, che visti gli attacchi da parte dei licantropi e del Piccolo Popolo concedesse loro un minimo di riposo - in particolare perché, ricordando le fasciature sulle mani di Mister Whiteman, Katarina aveva il dubbio che si fosse procurato quelle ferite proprio durante una ronda finita male. Con grande probabilità se non fosse stato per lei, e per l'obbligo da parte della Santa Sede di affiancarla durante la sua permanenza, sia Suzu sia Julius sarebbero ancora stati degenti. Quindi chissà di che entità erano le scottature che aveva riportato...

Libero dalla malia della calza, Lord Terry riprese a fare ciò per cui si era alzato, interrompendo lo scambio tra lei e il collega: «Per stanotte sono già state predisposte due squadre, non preoccupatevi. Pensate a riposare e valutare il da farsi dei prossimi giorni.»

«Non sono abituata a lavorare così.»
«E di grazia, a parte ai vostri scatti d'ira, all'evidente problema a relazionarvi civilmente col prossimo e all'ossessione per i vostri doveri di vânător, a cosa siete abituata?»
Per la prima volta Miss Bahun si ritrovò priva di parole di fronte a un commento di quel damerino che, senza lasciarsi sfuggire l'occasione, balzò giù dalla diligenza e le porse la mano: «Prego, Miss.»
Suzu si afferrò la tesa: «Come dicevo, a domani, Katarina. Prendete tempo per valutare le informazioni raccolte oggi.»


   
 
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