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Autore: DreamyVale    22/03/2023    0 recensioni
Un momento di pace nella vita del Mandaloriano e di Grogu. Una parentesi vissuta su un pianeta deserto insieme ad un personaggio che ho creato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Din Djarin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo dei tre grandi soli che si stagliavano nel cielo stava iniziando a tramontare tingendo di rosso le distesa di pietra arida e sabbia che ricopriva ogni parte di quel pianeta allungandosi a perdita d’occhio.
La terra era calda, polverosa, Yliv stava seduta su una grande roccia osservando Grogu tendere improbabili agguati a delle lucertole dalla pelle cangiante. Riusciva nel suo intento solo quando usava la forza, ma il più delle volte si distraeva anche solo per un minuscolo insetto che gli sfrecciava accanto.
Percepì il suono dell’astronave che entrava nell’atmosfera molto prima che il suo occhio fosse in grado di vederla, non c’era nulla su quel pianeta ad ostacolare il riverbero del suono, ancor meno quello della luce che si rifletteva sullo scafo argenteo della navetta.
Grogu iniziò ad emettere strani suoni, indicando in alto verso il velivolo prima di venire nuovamente distratto da un piccolo essere a sei zampe che gli camminava vicino, tornando ad ignorare l’atterraggio della Bruise che ormai era quasi completato.
Yliv sorrise guardando il piccolo Jedi, prima di spostare il suo sguardo sulla figura che aveva appena messo piede a terra e si dirigeva verso di lei: un Mandaloriano, il Mandaloriano.
“Ci hai messo molto più del previsto” gli disse senza muoversi, riparandosi gli occhi con la mano, per coprire la luce bassa del sole che ormai stava scomparendo.
“È stata più impegnativa del previsto” rispose l’uomo da sotto il suo elmo lucente prendendo posto sulla roccia accanto a lei.
Alle loro spalle si intravvedeva una bassa costruzione di mattoni e malta che aveva visto tempi migliori, due Speeder erano abbandonati contro un muro, alcune creature dalle molte zampe sgattaiolavano qui e lì alla ricerca di cibo.
“Da quanto va avanti?” chiese il Mandaloriano indicando Grogu costantemente alle prese con le lucertole che brillavano sotto il sole del tramonto.
“Ore, giorni, non lo so… Non so quante ne abbia fatte scappare, non so quante ne abbia mangiate…” rispose la donna “La prossima volta tu fai il baby-sitter ed io vado cercare qualche lavoro” statuì girandosi verso di lui che si lasciò scappare una risata sommessa.
“Non è stata una passeggiata” obiettò lui.
“Pensi che sia una passeggiata trovare una quantità di cibo sufficiente per quell’esserino?” ribattè lei sarcastica mentre Din Djarin scuoteva la testa divertito.
“Penso tu possa toglierti quell’elmo lo sai?” gli disse inclinando la testa nella sua direzione “non credo sia minimamente interessato a te” continuò facendo un lieve cenno del capo in direzione di Grogu.
“Potrebbe vedermi…”
“…se ti vede torniamo nelle miniere di Mandalor, no?” continuò la donna senza riuscire a nascondere un sorriso.
“Siamo quasi morti nelle miniere di Mandalor” obiettò il suo interlocutore fissandola da sotto l’imperscrutabile elmo.
“Siamo quasi morti più o meno in qualunque pianeta in cui siamo sbarcati, se non sbaglio, non credo che Mandalor faccia una gran differenza” rise lei mentre l’uomo scuoteva la testa togliendosi il pesante elmo che lo nascondeva da una vita intera.
L’aria calda gli colpì il viso, era umida, soffocante, ed estremamente piacevole.
“Non riesco ad abituarmi a questo” ammise il Mandaloriano, alludendo al volto scoperto, mentre il suo sguardo cadeva sull’intricato bracciale di beskar che ricopriva la sua armatura dal polso fino al gomito, identico a quello che si stagliava sul braccio abbronzato di Yliv.
“Non nego che su Mandalor siamo quasi morti, ma almeno lo abbiamo fatto per un motivo, no? Non è male vedere qualcosa che non sia il tuo elmo di tanto in tanto” scherzò fissando i suoi occhi cristallini in quelli scuri di Din Djarin.
Il voto.
La solenne promessa che si erano scambiati nelle acque vive di Mandalor, quell’unica eccezione al Credo dei Figli della Ronda che permetteva ad un Mandaloriano di mostrare il proprio volto alla persona con cui aveva scambiato il voto.
Troppe volte aveva infranto il suo credo per starle vicino, togliendosi l’elmo perché lei potesse vedere i suoi occhi, troppe volte si era detto che avrebbe fatto ammenda per tutti quei tradimenti, si ripeteva ogni volta che sarebbe stata l’ultima, ed ogni volta lo faceva di nuovo, per lei.
La scelta l’aveva dilaniato, il credo con cui era cresciuto da una parte e quella donna maledetta dall’altra, che si era insinuata nella sua vita per caso e non l’aveva più lasciata.
E poi la rivelazione, esisteva un voto, un modo per non essere più un apostata, per rispettare il proprio credo ed averla accanto.
Si erano addentrati nel buio delle miniere di Mandalor, rischiando la vita, per indossare quei pesanti bracciali, per immergersi in quelle acque sacre ed uscirne uniti da qualcosa che avrebbe permesso loro di vivere senza avere addosso il peso del tradimento.
Yliv non era una Mandaloriana, non era nulla, solo una donna cresciuta in uno sperduto pianeta dell’orlo esterno dove aveva dovuto imparare a combattere per restare in vita, a costruire navi dai rottami, a cavarsela da sola fin dalla più tenera età senza fidarsi di nessuno.
L’incontro con quell’uomo nascosto dall’armatura era stato strano, casuale: le aveva salvato la vita e Din Djarin pensava che, poi, in qualche modo, lei avesse salvato la sua.
Ricordava perfettamente la prima volta che si era tolto l’elmo davanti a lei, o meglio che lei glielo aveva strappato di dosso ignorando ogni sua minaccia per curare una ferita che probabilmente l’avrebbe ucciso.
Si creò da solo una scusa per farlo di nuovo, ormai aveva visto il suo volto e non aveva esitato nemmeno un secondo quando lei gli aveva chiesto di vedere i suoi occhi di nuovo un’altra volta.
E poi era successo ancora, e ancora, e ancora…
“Stai pensando troppo e hai un’espressione strana” rise la donna “quando non hai quella roba in testa devi ricordarti che posso capire molte cose dalle tue facce”
“Smettila” rise lui divertito mentre senza preavviso quella donna impertinente che gli stava accanto gli si avvicinò per baciarlo, a lungo.
Era stato protetto dal suo elmo ininterrottamente per tutte le tre settimane in cui era stato su Naboo alla ricerca di un evaso che gli aveva fruttato un buon gruzzolo, e più di una volta aveva desiderato quel contatto con la sua pelle che adesso era scura e screpolata per la sabbia ed il sole che imperversavano su quel pianeta.
È noioso qui senza di te” disse lei staccandosi con un sorriso.
“Qui è noioso sempre…” obiettò lui.
“Mh… quando ci sei tu mi vengono in mente parecchie idee per rendere le cose meno noiose” rispose con uno sguardo divertito ed arrogante Yliv mentre il Mandaloriano la guardava.
“Già…” commentò semplicemente fissandola con uno sguardo strano.
“Grogu no!” esclamò Yliv improvvisamente verso il piccolo Jedi “non mangiare quella cosa” continuò scattando in piedi.
“Tu, non vuoi sapere cosa succedere se mangia una di quelle cose immonde” disse puntando il dito verso Din Djarin che rideva rimettendosi l’elmo “piantala di ridere Mando, tu non vuoi davvero saperlo, fidati” continuò iniziando a camminare verso il bambino.
Presto il periodo di calma che erano riusciti ad avere su quell’arido pianeta sarebbe finito, avrebbero dovuto andarsene, rimettersi in viaggio per chissà dove.
Era una parentesi che si erano concessi per ricaricarsi dopo troppe avventure pericolose, dopo le miniere di Mandalor.
La vita in quel pianeta era noiosa, non c’era nulla, sempre uguale, eppure Din Djarin sapeva che qualcosa di quella calma e di quelle risate che si stavano concedendo gli sarebbe mancata.
 
  
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