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Autore: oscar 82    26/03/2023    2 recensioni
Arthur non è morto a Camlann. Merlin lo ha salvato e ora i due sono sull'isola di Avalon, in attesa che il Re si riprenda del tutto. Da qui partono i fatti, da qui Mago e Re iniziano il capitolo più importante della loro relazione...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Merlin era così vicino a Camelot ormai che poteva quasi sentire i rumori, gli odori provenienti dalla Città Bassa.
 
La sua magia vorticò, felice di sentire di nuovo l’aria familiare, impaziente di tornare ad accarezzare il suo Re. 
 
Erano stati giorni lunghi, difficili, presso il clan di Artax. 
 
La ragazza lo aveva guardato con i grandi occhi verdi spalancati, velati di delusione, eppure ancora fieri.
 
“Mi dispiace tanto, Koral. Tu meriti davvero qualcuno che ti ami. Sei giovane, bellissima, saggia ed io sarei onorato di diventare tuo marito, davvero, ma…  La mia anima, la mia mente, il mio cuore appartengono a un’altra persona. Non posso tacerti questo, né vorrei che tu sposassi un uomo che ti mette al secondo posto”.
“La persona è Re Arthur, vero?”, chiese lei, schietta.
Merlin annuì. 
“Lui è sposato, però”, replicò, candida. 
 
“Purtroppo questo non cambia le cose per me, Koral. Arthur è e sarà sempre la mia priorità. È un legame che va oltre ogni cosa, come la mia magia. Tu puoi capirlo”. 
La giovane donna fece un sorriso triste. “Parlerò con mio padre. Non posso dirti altro. Di solito mi ascolta, ma non sarà facile fargli cambiare idea”.
Merlin le diede un tenero bacio sulla guancia. “Grazie”, sussurrò. 
Sapeva di aver fatto l’unica cosa giusta da fare, e anche quella più sbagliata. 
Aveva bisogno di tornare a Camelot.
 
Lasciò il cavallo alle cure degli stallieri mentre la magia si agitava. La sentiva sulla punta delle dita, palpitante, cercando di localizzare Arthur e di sondare il suo stato d’animo. 
Il ricordo del loro ultimo dialogo lo tormentava. Non si erano salutati la mattina della sua partenza e il mago si era trattenuto dal sondare a distanza gli umori del Re, sapendo che inevitabilmente lo avrebbero condizionato. 
 
Fidandosi del suo potere, giunse rapido ai giardini che custodivano le tombe di Ygraine e di Uther, certo di trovare Arthur in visita ai propri genitori scomparsi. Nella luce malinconica dell’imbrunire, intravide la sagoma del suo adorato Sovrano.
 
Lui si voltò, percependo la sua presenza. Rimasero a distanza, naufragando l’uno nello sguardo dell’altro, perdendosi, senza parlare. 
 
Era pallido, Arthur. Gli apparve così fragile, come quella volta quasi undici anni prima, quando stava per  sfidare Valiant. Merlin ricordò la sensazione di tenerezza assoluta provata nel vedere quel ragazzo di vent’anni andare incontro al suo destino di morte senza battere ciglio, uno splendido esemplare di coraggio e sacrificio. 
 
Aveva deciso allora, forse, di proteggerlo e di amarlo per sempre. O forse lo aveva deciso ancora prima di nascere. 
 

“A volte mi chiedo”,

esordì, con voce tremante di emozione malcelata,

“se mi conosci fino in fondo”.

 
Il Re si accigliò, con aria interrogativa.
 

“Mi hai detto di scegliere quello che mi rende felice”,

continuò il mago.

“Come puoi non saperlo già? Come puoi non sapere che solo qui, al tuo fianco, posso esserlo?”
 

Voglio stare con te.

 Non mi importa se mi costa sofferenza o fatica, non mi importa di rinunciare a una famiglia, perché tu sei la mia famiglia.  Pensi davvero che potrei scegliere un’altra persona, sapendo di appartenere a te?”. 
 
Arthur lo guardava quasi abbacinato, senza muoversi. Sembrava congelato. La magia intanto scalpitava: Merlin sentiva il laccio del loro legame tendersi per azzerare la distanza tra loro, così forte che gli provocava dolore. Deglutì più volte, per stabilizzarsi.
 
Come aveva fatto a ignorare quel dolore per dieci anni, tutte le volte che avrebbe voluto toccarlo e non aveva potuto?
 
“Camelot è casa mia, Arthur.  Tu sei casa mia. E capisco quanto sia difficile per te gestire tutto, il regno, il tuo matrimonio e questo... “Noi”.  Lo capisco perfettamente, perché tu sei…”.
 
Merlin incespicò nel groviglio dei sentimenti complicati, feroci per quell’uomo meraviglioso davanti a sé. 
Avrebbe voluto trovare le parole giuste per esprimersi, senza però varcare quella soglia precaria, proibita, sulla quale lui e il Re si trovavano da sempre, dal primo giorno in cui si erano incontrati. 
 
Ma non ne ebbe modo: le braccia forti, calde, sicure di Arthur erano già intorno a lui in un abbraccio convulso, come se da quell’abbraccio dipendesse la sua stessa vita e Merlin non poté fare a meno di stingerlo allo stesso modo, anima, corpo e magia che cantavano per aver finalmente ritrovato la loro metà. 
 
Avrebbe voluto fermare il tempo.
 
Rimasero stretti per un istante interminabile, in cui riusciva solo a percepire il suo profumo, che tanto amava, e il tocco tenero di Arthur tra i suoi capelli.

Poi, finalmente, il Sovrano ruppe il silenzio:

“Cosa accadrà, se Artax non dovesse accettare la tua decisione?”

Merlin alzò la testa per guardarlo negli occhi.

“Non angustiarti ora. Diamogli del tempo. Diamoci tempo, Arthur”,

sussurrò, mentre il Re gli prendeva dolcemente il viso tra le mani, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta. 
 

“Vorrei fare per te”,

disse, in un soffio,

“almeno la metà di quello che tu fai per me”.

“Lo fai, Arthur”,

ribatté Merlin.

“Lo fai ogni giorno”.

 
Arthur lo attirò di nuovo tra le sue braccia, e Merlin vi si abbandonò come nel suo rifugio preferito. 
 
Era buio, ormai, ma a nessuno dei due sembrava importare. Lì, in mezzo a quel giardino, lontano da titoli, pressioni e preoccupazioni, erano solo due anime predestinate dalla notte dei tempi. Domani avrebbero affrontato tutto quello che dovevano: ma solo domani. Non ora.
 

“Resta a casa allora. Resta con me”,

mormorò Arthur.

“Sempre. Sempre e per sempre”.

 
 
  
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