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Autore: InsurgentMusketeer    23/03/2023    0 recensioni
Il passato oscuro del Pianeta Vegeta e l'atroce vendetta di un Saiyan dimenticato incombono: chi può dire quali scelte siano sbagliate e quali, invece, siano giuste?
Il Saggio Aedon ne fece alcune, molto tempo fa; in bilico tra un nuovo, potentissimo nemico e un'enorme perdita, i Guerrieri Z ne affronteranno le conseguenze, mentre Junior scoprirà quanto a fondo possa trascinare il dolore.
La storia fa parte della saga di Dragon Ball NA appartenente a kamy: per saperne di più, leggi anche le sue storie!
*l'antagonista principale di questa fiction è liberamente ispirato a Efialte, lo Spartano che tradì i Trecento di Leonida alle Termopili.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: altri Saiyan, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo, Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pianeta Nemotath, anno 808 dall'avvento degli Dèi Polpi sul Pianeta Vegeta. 

 

Bardack sospirò rumorosamente e si deterse la fronte dal sudore scacciandolo via con un gesto altezzoso.

«… E questo era l'ultimo» disse al suo compagno di missione con un sorrisetto sprezzante, ritornando alla navicella. 

Lanciò uno dei corpi inermi degli abitanti di Nemotath, il pianeta appena conquistato per conto di Re Vegeta, e arrancò con fatica e stanchezza a bordo della navicella, abbandonandosi di peso alla postazione di comando. Era sporco di sangue e macchiò anche la superficie bianca cromata del mezzo spaziale; impugnò il timone strofinando gli occhi e, nel frattempo, il suo collega Ramos lo raggiunse. 

«Ramos, vecchia carcassa», lo apostrofò Bardack mollandogli una pacca sulla spalla, «… allora, doveva essere il tuo giorno libero, oggi, o sbaglio?».

Ramos sedette accanto a lui ridacchiando: «Beh, diventare padre è un grande evento, ma... Sai com'è. Quando il Re Vegeta chiama...».

Bardack annuì lentamente: «Sì, certo», rispose, «Capisco perfettamente. Congratulazioni, vecchio mio. È un maschio? Una femmina?».

«Un maschio», replicò Ramos, «Ephialtys».

Bardack sgranò gli occhi, stupito: «Accidenti, amico, che bel nome. Come lo avete scelto?».

«Una fissazione di Tamara, mia moglie. Lo trovava talmente nobile che alla fine ho ceduto».

Bardack annuì lentamente: «Ah, certo… La nobiltà. Su Vegeta la nobiltà è un concetto piuttosto settoriale».

Ramos sghignazzò: «… E anche relativo. Molto relativo». Notò un’ombra segnare il viso di Bardack e aggiunse: «Beh, apriamo una birra in onore di mio figlio, direi». Afferrò due solide latte di birra da due litri, le aprì e ne porse una a Bardack, che la levò al cielo. 

«A Ephialtys, allora!».

Ramos fece ‘kampai’ con la sua pinta di birra, facendone colare un po' a terra: «A Ephialtys! Ah, non vedo l'ora di conoscerlo, Bardack».

«Ci conto, amico mio», replicò Bardack annuendo lentamente, «Ci conto».

 

***

 

Tamara fece stridere le unghie sul pavimento, graffiò il selciato fino a sbiancarle e indolenzirle. Strinse gli occhi, lacrime calde colavano lungo le sue guance e cadevano al ritmo del suo singhiozzo disperato. 

«T-ti prego, mio sovrano», pigolò tremante, «… r-risparmialo. T-ti supplico...».

«Taci, donna!» esclamò imperioso Belordat, il braccio destro di Re Vegeta voluto da Re Cold. «Conosci la legge».

Tamara si levò in piedi di scatto, strinse i pugni e incassò le spalle: «La conosco!" proclamò, «Ma... Ma è appena nato, mio Signore! Ha solo una settimana di vita! N-non è…n-on è detto che rimanga... C-così... Per sempre!».

Re Vegeta aspettò qualche momento prima di parlare. Picchiettò le dita sul dorso del trono, pensieroso, finché non giunse a una conclusione. 

L'unica possibile. 

«Sono spiacente, Tamara», disse solennemente, «Ephialtys non è idoneo».

«M-ma potrebbe dare tanto!» protestò disperata la donna, «P-potrebbe essere... Intelligente! M-molto! Potrebbe diventare uno studioso, un m-medico, un…».

«È deforme!» tuonò schifato Re Vegeta, «La razza Saiyan è forte, possente! Siamo nati per conquistare, Tamara. Siamo nati per regnare! Ephialtys non ha posto su questo pianeta!».

Pensando: "Se Bardack non fosse legato al marito, l’avrei già uccisa per la sua petulanza".

«Conosci le procedure, Tamara», aggiunse gelido Belordat, «I bambini nati deformi non sopravvivono, su Vegeta».

Tamara cedette. Si prese il viso tra le mani, singhiozzò e crollò al suolo, disperata. Tra le fiammelle delle torce nella sala del trono, altre donne tentarono di sorreggerla senza riuscirvi. 

«T-ti prego, mio Re», implorò Tamara, i capelli attaccati al viso e alle lacrime, «S-suo padre Ramos è in m-missione per t-tuo conto...n-non l'ha ancora n-neppure conosciuto-...sii m-misericordioso…».

Belordat si voltò di scatto verso Re Vegeta che non mostrava cenni di tentennamento: 

«Mio Signore...» iniziò. 

Re Vegeta lo fulminò con lo sguardo, poi fece un cenno con la testa e i Saiyan a guardia della stanza del trono spalancarono l'enorme porta d'oro. 

Aedon il Saggio fece il suo ingresso nella stanza, i lunghi capelli, ancora nerissimi, scivolavano a ciocche larghe tre dita lungo tutte le spalle, e la tunica nera e oro gli cingeva le spalle e la vita, scendendo fino a coprirgli i piedi. Il Consigliere del Re si avvicinò al trono, ma si fermò qualche passo prima. Giunse davanti a Tamara, la sollevò da terra reggendola per le spalle, le sorrise e strinse una delle sue mani nelle proprie: 

«Non temere, donna», la rassicurò sottovoce, «Parleremo con il Re».

Tamara scoppiò di nuovo in lacrime e Re Vegeta fece una sonora risata:

«Saggio Aedon», disse in tono canzonatorio, «Le dimensioni del tuo cuore sono forse aumentate?».

«Mio Signore», replicò Aedon con un mezzo sorriso - a lui era concesso l’onore di non inchinarsi alla sua presenza -, «Tamara è una Saiyan. Mi risulta impossibile trattarla alla stregua dei popoli che conquistiamo, né Vostra Maestà sarebbe d'accordo con un simile atteggiamento».

Re Vegeta storse il naso, vagamente contrariato, perciò cambiò argomento velocemente. 

«Aedon», lo interpellò, «Tamara e Ramos hanno messo al mondo il loro primo figlio».

«Già, un'ottima notizia, direi. Gli dèi celebrano la venuta di un nuovo Saiyan».

«Un Saiyan debole»ringhiò Belordat furibondo. 

«Belordat», azzardò Aedon, «Se non vado errato, stavo rivolgendomi al nostro Re. Ti arroghi il diritto di replicare per lui?».

Re Vegeta guardò Belordat con occhi di fuoco e quest'ultimo tremò, spalancando gli occhi: 

«Non... Non mi permetterei mai... Mio Signore».

«Dunque taci!» sbraitò Re Vegeta scaraventando un pugno sul bracciolo del trono e facendo tremare il pavimento. Due crepe si aprirono tra il soffitto e il suolo, sollevando polvere e detriti. "Odio questa mancanza di libertà, di vero potere!" pensò.

Aedon guardò Belordat sorridendo sornione, mentre l'altro finalmente ammutoliva. I bei lineamenti giovani e taglienti del Saggio accompagnavano la corta barba sul viso disteso. 

«Continua», brontolò Re Vegeta. 

«Mio Signore», proseguì Aedon sospirando, «Chiedo di dare una possibilità al piccolo Ephialtys».

«Perché dovrei?» replicò Vegeta innervosito, una goccia di sudore gli scivolò lungo la fronte, in diagonale. 

«Tamara ha ragione. Potrebbe essere utile in altro, se non in battaglia. Ci pensi, mio Signore: la conquista dell'universo procede molto bene, ma non di rado abbiamo avuto necessità e mancanza di medici e stregoni che potessero curare i nostri guerrieri. Molti di loro sono morti a causa di veleni a noi sconosciuti, di magie impossibili da gestire. Armi con le quali i popoli che conquistiamo si difendono da noi». "Senza dimenticare come potrebbero proteggerci dagli spiriti maledetti delle antiche streghe" lasciò sott’inteso.

Re Vegeta cominciò a mostrare segni di lucidità. Tamara trattenne il fiato, smise di singhiozzare.

«Lasci che lo allevi io», suggerì Aedon porgendo in avanti i palmi delle mani, «Alcune delle nostre forze magiche annunciano la venuta di una grande strega, più potente delle altre. Le previsioni parlano di una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi cangianti. Ephialtys potrebbe avere grandi possibilità, mio Signore».

Fece una pausa, poi proseguì: 

«Non tutti sono nati per combattere».

Re Vegeta socchiuse gli occhi, ragionò: Aedon aveva ragione. Conquistare pianeti comportava di volta in volta irrimediabili perdite tra i guerrieri Saiyan, e gettare Ephialtys dalla Rupe degli Dèi, com'era procedura per i Saiyan nati deformi, non avrebbe cambiato nulla, se non sottrarre un Saiyan al mondo. In qualsiasi forma fosse, sarebbe stato un enorme peccato perché se Aedon era convinto potesse essere d’ingegno, voleva dire che lo sarebbe stato. 

Tuttavia… 

Si guardò intorno. Tutti i suoi uomini e alcuni dei suoi generali erano lì presenti. Se avesse salvato Ephialtys avrebbe infranto la legge davanti ai suoi uomini, davanti a Belordat. Fece un ragionamento meramente politico: quella decisione avrebbe potuto minare alla sua autorità. Se avessero poi organizzato un colpo di stato per deporlo dal trono, o peggio, ucciderlo? 

No, non poteva permetterlo, soprattutto non considerando la loro situazione e gli Tsufuru. Non avrebbe perduto il trono e il controllo del pianeta per un bambino storpio. 

«Bel discorso, Aedon», commentò infine distogliendo lo sguardo dallo scienziato Saiyan, «Davvero molto toccante... E ragionevole, e lucido».

Si alzò in piedi: 

«Tuttavia», proseguì, «La legge degli dei è tale davanti a qualsiasi Saiyan. Perfino davanti a me».

Tamara riprese a piangere silenziosamente. Aedon sgranò gli occhi, mentre Re Vegeta gli puntava il dito contro:

«Aedon», tuonò, «A te il compito di prendere quel bambino e scaraventarlo giù dalla Rupe degli Dèi, così come dalla legge eterna è comandato!».

«NO!» urlò Tamara distrutta cercando di correre verso il Re. Venne trattenuta da due uomini mentre si dimenava senza sosta. 

«Portate via la donna», intimò il Re voltando le spalle ad Aedon. 

«Ma Signore!» protestò il Saggio, «Come faremo a…».

«Nessuno discute i miei ordini, Aedon!» tuonò Re Vegeta, «Esegui quanto comandato e basta! È tutto!».

Aedon strinse il pugno con forza e rabbia, incrementò la propria aura. Belordat si voltò di scatto e avanzò verso Aedon spingendolo via. Il Saggio non si mosse di un centimetro. 

«Hai sentito, Aedon?!».

Per tutta risposta, Aedon afferrò Belordat per la spalla scaraventandolo dall'altro lato della stanza a gran velocità. Il botto fece tremare l'edificio. 

«Toglimi le mani di dosso»mormorò Aedon fra i denti. 

L'aura di Aedon esplose in tutto il palazzo, le crepe si aprirono, la luce attorno a sé divenne color dell'oro. I presenti sbigottiti assisterono a quanto stava accadendo: tutti sapevano che Aedon stesse portando avanti un esperimento per la trasformazione in Super Saiyan, ma in pochi credevano al fatto che stesse realmente funzionando. Le ciocche dei suoi capelli si ingiallirono, fluttuarono tra il nero e il dorato per alcuni minuti, sollevandosi e riabbassandosi. 

Re Vegeta si alzò in piedi e mise a tacere i presenti che iniziavano a darsi alla fuga: 

«Silenzio!»,

Aedon tornò alla sua forma originaria, non senza le solite complicazioni ormai note: tossì forte da sentirsi soffocare. I suoi occhi lacrimarono, una goccia di sangue si posò sul dorso della sua mano dopo un colpo di tosse.

Poggiò le mani sulle ginocchia e ansimò.

Non è ancora passatarifletté, trasformarmi in Super Saiyan sta portando a troppi problemi per il mio sistema immunitario. Di questo passo, finirò per ammalarmi e morire al primo starnuto. Ma questo Re Vegeta non dovrà saperlo, mai

«Aedon!», tuonò Re Vegeta, «Sai bene che non tollero pagliacciate al mio cospetto».

Aedon ringhiò, ma strinse le labbra, tacendo. Belordat si rialzò a fatica e tornò al fianco del trono, dolorante e guardando Aedon carico di odio. 

Tamara venne allontanata dalla stanza del trono, urlava, si dimenava e scalpitava. Piccoli ki-blast partivano dalle sue dita, ma si dissolvevano, indeboliti, nell'aria circostante. Quando la porta venne chiusa alle spalle di Aedon, il Saggio sentì il proprio cuore incrinarsi. 

«Prendi quel bambino e lancialo giù dalle mura», comandò nuovamente Re Vegeta senza pietà, «o il tuo esperimento chiuderà battenti. È l'ultimo avvertimento, Aedon».

Il Saggio sollevò lo sguardo, si pulì di nascosto il sangue dall'angolo della bocca, annuì e indietreggiò fino a lasciare la sala. 

Si recò nella capsula neonatale, incrociò rapidamente lo sguardo di Ephialtys, socchiuse gli occhi: il bambino non era che un triste mucchietto d'ossa sofferente, forse perfino cieco, con una evidente gobba sulla schiena. Strinse le labbra e gli occhi, si fece violenza e lo afferrò. 

Sopra la Rupe degli Dèi il vento caldo soffiava forte. Aedon strinse al petto il bambino, serrando gli occhi e la mandibola, mentre il piccolo iniziava a lamentarsi e a piangere. Le lacrime di Ephialtys lacerarono il cuore di Aedon, che diede un altro colpo di tosse sputando dell'altro sangue. 

Una volta giunto sulla cima, sospirò. 

Guardò in faccia il bambino, quei capelli così folti e neri, inconfondibilmente Saiyan. Uno dei due occhi di Ephialtys era completamente opaco, l'altro, invece, nerissimo. 

Aedon serrò le labbra, guardò giù dalla Rupe senza vederne il fondo, poi tornò a guardare il bambino in fasce che, nel frattempo, si calmava. 

Chiuse gli occhi, emise un respiro profondo. 

Poi, fece la sua scelta. 

   
 
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