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Autore: ArrowVI    21/03/2023    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 16-7: La sconfitta dello Spietato



"Hai visto come ha reagito, presumo?"
                                                                                                                     "Si, Belzebub. Ho visto perfettamente la sua reazione."
                          "Per quale motivo dovrei accettarlo come mio pari, allora?!"
                                                                                                                                                                      "Non puoi biasimarlo."
"Non è questo il motivo. Uno come lui, così... Debole ed emotivo, a cosa potrebbe tornarci utile, Lord Bael?"
                                                                                                                                                                                                            "La mia decisione è definitiva, Belzebub."
                                                                                                        "Lui farà parte dei Dodici, prendendo il posto di Barbatos."
                                                                                                                      "Non accetterò altre polemiche."




Con occhi spenti, Asteroth continuò a fissare il corpo immobile di colui con cui legò più profondamente di chiunque altro.
Lo sguardo di Barbatos perso nel vuoto, i suoi occhi un tempo azzurri, erano ormai grigi come la pece, zuppi nel fango misto al suo stesso sangue e alla pioggia che in qualche modo riuscì a spegnere l'incendio che avvolse la loro casa.

Tremando e singhiozzando, il giovane demone non fu in grado di trattenere la sua disperazione: con una voce debole e distrutta provò a chiamare il nome del suo compagno, ma sapeva che, da quella pozza, non si sarebbe mai rialzato. Si domandò se quello non fosse altro che un brutto sogno, ma la realtà lo colpì ben presto in pieno con una violenza indescrivibile... Mandandolo finalmente in frantumi.

Improvvisamente s'inginocchiò nel terreno, abbracciando il corpo esanime di Barbatos e scoppiando in urla che squarciarono il silenzio intorno a loro.
La disperazione e la tristezza rapidamente cambiarono colore insieme alla sua pelle: la tristezza mutò in rabbia, la sua pelle improvvisamente divenne grigia come la pece rispecchiando gli occhi spenti del suo compagno, la sua disperazione si trasformò in un odio incontrollabile e il suo corpo venne avvolto da squame terrificanti e appuntite che lo avrebbero protetto come un'armatura.

Privo di senno, il giovane demone esplose in urla maniacali: lasciò andare il corpo di Barbatos, dando vita a un secondo massacro.
Il giorno del Disastro fu il giorno in cui Asteroth "morì" insieme al suo compagno, lo stesso in cui "Asteroth, Lo Spietato" prese il suo posto.



*Un libro?*
Domandò Lucifer, fissando Barbatos con uno sguardo confuso, quando quest'ultimo appoggiò un libro che mai vide prima sulla scrivania della sua stanza.
Il demone aveva occhi azzurri e capelli blue scuro dello stesso colore dell'abisso. Se non fosse stato per il colore della sua pelle, viola, chiunque avrebbe potuto scambiarlo per un comune essere umano.

<< Si, è quello di cui ti ho parlato. >>
Rispose Barbatos, sorridendo e sedendosi poi sulla sedia davanti al suo comandante.

<< In questo libro c'è tutta la storia umana fino ai giorni nostri. Tutto ciò che hanno compiuto da quando sono apparsi su Gaia. >>
Non appena disse quelle parole, Lucifer indossò degli occhiali: poi aprì il libro e cominciò a sfogliarlo rapidamente. Una espressione dubbiosa ma incuriosita si fece rapidamente largo nel suo volto, mentre posò ancora una volta il suo sguardo su Barbatos.

* A che scopo scrivere un libro su ciò che hanno fatto in passato? Stanno cercando di ridicolizzarsi da soli, evidenziando gli errori commessi, per caso?*
Sbuffò il demone, causando una risatina divertita nel suo sottoposto.

<< No, ahah, non è questo il motivo. >>
In quell'istante un sorriso sincero e speranzoso si fece largo nel volto di Barbatos.

<< In questo libro c'è tutta la speranza della razza umana. I loro errori, sono tramandati per evitare che possano ripetersi. Gli umani sono una razza davvero affascinante con un potenziale senza limiti... Non vedo l'ora di vedere con i miei occhi cosa saranno in grado di creare. >>
Asteroth, che fino a quel momento ascoltò i suoi compagni senza proferire parola, non poté fare a meno di sbuffare.

<< Tsk. >>
Fece un verso infastidito.

<< Non mi fido degli umani. >>
Disse subito dopo.
Barbatos ridacchiò.

<< Sono sicuro che con il tempo anche tu vedrai la loro bellezza, Asteroth. >>
Gli disse.
Poi posò di nuovo il suo sguardo sul suo superiore, mostrandogli occhi estatici, che brillavano di una luce intensa.

<< Quindi, Lucifer? >>
Domandò al suo superiore, aspettandosi una risposta positiva.

<< Ho molti altri libri su di loro, sono sicuro che saranno di tuo gradimento. >>
Aggiunse subito dopo.
Nonostante Lucifer non sembrasse convinto delle parole del suo compagno, sorrise.

* Sei davvero strano, Barbatos. *
Gli rispose.

* Ma non hai torto. La storia degli umani potrebbe rivelarsi interessante. *
Non appena disse quelle parole, Barbatos saltò in piedi con uno scatto, riuscendo a malapena a trattenere la sua felicità.

<< Sapevo che tu mi avresti capito, Lucifer! Ti farò leggere tutta la mia libreria e poi potremo discuterne insieme! >>
Esclamò il demone, aspettando con ansia quel momento.

* Certamente, Barbatos. *
Ridacchiò Lucifer, non riuscendo a nascondere una leggera preoccupazione.

* Quando avrò finito di leggere questo libro, te lo restituirò e lo discuteremo insieme. *
Continuò subito dopo.


<< Non vedo l'ora di poterlo fare, Lord Lucifer. >>



Chiuso nella sua stanza, Lucifer rimase immobile a fissare il vuoto, seduto davanti alla sua scrivania. 
Una sedia davanti alla sua, dall'altro lato del tavolo fatta di un legno scuro, piena di polvere. Lo sguardo del demone sembrava malinconico e appoggiato sulla scrivania davanti a se un libro chiuso che aveva ormai letto così tante volte da conoscerlo a memoria.

Erano passati pochi giorni dal giorno del Disastro.
Sospirando, il demone si alzò dalla sua sedia, lasciando il libro alle sue spalle e uscendo dalla stanza.

* Perdonami, Barbatos. *
Disse a nessuno, prima di uscire.

* Non ho potuto restituirti il libro. Volevo davvero discuterlo con te. *



"Asteroth è sempre stato un demone debole."
Le memorie di Azael riaffiorarono nella mente di Michael come se nulla fosse.

"Onestamente, pensai che si sarebbe suicidato, dopo il giorno del Disastro. Già solo che non l'abbia fatto, mi colse alla sprovvista. Non so se la colpa sia sua o di quell'incompetente di Barbatos... Forse, è stata di entrambi. Quell'idiota ha sempre provato a trattare gli umani come se fossero suoi amici, e guarda dove l'ha portato. "

"Kuku...  Onestamente, se lo merita. Ha abbassato la guardia: avrebbe potuto salvarsi dall'assalto di quelle persone qualunque, ma sicuramente ha provato a ragionarci. Quando abbiamo trovato il suo corpo, aveva un forcone conficcato nel petto. Non siamo invincibili... Possiamo essere feriti da armi comuni, se non facciamo attenzione. Quell'idiota si sarebbe potuto salvare, ma non l'ha fatto. Non ho pianto per la sua morte, la colpa è solo sua. Ciò che mi fa rabbia, è che ha provato a fare il lavaggio del cervello ad altri demoni, quando era in vita, cercando di farci andare d'accordo. Kukuku... Dopo il giorno del Disastro, è stato ridicolizzato da tutti anche dopo la sua morte e quell'idiota di Asteroth ha sempre preso le sue difese. E' sempre stato un buono a nulla e un bonaccione. Onestamente, Belzebub aveva ragione: se fossi stato nei panni di Bael, non l'avrei mai preso come membro dei Dodici Generali, ma che importanza ha ormai? Non è una minaccia per me, e sono sicuro che si farà ammazzare in qualche missione suicida nel disperato tentativo di nascondere la sua tristezza dietro una facciata rabbiosa. Onestamente, meglio così.

I deboli come lui mi fanno ribrezzo."




Non appena i ricordi del padre riaffiorarono nella sua mente, una espressione dispiaciuta e delusa si fece rapidamente largo nel volto di Michael.
Dopo tutto quello che era successo, non sapeva più chi fosse dalla parte del giusto e chi no.
Forse, a dire il vero, nessuno era nel giusto. In qualche modo, voleva salvarlo. Voleva provare a dimostrargli che non tutti gli umani fossero malvagi, ma doveva anche riuscire a dimostrare ai suoi compagni che non tutti i demoni fossero delle minacce.


Qualcuno doveva rompere la spirale di violenza e vendetta che continuò ad andare avanti dal giorno del Disastro.


Richiamando l'attenzione dei suoi compagni, disse loro di fermarsi per un momento: rivelò loro di avere un piano per provare a discutere con il demone.
Le sue parole, ovviamente, scioccarono tutti i presenti. Helena lo rimproverò, dicendogli che avesse perso il senso della ragione e di farsi da parte; discutere con un demone come Asteroth era "impossibile", a detta loro, ma Michael rimase immobile nelle sue convinzioni.

"Voglio aiutarlo."
Fu la sua risposta.

"Non voglio che altri soffrano a causa di qualcosa che è successo così tanto tempo fa."
Continuò.

"Vi prego, datemi una chance. Solo una... Se dovessi fallire, non m'intrometterò. Ma non vi permetterò di ucciderlo, fosse l'ultima cosa che faccio."

 


"Non ci vorrà molto a romperlo."
Disse la voce di Azael, nella sua testa.

"Se vuoi davvero provare questo approccio, per lo meno. Il problema sarà riuscire a convincerlo dopo che ti avrà ascoltato."

< Perché mi stai aiutando? >
Domandò Michael al padre, nella sua mente.

"Kukuku... Aiutando? Non confonderti, ragazzino, a me di lui non importa. L'unica cosa che voglio, è assicurarmi che tu non ti uccida nel mentre. Sei un prezioso esperimento a cui non voglio rinunciare."
Fu la sua risposta.
Michael non controbatté. Sapeva non ce ne fosse bisogno.


Quando Michael riuscì a trovare quello spiraglio per raccontargli ciò che accadde con Lucifer, vide lo sguardo confuso e incredulo che rapidamente si fece largo nel volto del demone.
Lo stava perdendo.
Sapeva che quelle parole non lo avessero convinto.
Sapeva che Asteroth pensava che stesse mentendo.

L'unico momento di debolezza che Michael fu in grado di sfruttare, andò in frantumi. 
Le lacrime di Asteroth si asciugarono: Lo Spietato prese di nuovo il controllo del suo stesso corpo, pronto a rifiutare le sue parole e a farlo a pezzi.

 



Quando scattò verso di lui, Michael sapeva di averlo perso.
Nient'altro che avrebbe detto sarebbe stato in grado di fermarlo, e lo scontro sarebbe ricominciato.

E Asteroth, probabilmente, sarebbe morto.
Non voleva che accadesse.
Se fosse stato per lui, avrebbe provato a salvare anche Nergal.

"Avresti dovuto usare le parole di Lucifer fin dall'inizio. Sapevi perfettamente che non saresti riuscito a convincerlo, con metodi normali. "
Disse la voce di Azael, nella sua mente.


"Mi dispiace di non essere stato in grado di restituire quel libro a Barbatos."

Bastarono quelle poche parole, e Asteroth si bloccò in un istante.
Immobile, rimase a fissare quel ragazzino: sembrava quasi si fosse trasformato in una statua.


Come poteva quell'umano essere a conoscenza di quel libro?

"Chi può avergliene parlato?", si domandò.
Iris? Scartò quella possibilità molto rapidamente.
Gli unici a essere a conoscenza di quel libro erano lui, Lucifer... E Barbatos.

In quell'istante realizzò perfettamente che l'unico che avrebbe potuto parlargliene... Fu Lucifer.
Però, in quel caso...


Lo sguardo di Asteroth cominciò a tremare.
Si portò una mano in fronte e non fu in grado di mantenere il contatto visivo con quel ragazzino.

<< Come... Come sai del libro? >>
Gli domandò.
La risposta era ovvia: era esattamente quello che gli disse pochi istanti prima.


Fu Lucifer a parlargliene.
Non riuscì a comprendere per quale motivo avesse fatto una cosa del genere, ma ben presto i suoi dubbi divennero ancora di più.
Cominciò a chiedersi per quale motivo Lucifer avesse voluto farlo. A che scopo?

All'inizio rifiutò le sue parole. Con rabbia provò a controbattere, minacciando il ragazzino che avrebbe messo a tacere le sue bugie con le sue stesse mani, se non si fosse stato zitto, ma Michael non indietreggiò.

Non importò quanto ci provò, non riuscì a trovare una risposta soddisfacente alle sue domande. Per quanto volesse negarlo, l'unico che avrebbe potuto parlargliene fu Lucifer: dopotutto, gli unici in quella stanza, il giorno in cui Barbatos gli diede il libro, erano loro tre.

Continuò a domandarsi perché Lucifer avesse fatto una cosa del genere, poi però qualcosa gli tornò alla mente...

Le parole che Belzebub disse al loro comandante, quando decise di opporsi apertamente ai suoi metodi.

"Sembra quasi non t'interessi di riportare indietro tuo fratello."
In quell'istante, Asteroth si bloccò.

Quella possibilità, all'inizio non la prese neanche in considerazione... Ma, considerando quello che il suo comandante fece in quel frangente, non riuscì a trovare altre spiegazioni.
Il motivo per cui rivelò quel dettaglio agli umani, il motivo per cui li avvertì dell'imminente attacco... Era che voleva vederli fallire.

Tutto divenne più chiaro: le azioni di Lucifer, la sua apparente noia e perché avesse scelto metodi così fallaci quando "provò" a catturare il figlio di Azael.
La verità è che non aveva alcuna intenzione di farlo: stava mandando i demoni uno alla volta per vederli fallire.


Le convinzioni di Asteroth andarono improvvisamente in frantumi.

"Per chi sto combattendo?"
Si domandò, cominciando a ridere tra se e se con una risata disperata.

Portandosi le mani davanti al suo volto, il demone s'inginocchiò improvvisamente nel terreno: il suo sguardo distrutto era accompagnato da una espressione completamente scioccata.

<< Cosa sta succedendo?! >>
Ruggì.

<< Se anche Lucifer mi ha abbandonato, a chi dovrei credere?! >>



Asteroth decise di seguire Bael per un motivo molto semplice.
Approvò la sua sete di vendetta e gli offrì una nuova casa.

Un nuovo scopo.
Una nuova famiglia.
Per provare a soffocare la sua stessa disperazione, Asteroth non poté fare altro se non accettare quella posizione. E, ormai, lui non c'era più.
Per secoli continuò a sfogare la sua rabbia sugli umani, continuando a ripetersi che "se lo meritassero". Continuò a dire di "essere nel giusto" e che quello fosse l'unico modo di agire.

Da li a pochi minuti, anche quella sua convinzione sarebbe andata completamente in frantumi e non gli sarebbe rimasto più nulla tra le mani.


<< Lucifer ci ha detto anche un'altra cosa... >>
Continuò Michael.
Non sapeva se Asteroth lo stesse ancora ascoltando, ma doveva rivelargli quell'ultimo dettaglio.

<< Il giorno del Disastro... Quel massacro, non partì per mano degli umani. >>
Non appena disse quelle parole, Asteroth sollevò lentamente lo sguardo.
Una espressione confusa e scioccata si fece rapidamente largo nel suo volto.
Provò a rispondere, ma le parole gli si bloccarono in gola.


Quando Michael rivelò che il Disastro partì, probabilmente, a causa di Amon, qualcosa dentro il demone sembrò andare a pezzi.

<< Cosa... Hai appena detto? >>
Domandò, incredulo.
Questa doveva essere una bugia. Non c'era altra spiegazione, si disse.

<< Amon attaccò un gruppo di umani. E quello causò la reazione degli umani. >>
Quando ripeté ancora una volta quelle parole riassumendo il concetto brevemente, Asteroth si sentì sprofondare nel terreno.

Una discussione che ebbe con Lucifer riaffiorò improvvisamente nella sua mente.


* Se qualcuno dovesse dirti che la causa del Disastro non fosse stata colpa degli umani, come reagiresti?*
Domandò il suo comandante. Erano passati anni da quel giorno.
Asteroth fissò Lucifer con uno sguardo confuso, poi ringhiò dalla rabbia.

<< Non ci crederei, ovviamente. >>
Rispose.

<< Quei bastardi hanno distrutto la nostra casa, la colpa non può essere di nessun altro. >>
Non appena disse quelle parole, notò che Lucifer sbuffò.
In quel momento, non riuscì a comprendere per quale motivo.

* Capisco. *
Fu la sua unica risposta.

<< Perché mi ha voluto fare questa domanda, Lord Lucifer? >>
Domandò al suo comandante, dopo che gli diede le spalle.

* Non ha più importanza. Ignora pure la mia domanda, Asteroth. *


Finalmente realizzò cosa, quel giorno, Lucifer avesse provato a fare.
Provò a rivelargli la verità, ma bastò quella sua risposta a fargli cambiare idea.
Forse, per non ferirlo.
Forse, per lasciarlo nell'ignoranza.


Le braccia di Asteroth caddero nel terreno.
Con occhi e bocca spalancati, rimase immobile a fissare il nulla davanti a se senza proferire parola.

Poi abbassò lo sguardo verso il terreno.


Le sue convinzioni erano andate completamente in frantumi in appena pochi minuti.
Il motivo per cui continuò a combattere, si rivelò essere una bugia.
Non poteva fidarsi dei suoi compagni, che lo trattarono come feccia.
Non poteva fidarsi del suo comandante, che nascose la verità per così tanto tempo.
Non poteva fidarsi degli umani, che bruciarono la sua casa e uccisero coloro a cui teneva più di chiunque altro.
Non poteva fidarsi di se stesso.


Improvvisamente, il demone cominciò a ridere... E a singhiozzare.

Una risata disperata cominciò a echeggiare intorno alla stanza, accompagnata da lacrime che il demone non fu in grado di contenere.


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Fine del capitolo 16-7, grazie di avermi seguito e alla prossima!

   
 
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