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Autore: Rumenna    26/03/2023    0 recensioni
Estate dei sedici anni: il momento in cui credi che sarete amici per tutta la vita, in cui pensi che basti crederci per farcela, in cui essere ricambiata dalla tua crush sia il dilemma più grande della tua esistenza, in cui una canzone da tre minuti e quaranta secondi può risollevarti di morale.
Ma poi in un batter d'occhio ti ritrovi a sfogliare un vecchio album di fotografie e a chiederti dove siano finiti quei sogni, quelle serate a confidarci di quanto detestavamo il mondo e soprattutto a chiederti dove siano finiti quegli amici.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Canticchio allegramente la canzone commerciale alla radio mentre do una mano al bar di Laura pulendo il pavimento.

Oggi è giorno di chiusura e ne stiamo approfittando per allestire le vetrine a tema invernale.

Sentiamo bussare alla porta.

«Siamo chiusi!» dice Laura dall'altra parte del locale, ma io la fermo subito per andare ad aprire.

«Ciao!» Sorrido al ragazzo, titubante dopo avermi vista aprire con le chiavi.

«Scusate, non sapevo foste chiusi.» il suo tono di voce è freddo, a contrasto con l'atteggiamento educato.

«Non preoccuparti, per te possiamo fare una eccezione!» gli sorrido amichevolmente. Se mostro gentilezza il potenziale cliente è più propenso a ritornare e se diventa un cliente abituale è più probabile che porti anche i suoi amici.

I nostri sguardi si incrociano.

Alto, bellissimo, gli occhi blu scuro, capelli scuri nascosti da un cappello, un viso che però non mi è nuovo.

Sorride abbastanza divertito: «Allora devi essere proprio pazza di me, eh?»

Oh, no. Abbasso lo sguardo trovando l'anello con la rosa rossa. È proprio lui, il ragazzo antipatico del bar. Tra tutti i posti e momenti in cui potevo incontrarlo doveva essere proprio in un'altra città, mentre sono in visita da mio padre?

«Dev'essere il tuo buon gusto a portarti sempre dove ci sono io! Entra, avanti!» sorrido mostrando i denti e gli spalanco la porta, accompagnandolo all'interno. Si siede al bancone e si sfila il cappello, mostrando i capelli rasati corti, poi poggia a terra la custodia rigida di uno strumento musicale sfilandosela dalla spalla.

«Mi dai del succo d'arancia rossa per favore?»

«Subito!» mi infilo sotto al bancone e prendo un grande bicchiere, lo riempio di ghiaccio e verso il succo d'arancia, infine decoro il tutto con un ombrellino di carta giallo. «Se non hai idea di cosa prendere da mangiare ti consiglio un panino alla mortadella con uova strapazzate!»

Laura mi guarda incuriosita mentre tira fuori un manichino dalla stanza sul retro.

«Allora prendo quello.»

«Perfetto!» gli sorrido: «Il panino te lo faccio a metà prezzo!» Inizio a prendere il pane e a preparare le uova.

«L'hai trovata alla fine? La tua amica?»

Se n'è ricordato. «No, a quanto pare avevi ragione tu. È stato mio zio.» gli porgo il piatto.

«Parenti serpenti, eh?» Addenta con forza il panino, così decido di lasciarlo mangiare in pace, pulendo il ripiano. «Ce l'hai un'altra amica adesso?»

«No.» Faccio un sospiro. «Ma è quello che ti meriti dopo aver trascurato le tue amicizie, no?»

«Quindi non puoi farti nuove amicizie perché quella di prima è andata male? Non ha senso.»

Mi volto verso di lui: «Senti, ehm…» ci fissiamo in silenzio: io imbarazzata perché non so cosa rispondergli, lui continuando a masticare a guance piene. «Ma ce l'hai un nome?» gli faccio una smorfia.

«Credevo che lo sapessi già, mia piccola stalker.»

«Stalker io?» questa è buona. «Perché dovrei sapere come si chiama il ragazzo del bar dietro casa?»

«Non fare la finta innocente, non vedi che sei dovunque ci sono anch'io? Vado a trovare mio fratello e quando gli do una mano al bar ti trovo là che cerchi di abbordarmi con la più stupida delle scuse, prendo il treno e ti trovo lì che mi vomiti davanti, vado a fare una pausa pranzo e ti trovo al banco del bar dicendomi che "siamo chiusi ma per te possiamo fare un'eccezione!"»

Mi sta imitando?! «Per prima cosa non imitarmi che ti viene malissimo, seconda cosa io non sono affatto la tua stalker!» Era pure sul treno tra l'altro… Devo stare calma, devo sorridere, é un cliente.

«Allora se non sei una stalker sei una mia ammiratrice.»

«Ammiratrice di cosa, del caffè macchiato?» gli ho fatto una smorfia. «E comunque dovresti smetterla di essere così narcisista da credere che tutti sappiano come ti chiami, che tutti ti sbavino dietro, che tutti ti seguano! È un consiglio per la vita, credimi. Comunque se non vuoi dirmi come ti chiami stai tranquillo che dormirò beatamente stanotte anche senza saperlo.»

«La prossima volta te lo farò assaggiare il mio caffè macchiato.» Mi sorride e mi porge una banconota.

Gli do il resto sorridendo a denti stretti. «Non vedo l'ora.»

Mi sorride: «Lo so.» si infila il cappello, si rimette in spalla lo strumento e se ne va.

Sbuffo.

«Non hai mai pensato di prendere in gestione un locale tutto tuo?» mi chiede Laura.

«Perché dovrei? C'è sempre stato il ristopizza.» tolgo il piatto di mezzo e inizio a pulire il banco.

«Sei stata in gamba a farlo entrare, hai chiacchierato con lui e ti ha lasciato anche la mancia.»

La mancia?

Laura mi indica lo sgabello dov'era seduto il ragazzo, sopra vi è una banconota.

«Ma credo che vi conosciate già voi due, vero?» Laura si avvicina con lo sguardo sognante e pettegolo. «Avevi detto che non volevi cercare un ragazzo, che stavi bene da sola… Però con lui ci stavi flirtando e anche alla grande.»

«Flirtando? Ci stavo litigando, è diverso!»

«Ma dai a chi vuoi darla a bere?» Laura mi da delle pacche sul braccio.

«Senti, io non sono il tipo di ragazza che ha relazioni basate sul battibecco! Io sono dolce, affettuosa, premurosa…»

Laura inizia a ballare e a cantare a ritmo di musica. A quanto pare ha deciso di non ascoltarmi e di farsi un film.

«A proposito, hai litigato con Cinzia per caso?»

«No, perché?» Forse Cinzia si è alzata di malumore? L'avrei notato, anzi, stamattina si è alzata piuttosto agguerrita perché aveva da fare un vlog al centro commerciale sui saldi al reparto scarpe… sul quale mi farà sicuramente un dettagliato resoconto.

«Credevo che l'amica con cui hai litigato di cui stavi parlando fosse Cinzia, scusa.»

«Ah no, era… Lasciamo perdere.» Non posso dirglielo, lo riferirebbe a papà e non voglio che sappia che fine ha fatto il regalo di natale che mi ha fatto quando ero piccola.

Dopo aver sistemato a lungo e per tutto il giorno, il bar adesso ha una deliziosa vetrina festiva, sul quale spuntano caramelle, fiocchi di neve, tazzine con slitta e omaggi vari.

 

   
 
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