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Autore: Acciuga_le_tue_primule    25/03/2023    1 recensioni
Anni ‘ 70: il mondo magico è sconvolto dall’ascesa di Lord Voldemort. Attacchi ai centri babbani, rapimenti e omicidi di personalità filobabbane sono ormai all’ordine del giorno. Ogni persona è chiamata a scegliere se appoggiare l’Oscuro Signore od osteggiarlo apertamente. Un’intera generazione di maghi e streghe vede così il proprio destino cambiare per sempre. Per Mayleen Rosier il destino sembra però già scritto: seguire gli ideali di famiglia e sposare un perfetto Purosangue per generare perfetti figli Purosangue, che possano tramandare una linea di sangue purissima. O almeno questo è ciò che la sua famiglia si aspetta da lei. Questa è una storia di scelte tra amore e famiglia, tra ciò che è giusto e ciò che è facile, come direbbe il più grande mago di questo tempo.
Vorrei ringraziare alcune persone che mi hanno aiutato alla stesura di questa storia
Vorrei innanzitutto ringraziare Lady Fendente Volante, preziosa collaboratrice nel world building e editor di questa storia
Poi anche Lady Marika Weber, Lady Nina Cats, Lady Radio Spagna sempre nelle mutande e Lady Riri, che hanno dato un importante contributo all’editing di questa storia.
Con la speranza che il racconto vi piaccia, vi auguro una buona lettura.
Vostra,
Lady Occhio di Falco
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Come tutto ebbe inizio
 
 
Il sole tiepido della Scozia stava per sorgere su quel primo settembre del 1972. Il cielo era già solcato all’orizzonte dalle splendide venature vermiglie tipiche dell’alba, ma era ancora punteggiato dalle ultime stelle. Ben presto i raggi luminosi avrebbero rivelato un paesaggio maestoso, in cui si susseguivano montagne imponenti, che con le loro cime si protendevano verso il cielo. I loro fianchi erano ricoperti di vegetazione brulla e ai loro piedi boschi di alberi secolari si specchiavano nei molteplici laghi, circondati da colline di erba verde e fresca. La continuità di questo paesaggio indomito era interrotta dai poderosi castelli, testimoni di epoche lontane fatte di cavalieri e dame, di feste sontuose ma anche di guerre sanguinose, che avevano  scosso quel luogo per lungo tempo. Tutto intorno era ancora addormentato: non si sentivano più gli animali notturni, che erano tornati alle loro tane per godersi il meritato riposo dopo una nottata di caccia, mentre  alcuni uccellini avevano già cominciato a cantare per salutare il nuovo giorno.
Là, dove le montagne si innalzavano quasi a formare una barriera, lontano da tutto e tutti, sorgeva una tenuta in pesanti e antiche pietre grigio scuro come il fumo, che venivano interrotte dal contorno delle finestre bianco candido, in netto contrasto con la durezza e la magnificenza, che si respiravano guardando l’edificio e che  mettevano chiunque a disagio e in soggezione di fronte a tanta ostentata ricchezza. L’interno non era da meno, infatti i colori dominanti erano il nero della vernice lucida delle porte e dei costosi mobili in ebano e il verde della carta da parati, che spaziava dallo smeraldo a un verde scuro. Questi toni scuri erano stati volutamente utilizzati dai padroni di casa per far meglio risaltare gli intarsi degli stipiti, le cornici dei quadri di famiglia e i calici in oro e argento. I piatti e le teiere posti sul mobilio in ceramica recavano uno stemma con uno scudo nero, in cui spiccava un’elegante R d’oro, stretto tra due unicorni rampanti, simbolo di purezza, che per loro voleva sottolineare la purezza di sangue della famiglia. Tutto questo contribuiva a creare un senso di oppressione per chiunque, fatta eccezione per gli abitanti della casa, o quasi.
In quella casa, infatti, viveva qualcuno che si sentiva incredibilmente fuori posto in tutta quella ostentazione, non solo della ricchezza, ma anche degli ideali che dominavano in famiglia e quel qualcuno ora era sveglio, a differenza di tutti gli altri, e osservava le ultime stelle scomparire dal cielo in preda all’ansia. I dolci boccoli nero corvino ricadevano in disordine sulle spalle e incorniciavano il volto dai tratti morbidi e dalla pelle diafana, in cui risaltavano gli occhi azzurri, resi indecifrabili da una sfumatura grigia e dall’abitudine familiare di non esternare i propri sentimenti, e che erano contornati da occhiaie scure, segno di una notte un po’ movimentata. Mayleen non aveva dormito bene, anzi si poteva dire che non aveva chiuso occhio e il motivo era quello che sarebbe successo quel giorno. Non era una giornata come tutte le altre, in cui avrebbe ascoltato le litanie dei genitori sull’importanza del frequentare e sposare solo i cosiddetti Purosangue per preservare il sangue puro nel mondo magico. Perché lei, sì, era una strega, figlia di maghi, che erano a loro volta figli di maghi, per generazioni e generazioni. La sua, infatti, era una delle pochissime famiglie Purosangue rimaste, che si era mantenuta tale grazie ai matrimoni tra cugini, cosa che aveva fatto nascere nel corso delle generazioni una certa vena di follia e un’inclinazione innata per la violenza. Lei, però, era diversa dal resto della famiglia: era gentile, non usava la violenza neanche quando era necessario, e in quella casa più volte sarebbe stato necessario almeno per la propria difesa personale. Soprattutto non capiva quale presunta differenza ci fosse tra loro e i Babbani, cioè la popolazione non magica, che i genitori consideravano esseri inferiori, e tra loro e i Nati Babbani e i Mezzosangue, visti dalla famiglia come un vero e proprio oltraggio al sangue magico. 
Per questo era agitata: non aveva mai reso evidenti le sue perplessità sulle massime che i genitori cercavano di inculcarle, ma aveva sempre taciuto, consapevole che un suo rifiuto avrebbe causato la reazione violenta di suo padre e le urla di sua madre. Tuttavia, oggi sarebbe uscita allo scoperto, volente o nolente: oggi, infatti, sarebbe partita per il suo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e qui sarebbe stata smistata in una delle quattro Case. I suoi genitori avevano sentenziato che l’unica Casa degna di accogliere un Rosier era Serpeverde. Suo fratello aveva seguito la tradizione, mentre lei sapeva che non sarebbe mai stata smistata in quella Casa. Era ben consapevole di ciò e ne aveva un certo timore, perché non sapeva quale sarebbe stata la reazione dei suoi genitori alla notizia.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce di sua madre che le ordinava di scendere per la colazione. Mayleen si affrettò a togliersi la veste da notte e a mettersi i vestiti eleganti per uscire; infatti, i suoi genitori non gradivano che li si facesse aspettare, così scese di fretta le scale. Entrò nella sala da pranzo dove vi erano già suo padre e suo fratello. I due avevano i capelli nerissimi come quelli di Mayleen, ma gli occhi di un verde penetrante, che sembravano leggerti dentro. Suo padre aveva un naso aquilino e le labbra sottili sempre chiuse in un’espressione  arcigna e seria, tanto che la figlia poteva giurare di non averlo mai visto sorridere. Evan, suo fratello maggiore, aveva il naso sottile e rotondo nella punta della nonna paterna Dulcibella, che aveva ereditato anche lei. Quando la vide, le sue labbra rosse si aprirono nel suo solito sorriso, un po’ strafottente e velatamente sadico, che però lei aveva sempre avvertito in certo senso affettuoso.
- Mayleen, siediti - disse la madre, che era appena entrata nella stanza, seguita a ruota dall’Elfa domestica di famiglia, Tawbry, che reggeva una vassoio d’argento con tre tazze da the  e gli scones, i tradizionali biscotti inglesi con i mirtilli. Si affrettò a sedersi con grazia sulla sedia foderata di velluto verde, accanto al fratello, mentre la madre ordinava all’Elfa di servire la colazione. Stava mangiando in silenzio, come usava in quella casa, cercando di non guardare negli occhi nessuno e sentendo il suo cuore martellarle nel petto, quando la voce atona del padre parlò, facendola irrigidire impercettibilmente - Mayleen, oggi partirai per Hogwarts e verrai smistata, io e tua madre attendiamo domani mattina la lettera in cui ci dirai che sei entrata a Serpeverde. Nel treno rimarrai insieme a tuo fratello e ai suoi amici. Trovo inutile ricordarti di rimanere lontana da Sirius Black e dai suoi sporchi compari babbanofili- . A quegli ordini lei rispose con un ben scandito ‘Sì, padre’, anche se il modo in cui l’uomo aveva parlato del suo migliore amico le aveva fatto stringere lo stomaco. - Sono d’accordo, Mayleen, quel ragazzo è un disonore per la sua famiglia e tu non devi averci niente a che fare. Povera Walburga! Le è capitata una vera e propria disgrazia! - disse sua madre appoggiando totalmente il marito. Mayleen abbassò lo sguardo e annuì, senza dire niente, anche se dentro sentiva montare la rabbia. - Forse se lei e Orion avessero usato di più le maniere forti, il ragazzo sarebbe cresciuto con sani principi Purosangue e avrebbe dato onore ai Black! - sentenziò il padre convinto, spalleggiato immediatamente dalla moglie - Hanno permesso all’amore di genitore di prevalere - .
Mayleen continuò a guardarsi le mani, che si stringevano l’un l’altra, ricordando quella volta che erano in visita a casa Black e mentre stavano giocando, avevano rotto un vaso. Sirius si era preso tutta la colpa e, dopo aver ricevuto uno schiaffo, venne chiuso in camera sua senza cena da sua madre, che con un colpo di bacchetta aggiustò il vaso in un secondo. Se questo si poteva chiamare ‘amore’…. Dopo una serie di altre raccomandazioni, come “Stai lontano dalla feccia di Nati Babbani e Mezzosangue”, fu congedata e poté tornare in camera sua per sistemare le ultime cose nel grande baule con lo stemma di Hogwarts. Mentre sistemava i libri di scuola in ordine, le rimbombavano nella testa le parole dei suoi genitori e ora il terrore cominciava ad assalirla: se avevano reagito così per il figlio di un altro, cosa avrebbero fatto alla notizia che la loro secondogenita era finita in una casa diversa da Serpeverde? Chiuse il baule e il suo sguardo cadde sullo stemma di Hogwarts, con i simboli delle varie case. In particolare, si soffermò sul leone di Grifondoro, la casa dove era stato smistato Sirius e si chiese se fosse davvero così male finire in una Casa diversa. Dopotutto Sirius non le aveva mai dato l’impressione di essere un ragazzo cattivo e che avesse portato il disonore alla sua famiglia solo perché era un Grifondoro. Non ci vedeva proprio niente di male e non capiva perché i suoi genitori si ostinassero a non farli incontrare da un anno, quando invece prima si vedevano prima quasi tutte le domeniche. Infatti, lei e Sirius si conoscevano letteralmente da una vita: le loro madri erano amiche dai tempi della scuola e si venivano spesso a trovare a vicenda, anche quando i loro figli erano molto piccoli. Aveva la stessa età di Evan ed era stata l’unica persona, insieme al fratello Regulus Black, a capire Mayleen realmente e ad accettarla per come era, anche se non era una perfetta Purosangue. Lei era convinta che a Sirius non sarebbe importato in quale casa fosse stata smistata e per questo avrebbe voluto che fosse lì a rassicurarla, a dirle che sarebbe andato tutto bene.
In quel momento i genitori la chiamarono, dicendole di scendere perché altrimenti avrebbero fatto tardi. Quando furono tutti e quattro nel cortile e Tawbry ebbe portato giù sia il suo baule che quello di Evan, sua madre le porse il braccio, che lei afferrò titubante, mentre Evan appoggiò la mano su quello di suo padre. Mayleen sapeva cosa voleva dire: Smaterializzazione Congiunta. Non le piaceva tanto quel modalità di trasporto, le faceva sempre venire la nausea, ma suo padre non si sarebbe mai abbassato a utilizzare i mezzi babbani per arrivare a Londra. Dopo un brusco ordine a Tawbry di badare alla casa in loro assenza, i suoi genitori si smaterializzarono con lei e il fratello al seguito. In un attimo sparì la tenuta dei Rosier e davanti a loro si stagliò King’s Cross, la stazione ferroviaria di Londra, da dove sarebbe partito l’Espresso per Hogwarts. Era un enorme edificio in mattoni rossastri e con alte finestre, che la lasciò senza parole, tanto che la madre dovette trascinarla dentro. Quando entrarono, vide che era piena di Babbani vestiti in un modo tale che a lei sembravano pinguini. Stava quasi per sorridere quando vide i suoi genitori e suo fratello lanciare occhiate di puro disgusto verso loro. Presero due carrelli, su cui caricarono i bauli e le gabbie con i loro gufi. Mentre sistemava la gabbia, Airis, il suo gufo, le diede un buffetto con il suo becco nero, quasi a volerla rassicurare, fissandola con i grandi occhi arancioni e arruffando le piume nocciola e bianche. Si diressero poi verso il binario 9 e , fermandosi davanti al muro tra esso e il binario 10. - Andremo prima io ed Evan, così potrai vedere come si fa, Mayleen, poi tu ci seguirai con tua madre - le disse severo suo padre, mettendosi al fianco di suo fratello maggiore. Insieme si diressero verso il muro a passo spedito e, prima di sbattere, passarono attraverso il muro. Vennero seguiti a ruota da Mayleen e sua madre, non prima che lei chiudesse gli occhi, senza farsi vedere dalla donna, che non avrebbe approvato quella che per lei era una dimostrazione di debolezza. Quando li riaprì, vide che un lunghissimo treno rossastro era posizionato sulle rotaie, mentre il binario era gremito di persone: bambini e ragazzi accompagnati dai genitori, che chiacchieravano tra loro, si abbracciavano e altri erano spaesati esattamente come lei. La madre la trascinò lungo il binario, finché non incontrarono un gruppo di persone, tra i cui riconobbe i Black o meglio una parte della famiglia Black: i coniugi Black affiancati da Regulus infatti stavano parlando con un uomo e una donna, dai capelli neri e occhi scurissimi. Non vedeva Sirius nei paraggi e questo le fece crescere la preoccupazione: era possibile che i suoi genitori gli facessero del male, solo perché era finito a Grifondoro? Subito dopo aver formulato questo pensiero, si diede della stupida, perché si rese conto che una cosa simile era del tutto improbabile. Infatti se Sirius non si fosse presentato a prendere l’espresso per Hogwarts, la gente avrebbe cominciato a farsi domande e se c’era qualcosa a cui i Black tenevano, era la loro immagine, che sarebbe stata irrimediabilmente compromessa. Si sentì subito più tranquilla: Sirius doveva essere lì al binario, semplicemente si era allontanato dai genitori.
Si accorse solo in quel momento che Regulus la stava fissando con i suoi occhi grigi simili a quelli del fratello, sorridendole e lei ricambiò il sorriso.
- Ciao, Reg - disse avvicinandosi per abbracciarlo e i due si allontanarono un poco dagli adulti. Era molto affezionata a Regulus: avevano la stessa età, erano praticamente cresciuti insieme e lei lo considerava un fratello. La capiva, perché viveva la stessa situazione, anche Regulus infatti viveva nell’ansia di deludere la propria famiglia e ora che Sirius aveva tradito le aspettative dei genitori, queste gravavano totalmente sulle spalle del ragazzo. Era sicura che tutto questo lo opprimesse e lo trovò estremamente ingiusto; tuttavia, non si sentì di dare la colpa a Sirius: lui aveva semplicemente seguito sé stesso e questo non dovrebbe essere una colpa.
- Ciao Mamie, hai passato una bella estate? - la salutò lui facendola sorridere al sentire quel nomignolo, che proprio Regulus le aveva dato in uno dei loro primi incontri. Erano ancora molto piccoli, lui non riusciva a pronunciare bene il suo nome e così invece di Mayleen se ne uscì con “Mamie”. Da quel momento lui e suo fratello la chiamavano sempre in quel modo.
- Sì, abbastanza. Sai, le solite cose … e tu? - . Il suo sguardo si adombrò e lei dedusse che non doveva essere stato un bel periodo, come confermò la risposta del ragazzo - Non tanto. Mamma e papà erano sempre arrabbiati con lui, urlavano spesso, quasi ogni giorno, ma lui continuava a non rispettare le regole. Mamma gli diceva che non lo sbattevano fuori casa solo per mantenere le apparenze e lui gli rispondeva che non vedeva l’ora di andarsene da lì. È diventato peggio di prima, Mamie - . Mayleen sapeva a chi si riferiva quando diceva lui: doveva essere stato terribile per Sirius sentirsi addosso tutte quelle urla per due mesi, ma doveva esserlo stato anche per Regulus, sentire quelle cose contro suo fratello, a cui era molto affezionato. Infatti, dopo aver detto questo, Regulus abbassò lo sguardo, ma lei fece in tempo a vedere i suoi occhi diventare lucidi e si appuntò mentalmente di non tirare fuori l’argomento Sirius davanti a lui.
- Mi dispiace, Reg, ma vedrai che tutto si sistemerà - Stava per risponderle, quando i genitori dissero loro che dovevano sbrigarsi a salire in carrozza o altrimenti avrebbero perso il treno. Prima di salutarla il padre le ricordò di rimanere insieme a Evan e ai suoi amici, lei annuì e dopo aver dato un bacio sulla guancia sia all’uomo e alla madre, salì insieme al fratello e a Regulus in carrozza, appena qualche minuto prima che il treno partisse. Evan e i suoi amici cominciarono a percorrere il treno in cerca di uno scompartimento vuoto, seguiti a ruota da Regulus e un po’ più indietro da Mayleen, che si era distaccata dal gruppo, quando sentì una voce provenire dallo scompartimento che aveva appena superato.
- Pst, Mamie -
Mayleen la riconobbe subito: solo un’altra persona lo chiamava in quel modo oltre a Regulus.
Girandosi verso dove proveniva la voce, vide un ragazzo con i capelli neri che gli ricadevano ai lati del viso, gli occhi grigi ridenti e la bocca aperta in un sorriso da furfante.
- Sirius! - esclamò lei, saltando al collo del ragazzo, che ricambiò il suo abbraccio con calore. - Come stai? Reg mi ha detto quello che è successo quest’estate a casa tua - gli chiese abbassando il tono della voce per non farsi sentire da Evan: infatti se il fratello li avesse visti insieme, sarebbe andato su tutte le furie. Lui alzò le spalle - Non è stato poi tanto diverso dal solito, solo che adesso che hanno un’altra ragione per urlarmi contro e mettermi in punizione - le rispose con un sorriso che voleva rassicurarla, in cui però lei notò una punta di amarezza.
- Comunque, sarai eccitata, questo è il tuo primo anno a Hogwarts, vedrai, ci si diverte da matti - disse lui, cambiando repentinamente argomento. L’ansia la dominò nuovamente: la felicità per l’aver rivisto Sirius le aveva fatto quasi dimenticare che il momento che aveva temuto per tutta l’estate si avvicinava sempre di più. Nella sua mente si delineò il momento in cui il Cappello Parlante avrebbe annunciato una Casa diversa da Serpeverde e si immaginò Evan andare su tutte le furie e gli sguardi pieni di disgusto dei suoi genitori, gli stessi che rivolgevano ai Babbani solo pochi minuti prima a King’s Cross.
- Mamie, cosa c’è? - le chiese Sirius, preoccupato per il suo repentino cambio di umore, guardandola negli occhi. Non ce la fece, gli disse tutto, tutto quello che le avevano detto i suoi genitori per tutta l’estate sull’importanza di seguire gli ideali Purosangue e di non mischiarsi alla feccia di Mezzosangue e dei Traditori del loro Sangue, della sua paura… anzi consapevolezza che mai avrebbe potuto essere smistata in Serpeverde, della sua paura per la reazione dei suoi genitori e di suo fratello alla notizia. Non gli nascose niente: era il suo migliore amico e sapeva che più di chiunque altro avrebbe capito. Lui la ascoltò in silenzio, senza mai interromperla, poi quando si fu sfogata, le prese la mano e gliela strinse. Non disse niente, ma la abbracciò come per infonderle parte del suo coraggio. Quando sciolsero l’abbraccio, le sussurrò - Mamie, so che adesso hai paura, l’avevo anch’io al momento del mio Smistamento, ma sappi questo: per me rimarrai sempre mia amica, in qualunque Casa sarai smistata - . Gli sorrise piena di gratitudine, Sirius aveva questo talento di farla stare meglio anche quando tutto sembrava nero e non si vedeva una luce. Gli stava per rispondere, quando una mano afferrò la spalla di Sirius, costringendolo a voltarsi e in un attimo il suo amico era a terra. Davanti a lui con il volto paonazzo di ira e gli occhi iniettati di sangue stava Evan - Cosa credi di fare, Black?! Di plagiare mia sorella?! - gridò furioso suo fratello, mentre Sirius si rimetteva a sedere, passandosi la mano sul labbro spaccato per asciugarsi il sangue.
- E tu! Non ti era stato ordinato di stare lontana da lui?! - urlò verso Mayleen, per poi darle uno schiaffo. Lei rimase completamente paralizzata dalla paura: non era la prima volta che Evan andava su tutte le furie e diventava violento, ma su di lei non aveva mai alzato un dito e il fatto che invece adesso l’avesse fatto e senza un segno di rimorso le toglieva il respiro.
- Lasciala stare, Rosier - ringhiò Sirius, distraendo da lei l’attenzione del fratello, che si voltò verso di lui con un’espressione che Mayleen non gli aveva mai visto sul volto, un’espressione di ferocia che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Era ovvio che voleva fargli del male.
- Perché, Black? Altrimenti che fai? Mi affatturi? Pensi di avere una minima speranza contro di me?-
- Oh, è più di una speranza, è una certezza, quella di riuscire a colpire quel bel faccino Purosangue -
A quelle parole di Sirius, Evan si fece più paonazzo in volto e, se possibile, la sua rabbia aumentò. Sfoderò la bacchetta e la puntò dritta verso il Grifondoro, che la estrasse a sua volta, senza mostrare un minimo di esitazione o timore. Mayleen invece era terrorizzata: non voleva che Sirius si facesse del male per colpa sua, non lo avrebbe mai sopportato; così tremante si avvicinò al fratello e si aggrappò al suo maglione - E-Evan, ti prego, andiamo, lascia stare…- , ma lui la scansò con una gomitata - Tu sta’ zitta! Con te farò i conti più tardi! - , per poi tornare a concentrarsi sul suo avversario.  
Mayleen stava cominciando a temere il peggio, quando dallo stesso scompartimento da cui era uscito l’amico, sbucarono altri tre ragazzi, probabilmente attirati dal trambusto scatenato dallo scontro, che si pararono davanti al ragazzo per proteggerlo.
- Adesso basta, tutti e due! - disse un ragazzo con i capelli castano chiaro e con il volto pieno di cicatrici - Non è il momento di mettersi a duellare -
- Oh, ecco la combriccola di sporchi babbanofili al completo! Siete venuti a salvare il vostro amichetto da un viaggio in infermeria? - li canzonò Evan con voce piena di disprezzo, abbassando però la bacchetta: questo fece tirare un sospiro di sollievo a Mayleen, forse l’essere in netta minoranza avrebbe fatto desistere suo fratello dall’attaccare.
- Sta’ zitto e vattene, Rosier! - gli ordinò il ragazzo vicino a Sirius con i capelli neri spettinati e un paio di occhiali tondi sugli occhi nocciola. Il volto di Evan si aprì nel suo solito sorriso strafottente e sadico - Vedi di calmarti, Potter, ero solo venuto a salvare mia sorella dal tentativo di lavaggio del cervello da parte di questo Traditore del suo Sangue - gli rispose on voce melliflua, che racchiudeva un disprezzo senza limiti.
- Ironico che proprio tu parli di lavaggio del cervello - disse Sirius, che dall’arrivo dei suoi amici era rimasto in silenzio, guardando il fratello di lei con sguardo di fuoco e odio, il quale alle sue parole non diede segni di incertezza o dubbio, quasi come se non le avesse sentite.
- Stasera ti accorgerai che tutti gli anni che hai passato a cercare di portarla sulla strada sbagliata sono stati inutili: mia sorella non sarà mai come te e quando sarà smistata in Serpeverde, non ci metterà molto a dimenticarsi di te - . Detto questo, Evan si girò, le afferrò il polso e la strascinò lontano da Sirius, ma non così in fretta da impedirle di sentire il sussurro di Sirius - Vedremo, Rosier, vedremo… - .
                                                                       ***
 
La parte restante del viaggio verso Hogwarts procedette senza più scontri come quello iniziale. Mayleen lo passò nello scompartimento con il fratello Evan e i suoi amici. Evan non le aveva ancora perdonato quell’incontro con Sirius, ma sembrava essersi calmato rispetto a prima e conversava con gli altri ragazzi, senza prestarle attenzione. L’unico che si rivolgeva a lei era Regulus, che si era accorto che doveva essere successo qualcosa nel breve tempo che si erano separati, ma che aveva avuto l’accortezza di non farle domande in merito davanti a tutte quelle persone.
Alla fine, dopo quello che a lei sembrò un tempo infinito, il treno si fermò. Lei e gli altri scesero dalla carrozza. Vide all’inizio del binario un uomo enorme alto almeno due metri, con una folta barba nera, che con il suo vocione tonante chiamava a raccolta quelli del primo anno. Lei indietreggiò intimorita - Non avrai paura di quello zotico di Hagrid? - le chiese ironico uno dei ragazzi dello scompartimento, che aveva capelli scuri e due occhi di ghiaccio, Ezekiel Nott doveva chiamarsi. Da dietro la sua spalla Evan le lanciò uno sguardo gelido, che le faceva intendere che non avrebbe avuto il suo aiuto e che la spinse a seguire Regulus, che come gli altri del primo anno, si era avvicinato all’omone. Hagrid li guidò a delle piccole barche, ciascuna portava una piccola lanterna, unica fonte di luce. Mayleen salì su una di esse, sedendosi accanto al più piccolo dei Black con una morsa nello stomaco, che diventava sempre più forte man mano che si avvicinava al castello. Ciò non le permise di godersi appieno il maestoso spettacolo di Hogwarts con le tante luci, che si specchiavano sul lago di acqua nera. Una volta attraccati nella riva opposta, vennero condotti verso l’enorme entrata del castello, presieduto dal grande portone di legno scuro e poi attraverso gli alti corridoi, che la facevano sentire più piccola di quello che era, finché non arrivarono ad un portone, davanti a cui vi era una donna. Aveva i capelli neri con una leggera sfumatura di grigio acconciati in una crocchia sulla nuca e su di essi era appoggiato un cappello nero a punta. Gli occhi erano di un azzurro glaciale ma senza alcuna punta di cattiveria, piuttosto di severità. Si presentò come la professoressa McGranitt e annunciò al gruppo che tra poco sarebbero stati smistati, notizia che le fece stringere lo stomaco. A un cenno della donna il gruppo di ragazzi la seguì oltre al portone della Sala Grande. La sala era enorme, con alte vetrate e il soffitto tempestato di stelle, come se desse direttamente sul cielo esterno. Quattro lunghissimi tavoli la percorrevano e Mayleen riconobbe le quattro Case di Hogwarts, mentre lei e gli altri avanzavano tra quelli che dovevano essere i tavoli di Corvonero e Grifondoro. All’altro capo della sala vi era un altro tavolo, in cui sedevano i professori e un uomo con una lunga barba bianca, tra cui spuntava un sorriso gentile, che doveva essere il preside di Hogwarts, Albus Silente. Poco prima di quel tavolo vi era uno sgabello con sopra quello che all’apparenza sembrava solo un vecchio e rattoppato cappello, ma che lei sapeva essere grazie ai racconti del fratello e dei genitori il Cappello Parlante, cioè quello che avrebbe portato avanti lo Smistamento. Intanto la McGranitt disse che a turno avrebbe chiamato i loro nomi, gli avrebbe messo il cappello sulla testa, che li avrebbe smistati nella loro Casa. Man mano i ragazzi venivano smistati e tra loro ci fu anche Regulus, con cui il cappello dopo un minuto annunciò - SERPEVERDE - . Il ragazzo si alzò e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde tra i loro applausi, non prima di rivolgerle un leggero sorriso. Dopo pochissimo tempo arrivò anche il suo turno.
- Rosier Mayleen -
Lei si fece spazio tra i ragazzi rimasti e si diresse verso lo sgabello e, mentre si sedeva, fece scorrere lo sguardo sui tavoli per incontrare quello di Sirius, che la rassicurò almeno un poco. Il cappello si pose sulla sua testa. “Ah, un’altra Rosier! Ma vedo qualcosa di diverso: gentile, leale verso gli amici. So esattamente dove metterti, la domanda è: saprai affrontarne le conseguenze?” disse una voce che sembrava essere nella sua mente e che doveva essere il Cappello. Sapeva che era un momento cruciale della sua vita, che avrebbe influenzato tutte le sue decisioni future, sapeva anche che il suo posto non era Serpeverde, altrimenti il cappello non avrebbe accennato a conseguenze della sua scelta ma che era il posto che la sua famiglia avrebbe voluto per lei. Scegliere una casa diversa era un salto nel buio, neanche lei sapeva come avrebbero reagito i suoi genitori, la sola certezza era che sarebbe stata un enorme delusione per loro. Ma poteva veramente rinnegare sé stessa, soffocare le sue opinioni solo per compiacerli? Fissò suo fratello, che, teso, attendeva il giudizio del Cappello Parlante e che le rivolse uno sguardo freddo, in cui vi lesse un’implicita minaccia di non sbagliare. Poi fissò Sirius, anch’egli teso, ma che le rivolse uno sguardo rassicurante, come a riconfermare la promessa che le aveva fatto sul treno di non abbandonarla, qualunque fosse il verdetto e seppe cosa fare. “Mettimi nel posto a cui appartengo” disse nel pensiero al Cappello.
- TASSOROSSO -
Per un secondo il silenzio alleggiò sulla sala, poi gli applausi esplosero dal tavolo di quella che ora era la sua casa, si diressi al suo tavolo, dove alcuni ragazzi la salutarono con una stretta di mano. Una volta seduta, realizzò quello che aveva fatto, un senso di timore si insinuò in lei e discretamente guardò verso i Serpeverde. Lì, vide suo fratello impietrito, come se avesse preso uno schiaffo, ma nei suoi occhi cominciò a montare la rabbia, con cui capì che appena gli si fosse presentata l’occasione, l’avrebbe punita per aver “tradito” la famiglia Rosier. Lì vicino c’era Regulus e anche lui la fissava, ma non con l’ira e il risentimento che aveva visto in Evan, ma piuttosto con un velo di tristezza, come se sapesse che da quel momento, il loro rapporto sarebbe cambiato radicalmente. Tutt’altro sguardo era quello di Sirius, che era raggiante e non riusciva a trattenere un sorriso. Era fiero di lei, Mayleen ne era sicura. Quella sera nel letto dentro al dormitorio dei Tassorosso non poté fare a meno di sentirsi felice, di sentirsi a casa e seppe di aver fatto la scelta giusta.






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Note dell'autrice
Salve cari lettori,
spero che il prologo della mia storia possa essere di vostro gradimento. E' la prima volta che pubblico una mia fanfiction, quindi siate clementi. Le recensioni sono più che bene accette.
Un ultima cosa, a chi interessasse la Tenuta Rosier esiste davvero, infatti ho preso ispirazione dalla Hoscote House a Roberton nella Borthwick Valley in Scozia.
Saluti a tutti e al prossimo capitolo che cercherò di pubblicare quanto prima,
Lady Occhio di Falco
   
 
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