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Autore: FragileGuerriera    26/03/2023    2 recensioni
Missing moments ispirato all'episodio 106, "Le due guerriere".
Michiru incontra Haruka e cerca di convincerla ad accettare il suo destino di guerriera Sailor, ma tra le due nasceranno numerosi scontri: Haruka è decisa a non voler sacrificare i suoi sogni per un disegno crudele di cui non comprende il significato. Al tempo stesso Michiru intraprenderà una battaglia personale per negare i sentimenti che inizia a provare per Haruka.
ATTENZIONE: all'interno della fanfiction saranno presenti scene forti (ma non violentissime) legate al sogno apocalittico di Haruka.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Buonasera a tutti, rieccomi con il nuovo capitolo.

Colgo lo spazio di introduzione al capitolo per precisare che le battute finali dello scorso capitolo sono state riprese dai dialoghi originali di Sailor Moon (sapete tutti che in molti paesi occidentali, tra cui anche in Italia, l'anime è stato devastato dalla censura televisiva). Inoltre aggiungo l'occasione per aggiungere un'altra nota, forse superflua per chi conosce la cultura giapponese, ma che mi sento comunque in dovere di fare. Dallo scorso capitolo ho pensato di rendere più fedeli i dialoghi alla lingua originale, aggiungendo i titoli onorifici (-kun per i maschi e -san per le donne) e inserendo i cognomi al posto dei nomi nelle battute dei personaggi. In Giappone infatti si è molto formali, si usa quasi sempre il cognome quando ci si riferisce a qualcuno. Solo tra famigliari ci si rivolge agli altri usando il loro nome. Nella puntata "Ragazza o ragazzo" infatti c'è un momento in cui Heles parla di Milena dicendo "La mia Milena" facendo sognare e al tempo stesso piangere Bunny e Marta che capiscono il legame profondo che le lega. Si tratta di una traduzione fedele, per quanto nel dialogo originale ha un effetto maggiore per un giapponese: non solo Haruka chiama Michiru per nome, ma senza aggiungere i dovuti e formali onorifici.

Spero di essere stata chiara e mi scuso per non aver aggiunto queste note nello scorso capitolo, ma è sono talmente presa da tante cose che è ancora un miracolo se riesco a mandare avanti questa fanfiction ^^' .

Ringrazio inoltre, anche se in ritardo (pure questo ^_^") , tutti quelli che leggono la mia storia.

3.


-Allora, ce lo prendiamo questo drink insieme?- le chiese Sasuke.

-Mmm... Scusami, Takahishi-kun, ma non me la sento- Michiru era rimasta profondamente amareggiata dalla conversazione con Haruka.

-Come no? E' per via di quel tizio?- Michiru lo guardò sorpresa -Vi ha visti un mio amico. Ha detto che vi ha visto mentre lui ti salutava malamente e tu sei rimasta immobile di fronte al tuo quadro. "Apocalypse".

Michiru restò ancora più sorpresa. Innanzitutto non si era accorta della presenza di qualcuno mentre Haruka se ne andava dopo averle detto quelle parole così dure, secondariamente non immaginava che Sasuke conoscesse il nome del suo quadro. Ma non aveva voglia di parlare del primo punto perciò si limitò a chiedere: -Conosci il titolo di quel quadro?

-Insieme a "Triton Castle" è il più bello.- rispose sorridendo. Michiru sorrise malinconica ripensando al quadro raffigurante il palazzo in cui visse quando ancora era la principessa di Nettuno nella vita precedente a quella. "Sono ricordi che non mi appartengono del tutto", ricordando poi gli esigui incontri avuti con la principessa Urano. Pochi incontri vissuti alla luce del sole, nonostante l'infrazione della regola più importante. Tutti i pochi ricordi che aveva recuperato avevano un sapore dolce e amaro. Come quello dell'immagine di quel sole che illuminò al tramonto il loro ultimo incontro, quando ancora ignoravano che nel giro di poco tempo tutto sarebbe stato risucchiato dalle tenebre. “Triton Castle” si rifaceva a quell'ultima sera, il ballo con gli altri abitanti di Nettuno, con la Principessa Uranus nel suo abito maschile da sera mentre le cingeva dolcemente la vita con il suo braccio. Non si erano promesse nulla, ma sapevano che appena avrebbero potuto lasciare il loro pianeta si sarebbero riviste e chissà forse una delle due avrebbe avuto il coraggio di chiedere all'altra di diventare la sua ragazza. Pagarono tutti caro per il loro egoismo. Stavolta niente e nessuno l'avrebbe fatta desistere dalla sua missione: non avrebbe permesso a nessuno di distruggere l'unico pianeta sul quale si era riformata la vita e che ora era diventato anche il suo amato pianeta.

-Questi due quadri per me valgono più di qualsiasi altro, perciò ti sei guadagnato un aperitivo con me!- gli disse poi con un largo sorriso e facendogli l'occhiolino. Voleva lasciarsi alle spalle quella brutta serata. Non sarebbe certo bastato un aperitivo con Sasuke, ma per lo meno stando in sua compagnia, avrebbe dovuto per forza pensare a qualcos'altro.

-Oh, finalmente Kaioh-san!!- esclamò lui senza riuscire a nascondere l'esultanza nel suo tono di voce.

La serata proseguì in modo ottimo, ma al ritorno nel suo appartamento Michiru fu presa dallo sconforto. La sua missione non stava procedendo nel modo giusto. Avrebbe voluto odiare Haruka per il tono con cui le si era rivolta, per il suo egoismo e la sua arroganza. Elza ci aveva visto giusto, non era quella specie di cavaliere che era apparsa a lei, ciò nonostante non riusciva a detestarla. Voleva non dar peso alle sue parole, ma ci soffriva come se fosse stata sua madre a dirgliele. Non le importava quello che la gente pensava di lei, non la conoscevano. Tutti volevano conoscere Michiru Kaioh, ma non lei. Perciò non le interessava se uno qualsiasi le avesse detto: -Sei solo una stupida. Sapeva infatti quanto valeva e non si faceva mettere in crisi da uno sconosciuto, ma se fosse stata sua madre, avrebbe sofferto tantissimo. Non aveva un rapporto strettissimo con i suoi genitori, ma era affezionata a loro e per lei contava moltissimo il loro giudizio. Ora scopriva che Haruka, una perfetta estranea, aveva lo stesso potere di sua madre. Così, profondamente amareggiata dall'esito della serata, rimandò il proposito di progettare un nuovo modo per convincere quella ragazza ad accettare il suo destino.


*** *** ***


-Ciao, ti chiamo per il mese prossimo allora- gli disse Haruka.

-Ci conto!- rispose allegro Kameda.

Haruka, ormai sola, tornò a casa arrabbiata. Aveva fatto un'opera di beneficienza ed aveva conosciuto un ragazzo simpaticissimo, ma l'incontro con Michiru? Un vero disastro. Senza contare che lei non la voleva nemmeno vedere quella sera! La ragazza era geniale, ma come tutti i geni aveva qualche rotella fuori posto. “Qualche? Che dico?? Tante!!” Michiru le aveva detto che presto il mondo sarebbe stato annientato e che se non fossero intervenute loro due non ci sarebbe stata nessuna possibilità di salvarlo. Le aveva detto chiaramente di essere a conoscenza del sogno che la perseguitava ogni notte, ma non le aveva detto nulla su come, secondo lei, avrebbero dovuto fermare l'imminente catastrofe mondiale. Lei avrebbe dovuto fermare gli uragani e la ragazza un maremoto semplicemente dicendo loro: "Fermatevi!" ? Era chiaro che dovevano fare così, a meno che non fossero Super Girl e Wonder Woman. Era altrettanto chiaro che non lo erano. Come se non bastasse dovette sentirsi dare dell'egoista da quella ragazza dal singolare colore verde acqua dei capelli. Le disse che non la faceva tanto egoista da non saper rinunciare alle sue ambizioni.A quel punto sopraffatta dalla rabbia provocatole dall'insistenza della ragazza non si controllò più e le rispose a dovere. Quando Michiru provò a ribattere la zittì dicendole esattamente quello che credeva. Non l'avrebbe detto da calma, ma lei era un'impulsiva e stanca delle continue insistenze della violinista iniziò a dirle tutto quello che in quel momento le stava passando per la testa. Era pentita, non per aver rifiutato di stare ai suoi deliri, ma solo di averle detto quelle parole, le ultime prima di allontanarsi da lei. Quando la nave attraccò pensò di aspettare per scusarsi, ma quando Michiru scese, era in compagnia di un ragazzo con una custodia per chitarra e capì che la sua presenza non sarebbe stata gradita. Ancora una volta le circostanze la stavano portando a dover riavvicinarsi a Michiru, forse veramente la ragazza dei suoi sogni, o forse soltanto una semplice ragazza a cui le suore avevano fatto leggere troppe volte l'Apocalisse di San Giovanni. Però era arrabbiata con se' stessa. Se avesse evitato quelle parole di troppo non sarebbe stata costretta a rivederla. Certo, poter ammirare di nuovo tanta bellezza era un lusso impareggiabile, ma erano consigliabili maggiori precauzioni. Purtroppo, furiosa, in quel momento sulla nave, non ci pensò.


-Ora basta, Michiru!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu sia troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto una relazione in vita tua.

-Ho quattordici anni- si giustificò l'altra.

-Oh no, l'età non c'entra. Come fai a non capire che se continui con questi discorsi deliranti non riuscirai mai ad avere qualcuno al tuo fianco? Francamente se io fossi un ragazzo non vorrei mai avere a che fare con una persona come te. Sembri darti molte arie perchè sai di essere più matura delle altre ragazze della tua età, ma la verità è che non potresti mai essere il tipo ideale di qualcuno. Sei troppo esaltata dai tuoi sogni deliranti, lo capisci? Credo che dovresti scendere dal piedistallo sul quale ti sei messa da sola e iniziassi ad avere una vita sociale più attiva, lasciando perdere tutte queste assurde storie.

-Non sono storie assurde e vorrei che tu lo capissi prima che sia troppo tardi.

-Tardi per fare che cosa?? Uccidere tre persone a casaccio? Sai, a ben pensarci è vero che si dice che sei così distaccata da essere completamente sola, fatta eccezione per Elza, ma a me fai abbastanza pena. Mi chiedo se più che l'essere introversa non sia questo tuo carattere altezzoso che ti ha fatta tagliare fuori da tutti e che ora, la disperazione per la tua totale solitudine, ti faccia pensare a una possibile Apocalisse. Chissà se poi magari quelle tre persone di cui parli in realtà non siano vittime scelte da te sulle quali ti vuoi vendicare perchè sono loro ad aver spinto gli altri a starti lontano! Quindi ora ti chiedo di non cercarmi mai più perchè io intendo farmi la mia vinta senza fare del male a nessuno e tanto meno voglio fare parte della tua vita, triste e delirante!! - Era certa che l'altra si sarebbe messa a piangere e invece nonostante l'apparente fragilità la ragazza la guardò basita senza mostrare una sola lacrima o tentativo di trattenerla. Rimase un attimo perplessa chiedendosi se aveva capito il senso delle sue parole o se era il caso di chiederle scusa, ma alla fine, al momento, tra la rabbia e l'orgoglio, decise che non poteva chiedere scusa appena finito di dire quelle parole. Era più forte di lei, a fatica riusciva ad ammettere le sue colpe.


Ora capiva che quello era uno di quei casi in cui sarebbe stato opportuno domandare perdono. Pensò a come fare per rintracciarla, senza trovare soluzione. Finchè non le venne in mente dove poteva trarre l'informazione di cui necessitava.


*** *** ***


Michiru aveva appena finito di ispezionare la zona. Durante la crociera aveva avvertito una presenza negativa, senza tuttavia riuscire ad identificarne l'identità.

Sapeva che il portatore del prossimo demone dell'esercito del silenzio era in città. Sentiva la sua energia ancora debole, ma già percepibile. Quel pomeriggio nuvoloso cercò di rintracciarlo finchè non la sentì più forte. Capì che il portatore del demone al momento si trovava in uno dei quartieri che distava solo a mezz'ora da casa sua. Non potendo però approfondire la sua ricerca, studiò il luogo per prepararsi ad un possibile futuro scontro. Non sapeva in quale momento il demone avrebbe preso il sopravvento sul malcapitato, quindi volendo poteva anche succedere dalla parte opposta della città, però almeno poteva organizzarsi per quel luogo. "Devo trovare un posto poco affollato dove portarlo, per evitare che ci siano  feriti. Più il tempo passa più questi demoni si fanno forti..." Trovò una piazzetta a cinque minuti da lì. "Se non c'è nessuno oltre quegli alberi posso condurlo qua, tanto sono veloce a correre fortunatamente e ci arrivo in poco tempo." Vi si addentrò e trovò solo una coppietta molto appartata. Quando i due si accorsero di non essere soli si ricomposero un attimo mettendo le mani al proprio posto. Michiru non disse nulla. Aveva altro da fare che guardare quei due che pomiciavano.

Tornò poco dopo ad uno dei palazzi indagati, quando un botto d'acqua la colse all'improvviso. Si rifugiò sotto un balcone per non bagnarsi. Era giunta fin lì a piedi e non aveva un ombrello con se'. "Lo sapevo che dovevo tornare indietro a prenderlo." ripensando al motivo per cui quel pomeriggio non si trovava in collegio. Aveva chiesto un permesso speciale alle suore per poter uscire e andare a ritirare gli elementi necessari per il corso di pittura. Già che era fuori era passata da casa a prendere alcuni cambi che mise dentro lo zainetto che aveva portato con se', quando sentì il suono del mare arrivarle alle orecchie portandole un messaggio di allerta. Senza pensarci due volte infilò nello zainetto anche i pennelli e i colori comprati poco prima e uscì di fretta. Solo dieci minuti dopo il cielo si annuvolò completamente, avrebbe voluto tornare a casa, ma ormai era sulle tracce del portatore del demone e non poteva perdere il suo obbiettivo per un ombrello. "Sarà meglio che prenda un taxi. Magari se entro in quel bar di fronte mi possono far fare una chiamata".

-Michiru-san?

Quella voce bassa e affascinante... Si girò dalla parte da cui proveniva e vedendola le girò la testa, si portò una mano alla tempia destra e rispose:

-Tenoh-san!

-Ti stavo cercando quando è iniziato a piovere. Che c'è, ti fa male la testa? Ho la mia moto che è abbastanza grande per salirci in due, quando avrà smesso di piovere se vuoi ti do un passaggio.

-No, Tenoh-san. Grazie però.

-Perchè non vuoi accettare?

Perchè era tanto insistente? Non capiva più nulla. Erano passati meno di cinque giorni e lei era di nuovo lì. Era confusa. Doveva portare avanti la sua missione e questa comparsa improvvisa di Haruka non faceva altro che facilitarle il compito, ma dall'altra parte era certa che non l'avrebbe più voluta vedere. Era così difficile sopportare la confusione che provava ogni volta che si trovava con Haruka. Bella e glaciale, intelligente e tagliente. Vederla in quel momento le riportò alla mente i ricordi dell'ultima volta che si videro. Come avrebbe potuto dimenticare le sue parole? Come avrebbe potuto far finta di niente per far buon viso a cattiva sorte e mandare così avanti la sua missione? -E tu perchè insisti tanto??- le disse alzando la voce mentre si girò nuovamente di scatto verso lei.

-Va bene, scusa. Volevo essere solo gentile- disse l'altra con voce flebile.

-Ti chiedo scusa- disse con voce insicura vedendo lo sguardo dell'altra.

-Tranquilla. Anche io ho da farmi perdonare per il modo in cui mi sono rivolta a te. L'insistenza infastidisce anche me e finisco per parlare senza ragionare. In realtà mi piace stare con te- Michiru la guardò con i suoi occhi blu spalancati dallo stupore. "Ecco, vedi? L'ho fatto di nuovo. Ho parlato senza ragionare. Anche se è vero che mi piace stare in tua compagnia, dovrei però impedirti di starmi tanto vicina" pensò Haruka sforzandosi di farle un sorriso naturale. Michiru leggermente arrossita abbassò lo sguardo. Era la prima volta che vedeva il suo largo sorriso e le parve meraviglioso. Era perfetto come quello di Elza, ma non aveva visto un sorriso più dolce di quello. Nonostante la sua natura umana le dicesse di sottrarsi al fascino che quella ragazza pareva esercitare su di lei senza nemmeno volerlo, la sua missione di guerriera veniva prima. Aveva già escogitato nei giorni precedenti un nuovo piano: conquistare l'amicizia e la fiducia della bionda per poterla convincere della veridicità, nonchè necessità di accettare il suo destino. Così decise di approfittare di quel momento per instaurare un legame. "Sforzandomi con tutta me stessa per riuscire a sopportare le sue parole e affinchè l'amicizia che andrò a creare non diventi un legame sentimentale". Ricambiò il sorriso: -Posso approfittare della tua offerta?

-Certamente.

Intanto che aspettavano che smettesse di piovere Michiru spiegò il motivo per cui non era organizzata per tornare in collegio per conto suo, ma aveva taciuto sulle reali motivazioni del suo scatto nervoso, disse solo che era stanca e si scusava se la stanchezza l'aveva fatta reagire in quel modo. Poi curiosa della sua presenza domandò ad Haruka il motivo per cui si trovasse lì. -Volevo trovarti per chiederti scusa per la mia reazione dell'altra volta. Sono veramente rammaricata, credimi.- la guardò annuire senza però parlare. -Alla tua crociera ho conosciuto un tuo grandissimo fan. Sa tutto di te, gli mancano solo le foto del tuo album personale e poi potresti adottarlo come fratello maggiore, anche se sembra più giovane di te- risero insieme -Mi ha detto che facevi il conservatorio. Così, ritrovandomi con un numero di casa sbagliato e solo il suo indirizzo di casa valido, sono andata da lui per sapere il nome del tuo conservatorio. Inutile dire che lo sapeva e mi ha detto che studiavi nel più prestigioso conservatorio di tutta Tokyo, il migliore in assoluto a suo dire. Anche di più di quello di Yokohama.

-Quindi dovevo aspettarmelo un incontro a sopresa con te.

-Già, anche se non credevo che ti avrei trovata subito al primo colpo. Tu che cosa ci fai da queste parti, da quello che mi risulta non è molto vicino alla scuola...

-Niente!- la interruppe la violinista -Te l'ho detto: passeggiavo. Avevo voglia di muovermi.

Aspettarono circa venti minuti e parlarono molto di se'. Michiru scoprì con stupore che Haruka suonava il pianoforte e incuriosita da tale notizia le guardò le mani, scoprendo così che anche quelle erano bellissime, con le dita lunghe e affusolate. Le domandò se suonava ancora, ma Haruka disse che per quanto amasse suonare il pianoforte ed era stata riconosciuta molto talentuosa da tutti, a un certo punto dovette mettere da parte la musica per far spazio alla sua vera passione: le auto e le moto. Michiru le disse che capiva quanto potesse esserle costata quella rinuncia. Anche lei quell'anno aveva dovuto rinunciare al canto e alla corsa. Per quanto fosse molto brava, pure lei doveva dare la priorità allo studio, all'ammissione alle scuole superiori e al violino (senza contare le battaglie che però per quella volta decise di non parlarne alla bionda). Se Haruka era ancora indecisa se diventare un pilota di moto o di macchine, lei invece sapeva già benissimo che avrebbe voluto diventare una violinista affermata. Parlarono così anche delle scuole superiori scoprendo che ancora nessuna delle due aveva ben chiara la scelta di dove andare sebbene avessero già alcune idee. Quando smise di piovere sebbene da una parte entrambe fossero sollevate di poter finalmente tornare indietro, dall'alta si dispiaquero. Per la prima volta erano riuscite a instaurare un buon dialogo, scoprendo che la loro compagnia non era solo apprezzabile solo per la loro presenza, ma anche per il modo in cui potevano relazionarsi.

Le due si avviarono verso la moto e quando arrivarono rimasero per un primo momento incerte sul da farsi. Nessuna delle due aveva pensato allo stretto contatto che avrebbe portato il condividere la stessa sella. Ferme nell'intento di non cadere vittima l'una del fascino dell'altra dovevano però abbattere quelle stupide reticenze e partire. Quando perciò, non senza imbarazzo, si sistemarono sulla sella, Haruka si fece coraggio e le disse di tenersi stretta a lei. Per un primo momento Michiru pensò che fosse una scusa per provarci con lei, ma Haruka l'avvertì che avrebbe sgasato abbastanza e che se non voleva cadere rovinosamente sull'asfalto le conveniva fare quello che aveva detto: -Se non ti fidi del tutto, prova a darmi retta per primi dieci secondi. Se secondo te puoi stare tranquillamente arpionata alla sella togli le mani dai fianchi, altrimenti le lasci lì.

Pur contrariata Michiru le appoggiò le mani ai fianchi.

Cinque minuti dopo la violinista stava vivendo una delle esperienze più emozionanti della sua vita: era la prima volta che saliva in moto; non aveva mai provato l'ebrezza del vento passarle a tutta velocità sul viso giocando con suoi capelli; le curve affrontate con estrema maestria dalla bionda apparivano morbide e piacevoli; lo stretto contatto dei loro corpi le provocò come una serie di piccole scariche elettriche di sensazioni piacevoli, sebbene mai provate prima. “Troppo piacevoli” constatò Michiru che però non poteva lasciare la presa... e infin dei conti, con il perfetto pretesto che quella moto le stava offrendo, nemmeno voleva allentare il suo abbraccio. Dal canto suo Haruka non era la prima volta che offriva un passaggio in moto a qualcuno, ne' tanto meno a una ragazza, però era la prima volta che come sentì due braccia avvolgerla si sentì pervadere da un calore che le intorpidì lievemente la mente. A quanto pareva la violinista non solo aveva dovuto darle ragione, ma aveva capito che avvolgerle la vita era necessario per non cadere. Quello fu il viaggio in moto per le strade di una città più emozionante della ragazza: riusciva a sfrecciare senza problemi tra le macchine, mettendo in mostra tutta l'abilità acquisita sulle piste e nei giri fatti per conto suo per hobby. Unì l'adrenalina che solo la velocità dei motori riusciva a infonderle con quella che le scatenava una ragazza ancora sconosciuta che la teneva in uno stretto abbraccio, per quanto esso fu dettato dal dovere più che dal volere.

Quando arrivarono poco lontano dal collegio- Michiru preferì non farsi portare davanti all'ingresso perchè le suore l'avrebbero squadrata male e le compagne poi avrebbero iniziato a parlare ancora di più di lei- Haruka annunciò con sorriso affabile: -Eccoci qua damigella.- Michiru arrossì leggermente mentre scendeva, seguita da Haruaka, dalla moto.

Qualche goccia di pioggia ricominciò a cadere dal cielo, per cui Haruka aprì la sella della moto ed estrasse un ombrello portatile, lo aprì e si offrì per portarla davanti al cancello. Michiru provò a protestare, ma il bel gesto di Haruka rese molto deboli le sue proteste: -Davvero, non ho problemi a tornare. Guarda! Sono solo poco più di un centinaio di metri da qui al cancello del collegio!

-A me invece graverebbe molto avere sulla coscienza la tua salute.- Se è perchè non vuoi che le tue compagne parlino di te e facciano domande su di me, accetta almeno di portare con te l'ombrello.

-Non posso, Haruka-san! Come faresti poi tu?

-Non sarebbe la prima volta che tornerei a casa con un bel temporale.. affermò lei ghignando -Tu invece se torni fradicia non solo rischi di prendere un accidente, ma sono sicura che verresti pure ripresa dalle suore.- Mentre l'altra alzò lo sguardo nel tentativo di immaginarsi la scena, più che palusibile, continuò: -E poi se hai delle compagne così pettegole che cosa direbbero se ti vedessero arrivare a scuola bagnata dalla testa ai piedi?- Michiru annuì pensando anche a quella eventualità. Non avrebbero perso occasione per far girare la notizia e prenderla in giro alle sue spalle. -Per cui mi spiace, ma non posso lasciarti andare se non accetti. Non ora che ormai sono qui con l'ombrello.

La giovane dai capelli mossi, capendo quanto l'altra fosse testarda anche negli atti gentili, sorrise timida e accettò. Haruka le passò l'ombrello mentre guardando la struttura che poteva notare in lontananza fischiò -Fiuuu, che bell'edificio antico!!

-... Se fosse una scuola diversa ti inviterei- azzardò con il cuore in gola.

-No- disse ridendo- non penso che sarebbe una buona idea.

-P-Perchè?- balbettò ancora.

-Ci sono tante cose che non sai di me Michiru... Sappi solo che da una parte avrei voluto che ti venisse il raffreddore, ma solo per avere ancora un'occasione per farmi perdonare e vederti- e così dicendo le aggiustò un ciuffo ribelle dietro all'orecchio. No, quella ragazza che parlava e agiva così non poteva essere lei. "E invece... E' che quando non parli dell'apocalisse, sei davvero irresistibile", sorrise guardandola dritta negli occhi. Le sue dita sfiorarono involontariamente l'orecchio della ragazza che ebbe un tuffo al cuore. "E' sbagliato Michiru, è sbagliato!! Devi allontanare la sua mano" Ma così assorta nei suoi pensieri, si accorse tardi del tocco leggero che le dita di Haruka stavano lasciando lungo la sua guancia. Poi, inspiegabilmente, tentò di avvicinare le sue labbra alla guancia di Michiru. Voleva darle anche un solo bacio. Michiru osservò le sue labbra al limite tra il sottile e il carnoso, si riprese quando ormai Haruka era a soli pochi millimetri da lei e la fermò nel momento in cui stava per baciarla sulla guancia. -Tenoh-san. Ti prego... Io non so cosa ti sia preso o cosa tu abbia pensato, ma... Sono una ragazza lo vedi, no?

-Oh, certo...- disse Haruka riprendendosi da quello stato di smania eccessiva.

-Ecco...e anche tu lo sei... Perchè tu sei una donna, vero Tenoh-san?- chiese Michiru con la più viva delle speranze di sentire un'unica risposta: 'No, non lo sono'.

Haruka, avendo una conferma delle parole di Elza, avrebbe tanto voluto dirle di no e per un attimo fu anche sul punto di farlo. Aprì la bocca, ma la richiuse poco dopo. -Io...- provò a dirle la verità, ma il risultato fu ancora deludente. Michiru la guardò speranzosa, ma la risposta non arrivò mai.

-Certo che lo sei- disse poi profondamente delusa. Era lei stessa a deludersi, come poteva essersi illusa così facilmente? -Non avresti gareggiato con Elza e tutte le altre ragazze altrimenti. Elza stessa mi ha detto che sei una ragazza e... beh, in canotta si poteva vedere una leggera differenza tra te e un uomo

Haruka la guardò triste. Non si era mai sentita sbagliata per il suo orientamento e mai le era importato dei pareri della gente che la guardava storto per la sua androginia, eppure la domanda di Michiru riuscì a ferirla. Non era colpa sua se era nata donna! Michiru era la prima ragazza che non guardava per il puro piacere di vedere, una bella ragazza fantasticando su chissà quali situazioni sconvenienti per la sua scuola. Era la prima così infinitamente bella e così matura che non le faceva altro che venir voglia di conoscerla meglio, senza fretta, senza pensieri erotici al suo riguardo. Eppure, proprio lei, sembrava anche la più irrangiungibile. -Scusami non volevo turbarti...- Michiru non rispose -E' solo che...- no, dichiarandole di provare per lei dei sentimenti, per altro dall'identità sconosciuta anche a lei, avrebbe solo peggiorato la situazione. -Ti prego Michiru-san, perdonami. Non so cosa mi sia preso...- mentì.

Michiru annuì con debolezza. Sentire quelle parole che avrebbero dovuto solo rallegrarla, la colpirono, quasi la ferirono. Haruka per quanto avesse un aspetto un po' maschile non avrebbe mai provato quello che sentiva lei. Era naturale, due donne non si potevano amare ed era ora che la smettesse di crogiolarsi in tali pensieri poco convenienti per lei. Specie adesso che aveva deciso di frequentare Sasuke.

-Bene, allora io vado- dichiarò Michiru dopo una breve pausa dovuta all'imbarazzo. Salutò Haruka con un leggero inchino mentre la ringraziava per l'ombrello e poi si girò avviandosi verso il collegio.

Pochi minuti dopo essere entrata in camera si mise a piangere. Quello che sentiva per Haruka era lo stesso sentimento che provava per Elza ed erano solo quattro volte che si vedevano. "Non sono sicura di essere alla vostra altezza. Ma perchè? Perchè proprio a me doveva succedere?" con l'immagine dei suoi genitori che cercavano di riprendere la loro importanza nella mente della figlia e che per questo motivo lottavano contro quella di Haruka. Due adulti di una certa età ora seri e ora con un sorriso freddo, contro quello di una ragazzina ora triste, ora tesa, ora gentile, ora con un sorriso sincero sulle labbra. Era assurdo. Conosceva i suoi genitori da quattordici anni e per dodici aveva sempre vissuto in casa con loro, eppure si accorse di ricordare molte più espressioni sul volto di Haruka. I suoi erano quasi sempre seri, se sorridevano lo facevano solo per cortesia o per convenienza. Haruka invece era genuina, non faceva nulla che non le andasse, se era arrabbiata si arrabbiava, se era felice sorrideva. Era come Elza, ma se aveva pensato alla sua compagna di scuola come a una piccola parentesi, il fatto che ora anche Haruka le piacesse più di quanto potesse piacerle un ragazzo non poteva essere considerata un'altra parentesi. La verità le si stava palesando in modo prepotente e i suoi metodi per negarla sembravano non condurre a niente. "No! Non posso permettermerlo. Devo almeno provare a stare con un ragazzo!". Ma sì, erano solo sue paure causate da una semplice confusione. A lei piacevano i ragazzi: le piaceva ricevere le loro attenzioni; farsi corteggiare e apprezzare da loro; sapeva riconoscere un bel ragazzo; fin da bambina aveva un tipo ideale e si aspettava che un giorno si sarebbe sposata e avrebbe avuto figli con suo marito. Senza contare che lei amava i vestiti da donna, le borse, le scarpe e ci teneva molto a curarsi. I suoi genitori le avevano sempre detto che ragazze come Elza, erano l'esatto opposto di lei. Infatti l'atleta era molto diversa da lei: appena poteva togliersi la divisa femminile si metteva le felpe leggermente larghe, si truccava solo per rare occasioni e trovava assai noiosi i pomeriggi passati a fare shopping con le amiche. Lei, l'unica ragazza da preferenze diverse rispetto alle altre che avesse conosciuto, confermava perfettamente le parole dei suoi: ragazze come Elza erano molto diverse da lei.. Ma Elza, era davvero così diversa da lei?

  
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