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Autore: ChemistryGirl    25/03/2023    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – ISCRIZIONI CHIUSE]
Anno 2025
Ivy Bane e Do Hyun Kim, sotto gli pseudonimi di Imp e Gumiho, sono tra i ricercati più pericolosi e inafferrabili di sempre. Negli ultimi anni si sono fatti beffe di ogni corpo di polizia, sia magico che babbano, riuscendo sempre a sfuggire per un soffio a ogni cattura o trappola messa in campo. Ora però si trovano nei guai: non solo la più spietata organizzazione criminale al mondo è sulle loro tracce, ma anche Min Joon Bahk, uno dei migliori Auror dell’Interpol magica, ha deciso di costituire una task-force con il preciso scopo di catturarli. 
Hyun e Ivy hanno però un piano in mente, che non solo porterà a loro ricchezza e fama, ma che svelerà molti segreti sepolti e soprattutto giustizia per molti innocenti. Per riuscire nei loro intenti hanno però bisogno di una mano: chi accetterà di unirsi a loro in questa missione adrenalinica e pericolosa?
E tu, da che parte starai?
-Storia ispirata alla serie cinematografica Ocean’s Eleven-
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Prologo
- parte 2 -

 
 
23 Aprile 2025,
Danimarca
 
 
Silije Jørgensen, direttrice della filiale della Nationalbanken a Odese, picchiettava le unghie laccate contro il tavolo della scrivania << Lo so tesoro, purtroppo però non posso fare altrimenti, è un corso di formazione obbligatorio per tutti i direttori… anch’io avrei preferito passare il fine settimana con te e i bambini, non puoi nemmeno immaginare quanto sia infastidita. >> un sorriso compiaciuto si delineò sulle labbra morbide della donna quando suo marito sospirò dall’altro capo del telefono, accettando il fatto che lei sarebbe stata via da casa per tre giorni << Vi porterò tantissimi souvenir, promesso. >> 
Messa giù la chiamata, la donna si affrettò a scrivere un’email al suo amante per confermare il loro weekend lungo nella sua villetta sull’isola di Bornholm. Non ci vollero neanche cinque minuti e, nella casella di posta elettronica, comparve la risposta entusiasta del suo ultimo toyboy. Si adagiò soddisfatta contro lo schienale della poltrona e iniziò a fantasticare sulla piccola vacanza che si sarebbe presa, lontana da tutto e tutti e con un fidato amichetto che avrebbe scodinzolato felice a ogni sua richiesta. Chi affermava che il potere non era la cosa più importante nella vita era un povero illuso: un sempliciotto che, per accontentarsi di quel poco che aveva, andava avanti con frasi fatte e una becera filosofia da due soldi. 
Non provò neanche un filo di dispiacere né nei confronti di suo marito né dei suoi due figli piccoli, di cinque e otto anni. In quanto donna le era stata inculcata la convinzione che dovesse dare tutta sé stessa alla sua famiglia, ma la cosa non le era mai andata giù: perché doveva sacrificare la sua felicità e soddisfazione personale per qualcuno che già si era preso molto di più di quello che gli spettava? Non solo il suo aspetto fisico, che aveva impiegato mesi a riportare al peso forma iniziale, ma soprattutto il suo tempo, così prezioso e poco. Arricciando il naso infastidita si ritrovò a pensare che di certo il suo istinto materno faceva a dir poco cilecca. Se non fosse stato per l’insistenza di Mikkel, il suo zerbino-marito, non li avrebbe mai avuti dei bambini.
Spostandosi una ciocca bionda dal viso, la quarantenne si voltò verso l’interfono e ascoltò la sua segretaria annunciarle che il suo appuntamento di mezzogiorno era arrivato. Dopo averle comunicato di farlo entrare, Silije si alzò dalla poltrona, si sistemò i risvolti della camicetta e atteggiò il bel volto in un’espressione di falsa cortesia, mentre una piccola parte della sua mente volava a più di 300 kilometri da lì: a Rønne, una cittadina di Bornholm, dove era appunto situata la sua amata villetta con vista mare. La direttrice però non poteva immaginare che il suo rifugio, in quel preciso momento, fosse stato occupato da due inquilini abusivi.
Ivy, che si trovava nella graziosa sala da pranzo che dava sulla spiaggia privata, inclinò la testa di lato mentre leggeva l’email che la proprietaria di casa aveva mandato al suo amante.
<< Tra due giorni dovremo andarcene. >> disse, alzando lo sguardo sulla cucina open space e aumentando di qualche decibel il tono della sua voce.
Hyun, che stava trafficando ai fornelli, lanciò una breve occhiata alle sue spalle << Perché? >> 
<< La Signora Jørgensen ha deciso di venire qui per il fine settimana. >> arricciando il naso e picchiettando velocemente sulla tastiera, borbottò << Merda, quanto odio i fedifraghi. >> 
Disponendo le fettine di pollo ai ferri sui piatti, il mago si ritrovò a pensare che gli sarebbe mancata quella casa: era raro che riuscissero a trovare posti così belli in qui stare. Il dispiacere però ebbe vita breve, Hyun non era il tipo che si lasciava sconfortare facilmente ed era un fervente sostenitore che, per ogni problema, c’era sempre una soluzione.
Prendendo i due piatti, si voltò con un sorriso allegro verso la sua compagna di avventure << Vieni, il pranzo è pronto. >> 
<< Evviva! >> l’hacker si districò dalla posizione assurda che aveva assunto sulla sedia, spostò l’orsetto di pezza dal suo grembo al tavolo e si diresse saltellando verso l’isola della cucina. 
Una volta giunta però non si accomodò sull’alto sgabello, ma rimase a osservare disgustata il piatto << Che cosa sono quelli? >> 
Il cuoco guardò le palline verdi indicati della bionda e sollevò le sopracciglia, già sapendo che cosa sarebbe accaduto da lì a pochi secondi << Cavoletti di bruxelles. >> 
<< Cavoletti di bruxelles, petto di pollo e riso? Che sono diventata? Una body builder senza saperlo? >> 
Del tutto abituato alla cosa, Hyun si sedette e si versò un bicchiere di acqua dalla caraffa << Chiamasi pasto sano. >> 
<< Tu mi odi. >> 
<< In realtà no, visto che cerco di farti mangiare in maniera corretta in modo che tu possa vivere più a lungo. >> vedendola dirigersi verso la dispensa, un sorrisetto divertito gli si delineò sul volto mentre si portava il bicchiere alle labbra << Non ci sperare, li ho nascosti. >> 
Ivy si voltò di scatto con gli occhi talmente sgranati da assomigliare a dei dischetti da hockey << Le mie patatine? I biscotti? Pure i miei amati noodles istantanei e la pizza surgelata? >> 
Al cenno affermativo dell’uomo, la strega tornò sui suoi passi e si fermò di fronte a lui con un’espressione orripilata a deformarle i bei lineamenti << Ma sei un mostro! >> 
Dopo essersi tagliato un pezzo di pollo e averlo masticato lentamente, Hyun sollevò lo sguardo annoiato sull’animale domestico più difficile che avesse mai avuto << Che esagerata… facciamo così: se mangi quello che ti ho messo nel piatto, sta sera ti concedo la pizza. >>
Gli occhi chiari della giovane si strinsero in due fessure e sollevò la mano sinistra tenendo le dita ben distese << E cinque biscotti. >> 
<< Due. >> 
<< Quattro! >>
Hyun studiò divertito il volto disperato dell’amica << Uno. >> 
Sbattendo i piedi per terra con esasperazione, la ormai ventisettenne si vide costretta a cedere: era infatti consapevole che, se avesse continuato a mercanteggiare, c’era la seria possibilità che non avrebbe avuto alcun dolcetto post-cena << Allora vada per due. >>
<< Brava bambina. >> poi le indicò con il coltello il posto davanti a lui << Ora ti siedi, per piacere? >>
Mormorando qualche imprecazione contro di lui e contro lo sgabello decisamente troppo alto per le sue corte gambe, Ivy si accomodò con non poche difficoltà e, con un’espressione a dir poco sconsolata, si mise a mangiare.
Soddisfatto del suo operato tagliò a metà un cavoletto della discordia << Come siamo messi dal punto di vista delle finanze? Visto che ce ne dobbiamo andare via prima del previsto e dobbiamo anche cominciare il nostro girovagare alla ricerca di alleati, è indubbio che abbiamo bisogno di soldi. >>
<< Grazie alla donazione inconsapevole della nostra padrona di casa, ora il nostro salvadanaio è bello pieno. >> 
<< Spero che tu non l’abbia lasciata in rosso, non sarebbe carino visto che ci ha ospitato. >> 
<< Considerando il fatto che tradisce il marito e che ha un conto segreto se lo meriterebbe, ma non voglio allertarla né voglio attirare l’attenzione della polizia prima del dovuto. >> infilzando un cavoletto con la forchetta, Ivy se lo avvicinò al viso e lo studiò con fare schifato << Ho sottratto qui e là un totale di otto mila euro e ho in serbo un bello scherzetto per lei quando tornerà a casa dal suo “viaggio di lavoro”. >> 
Di fronte alla perplessità del compagno, la bionda fece roteare la forchetta << Piazzerò delle microcamere in giro per la casa in modo da registrare tutto quello che accade qui dentro. Appena avrò le prove le manderò al marito e indovina un po’? Lui la spennerà viva: hanno firmato un contratto prematrimoniale e se uno dei due viene beccato a tradire dovrà pagare non solo gli alimenti all’altro, ma anche una simpatica penale a quattro zeri. Inoltre, in questo modo, lui avrà la custodia dei bambini, che di certo non si meritano una madre del genere. >>
<< Sei diabolica. >> 
<< Grazie. >> soddisfatta del suo piano, l’hacker si mise sovrappensiero in bocca il cavoletto, il cui sapore la paralizzò dopo solo un morso.
Vedendo la sua espressione nauseata, Hyun l’additò << Se lo sputi avrai un biscotto in meno sta sera. >>
Ivy rimase ferma per un paio di secondi, poi lentamente masticò il boccone amaro e, in fine, lo inghiottì << Ora sono certa che mi odi. >> 
Hyun, che per un momento aveva seriamente temuto che l’amica glielo sputasse addosso, liberò il respiro che aveva trattenuto e le sorrise brevemente. Il trillo di un messaggio distrasse la sua attenzione e lo portò a guardare lo schermo del telefono che sostava vicino al suo piatto. La sua allegria venne presto rimpiazzata da fredda determinazione e, quando sollevò lo sguardo, i suoi occhi scuri si fissarono sul capo chino di Ivy che stava spostando da una parte all’altra del piatto le odiate verdure. 
<< Quindi andrai ad Amburgo. >> 
Per nulla sorpreso che lei sapesse quali fossero le sue intenzioni, prese una forchettata di riso e pollo e la mandò giù con gusto << Devo farlo. Dobbiamo pareggiare i conti ed evitare che qualcuno pensi di poterci fregare di nuovo. >> 
L’hacker lo scrutò con palese scetticismo << No, non lo devi fare per forza. Te l’ho detto: gli informatori sono delle banderuole. >> 
<< Vero, ma lui non è stato costretto a rivelare le nostre posizioni a Min Joon perché scoperto: l’ha fatto solo per guadagnarci di più. >> gli occhi si fecero ardenti per la rabbia repressa << Sai anche tu cosa fa, come sfrutta il suo lavoro da dipendente comunale e accetta mazzette qui e là. Il suo “chiudere un occhio” ha portato alla morte di otto innocenti. >> 
Ivy arricciò il naso << Ti prego non dirmi che ti sei messo in contatto con le famiglie delle vittime. >>
L’uomo si strinse nelle spalle << Occhio per occhio. >> 
Roteando gli occhi al cielo, la strega tagliò con fare indispettito il suo petto di pollo << Se ti catturano sappi che non ti vengo a recuperare. >> 
<< Sono troppo bravo, è impossibile che mi prendano. >> dopo di che si allungò oltre il tavolo e le diede un buffetto << Poi lo so che non potresti stare troppo tempo senza di me e che correresti subito a salvarmi. >> 
A causa della bocca piena Hyun non comprese appieno quello che gli disse l’amica, ma non ebbe alcun problema a immaginare che fosse un insulto a dir poco colorito. 
Passati una decina di minuti, dove l’unico rumore era quello delle posate, il coreano si appoggiò allo schienale dello sgabello e prese in mano il bicchiere di vetro smerigliato << Quindi cosa facciamo? >> 
<< Mi sembra ovvio: tu vai dove vuoi, mentre io inizio la mia peregrinazione per il globo. >> 
<< Da sola? >> 
<< Perché quel tono sorpreso? >> 
L’uomo inarcò entrambe le sopracciglia << Non sei esattamente una persona socievole. >> 
<< Non devo mica farmi dei nuovi amici. >> Ivy prese coraggio e masticò velocemente un altro cavoletto, per poi buttarlo giù con un lungo sorso d’acqua << Dio, sono ributtanti. >>
Hyun, riappoggiato il bicchiere sul tavolo dopo aver bevuto a sua volta, guardò con severità l’amica << Non sarebbe male però se ti mostrassi educata e tenessi un minimo sotto controllo il tuo ego smisurato. >> 
<< Vedo che potrò fare. >> la giovane aggrottò la fronte << Se non verrai arrestato ti darò qualche nominativo da cui andare, poi magari ci incontreremo a metà. >> 
Il mago scrollò le spalle << Per me va bene. >> 
Dopo una manciata di secondi, Ivy piantò i suoi occhi chiari in quelli del suo aguzzino << Ti prego, non riesco a mangiarne altri. >> 
Hyun studiò il piatto della bionda e notò con piacere che il pollo e il riso erano scomparsi, a differenza dei cavoletti di cui ce n’erano più della metà << Almeno altri tre. >> 
La strega si accasciò sul tavolo, come un palloncino sgonfio << Ti odio. >> 
<< Lo so, l'hai già detto diverse volte. >> 
Ignorando una specie di suo scimmiottamento, Hyun l’osservò prendere un altro cavoletto e infilarselo in bocca con fare scocciato. Accarezzandole con dolcezza il capo, che era ancora appoggiato sul ripiano, le promise un biscotto in più quella sera. 
 
 
§§§
 
 
Londra, Sede dell’Interpol Magica
 
 
Min Joon, elegantemente seduto su di una bassa poltrona, studiava l’ambiente che lo circondava e che non era molto cambiato dall’ultima volta in cui ci era entrato. 
Spesso le donne che si conquistavano posti di potere prettamente maschili cercavano di attenuare la loro femminilità, prediligendo atteggiamenti duri, inflessibili e concedendo al prossimo rari sorrisi; la stessa cosa poi si evidenziava nel modo di vestirsi e di arredare il proprio studio. Lisanne Thompson, membro del comitato esecutivo dell’Interpol magica, però era una magnifica eccezione: invece di nascondere quello che era evidente lo sottolineava e lo valorizzava. Il suo ufficio era caratterizzato da colori chiari che contrastavano armonicamente con tonalità più scure, ma sempre soft. La scrivania di legno di noce, come anche il piccolo tavolino rotondo che si trovava di fronte, si contrapponeva alla poltrona bianca dall’alto schienale e alle più basse poltroncine color salvia. L’enorme lastra di marmo bianco, abbellita da venature dorate che formavano quella che pareva una farfalla, svettava imponente e regale dietro la scrivania, mentre degli scaffali a muro, ognuno illuminato magistralmente, la incorniciavano come un’opera d’arte. La parete di destra, alle spalle di Min Joon, era costituita da un’intera vetrata che mostrava lo skyline londinese, precisamente il Big Ben e London Eye, di fronte a lui invece si trovava la porta sempre di legno di noce, le cui ante arrivavano fino al soffitto.
Inclinando il capo annoiato, l’Auror notò che il quadro vicino allo stipite era cambiato: l’anno prima c’era un’opera cubista, ora invece la tela che occupava gran parte del muro era di matrice chiaramente impressionista. L’occhio d’artista che aveva sviluppato negli anni grazie alla sua grande passione per la pittura, approvò la scelta: il nuovo quadro si armonizzava decisamente meglio con l’ambiente. 
L’uomo spostò nuovamente l’attenzione dal dipinto alla porta che si era aperta per lasciar passare l’alta e slanciata figura di Lisanne, avvolta da un completo color panna. I corti capelli marroni le enfatizzavano il volto squadrato, mentre gli occhi scuri, caldi e tranquilli, mostravano una risolutezza senza pari.
<< Per favore Emily, lasciaci da soli. >> la voce cristallina e pacata del suo superiore portò Min Joon ad alzarsi e inclinare il busto in un perfetto inchino.
Intanto che si rialzava, l’Auror intravide l’occhiata diffidente della segretaria della donna mentre l’anta si richiudeva << Non capisco come mai la tua assistente mi guardi sempre male. >>
Sfilandosi la giacca, che era semplicemente appoggiata sulle spalle, Lisanne sollevò una mano e l’agitò debolmente, come a voler scacciare una mosca << Fa così con tutti, è semplicemente molto protettiva. >> 
<< Se non sbaglio è un ex agente del MSI. >>
<< Già. >> posta la giacca sullo schienale della poltrona color salvia, disposta di fronte a quella di Min Joon, la quarantanovenne si sedette e, contemporaneamente, lo esortò a fare lo stesso con un semplice cenno del capo << Mi auguro che tu sia qui per dirmi che rinunci al caso di Do Hyun Kim e dell’hacker Imp. >>
Nessuna emozione passò per il viso dell’uomo, che accavallò le gambe e intrecciò le lunghe dita sul ginocchio destro << No, sono qui per richiedere una squadra che mi aiuti a catturarli. >> 
Il Capo della sede londinese dell’Interpol magica si lasciò sfuggire uno sbuffo di rassegnazione, mentre intrecciava le caviglie e appoggiava gli avambracci ai braccioli della poltrona << Spiegati meglio. >> 
<< So perfettamente che la mia caccia infruttuosa degli ultimi tre anni è un problema per i vertici e che non possiamo sprecare altre risorse per inseguire solo due latitanti. >> l’Auror, tenendo gli occhi a mandorla fissi in quelli del suo superiore, non esitò << La fonte anonima che mi ha dato le informazioni su Berlino mi ha anche detto che i nostri due criminali hanno in mente qualcosa di grosso. Non mi ha saputo dire molto, ma è sicuro che Do Hyun stia macchinando qualcosa di grosso e che c’entri l’Arnia. >> 
Lisanne inclinò il capo di lato e i suoi occhi non mostrarono alcuna emozione << Lo sai anche tu che non è sufficiente, non posso autorizzare una task force solo su delle supposizioni. >> 
L’uomo strinse brevemente la mascella, poi drizzò la schiena << L’informatore si è dimostrato molto attendibile e anche tu sai che c’è qualcosa che non va. Le mosse del Gumiho e di Imp, negli ultimi tempi, sono state a dir poco insensate: sottrarre dei documenti in un centro d’accoglienza di rifugiati in Spagna, rubare la planimetria di un casinò demolito tre anni fa ad Atlantic City, sequestrare un orafo in pensione per una semplice chiacchierata e, per ultimo, introdursi in casa di un organizzatore d’eventi d’élite. >>
La donna, prendendosi il mento tra l’indice e il pollice della mano destra, rimase in silenzio per un paio di minuti, guardando un punto oltre le spalle del suo interlocutore e riflettendo sulle sue parole. Dal canto suo l’Auror rimase in silenzio, sperando che di essere riuscito a instillare in lei anche solo l’ombra del dubbio.
Improvvisamente lo sguardo della strega si spostò su di lui e lo scrutò con attenzione, sapeva che la sua decisione era a dir poco azzardata e che avrebbe dovuto dare un sacco di spiegazioni al resto del comitato, ma il suo sesto senso sfrigolava e non la lasciava in pace: c’era davvero qualcosa che non quadrava << Va bene, hai il mio via libera. >> prima che il mago potesse esultare internamente, le sue successive parole lo paralizzarono << Ho però delle condizioni. >> 
<< Era troppo bello per essere vero… >> arricciando le labbra in una parodia di un sorriso, l’agente inclinò il capo di lato << E quali sarebbero? >> 
<< Decideremo insieme i componenti della squadra, condividerai il comando con una persona da me designata e, se vi ordinerò di fermarvi, voi lo farete senza fiatare. >> 
Gli occhi scuri di Min Joon sfavillarono per un breve istante, poi annuì con fare regale << D’accordo. >> 
 
 
§§§
 
 
27 Aprile 2025,
Amburgo, Germania
 
 
La piazza Rathausmarkt, dalla forma rettangolare, quella fresca mattina di marzo era gremita di persone che come al solito si avviavano, chi con passo lesto e chi più lentamente, verso i propri uffici. In mezzo a loro, Klaus Richter, un uomo sulla cinquantina, dai folti capelli ricci e con un lungo soprabito grigio, nelle cui tasche aveva infilato le mani, si dirigeva tranquillo verso il municipio di Amburgo, del tutto inconsapevole del fatto di avere un bersaglio sulla fronte. Ogni cosa pareva procedere normalmente almeno finché un fischio acuto spezzò l’allegro chiacchiericcio dei passanti e zittì il cinguettio degli uccelli. La testa di Klaus fece uno scatto all’indietro, lo schizzo di sangue si sparse per una decina di metri dietro di lui e, dopo un istante che parve infinito, il corpo cadde pesantemente sui mattoni rossi.
Al dodicesimo piano di un hotel a tre stelle, a più di quattromila metri di distanza, Hyun osservava attraverso il mirino la folla disperdersi e, benché non potesse udire le urla di terrore, ebbe quasi la sensazione di sentirle come un’eco lontano o un ricordo sfocato. Il cecchino rimase fermo nella sua posizione, studiando l’informatore steso per terra, con le gambe e le braccia spalancate rassomigliando, in una maniera sinistra, a una stella marina, tant’è che lo strano paragone gli strappò un sogghigno obliquo. Nessun senso di colpa o vago dispiacere lo pervase, al contrario una piacevole soddisfazione gli avviluppò il cervello e i muscoli: probabilmente quella era una delle distanze maggiori che avesse mai tentato ed era riuscito a fare un centro perfetto, a dir poco impressionante. Sapendo che non aveva tempo per crogiolarsi nell’autocompiacimento, spostò il viso dal fusto del fucile, fece scattare la levetta e, dal serbatoio, saltò fuori il bossolo del proiettile che prese al volo. Scivolò giù dal tavolo che aveva disposto di fronte alla finestra e, proprio sul cornicione, appoggiò il piccolo oggetto di metallo. 
Probabilmente un abile strizzacervelli avrebbe affermato che quel puerile gesto di sfida era una manifestazione del suo ego e del suo desiderio di provocare l’autorità e non avrebbe avuto torto: in fondo era conosciuto come il Gumiho, una creatura malvagia della tradizione coreana che si faceva beffe, raggirava e alle volte si cibava degli esseri umani. Era decisamente in linea con il suo personaggio, si ritrovò a pensare mentre dava le spalle alla finestra. Al mago però interessava di più la velata minaccia e l’ammonimento implicito che si celava dietro quel piccolo gesto, ovvero che il tradirlo e il provare a fregarlo comportava un’esecuzione in piena regola.
Senza ulteriori indugi, il cecchino si mise all’opera con fredda efficienza: smontò il fucile di precisione che ripose con cura in una normalissima ventiquattr’ore, con un colpo di bacchetta sistemò i mobili che aveva spostato e, infine, prese una delle ultime ampolle della su scorta di pozione Polisucco, la stappò e la ingollò in un unico sorso. Nonostante avesse bevuto diverse volte quell’orribile brodaglia non era ancora riuscito ad abituarsi del tutto al terribile sapore, per tale ragione un verso disgustato gli sfuggì dalle labbra mentre le sue fattezze si modificavano; la parte peggiore fu ovviamente il rimpicciolirsi di statura, ebbe quasi l’impressione che le sue ossa venissero compresse con violenza. 
Appena la trasformazione fu conclusa, come anche i suoi giramenti di testa, Hyun sostituì gli abiti che aveva addosso con un anonimo completo color antracite che meglio si addiceva al suo nuovo aspetto. Ripiegati con attenzione i vestiti e sistemati nella valigetta, per nascondere il fucile, il mago si avvicinò allo specchio della stanza e studiò brevemente il suo riflesso: ere diventato un uomo bianco, di mezza età, con i capelli brizzolati e una simpatica pancetta da birra che faceva capolino poco sopra la cintura. Annuendo alla sua immagine si sentì estremamente compiaciuto: era un perfetto e assolutamente anonimo uomo d’affari.
Chiusa la ventiquattr’ore e fatte scattare le due sicure, il mago afferrò il manico e uscì con passo tranquillo dalla stanza. Si infilò all’ultimo all’interno dell’ascensore, fece un sorrisetto imbarazzato ai presenti e un cenno del capo, a mo’ di saluto, poi si voltò verso le porte che si chiudevano. Una volta giunto al pian terreno, si diresse verso la reception e, con atteggiamento educato, richiese il pagamento per il suo breve soggiorno. Scambiò qualche breve battuta con un giovane dai folti capelli rossi e dagli occhi dolci, che era palese che fosse nuovo del mestiere, quindi Hyun cercò di metterlo a suo agio quando sbagliò la procedura e lo rassicurò dicendo di non avere fretta. Inclinando il capo di lato, l’uomo si ritrovò a pensare che sarebbe stato il suo tipo e che se avesse avuto tempo gli sarebbe piaciuto conoscerlo, ma ovviamente non poteva quindi, quando lo salutò, gli regalò un sorriso pieno di rammarico.
Attraversando l’enorme hall, la sua attenzione venne attirata da un maxischermo che trasmetteva la notizia della sparatoria avvenuta nella piazza centrale della città. Lanciando una breve occhiata al suo orologio da polso, il mago sollevò entrambe le sopracciglia impressionato: non erano neanche passati dieci minuti e il notiziario aveva già fatto un servizio.
Uscito dalla porta girevole, il finto imprenditore non notò nulla di strano: le persone si comportavano normalmente e nessuna vettura della polizia passò sgommando, udì solo vagamente una sirena spiegata che si allontanava. Salutò con un cenno cordiale il portiere, scese i tre gradini che separavano l’hotel dal marciapiede e sollevò il braccio destro per richiamare un taxi. 
Una volta seduto sul sedile posteriore snocciolò le indicazioni al guidatore che, dopo avergli lanciato un’occhiata perplessa, fece inversione e si diresse verso ovest. Il viaggio, di breve durata, ebbe il suo termine di fronte al mercato centrale e, pagata la corsa, Hyun scese dal vicolo. Rimase qualche secondo fermo, risaltando come una mosca bianca in mezzo all’andirivieni dei soliti acquirenti che erano vestiti in maniera decisamente più casual, finché non individuò l’entrata giusta. Ignorando le occhiate dei curiosi, l’uomo si addentrò nel padiglione dal tetto ondulato, che risaliva al 1962; con passo tranquillo si mosse fra i vari banchetti, arrivando anche a fermarsi per studiare con interesse la merce. Dopo aver girovagato un po’ in mezzo alla folla si arrestò di fronte a una donna di circa trentacinque anni, dalla pelle color caffè e gli occhi di un blu oltremare. 
<< Desidera? >> 
L’uomo, con un sorriso cordiale a incurvargli le labbra, infilò la mano destra nella tasca interna della giacca e le allungò un biglietto da visita << Mi è stato detto che voi vendete i miglior madd(1) del mercato. >> 
La senegalese, dopo essersi pulita le mani sul grembiule ed essersi stretta il foulard con cui teneva indietro i folti capelli ricci, afferrò il pezzettino di carta e lo analizzò con attenzione. Dopo pochi secondi sollevò gli occhi da cerbiatta su di lui e gli fece cenno di seguirla. Lo condusse a una delle celle frigorifere dove entrarono insieme, lasciando la pesante porta socchiusa. 
<< Sei arrivato giusto in tempo. >> la donna gli allungò il frutto dalla scorza dura << Buon viaggio. >> 
<< Grazie. >> 
 
 
§§§
 
 
Niš, Serbia
 
 
Ivy, comodamente seduta nel dehor di un bar, prese in mano il cellulare che aveva squillato in seguito all’arrivo di un messaggio. Sollevandosi gli occhiali da sole sopra il capo, lesse velocemente il testo “Viaggio con la Passaporta filato liscio. Attendo tue indicazioni.” Dopo essersi sposata i lunghi capelli neri dietro la schiena, la strega digitò in fretta poche righe, allegò un file e inviò il tutto al suo compagno, che gli rispose con un secco “OK”.
Risistematasi gli occhiali sul delizioso nasino, la giovane si mise a studiare l’andirivieni dei passanti mentre si portava la tazza alle labbra e pensava a quanti altri alleati avrebbe dovuto scovare, quanto meno un paio li aveva già depennati dalla lista. Appena il liquido caldo e forte le scese lungo la gola non riuscì a trattenere un mugolio di piacere e si dimenticò brevemente i suoi doveri: il caffè era davvero il nettare degli dei per quanto la riguardava. 
Conclusa la sua saporita colazione che, oltre alla sua bevanda preferita, comprendeva dello yogurt bianco con lamponi e scaglie di cioccolato e una fetta di ghibanizza(2), estrasse dal suo zaino grigio il suo computer portatile e si mise al lavoro. Le sue lunghe dita, dalle unghie laccate di nero, si mossero con sicurezza sulla tastiera e, in pochi minuti, l’email, con allegati i video incriminati, fu pronta. La spedì senza indugio e sperò che Mikkel Jørgensen ne avrebbe fatto buon uso. 
Il cameriere, che l’aveva servita quando era entrata mezz’ora prima, le si avvicinò con un sorriso cortese << Vuole qualcos’altro? >> 
Ivy sollevò il viso, mentre il trillo che l’avvisava che l’email era stata aperta risuonava debolmente nell’aria << No, sono a posto così. Quanto le devo? >>
<< 819 dinari(3). >>
Estratti i soldi dal portafoglio li posò sul ripiano del tavolo << Tenga il resto. >> 
Il giovane, intanto che prendeva le banconote, l’osservò con la coda dell’occhio chiudere il portatile e sistemarlo nello zaino. Prima però che se ne andasse, si schiarì la gola e le parlò in serbo, stupíto ancora dal fatto che una straniera lo sapesse parlare << Se ha bisogno di qualche consiglio su quali posti vistare mi farebbe piacere esserle utile. >> 
La donna, che per quella spedizione aveva deciso di indossare una delle sue parrucche preferite, si spostò una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio << Oh, ma io non so qui in veste di turista. >> 
Il cameriere sollevò entrambe le sopracciglia << E allora in quale? >> 
Mettendosi lo zaino in spalla, Ivy gli regalò un sorriso birichino << Se te lo dicessi dovrei ucciderti. >> 
Lasciandolo basito per la battuta fuori contesto e datata, la strega girò sui tacchi, uscì dal dehor e scomparve in mezzo alla folla. 
 
 
 
(1)Madd (anche conosciuto come Saba senegalensis): ha una scorza esterna gialla e dura; il frutto è riempito internamente da baccelli di semi che possono essere succhiati, similmente a quello che si può fare con il tamarindo. Il sapore è descritto come frizzante e aspro, come quello del mango o del limone. 
(2)Ghibanizza: dolce tipico serbo preparato generalmente come una torta ripiena con uova e formaggio.
(3)Dinaro (RSD): è la valuta serba (1 euro = 117 dinari).

 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Salve a tutti!
Eccomi qui di nuovo con la seconda parte del prologo. Non è lunga né tanto meno emozionante come la prima, ma mi sembrava giusto scrivere anche queste scene per aiutarvi a inquadrare un po’ meglio i miei bambini e le dinamiche dentro cui si muovono. 
Sicuramente Min Joon rimane quello più criptico, soprattutto perché ha decisamente meno spazio degli altri due, ma temo che all’inizio sarà così. In compenso abbiano una new entry, la mia amata Lisanne Thompson: lei sarà un personaggio secondario che avrà modo di ricomparire anche in seguito, sempre accompagnata dalla sua letalissima segretaria (meglio non scherzare con Emily). Inoltre avete avuto modo di conoscere tre grandi passioni di Ivy: il cibo spazzatura, il caffè e la sua passione smodata per le parrucche XD
Spero che questo aggiornamento vi sia piaciuto e che magari vi possa tornare utile per la stesura delle schede. Se aveste delle domande non esitate a scrivermi e, nel caso ci fosse qualche nuovo lettore, sappiate che le iscrizioni sono ancora aperte. 
Vi auguro un buon fine settimana e a presto,
Chemy
 
 
 
 
Lisanne Thompson
Capo della sede inglese dell’Interpol Magica e membro del Comitato Esecutivo
Inglese, Mezzosangue, 49 anni, ex Corvonero
 
Lisanne è una donna calma, di polso ed estremamente intelligente. Non è facile capire cosa pensi e men che meno prevedere le sue mosse; valuta sempre ogni aspetto, prima di prendere una decisione, ma allo stesso tempo dà molto valore al suo istinto, che raramente l’ha delusa. È un capo comprensivo e molto stimato dai suoi sottoposti, i quali farebbero qualsiasi cosa lei chiedesse loro di fare. Ha vena ironica molto pronunciata e la risposta sempre pronta. Si lascia chiamare Lisa solo da suo marito, i suoi parenti più stretti (almeno quelli che le stanno simpatici e che stima) e dalla sua fidata Emily. 
 
 
   
 
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