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Autore: Khailea    26/03/2023    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
Jack osservava dal finestrino dell’autobus il mondo muoversi sotto i suoi occhi, troppo piano rispetto al ritmo del cuore però, che martellava impaziente.
Eccitazione, timore, gioia. Erano queste le emozioni che si susseguivano in un ciclo infinto.
Contava i secondi che lo separavano da Rookbow, e l’attesa era talmente lunga da risultargli infinita.
Si muoveva freneticamente sulla sedia, facendo il possibile per distrarsi con il cellulare e della musica, ma ogni volta i pensieri ricadevano sul tempo, e su quanto poco ne avesse.
Chissà come se la stava cavando nel frattempo Astral, ad evitare che Daimonas si accorgesse della sua assenza.
La parte più insicura di lui gli diceva che probabilmente non se ne sarebbe accorto in ogni caso. Difficile dire se Jack sperasse che fosse vero oppure no.
Un’altra breve fermata rese ancora più irrequieto il ragazzo, tentato quasi di uscire e correre per arrivare prima in città. Il buon senso gli impedì di farlo sul serio, e pazientemente aspettò che le porte si richiudessero, e che le ruote riprendessero a girare.
Con le mani in tasca stringeva i soldi guadagnati al resort, con il timore infondato che, se li avesse lasciati, sarebbero spariti.
Invece erano lì, e li avrebbe usati per prendere il regalo di Daimonas, e sarebbe tornato da lui per regalarglielo.
Il pensiero lo fece sorridere, mentre la mente fantasticava sulle possibili reazioni. Preferiva ovviamente concentrarsi su quelle più positive, dove il ragazzo accettava l’anello e tutto tornava come prima.
Beh, non tutto tutto… Daimonas era cambiato, non solo nell’aspetto.
C’era una sorta di nuova leggerezza a muoverlo, ma anche una maturità nello sguardo che non gli aveva mai visto prima.
All’inizio, intravedendone alcuni bagliori, ne era rimasto intimidito, nel pensiero che lui, al contrario, probabilmente era sempre lo stesso, e non meritava di avere un’altra occasione per stare insieme.
Nonostante ciò che stava per fare, in certi momenti lo pensava ancora. Soprattutto la notte, quando era da solo, ed il sonno non sarebbe arrivato per calmarlo, ripensava alle cose crudeli che gli aveva detto, prima che comparisse quel mostro…
Cosa sarebbe successo se Daimonas non fosse tornato indietro?
La risposta bastava a farlo sentire minuscolo…
Jack scosse il capo, tirandosi uno schiaffo.
Non doveva pensare quelle cose, non in quel momento almeno.
Strinse nuovamente i soldi tra le mani, pensando all’anello, e sperando che tutto nel viaggio sarebbe filato liscio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte 1- Operazione Zucchero e caffè:
 
Arrivati nella hall principale, Hope, Alexander e Sammy portarono Daimonas e Wyen nei pressi della piscina sul fianco del resort, dove la mattina i camerieri allestivano dei tendoni sopra dei tavolini per offrire ai clienti una colazione all’aria aperta.
La maggior parte dei tavoli erano occupati, ma i cinque ebbero abbastanza fortuna da prendere l’ultimo appena in tempo.
-Sentite che bell’arietta c’è oggi! È così rinfrescante.- disse Hope inspirando profondamente l’aria salmastra.
-Sì, è molto piacevole. Vuoi che ti vada a prendere un cappello?- le chiese Alexander, facendola accomodare galantemente sulla sedia.
-No tranquillo. Siediti con me.-
Il ragazzo eseguì subito il comando, prendendo la mano di Hope per baciarla.
Anche Wyen riconobbe una certa galanteria nei suoi modi, che la rassicurò del fatto non tutte le sue idee erano così arretrate.
-Cosa vi andrebbe per colazione?- chiese la ragazza guardando gli altri.
-Una spremuta d’arancia, e tante ciambelle!- esultò per prima Sammy.
-Oooh, ottima scelta. E voi? Wyen, a te cosa piacerebbe?-
L’altra si sentì colta di sorpresa alla domanda, non tanto perché le aveva chiesto qualcosa di particolare, ma per il fatto le stessero parlando direttamente chiedendole una preferenza.
-Ecco… del latte e dei biscotti, grazie.- rispose timidamente.
-Vado a prendertelo io. Tu rimani pure seduta.- si offrì il fratello.
-Ti accompagno!- si offrì subito Hope. -Voi rimanete pure seduti. Alex, tu cosa preferisci.-
Il ragazzo in verità voleva solo seguirla, però non voleva contraddirla. -Un caffè, grazie.-
-Nient’altro?-
Alexander si prese un secondo per pensarci.
Normalmente non faceva colazione, il caffè era l’unica cosa che prendeva, però forse Hope avrebbe preferito che mangiasse qualcosa?
Ormai era comunque tardi per cambiare idea. -Per il momento no.- disse infine.
Hope annuì, ed insieme a Daimonas si diresse verso i tavolini, dove tutto era allestito.
Nella borsa che la ragazza teneva sottobraccio c’era il suo cellulare, ed era pronta ad utilizzarlo in caso avesse avuto bisogno di chiamare qualcuno.
Con il resto del gruppo avevano organizzato l’intera giornata, trasformando l’incarico di coprire la “fuga” di Daimonas in un piccolo gioco a missioni.
Naturalmente Cirno ed Ailea, nella loro smania competitiva, erano pronte a fare il possibile per “vincere” una sfida inesistente su chi fosse più bravo a distrarre il ragazzo, e con ogni probabilità non erano le sole.
L’importante comunque era che tutto filasse liscio, ed in caso contrario potevano chiamare gli altri per una maggiore copertura.
Per il momento, ciascuna squadra doveva distrarre il ragazzo il più possibile.
-Oooh, guarda quante cose buone ci sono!- disse Hope, passando da un tavolo all’altro. -Quasi non so decidere cosa prendere ahah.-
-Hai ragione, sembra tutto buonissimo.- annuì l’altro.
-Sicuramente preparano tutto in giornata. Non mi sembra ci siano cose degli altri giorni.-
-Forse gli scarti li finiscono loro, o li danno a qualcuno.- ipotizzò Daimonas.
-Sarebbe bello, sai che ci sono posti dove invece buttano tutto e basta? È veramente uno spreco.-
-Potrebbero dare quel cibo a chi ne ha bisogno.-
-È quello che dico anche io, ma alcuni pensano solo al proprio profitto.- sbuffò Hope.
-Il signor Allister sembra una brava persona.-
-Beh, Grace lo è, quindi immagino lo sia anche lui.- annuì la ragazza, chiedendosi come l’amica stesse passando la mattinata.
Di solito faceva colazione in casa e solo dopo raggiungeva tutti in spiaggia, per stare di più con i suoi fratelli. Non aveva risposto ai messaggi sul gruppo, quindi forse stava ancora dormendo.
-Mi è sembrato però che avesse alcuni attriti con lui.- si azzardò a dire Daimonas.
Non era esattamente la persona migliore per parlare di rapporto con i genitori, però tutti avevano notato il modo freddo con cui lei parlava all’uomo.
Per rispetto avevano preferito non chiedere nulla, soprattutto dopo la discussione con Hope.
Il sorriso della ragazza infatti si fece più spento. -Non ne parla molto… da quanto ho capito, il padre avrebbe voluto che prendesse una strada diversa da quella che ha scelto. Sicuramente non a Rookbow.-
Daimonas annuì in silenzio. -Tu vai d’accordo con i tuoi genitori?-
-Sì, almeno una volta a settimana li chiamo per raccontargli come vanno le cose. Anche loro vivono lontano.-
-E come mai hai deciso di partire? Se posso chiedere.-
-Tranquillo, semplicemente la Werewolf’s Shadow offre l’istruzione migliore del paese. E visto che voglio frequentare una buona università voglio essere certa di avere delle buone basi.-
-Capisco.-
Lui era finito in quella scuola solo per caso, dopo essere fuggito dall’ennesima città in cui non era benvoluto.
Era curioso come persone con storie diverse finissero per fare la stessa strada assieme.
Mentre i due parlavano, e sceglievano cosa prendere, Wyen al tavolo stava conversando con Sammy, visto Alexander non sembrava persona da scambiare parola quando non c’era Hope.
-Quindi hai vissuto in un castello? Woooow! Sei come una principessa!- esclamò la bambina, colpita. -Io invece ho vissuto in una tana sottoterra! Come un coniglietto!-
Il racconto era molto più tetro di così, ma Wyen non poteva certo saperlo, e nonostante trovasse strano quel dettaglio, non chiese spiegazioni visto forse era una cosa normale per gli umani vivere in posti simili.
Alexander non disse nulla per farle intendere il contrario.
-A casa ho un libro sulle principesse da colorare, posso fartelo vedere!- continuò Sammy, emozionata all’idea.
-Mi farebbe piacere.- annuì Wyen, intenerita dalla piccola.
-A te piace disegnare?- le chiese Sammy.
-So fare qualche schizzò.-
Durante la sua educazione aveva imparato a cucinare, a cucinare, ad occuparsi delle pulizie, e varie altre attività che al castello venivano reputate importanti per una donna. Tra queste c’era anche il disegno, ma non si era mai dilettata eccessivamente nell’imparare tecniche particolari.
-Allora disegneremo e coloreremo assieme!- decretò felice Sammy.
Wyen annuì, spostando lo sguardo sul fratello, che assieme ad Hope stava tornando al tavolo con un vassoio pieno.
-Eccoci qua. Speriamo vada tutto bene.- sorrise Hope, dando a ciascuno ciò che aveva chiesto: il caffè per Alexander, latte e biscotti per Wyen, spremuta e ciambelle per Sammy, un cappuccino ed una pasta salata per Daimonas, ed infine un altro cappuccino ma un bignè alla crema per Hope.
-Sono quasi da fotografare.- sorrise la ragazza mettendosi a sedere.
-Johanna lo farebbe.- commentò Alexander.
-È una pratica comune fotografare il cibo? C’è una qualche usanza particolare?- chiese Wyen, che effettivamente l’aveva visto fare a tanti, anche se non ne capiva il motivo.
Hope le sorride, quasi imbarazzata. -No, in realtà lo si fa per condividere l’immagine su dei social. Spazi virtuali dove puoi mettere tutte le foto e le cose che vuoi. Pubblici la foto, e la gente ci mette mi piace.-
-Oh… e perché si fa?-
-Per ricerca di validazione.- risponde Alexander monotono. -Piacere personale, senso di accettazione.-
-Circa, ha ragione. A me piace mandare le foto alla mia famiglia, e fare vedere quante belle cose che vedo.- continuò Hope. -Tu hai già provato a farti un profilo in un social?-
Wyen scosse la testa. A malapena sapeva usare il cellulare, figuriamoci qualcosa di simile.
-Forse un giorno…- rispose per non apparire antiquata.
-Allora, per il momento, godiamoci semplicemente questa colazione assieme.- disse Hope, prendendo un sorso di cappuccino. -Mmmh, delizioso!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte 2- Operazione Pesce palla:
 
La colazione fu assolutamente perfetta, ogni cosa era freschissima e preparata alla perfezione, inoltre Daimonas era molto felice che la sorella potesse passare dei momenti di qualità con i suoi amici, c’era solo un dettaglio che mancava all’appello, e che avrebbe reso tutto ancora più bello.
Jack.
-Gli altri dove sono?- chiese vagamente.
Dopo la rottura con Jack, e tutti i problemi che erano successi nel mentre, il ragazzo temeva per ciò che gli altri avrebbero potuto pensare se avesse detto apertamente era ancora legato a lui.
Sapeva benissimo erano delle preoccupazioni stupide ed infondate, ma la parte più insicura della sua mente non poteva trattenersi dal farle. Non voleva che pensassero fosse una persona incoerente o dai sentimenti mutevoli. Tutti sapevano che non stavano più assieme, ma non aveva raccontato a nessuno i dettagli di quel giorno. Forse Jack l’aveva fatto, in caso contrario però gli altri avrebbero potuto farsi mille idee e fraintendere la situazione, anche per questo non aveva chiesto direttamente di Jack.
Onestamente però, più ci ragionava su, più pensava che fosse una fatica maggiore inventarsi tutte quelle scemenze piuttosto che affrontare di petto la situazione con gli altri. -… avete visto Jack?- aggiunse titubante, prima che Hope le rispondesse.
Sammy la precedette. -È andato a fare un giro.-
-E dove?- chiese il ragazzo sorpreso.
Per un istante Hope si scompose, ma recuperò subito la calma. -Gli altri sono in spiaggia, e Jack aveva detto voleva fare una passeggiata sul bagnasciuga.-
-Oh, ok.-
Magari più tardi avrebbe potuto raggiungerlo, e parlare un po’ con lui.
Hope approfittò della sua distrazione per mandare un messaggio agli altri.
-Tra poco potremmo raggiungerli. È una così bella giornata.- disse la ragazza, rimettendo il cellulare in tasca.
-Sì, è una buona idea. Metto a posto i bicchieri così…-
-DAIMOOOOOOOOOOOOO!-
Daimonas non finì la frase che qualcuno alle sue spalle urlò il suo nome talmente forte da farlo scattare in piedi dalla paura.
Wyen fu altrettanto sconvolta, soprattutto vedendo Ailea correre ad una velocità eccessiva verso di loro, con un pallone sotto braccio.
-Eccoti finalmente!-
-Che succede? C’è qualche problema?- chiese il ragazzo, con tutti i sensi all’erta.
-Succede che ora tu vieni con me, e mi aiuti a stracciare quel presuntuoso di Zell!-
Daimonas impiegò qualche secondo a recepire la risposta, ed anche a quel punto non fu meno confuso. -Eh?-
Ailea alzò gli occhi al cielo, prendendolo per mano. -Non c’è tempo, vieni!-
Trascinandolo via dal tavolo la ragazza si lasciò alle spalle gli altri, ma riuscì comunque a fare un occhiolino a Hope, che rispose allo stesso modo.
Era arrivata appena in tempo, ancora poco e l’altra non avrebbe più saputo come trattenerlo. Wyen tuttavia, all’oscuro di quello che stava succedendo, era incerta se alzarsi o meno.
Ogni volta che Daimonas non era con lei si sentiva sperduta, ed ancora non riusciva ad affidarsi serenamente al gruppo.
-È successo qualcosa?- chiese sperando le dessero spiegazioni.
-No tranquilla. Vieni, andiamo a vedere cosa faranno.- le sorrise Hope, prendendo per mano Alexander e Sammy, alzandosi.
Wyen annuì, seguendola verso la spiaggia.
Daimonas era riuscito miracolosamente a non inciampare nella sabbia, trascinato dalla furia dell’amica, che si fermò solo una volta arrivati in riva al mare.
Lì, Zell, Johanna e Khal li stavano aspettando.
-Era ora che arrivassi.- li salutò Zell, rivolgendosi ad Ailea. -Pensavo fossi scappata dalla paura.-
-Vedrai chi avrà paura dopo. Vi stracceremo!- ribatté l’altra, mettendo una mano attorno al collo di Daimonas, avvicinandolo a sé.
Ormai lui era ben più alto, e dovette piegarsi stare al suo livello.
-Ehm… cosa sta succedendo?- chiese ancora Daimonas, sperando stavolta di ricevere una risposta.
-Zell ed Ailea hanno deciso di sfidarsi. Il gioco consiste nello stare sulle spalle di un’altra persona, o di reggerne una, e far cadere l’altra con una palla. Io sono in squadra con Zell.- spiegò gentilmente Johanna. -E Khal farà da arbitro.-
Il ragazzo in questione non ne era affatto felice, e difatti non disse nulla.
Perché doveva partecipare a quell’idiozia?
Perché Ailea doveva stare così vicina a Daimonas?
Perché doveva permettergli di toccarla?
Odiava quel momento, e gli serviva tutto il suo autocontrollo per non aggredire tutti e portare via la ragazza.
-Coraggio, andiamo in acqua!- senza tante attese Ailea spinse tutti in mare, correndo fino a quando l’acqua non le arrivò alle ginocchia.
Johanna e Zell la seguirono subito, Daimonas invece si prese qualche secondo per guardarsi attorno, nella speranza di trovare Jack.
-Forza Daimonas, vieni!- urlò ancora Ailea, stavolta convincendolo.
-Arrivo!-
Khal rimase dove si trovava, in piedi, con le braccia incrociate, a fissare Ailea.
Nonostante tutto ciò che faceva per lei, nonostante tutte le attenzioni che gli dava, ancora cercava altri, e cominciava ad averne abbastanza.
-Ehilà, ci siamo persi qualcosa?-
Hope comparve alle sue spalle, assieme al fratello, Sammy e Wyen.
-Nulla di che.- rispose il ragazzo.
Poteva guardare da sé tanto, Ailea era appena salita sulle spalle di Daimonas, e Johanna su quelle di Zell.
-Che tipo di attività è?- chiese Wyen curiosa.
-Se la sono appena inventata.- le rispose Khal.
-Oh.-
Era interessante come le persone per riempire le giornate si inventassero tanto facilmente varie attività. Nonostante gli anni al castello lei non ci aveva mai provato, forse perché i suoi giorni erano comunque pieni di faccende e compiti di cui occuparsi.
Assieme a Hope e Sammy Wyen si mise a sedere sulla spiaggia, osservando il fratello giocare.
Aveva un’espressione così serena che quella cupa con cui l’aveva vista al castello sembrava solo un miraggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Grace:
 
Oltre a lei e suo padre non c’era nessun’altro in cucina.
Grace rimase in piedi qualche secondo, indecisa se andarsene o meno. Quando il padre si alzò dal tavolo si decise a guardarlo.
-Ti preparo un po’ di caffè?-
-Sì…-
Ormai era fatta, doveva sedersi.
Lentamente la ragazza prese posto, nella sedia opposta ai fornelli. Vedeva la schiena del padre, ma non la sua espressione.
Come iniziare una conversazione che hai già fatto decine di volte? Cosa puoi dire di diverso?
-I tuoi amici sembrano dei bravi ragazzi.-
Forse era un bene che fosse girato di spalle, almeno non la notò sorridere, anche se per poco.
-Sì.-
Bene o male, erano tutti brave persone. Forse alcuni potevano essere insopportabili, dei ficcanaso, non sapere mantenere degli spazi personali, e tante, taaaante altre cose, però non li avrebbe cambiati per nulla al mondo.
-A scuola come sta andando?-
Ed ecco che le note iniziavano a farsi dolenti.
-Tutto bene.-
Tornò il silenzio, che si ruppe solo quando la caffettiera fu piena. L’uomo versò in un bicchiere un po’ di caffè, aggiungendoci del latte, e lo passò alla figlia.
-Grazie.- disse lei, stringendolo tra le mani.
Le mattine al mare tendevano ad essere fresche, e la casa non si era ancora scaldata. Il calore del bicchiere era piacevole sulle dita.
Ancora silenzio, ed ancora Grace non trovava le parole.
Suo padre forse in questo si sforzava un po’ di più.
-Te lo facevo ogni mattina quando andavi ancora alle medie.-
-Già…- non voleva rispondergli così, a monosillabi, ma era a disagio, ed in tutta onestà non sapeva minimamente cosa dire. -Ogni tanto me lo preparo la mattina…-
L’uomo sorrise, di uno di quei sorrisi malinconici, ma sinceri. -È passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo fatto colazione insieme.-
Grace sentiva già nella mente come sarebbe andato avanti quel discorso.
Se ti decidessi a tornare, magari passeresti più tempo con la tua famiglia”.
-Non abbiamo molte occasioni.- rispose con una nota amara.
-Hai ragione… forse dovremmo goderci di più quelle che abbiamo.-
Al contrario di quanto aveva pensato, quella risposta la prese alla sprovvista, ma non bastava certo a farle abbassare la guardia.
-Con quella tua amica… è tutto a posto?-
Si riferiva ad Hope, alla fin fine quando erano arrivati Grace se l’era presa con lei di fronte a tutti.
A ripensarci se ne pentiva molto. -Sì, abbiamo parlato.-
-Bene, bene… voleva solo aiutare.-
Come faccio io, quando ti dico che dovresti ritirarti da quella scuola”.
Ad ogni pensiero, ogni ricordo, i suoi muri si alzavano, non importava quanto cercasse di contrastarli.
-Lo so… però avrebbe comunque dovuto parlarmene.-
-Hai ragione, e anch’io avrei dovuto parlare con te, non usare lei per riuscirci.-
-Su questo siamo d’accordo.-
Era stato un colpo basso, soprattutto da lui che era l’adulto della situazione, ma era già tanto che lo stesse ammettendo, visto il suo orgoglio.
Apparteneva ad una generazione che non riconosceva mai i suoi sbagli, figuriamoci scusarsi.
Il padre annuì, picchiettando le dita sul suo bicchiere ormai vuoto. -Mi piacerebbe tornare a parlare come prima. Rivederti, sentirti al telefono…-
-Dipende tutto su cosa vuoi parlare.-
L’uomo raccolse quella frecciatina con un sospiro. -Lo so che ti ho spinta via da me. Tuo fratello e tua madre hanno fatto l’impossibile per farmelo capire. Anche Angela…-
Serviva tutta la sua famiglia a fargli capire che aveva esagerato?
Però… lo stava ammettendo. Forse era un buon segno.
-E cosa dovremmo fare adesso?- chiese Grace, in un tono che le suonò troppo rigido alle orecchie, ma che non uscì in altro modo.
Anche a lei sarebbe piaciuto recuperare il rapporto con il padre, le mancava, ma non poteva cancellare con delle semplici scuse tutto quello che era successo.
L’aveva ferita, fin da piccola aveva programmato per lei una vita su misura, e quando Grace si era trovata troppo stretta in quei panni che non le appartenevano invece che sostenerla a scoprire sé stessa aveva cercato di smorzare qualsiasi nuovo interesse non trovasse adatto ai suoi gusti.
Naturalmente, il suo egoismo si era scontrato con la testardaggine di Grace, e fino alla fine della terza media vivere sotto lo stesso tetto era stato un vero inferno. Non poteva uscire dalla sua camera senza che la giudicasse o dicesse qualcosa contro di lei, ed una volta che si era trasferita a Rookbow per il primo anno aveva addirittura smesso di parlarle.
No, non poteva cancellare tutto in una conversazione.
-Darci del tempo.- rispose alla fine l’uomo. -Potremmo ricominciare a parlare, ed a poco a poco forse le cose potrebbero andare meglio.-
Avrebbe tanto voluto dirgli di sì, accettare e non pensarci più, la parte più ferita di lei però le impediva di rispondere subito.
L’uomo aspettò per un po’, con un’evidente ansia negli occhi.
-Non voglio perdere mia figlia per degli errori che ho fatto. Mi dispiace Grace, per favore, dammi un’ultima possibilità.-
La diga nel cuore di Grace si frantumò all’istante, ed un fiume di lacrime l’assalì in piena.
Poteva quasi vedere la scena dall’esterno a rallentatore: prima i suoi occhi che diventavano lucidi, il labbro inferiore che tremolava, un singhiozzo che nasceva in gola. Le prime lacrime, che ne trascinavano altre con sé, sempre più grandi, sempre più forti. Un tremore che assaliva il suo intero corpo, scosso da quelle emozioni che aveva represso tanto a lungo, la mancanza del padre, il rimorso per non essere stata all’altezza delle sue aspettative, il bruciante desiderio di ricevere il suo affetto.
Grace tentò di coprirsi il volto con una mano, e poco dopo sentì il padre cingerla tra le sue braccia, stringendola a sé facendole appoggiare il viso sulla spalla, anch’essa scossa da profondi singhiozzi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte 3- Operazione Frutta Fresca:
 
Da quando Ailea aveva trascinato Daimonas a giocare saranno passate almeno tre ore.
A poco a poco anche altri avevano raggiunto Wyen, Alexander, Hope, Sammy e Khal in spiaggia, assistendo alla sfida.
Astral, Seraph, Lacie ed Annabelle si erano seduti lì vicino, e quando si era fatta ora di pranzo Astral si era brevemente allontanato con Seraph, per prendere una “sorpresa speciale”, da quanto avevano detto.
-Non avranno bisogno di una mano?- chiese Wyen a quelli rimasti.
-Non ti preoccupare nya, e poi noi dobbiamo restare qui per assicurarci Daimonas non noti niente nya.-
Alla frase di Lacie Khal sollevò gli occhi al cielo, cosa che la ragazza naturalmente notò e ne fu felice, Wyen invece si sentì improvvisamente a disagio chiedendosi cosa stessero nascondendo.
Lacie dovette leggerglielo in faccia, perché le si avvicinò, arrotolando la coda sulle sue spalle, e sussurrandole all’orecchio.
-Jack è andato a prendere un regalo d’amore per Daimo in città nya, ma deve essere una sorpresa. Dobbiamo coprirlo, capito nya?-
Il timore di Wyen si sciolse come neve al sole. Non stavano facendo nulla per ferire il fratello.
-Ci darai una mano vero nya? Contiamo anche su di te nya.-
L’altra sorrise, felice che l’avessero voluta coinvolgere senza tenerla all’oscuro. -Ma certo.-
Lacie mosse la coda contenta, facendo una linguaccia a Khal, che aveva già smesso di guardarla.
Dopo poco meno di una decina di minuti Astral e Seraph erano già di ritorno, con cinque enormi cocomeri ed una mazza da baseball con sé.
-Bene, direi è il momento di pranzare.- disse il ragazzo, producendo un assordante fischio che attirò l’attenzione del gruppetto in acqua.
Non ci volle molto prima che, vedendo cosa avevano portato, questi tornassero di corsa.
-Finalmente è ora di mangiare, non vedevo l’ora.- sorrise Ailea, stringendo i capelli tra le mani per rimuovere un po’ d’acqua.
-Già, dopo una vittoria una bella mangiata ci sta sempre bene.- annuì Zell.
-La MIA vittoria vorrai dire.- ribatté Ailea.
Johanna alle loro spalle scosse il capo, distrutta. -Ma come fate ad avere ancora tutta questa energia? Io sono distrutta.-
Daimonas la stava aiutando a non cadere in acqua, ma a prescindere appena toccata la spiaggia la ragazza si lasciò cadere a terra, agognando un po’ di riposo.
-Ehi Daimonas, ci vuoi pensare tu al primo?- chiese Astral, mostrando all’amico la mazza. -Noi ti bendiamo, poi tu con le nostre indicazioni devi capire dove si trova il cocomero.-
-Non possiamo mangiare e basta?- protestò Johanna.
-Così togli tutto il divertimento. Allora, lo facciamo?-
-Certo, sembra divertente.- rispose l’altro, anche se ancora non aveva visto Jack, e gli sarebbe piaciuto andarlo a cercare.
Se finivano in fretta magari aveva ancora tempo per farlo.
Annabelle pensò a bendarlo, stringendo la fascia che aveva portato in modo che non cadesse, poi prese uno dei cocomeri e girò un po’ nei dintorni per trovare un posto dove metterlo.
Trovò il posto perfetto proprio in mezzo agli altri, ben nascosto ed al sicuro.
-Ok, pronto?-
-Sì.- disse Daimonas, con la mazza da baseball in mano.
-Bene, procedi dritto per otto passi, poi vai a destra.-
L’altro eseguì il comando, andando da tutt’altra parte rispetto al cocomero.
-Ora cinque passi a sinistra.- continuò Annabelle, facendolo allontanare sempre di più.
-Tre dritto.- disse Seraph.
-E sette e a destra.- concluse Astral.
Daimonas contò accuratamente ogni passo, ma quando sentì qualcosa bagnargli i piedi arretrò istintivamente.
-Ma… l’avete buttato in acqua?-
-No, è Astral che non sa dare indicazioni.- rispose Seraph, quando in realtà stavano sbagliando apposta per allungare il gioco. -Torna indietro di sei passi.-
Daimonas annuì, continuando a camminare, mentre i suoi amici trattenevano le risate.
-Provaci anche tu nya.- disse Lacie a Wyen.
-Ok… quattro passi a destra Daimonas.- disse timidamente la ragazza, che lo mandò quantomeno nella direzione giusta per il cocomero.
-Ora fai un salto all’indietro.-
La battuta di Ailea strappò un sorriso a Daimonas, che l’accontentò, ricevendo gli applausi dal gruppo.
Ormai anche lui aveva intuito che la cosa sarebbe andata avanti per le lunghe, ma non gli dispiaceva. Wyen stava partecipando, ed era importante per lei socializzare, perciò poteva anche aspettare prima di mettersi a cercare Jack.
Dopotutto dovevano cogliere ogni possibile occasione per integrarsi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte 4- Operazione Schiaccia la Palla:
 
Daimonas non aveva sbagliato quando si era detto che la caccia all’anguria sarebbe durata più del previsto. Erano trascorse almeno un paio d’ore per romperle tutte, ed avevano mangiato con molta calma godendosi la piacevole brezza del mare alle spalle.
-Ci voleva proprio nya!- disse Lacie dondolandosi su sé stessa. -Vi piacciono le angurie?-
-Sono deliziose.- rispose Wyen.
-Ne potrei mangiare una intera!- esclamò Sammy finendo la propria fetta.
-Se ne mangi troppe ti fanno male.- l’ammonì Seraph, suscitando uno sbuffo di Ailea.
-Eddai, non dirle così.-
-È giusto che sappia gli eccessi fanno male.- replicò l’altra, ricevendo per tutta risposta un chicco in faccia.
Ailea ridacchiò della sua opera, ma smise presto di ridere quando Seraph le tirò un’intera fetta in testa.
-Ehi, non vi fate male.- disse Hope mettendosi in mezzo prima che fosse troppo tardi.
-È lei che ha cominciato!- protestò Ailea, e continuando così probabilmente sarebbe scoppiato un altro litigio, ma fortunatamente la giornata era stata ben programmata, ed il prossimo gruppo era già in arrivo.
-Ragaaaaazziiiii! È il momento di giocare a pallavolo!-
Cirno sbucò dalle file di ombrelloni con un pallone tra le mani, ed assieme a lei c’erano Ayame, Vladimir, Ryujin e Milton.
-Ciao Daimonas, ci manca un giocatore, ti va di giocare?- chiese Milton prendendo per mano l’amico prima che potesse rispondere, facendolo alzare.
-Ah… sì… certo.-
Jack non era con loro?
A poco a poco stava incontrando tutti, ma del ragazzo ancora non c’era traccia.
Daimonas si chiese cosa stesse facendo, o con chi fosse.
Forse aveva trovato qualcuno con cui parlare, magari un ragazzo…
Non sapeva perché quello era stato il suo primo pensiero, ma non ebbe un grande effetto su di lui.
-Dai, ho bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe.- disse Ayame, facendo un po’ di stretching.
Indossava un costume molto più eccentrico rispetto ai giorni precedenti, e che sicuramente attirava una discreta attenzione.
-Sì dai, anche io voglio giocare!- esclamò vivace Vladimir. Probabilmente la colpa era del bicchiere di alcool che aveva in mano. -… perché abbiamo tre palle? E tre Daimonas?-
-Forse faresti bene a stenderti…- gli disse Ryujin, guardandolo come se fosse sul punto di cadere, e con ogni probabilità sarebbe successo.
-Neanche per sogno! Giochiamo! Forza forza forza!-
-Mi piace la tua grinta. Forza forza forza!- gli fece eco Cirno, guidando tutti verso un campo da pallavolo all’inizio della spiaggia.
Daimonas finì in squadra con Milton e Ryujin, contro Ayame, Vladimir e Cirno.
-Siamo sicuri non sia impari così?- sussurrò Milton riferendosi a Vladimir, che aveva la palla in mano.
-Servizio!- gridò il ragazzo tirandola sopra di sé, sforzandosi con tutte le energie di capire qualche fosse la palla da colpire tra le quattro che gli stavano cadendo addosso.
La risposta giusta era quella che gli finì in testa.
-Voglio fare a cambio squadra.- disse Ayame alzando una mano.
Vladimir, caduto a terra, non si curò nemmeno di sentirla, Cirno invece non fu assolutamente dispiaciuta della sua richiesta.
-Potete anche andare tutti contro di me, tanto vincerò comunque!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Jack:
 
L’autobus si era appena fermato a Rookbow, e Jack era stato il primo a scendere appena le porte si erano aperte.
Gli avrebbe fatto comodo prendere un taxi per arrivare al negozio, ma i soldi che aveva coprivano solo l’anello ed i due viaggi dell’autobus.
Fortunatamente non gli dispiaceva l’idea di farsi una bella corsetta, e poche volte come quella aveva ringraziato il cielo per il fatto di non sentire la stanchezza.
Macinava metri su metri in pochi secondi, assicurandosi di non perdere i soldi per strada e di non travolgere nessuno. Spesso controllava il cellulare per assicurarsi di avere ancora abbastanza tempo per tornare.
Erano ormai le cinque e l’ultimo autobus per il mare partiva per le otto, arrivando alle dieci di sera al resort.
Più di una volta avrebbe voluto mandare un messaggio ad Astral per sapere come andavano le cose, ma non aveva un secondo per fermarsi.
Riconobbe le vie per la gioielleria, e quando entrò nel quartiere in cui il negozio si trovava riuscì ad accelerare ulteriormente il passo, fiondandosi letteralmente contro la porta appena la vide.
Probabilmente spaventò alcuni dei clienti, perché lo guardarono come se stesse per commettere una rapina.
La gioielleria era un piccolo negozio in pieno centro, ma con un’ottima reputazione. Non era di grandi dimensioni, a malapena era più grande di una camera d’appartamento, e le varie teche dove erano custoditi i gioielli riducevano ancora di più lo spazio.
Al bancone c’era solo una persona, al momento impegnata con un cliente, Jack però non aveva tempo da perdere.
-Scusi, devo ritirare un anello.- disse avvicinandosi.
L’uomo dall’altra parte annuì sorridendogli, alzando l’indice. -Finisco ed arrivo subito da lei.-
Jack rispose al sorriso, ma non era certo entusiasta della risposta.
Il cliente davanti a lui era un signore di almeno una trentina d’anni, e non sembrava avere le idee chiare sulle sue spese.
-Questo che gioiello è?-
-Un ametista, è molto in voga di questi tempi.-
-Mmmh… la forma non mi convince molto. Ne avete altri?-
-Posso guardare in magazzino.- propose il negoziante.
-Grazie, potrebbe guardare anche per quest’altro? Mi piace molto il colore, però l’anello non mi convince…-
-Ma certo, arrivo subito.-
Dall’altra parte della stanza Jack era sul punto di strapparsi la coda dei capelli dalla testa per la frustrazione.
Non potevano impiegare più di un quarto d’ora per un anello, giusto?
Doveva stare calmo ed aspettare, sicuramente il suo turno sarebbe arrivato presto…
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte 5- Operazione champagne:
 
La colazione era stata molto rilassante, il gioco in spiaggia divertente, la caccia ai cocomeri un bel passatempo, ma sommati a quattro ore piene di pallavolo cominciavano a pesare un po’ sulle spalle di Daimonas, che pur avendo una resistenza maggiore agli umani cominciava a desiderare una piccola pausa.
Alla fine avevano fatto come Cirno desiderava, ovvero tutti contro di lei in un’alternanza di giri infiniti, dove Daimonas in qualche modo era sempre in mezzo al gioco.
Era letteralmente al limite dell’impossibile che la ragazza riuscisse a resistere ancora a lungo, ed infatti era completamente stremata, ma andava avanti.
Non solo perché la sua vena competitiva la spingeva a continuare, era soprattutto il desiderio di aiutare Jack a farlo.
Il ragazzo non era ancora tornato, e per quanto avessero un piano anche per la sera dovevano prima arrivarci. Cirno si era quindi valorosamente sacrificata per distrarre il ragazzo per tutto il tempo possibile, finché Yume e Nadeshiko non comparvero in lontananza.
-Ehiii! Ma siete ancora qui? Dobbiamo andare a mangiare!-
Nadeshiko era vestita con uno splendido abito blu scuro, dalla vertiginosa scollatura sulla schiena ed uno spacco sulla coscia.
Yume, accanto a lei, aveva un vivace vestito lillà, altrettanto provocante sul petto e talmente corto che avrebbe potuto intravedersi tutto se si fosse alzato.
-Abbiamo prenotato qualcosa di molto elegante stasera. Wyen, Daimonas, volete cenare al nostro tavolo? C’è qualcosa che dovete assolutamente provare.-
Per quanto l’idea di mettere qualcosa sotto i denti lo allettasse Daimonas non si trovò completamente a suo agio nella proposta, per un semplice motivo. Tra tutte, Nadeshiko e Yume erano quelle che avevano meno in comune con sua sorella, quindi perché chiamavano proprio lei?
Sapeva che non era giusto avere quei pensieri, e che entrambe erano delle bravissime persone, ma da cosa era dato questo improvviso cambio di preferenza?
-Certo…- disse alla fine, non volendo giudicare la situazione prima di conoscere tutti i fatti.
Guardando la sorella questa non ne sembrò altrettanto preoccupata, ma la verità era che lei sapeva molto più di lui su quella faccenda, e del piano dei suoi amici, per questo si limitò ad accettare cordialmente la proposta.
-Possiamo andare a sistemarci prima?- chiese la ragazza.
-Sicuro, mettete qualcosa di carino.- sorrise loro Yume, facendo l’occhiolino ai due. -Ci vediamo al ristorante!-
Rapidamente tutti si spostarono verso il resort, fiondandosi nelle proprie camere per riprendersi e farsi una doccia.
Daimonas per un po’ non disse nulla, aspettando che fosse la sorella a parlare per prima, ma non trovando reazioni si decise a fare il primo passo. -Sai che se non dovessi trovarti a tuo agio, non sei costretta a fare niente che tu non voglia.-
-Sì, lo so.- rispose Wyen, scegliendo come capo per la serata un vestito verde ed una mantellina color prugna. -Nemmeno tu.- aggiunse, con un tono più serio.
Tutti si stavano impegnando per aiutare Jack, ma questo non doveva pesare troppo sull’ago della bilancia nella decisione di Daimonas.
A prescindere da tutto l’impegno che ci stavano mettendo, non voleva che il fratello accettasse una relazione che non voleva pienamente.
Questo, non potendo leggere tra le righe nella frase della sorella, si limitò ad annuire. -Sì, sei pronta?-
-Sì, questo può andare bene?-
-Direi che è perfetto, la sera fa un po’ fresco.-
Anche lui si era messo un paio di jeans neri ed una maglia a maniche lunghe marrone. Non era il massimo dell’eleganza, però era solo una cena con i suoi amici, non sarebbe successo niente di stravagante quella sera.
Una volta sistemati scesero aspettandosi di trovare già tutti lì, invece c’erano solo Yume e Nadeshiko.
Di Jack ancora nessuna traccia.
-Dove sono gli altri?- chiese Daimonas guardandosi attorno.
-Loro hanno preferito la cucina dei poveri.- rispose Nadeshiko alzando gli occhi al cielo. -Noi invece ci tratteremo bene.-
Daimonas si sforzò di sorridere, ma non era certo facile.
Come mai non aveva visto Jack per tutto il giorno?
Non gli aveva nemmeno scritto qualcosa… era a questo che doveva abituarsi? Essere solo un frammento irrilevante della sua vita?
Un pugno in faccia avrebbe fatto meno male.
Il silenzio seguì le due ragazze, assieme alla sorella, fino al salone dove le tavole erano imbandite, quella sera c’era un buffet di prelibatezze marine, e tutti si erano vestiti eleganti per l’occasione.
-Possiamo sederci qui. Wyen, tu hai mai provato le ostriche? Dicono che abbiano un effetto afrodisiaco…- sorrise Yume, programmando di prenderne un bel po’. -È solo un falso mito però.-
-No, non ho mai avuto il piacere di assaggiarle.-
-Sono tutte viscide, a me fanno abbastanza schifo. Invece non vedo l’ora di provare le fragole al cioccolato. Anche quelle sono molto erotiche…- ribatté Nadeshiko.
-Altro falso mito, però nella cultura del romanticismo spuntano spesso.- puntualizzò Yume.
-Cultura del romanticismo?-
Wyen non aveva mai sentito una cosa simile. Gli umani avevano forse qualche particolare rituale per trovare i compagni?
-Beh sai, tutto ciò che è romantico.- rispose Yume. -I fiori, i regali, poesie, vestiti trasparenti stile vedo non vedo… hai mai avuto delle esperienze simili?-
-No.- rispose Wyen, più preoccupata per l’espressione triste del fratello che per la piega della conversazione. -Voi?- chiese cercando di non risultare offensiva, e di non fare la scortesia di spegnere la conversazione.
-Yume ne ha una ogni sera, anche se non le definirei tutte romantiche. Più delle avventure.- rispose Nadeshiko prendendo in giro l’amica. -Per quanto mi riguarda, sono uscita da poco da una relazione durata anni, e mi sto prendendo del tempo per scoprire me stessa.-
-Oh, mi dispiace molto.- rispose l’altra, ma Nadeshiko ci passò su con un’alzata di spalle.
-È acqua passata, io e Vladimir siamo in buoni rapporti, anche se certe volte mi fa imbestialire.-
Quindi non erano poco frequenti le relazioni all’interno di quel gruppo. Contando quelle ancora presenti, anche Daimonas era stato con uno dei loro amici.
-Sicuramente anche tu ruberai molti cuori. Hai solo bisogno di scioglierti un po’.- disse Yume, alzandosi dal tavolo in cui si erano seduti. -Vado a prendere dei gamberetti, venite con me?-
-Io non ho molta fame al momento…- disse Daimonas, quasi sul punto di tornarsene in camera.
Ormai la serata per lui era rovinata.
-Se hai qualche preferenza posso andare a prendertele io.- si propose Wyen, non volendo digiunasse.
-Tranquilla, non importa.-
-Vuoi prendere una boccata d’aria? Un po’ di vino?- chiese Nadeshiko.
-No, sto bene gra…-
No, non stava bene, anzi tutto il contrario, e già abbastanza volte aveva sprecato l’occasione di dire la verità sui suoi sentimenti.
Visti i caratteri di Nadeshiko e Yume, e la loro esperienza, tanto valeva sciogliersi un po’.
-Non vedo Jack da tutto il giorno, ed ho paura che mi stia evitando.-
Le due ragazze si scambiarono una rapida occhiata, entrambe ben consapevoli della verità, ma impossibilitate a dirla.
-Avete solo avuto il tempismo sbagliato oggi, sono sicura che non ti stia evitando.- si affrettò a dire Yume.
-Esatto, la spiaggia è enorme, e ci sono un sacco di cose da fare.-
-E allora perché non mi ha detto niente?- rispose amaro il ragazzo. -So che non stiamo più insieme, ma speravo ci fosse ancora qualcosa… forse mi sono solo illuso.-
Non avrebbe dovuto vedere segnali dove non c’erano, o fantasticare su piccole congetture.
La verità era che non stavano più insieme, e Jack probabilmente aveva superato la cosa da un po’.
Yume allungò una mano, accarezzando quella di lui. -Tesoro, mangia un po’, ti sentirai meglio.-
Con un breve cenno chiese a Wyen di andare a prendere qualcosa, e subito la ragazza ubbidì.
Non sapeva nulla d’amore, se non da quello che aveva letto nei suoi libri, ma se era in grado di turbare a tal punto un cuore, forse era più che disposta ad aspettare a provarlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Jack:
 
Non poteva impiegarci più di mezz’ora, al massimo un quarto d’ora.



Era rimasto in quel negozio, per tre ore.
Tre ore.
T-R-E.
C’era un ampio limite alla sopportazione di una persona, e Jack aveva preso la rincorsa e saltato di almeno un centinaio di kilometri oltre quel limite.
Se fosse stato l’unico problema della giornata magari avrebbe anche potuto passarci sopra, ma naturalmente non era stato così.
L’anello si era perso nel magazzino, le strade della città si erano riempite al punto da rendere impossibile correre liberamente senza doversi fermare ogni tre secondi, e per la cronaca, era stato addirittura fermato dalla polizia perché avente un comportamento sospetto.
Per puro miracolo era arrivato in tempo all’autobus prima che partisse, e fatti nemmeno un paio di metri si erano rifermati, perché avevano bucato una gomma.
Sapeva di essere morto da anni, ma aveva la netta impressione di stare morendo nuovamente quella notte.
Arrivati a metà strada erano passate le nove e mezza.
Preso dalla paranoia e dal timore di essere stato scoperto il ragazzo si decise a chiamare Astral, che rispose al primo squillo.
-Dove sei?! Non possiamo nasconderti ancora a lungo!-
Jack sussultò all’urlo dell’amico, e l’ansia si arrampicò feroce sulla sua schiena.
-Ci sono quasi, che sta succedendo?-
-Succede che si è fatto l’idea sbagliata! Devi venire qui subito!-
-Idea sbagliata? Che vuol dire?!-
Ormai anche lui stava praticamente urlando, attirando l’attenzione su di sé, ma non gli importava.
Astral rimase in silenzio per qualche secondo, aumentando la tensione di Jack, e quando tornò a parlare stava praticamente sussurrando.
-Devo andare, muoviti!-
-Aspetta!-
Troppo tardi, aveva già riagganciato. Ormai il ragazzo era sul punto di strapparsi la pelle di dosso.
Cosa era successo mentre era via?
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas dopo cena era fermamente deciso a tornare in camera e dormire fino al mattino, ma naturalmente i suoi amici non potevano permetterlo, e fecero di tutto per impedirglielo.
Zell gli propose una corsa notturna, Ailea di cantare di fronte al falò, Yume, Ayame e Nadeshiko volevano portarlo al bar, Lacie e Cirno a giocare alla sala-giochi, e Milton di stare nel salone a fare dei giochi di società.
Purtroppo le loro proposte erano state rapidamente bocciate, ed avevano aumentato i sospetti di Daimonas, che era arrivato alla peggiore conclusione possibile.
La camera di Jack era proprio accanto alla sua, e se loro non volevano andasse nei dintorni forse voleva dire che con il ragazzo c’era qualcun altro.
In un solo istante il cuore di Daimonas andò in frantumi, e non ebbe la forza necessaria per confermare quel suo dubbio.
Le energie erano totalmente scivolate via dal suo corpo, e l’unica cosa che desiderava era stendersi e lasciarsi andare al dolore.
Non era bravo a nascondere i suoi sentimenti, e gli amici che lo vedevano in quelle condizioni si sentivano attanagliati dal senso di colpa.
Bastava dirgli la verità, ma così la sorpresa sarebbe stata rovinata, ne valeva però veramente la pena?
Alcuni avevano avuto bisogno di allontanarsi dal ristorante, altrimenti avrebbero spifferato tutto.
-Io glielo dico.- disse infatti Ailea, irremovibile.
-Jack sta arrivando.- le rispose Astral, quanto più basso possibile.
-Non me ne frega niente, vedi come sta?-
-Lo so, ma non puoi farlo.-
-Perché? Cosa cambia? Almeno non soffrirà più così!-
-È importante per Jack, abbiamo resistito l’intera giornata, resisteremo ancora un po’.-
Peccato che fossero ormai le undici e mezza, ed anche la sua pazienza stava arrivando al limite.
-Cosa dovremmo fare? Non vuole più stare qui.- replicò la ragazza.
-Non lo so, ci inventeremo qualcosa.-
Per il momento stavano contando sulle capacità di Milton, che stava mostrando all’amico tutte le foto che avevano mandato sul gruppo.
Johanna intanto era corsa a prendere dei giochi da tavolo, e stava tornando con un Monopoli, il Cluedo, Indovina Chi ed un sacco pieno di altre scatole.
Non serviva essere lì per immaginare la risposta di Daimonas: “Giocate voi, io guardo…”.
-Che stronzata…- sibilò Ailea tra i denti.
Astral stava per risponderle, quando il cellulare gli squillò. Rispondendo, gli occhi si illuminarono.
-Finalmente!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Trascorsero circa una decina di minuti da quando Astral ed Ailea si erano allontanati dal tavolo, e Daimonas ipotizzò che la conversazione riguardasse il nuovo ragazzo di Jack.
Sapeva di starsi comportando in maniera infantile, e che avrebbe dovuto sostenerlo, ma proprio non ce la faceva.
Si sentiva come un guscio vuoto, privato di ogni volontà di muoversi. Si era sentito così anche il giorno in cui si erano lasciati, il giorno dove l’aveva perso per sempre…
Forse non meritava di essere amato, probabilmente non era mai stato in grado di rendere Jack felice. Gli aveva dato tanti pensieri, troppi.
Chi poteva accettare di prendersi la responsabilità di una persona simile? Di qualcuno che prende e basta senza darti nulla?
Sicuramente era meglio così, Jack meritava di essere felice, e con il tempo lui si sarebbe rassegnato.
Avvolto in questi cupi pensieri non stava facendo caso a ciò che lo circondava, e nemmeno ad Ailea, che stava correndo verso di lui e lo afferrò per le spalle.
-Daimonas, devi venire subito, è un’emergenza!-
Un campanello squillò nella mente del ragazzo, che si risvegliò dal torpore. Stava per chiederle cosa fosse successo, quando Ailea senza dirgli altro si voltò correndo via.
Doveva essere veramente grave se si stava comportando così, e per questo Daimonas partì alla sua rincorsa.
Superarono il salone principale, il portone d’ingresso, e le prime file di ombrelloni. Sul bagnasciuga delle luci brillavano sotto il nero profilo del mare.
Doveva essere lì.
Accelerando il passo, persa di vista Ailea, Daimonas raggiunse il limite della spiaggia, ma quello che trovò lo mandò nella confusione più totale.
Jack era lì, con alle spalle una gigantesca tenda piena di cuscini e petali di rose, due torce all’ingresso ed un registratore dal quale proveniva una debole musica.
Il ragazzo gli stava sorridendo, impacciato e teso.
-Ciao Daimonas.-
L’altro non riuscì a rispondere subito, si guardò attorno, ma non vide nessuno.
-Dove… cosa succede?-
Jack fece qualche passo verso di lui, faticando a guardarlo negli occhi.
-Ecco… è una sorpresa, per te. I ragazzi mi hanno aiutato a distrarti mentre la preparavo.- disse allungando una mano, senza toccarlo.
Riprendendosi, Daimonas l’accettò sentendo il cuore battere veloce, lasciandosi portare dalla tenda.
Si misero a sedere, l’aria del mare che toccava i loro visi, e le stelle che gli tenevano compagnia.
-Ti piace?- chiese timidamente Jack.
-È… è splendido, ma perché?-
Daimonas ancora non riusciva a crederci, non sapeva cosa pensare.
-Perché tu meriti queste cose, meriti qualcuno che ci tenga, e che te lo dimostri.- cominciò Jack, con la voce che già gli tremava. -Ho fatto tanti sbagli quando stavamo assieme. Avrei dovuto dimostrarti quanto eri importante per me… quanto sei importante per me.-
L’altro lo fissava, senza dire una parola, terrorizzato e meravigliato al tempo stesso.
Dolcemente, Jack gli accarezzò la mano, come se fosse stata un fiocco di neve.
-Ho fatto tutto questo, perché sei la persona più importante della mia vita, e perderti mi ha distrutto. Non voglio che trascorra più neanche un giorno senza che tu sappia quello che provo, ed a prescindere dalla tua risposta, sappi che ti sarò sempre vicino.-
La mano gli tremava, ma riuscì a prendere dalla tasca una piccola scatolina nera. Aprendola, rivelò un meraviglioso anello argentato, dalle sottili incisioni esterne che formavano un intricato ma splendido disegno.
All’interno c’era incisa la frase: “Sempre tuo, Jack
-Se me lo permetterai, prometto di impegnarmi ogni giorno per renderti felice. Puoi darmi un’altra chance?-
Un singhiozzo misto ad una risata uscì dalle labbra di Daimonas.
Inizialmente, quando Jack lo vide sollevarsi, temette fosse sul punto di andarsene, invece il ragazzo, incapace di trattenere altre risate, rivelò dalla tasca una scatolina simile a quella di Jack, ed al suo interno c’era un anello.
L’altro impiegò qualche secondo a capire, poi anche lui sorrise, e delle lacrime gli si formarono ai bordi degli occhi.
Le ultime settimane erano state piene di paure ed incertezze, stare separati pur stando così vicini li aveva provati più di quanto avessero mostrato perfino a sé stessi.
Continuando a ridere, asciugandosi le lacrime, si scambiarono gli anelli, abbracciandosi con tutte le loro forze.
-Ti amo…- sussurrò Daimonas all’orecchio di Jack, che lo strinse ancora di più a sé.
-Ti amo anch’io.-
 
 
 
 
 
 
 
 
La giornata era stata decisamente intensa per il gruppo, c’era stato un costante via vai, non erano stati fermi un’istante, ed avevano fatto i salti mortali tutto il giorno.
Al contrario loro invece, Lighneers non si era mai mosso dal letto.
Annabelle aveva provato ad entrare, ma lui non l’aveva fatta entrare. Si era limitato ad ascoltarla da oltre la porta, mentre gli spiegava la situazione di Jack e Daimonas.
Quando l’aveva sentito, la sua prima reazione fu l’idea che fossero solo una marea di stronzate.
Tanto nessuno rimaneva per sempre, tutti se ne andavano, ed ogni volta che ci pensava la prima immagine che gli veniva in mente era Ayame.
Sospirando si sfregò per l’ennesima volta il viso tra le mani, pensando a quanto fosse miserabile.
Credeva veramente che la ragazza sarebbe rimasta, dopo tutto quello che le aveva fatto?
Anzi, perché l’aveva pensato? Perché si era convito avrebbe continuato a rincorrerlo per tutta la vita?
Era un tale egoista da farsi schifo da solo.
Forse quell’idea era nata dal suo puro egocentrismo, o dalla paura tanto nascosta di rimanere completamente solo.
Certo, era facile fare il gradasso quando tutti ti stavano attorno, dire di voler essere un lupo solitario, trattare male tutti perché ti lasciassero in pace, peccato che quando ottenevi quello che volevi dovevi scontrarti con la dura verità.
Come aveva detto Zero, essere solo ti rende miserabile, ed ora lui lo era.
Niente fratelli, niente amici, niente Ayame.
-Parola mia, ma riesci ad essere più deludente di così?-
 
   
 
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