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Autore: genius_undercover    09/04/2023    2 recensioni
“[…]Così, circondato dalle fazioni umane e angeliche festanti per il fatto di essere riusciti a vincere nuovamente la battaglia per il mondo, il principato di Aziraphale sperimentò per la prima volta in seimila anni quel sentimento annoverato dagli uomini come terrore.”
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Miracle
 

The one thing we're all waiting for
Is peace on earth, an end to war


“CROWLEY!!” Gridò a gran voce. 

Il demone, una volta angelo delle schiere dell’Onnipotente, non si mosse né rispose. 

Così, circondato dalle fazioni umane e angeliche festanti per il fatto di essere riusciti a vincere nuovamente la battaglia per il mondo, il principato di Aziraphale sperimentò per la prima volta in seimila anni quel sentimento annoverato dagli uomini come terrore. 

Ed era del tutto diverso dalle preoccupazioni che aveva creduto di provare per le ripercussioni dovute alla sua amicizia con quella creatura così speciale, quell’amico così caro, che adesso giaceva al suolo con le ali spiegate sotto la schiena e gli eterni occhiali da sole neri spezzati, precipitati anch’essi lontano dalla sua figura. 

Ma come erano arrivati a quello?

L’umanità e il Paradiso festeggiavano. L’angelo stava rimanendo sordo e cieco a quella confusione. 

Non aveva compiuto un passo da quando la Terra aveva tremato, decretando la loro vittoria sull’Inferno, e nella stasi, l’unica cosa che il Principato avvertiva chiaramente era la testa che vorticava, confusa, almeno quanto lo era il suo cuore, che mai come in quel momento aveva battuto.

No, ciò che aveva sentito prima di quell'istante era niente. Ogni sentimento, ogni sensazione provata in passato non assomigliava a niente di lontanamente paragonabile per intensità e potenza. 

Non gli interessava di venire urtato, che gli pestassero i piedi, che strattonssero la sua preziosa giacca fuori moda almeno da un secolo, o dei complimenti che gli arrivavano da tutt’intorno. 

Se il merito del piano era stato di Anathema, la riuscita del suddetto si era potuta verificare grazie a lui e a Crowley. 

Il giovane Pulsifer era stato invece determinante nelle retrovie, così come erano stati valorosi il vecchio Shadwell e i Quelli, il giovane Adam Young in prima fila con Dog. 

Ognuno di essi era stato fondamentale, ma Crowley ed Aziraphale erano stati determinanti. 

Improvvisamente i suoi colleghi angeli non lo guardavano più con sdegno. Improvvisamente, non era più considerato un emarginato, né un traditore. 

Abbassò la testa, dunque, arrabbiato e terrorizzatoi, finché un paio di pugni l’avevano afferrato per il bavero della giacca logora. Non appena si sentì colpire all’altezza del ginocchio, si decise ad alzare lo sguardo. 

“A–Anathema!” Balbettò. “Adam!” Aggiunse, riconoscendo il fu Anticristo. 

“Finalmente!” Rispose la strega, continuando a stringerlo per il colletto.

“Devi muoverti, amico.” Fece eco il ragazzino, suonanogli un altro calcio.

“Cosa–” L’angelo realizzò solo di aver gridato. Doveva raggiungere Crowley, ma qualcosa glielo stava impedendo. “Non ce la faccio.” Gli occhi gli si riempirono di lacrime, e la strega allentò del tutto la presa. 

“Coraggio, Aziraphale.” Sussurrò la ragazza. “Devi aiutarlo!” 

Vedendo che il principato non reagiva, Adam lo prese per mano, esattamente come aveva fatto Aziraphale con lui il giorno dell'Armageddon. 

Bastò quello per infondere coraggio a quell’essere sovrannaturale, che in quel momento si sentiva più umano che mai. 

Crowley era ancora inerme, pallido, spaventosamente immobile, circondato da Pepper e gli altri due ragazzini ammutoliti e attoniti.

Persino Shadwell era rimasto rispettosamente in silenzio, dispiaciuto e con le mani dietro alla schiena. 

Aziraphale non resse più. Lasciò la mano di Adam - il quale l’aveva pazientemente guidato tra la folla con Anathema- e si chinò. 

Era assurdo: un angelo inginocchiato dinanzi a un demone esanime. 

“Crowley…”

Non respirava più. 

Aziraphale stava per mettersi a gridare di disperazione, quando d’un tratto, il cielo diventò luminoso come non mai. Gli Angeli ascesero accompagnati da una musica celestiale, e la confusione che agitava il mondo, mutò immediatamente in silenzio. 

Il principato strinse convulsamente la propria spada fiammeggiante e rivolse all’alto uno sguardo truce: consapevole della blasfemia appena compiuta, era pronto ad affrontare Dio in persona. 

Anathema, Pulsifer, Shadwell e i Quelli si pararono dietro all’angelo biondo, intenti a proteggergli le spalle all’occorrenza, anche se invano…non un’ombra di esitazione era scesa sul suo viso.   

“Non c’è bisogno di quella, nobile Aziraphale.” Tuonò Metatron. “Fatti da parte.” 

Aziraphale strinse la spada ancora più forte e si alzò in piedi. Se Lei voleva farla pagare a Crowley, doveva scendere a prenderselo di persona.  

“Dio…io…” 

Ho appena perso il mio migliore amico.

“Prendi me.” Dichiarò semplicemente, mentre due grosse lacrime lasciavano i suoi occhi. “Prendi me…”

“Vi avrò entrambi.” Sancì Metatron. “Siete ammessi alla presenza dell’Altissimo.” 

E l’ultima cosa che l’angelo sentí prima di sparire in Paradiso, fu la voce di Dio che chiamava Crowley per nome. 

__
 

It's a miracle we need, the miracle
The miracle 
we're all waiting for 
today

 

“Debbo ammettere che senza di te e quell’esecrabile demonio non ce l’avremmo fatta!” 

Quella voce riportò Aziraphale alla realtà. Era rimasto attonito per tutto il tempo: Dio aveva parlato, Crowley era momentaneamente scomparso e lui aveva dovuto sorbirsi il suo discorso nella stessa sala dei suoi colleghi, schierato in fila come un soldato. 

Senza sapere quando fosse apparso o da quanto tempo gli stesse parlando, Aziraphale si ritrovò davanti a nientemeno che l’Arcangelo Gabriele, il quale gli stava porgendo la mano e il sorriso più smagliante che avesse. 

“Senza rancore?” Domandò poi Michele, che finchè non aveva proferito parola, non era stata che una figura indistinta al fianco di Gabriele. 

L’angelo non riusciva ancora ad emettere un suono. Si limitò a fissare con autentico e truce sdegno i due superiori e non ricambiò la stretta di mano nè il sorriso. 

Come osavano, quei due, dopo tutto quello che aveva rischiato, avvicinarsi a lui come se niente fosse? Dopo che Crowley…

Crowley…

La seconda emozione che scaturì fu una cieca furia troppo paralizzante per poter scoppiare. 

“L’ira è uno dei Sette Peccati Capitali, Aziraphale.” Sancì la Destra di Dio. “Attento.”

Il principato pensò che Michele avesse ragione. Quei sentimenti devastanti non avrebbe dovuto provarli, non lui che per definizione era la quintessenza della bontà, della misericordia e del Perdono. 

Ma Aziraphale non era nemmeno sicuro che quelle scuse gli sarebbero arrivate, senza l’intervento di Dio. 

In ogni caso non gli importava. Per quanto lo riguardava, aveva chiuso, col Paradiso. 

C’era un solo lato, una sola fazione di cui voleva far parte. 

La nostra fazione…

Quelle parole e il senso di colpa per essere tanto arrabbiato, lo lasciarono senza fiato. 

“Il tuo amico si trova alla Porta dell’Eden.”

E quello era tutto ciò che gli serviva sapere.

Così, quando una strega, due ex cacciatori di streghe, quattro bambini e un cane videro un demone dormiente tra le braccia di un angelo, capirono di trovarsi di fronte ad un miracolo. *


 

If all God's people could be free
To live in perfect harmony
It's a miracle

 

“Ciao, angioletto…”

“Crowley!” Aziraphale scattò in piedi. Lasciò andare un singhiozzo, abbandonando immediatamente la sua intenzione di trattenersi e avere un contegno. “Oh, Crowley, grazie al cielo! Come ti senti, caro?”

“Come uno che è cascato dal Paradiso per la seconda volta.” 

L’espressione di Aziraphale divenne contrita. “Perchè piangi?” Chiese il demone, dispiaciuto di non aver fatto ridere l’amico. “Lo sai, che ci vuole ben altro, per togliermi dal mondo.

“Niente. Non è niente, io–mi è entrata un po’ di polvere negli occhi.”

“Dove mi trovo?”

“N-non riconosci la tua stanza?”

“Oh, sì, adesso sì. E non ti permetto di insinuare che il mio appartamento è polveroso.” 

“No, infatti!” Aziraphale trattenne un altro singhiozzo. Come gli era mancata, la sua voce…“Non lo è.”

Crowley sospirò, osservando attentamente l’altro.  “Non sai mentire, angelo.”

“Ero preoccupato per te. Dovresti vedere le tue belle piantine quanto sono tristi.”

“Okay, adesso dimmi la vera ragione.” 

“Tu…non c’eri. Quando abbiamo vinto, non eri vicino a me.” Gli occhi cerulei di Aziraphale divennero ancora più lucidi e la voce rotta. “Credevo di averti perduto per sempre.”

“Abbiamo vinto, quindi.” 

L’angelo annuì, e Crowley chiuse brevemente gli occhi, come se un peso gli fosse stato appena tolto dal petto. “Molto bene.” Mormorò rocamente. “Che mi sono perso, quando sono caduto?”

“In che senso? Non ti ricordi?”

“Ricordo una luce così forte che non ho neanche visto arrivare e poi più niente. Non dovrei più esistere, o almeno, mi sarei aspettato di essere all’Inferno insieme a quei cari ragazzi che ho tradito. Ma sorpresa delle sorprese, invece mi sveglio vivo in camera mia, nudo come un verme e con il mio migliore amico al fianco.” Quelle parole fecero arrossire Aziraphale più del dovuto. Crowley non se ne curò. “Permettimi, sono confuso. Saresti così gentile da dirmi che diamine è successo?” 

“Ma certo.” 

“E non tralasciare i dettagli!” 

“Stavamo combattendo.” Cominció l’angelo, sperando di essere abbastanza forte da raccontarglieli. “I tuoi ex capi avevano preso di mira i bambini, i Quelli.”

“Frena, frena, angelo!” Crowley tentò di alzarsi di colpo, ma non riuscì. In realtà era ridotto piuttosto male: sentiva l’osso della spalla dolergli terribilmente, per non parlare della schiena. 

Muovendo un’ala, capí che era spezzata dalla parte destra, certo, come effetto della caduta.

“Che succede, che ti prende?” Trasalì Aziraphale, vedendolo appoggiarsi nuovamente al cuscino. 

“Sono vivi?” Chiese il demone.

“Chi?”

“Hasur e Ligur.”

“Ma che cos—“

“I Quelli, amico! È di quei dannati ragazzini e della strega, che sto parlando!” 

“Oh, loro stanno bene. Stanno tutti bene…li hai salvati. 
Sei volato a difenderli nella tua forma demoniaca. Hai attirato i tuoi lontano...poi ti ho perso di vista tra le nuvole.”

Crowley notò l’inflessione dolorosa della voce dell’amico. Si sentí sopraffatto dal solito calore che gli inondava il petto da più o meno seimila anni, ma stavolta non lo interruppe. 

“Ti ho ritrovato una volta finita la guerra e diamine, non riuscivo a muovermi per venire ad aiutarti!” Continuò Aziraphale, sempre più vicino alle lacrime. “Ho avuto paura di non riuscire a salvarti. Ero spaventato.” 

“Mi dispiace, angelo mio…” Il demone stavolta riuscì a tirarsi a sedere. Con il braccio sano, prese la mano dell’amico e lo indusse ad avvicinarsi ulteriormente, facendolo sedere sul bordo del materasso. “Mi dispiace davvero.” 

Ma non avrebbe più lasciato la sua mano. Aziraphale lo percepì, e quello gli diede la forza di continuare a raccontare.

“Hai dormito per giorni. Solo dormito, a quanto pare.” Sorrise di sollievo. “Grazie a Dio.”

“Dio…” Crowley si accigliò, “che cosa ha fatto per gli uomini? Come ha riparato i ricordi della guerra?”

“Li ha letteralmente mandati tutti a letto. Si sono svegliati il giorno dopo come se avessero fatto un bel sogno.” 

“Be’, sono impressionato. Devo ammettere che quando vuole, l’ineffabile Altissimo abbia anche delle buone idee.” 

“Ha salvato anche te, credo.” 

“Naah, non è possibile. Sono un demone. Io e Lei non abbiamo più niente da dirci da circa seimila anni. Dubito che si ricordi chi sono.” 

“Ti conosce, invece. Ti ha chiamato per nome.” 

Il demone alzò la testa, gli occhi gialli bene aperti. “Quale nome?”

Raffaele.” 

Crowley incurvò le spalle, guardando distrattamente la propria mano giunta con quella di Aziraphale. 

“Sei uno degli l’arcangeli più importanti.” 

Ero.” 

“Non lo sapevo.” Continuò Aziraphale. 

“Mi ero ripromesso che te l’avrei confessato.” 

“Quando?”

“Quando sarei stato abbastanza ubriaco.” 

Anche stavolta, l’angelo sorrise brevemente e con una non-chalance che non gli apparteneva, alzò il braccio libero e curò la ferita all’ala di Crowley, il quale rafforzò la presa sulla sua mano con gratitudine. 

“Non era necessario.” 

“Lo era, invece. Hai sofferto tanto…le tue ali…”

“È stata la parte più dolorosa, lo ammetto.”

“Cosa si prova?”

“Le senti andare a fuoco. Lentamente. E non puoi fare niente per fermare il dolore.”

La schiena di Aziraphale fu percorsa da un brivido. Sentiva di non poter lasciare Crowley neanche un attimo, e una domanda ben precisa gli lasciò le labbra, prima che potesse frenarsi. 

“Posso restare?” 

Crowley rimase di sasso. Quando l’aveva invitato a vivere con lui, gli aveva detto che correva troppo. Non poteva essere vero. 

“Scusa, non avrei dovuto chiedere—“

“Angelo.” 

“Sono davvero terribile—“

“Per l’amor di qualcuno, guardami.”

E Aziraphale rimase completamente inerme, davanti al suo sorriso. “Crowley…” 

Non ci volle molto a che l’angelo si ritrovasse tra le sue braccia, stringendolo a sua volta come se fosse un mortale e la sua vita dipendesse da Crowley, dal corpo insolitamente caldo di Crowley, dal tocco di Crowley. 

“Resta tutto il tempo che vuoi, angelo. Porta qui la tua roba.” 

“Lo farò” Aziraphale cercò di non svenire per l’imbarazzo dovuto al fatto che il demone fosse scoperto dalla vita in su, ma non poteva proprio sentirsi male. 

Felice oltre ogni dire, nascose vergognosamente il volto nell’incavo del suo collo, percependo ancora l’acre del fumo dei combattimenti e l’odore del fumo.

“Ma come farai con la tua libereria?” Chiese Crowley, infilando una mano tra i suoi capelli pallidi.

“Uh, ho scritto che era chiuso per ferie.”

“Che accidenti sono?”

“Vacanze. Gli umani ci vanno, ogni tanto.”  

Crowley accennò una risata e Aziraphale perse la voglia di parlare. 

Quello, pensò il demone, era davvero un miracolo. 

Non seppero per quanto tempo rimasero avvinghiati, il tempo era sfuggito al loro controllo. 

Solo quando quel contatto cominció a diventare più intimo del normale, l’angelo e il demone decisero inconsapevolmente di mettersi a parlare nello stesso istante.

“Avevi ragione.” Aveva esclamato Aziraphale.

“Sarei morto felice.” Aveva esordito Crowley. 

Si separarono, a quelle rispettive dichiarazioni. 

“Cosa?!”

“Che hai detto, Crowley?”

“Prima tu! Sono letteralmente secoli che aspetto di sentirti dire queste parole.” 

“Non finché non mi dirai cosa intendevi con il fatto di voler morire.” 

“Intendevo esattamente quello che ho detto. Morirei volentieri anche adesso.” 

“Crowley, no. No, per favore! Io—“

“Diamine, non ho intenzione di andare da nessuna parte. Quello che sto cercando di dirti…di farti capire, è che io…”

“Che tu?”

“Sí, insomma, io…”

E Aziraphale capí. Per una volta decise che seimila anni erano abbastanza. Per una volta, decise che era giusto agire per primo, posando delicatamente le proprie labbra su quelle del demone. 

A Crowley sembrò di andare a fuoco di nuovo, stavolta in maniera molto diversa, e rispose a quel bacio come poté. 

“Anch’io.” Dichiarò il principato, separandosi quel tanto che bastava per guardare l’altro gli occhi. “Non potevo aspettare oltre...avevi ragione, sai? Su tutto. Sulla storia della nostra fazione, e soprattutto del fatto che mi piaci. In realtà sono completamente innamorato di te da almeno un centinaio di secoli.” 

“E quando accidenti avevi intenzione di dirmelo, bastardo ammaliatore che non sei altro?!”

“Quando sarei stato abbastanza ubriaco.”

“Touché.”

“E la tua nudità mi sta facendo cose inquietanti.”

“Posso fare di peggio.” Crowley gli rivolse un sorriso beffardo. “Ma non stasera.”

Aziraphale lo baciò brevemente un’altra volta e si alzò. 

“Ti ho preparato il tè.” Annunciò poi imbarazzato, porgendogli la propria tazza bianca con le ali. 

“Ma che gentile!” Crowley bevve avidamente e con un gusto insolito. Aveva davvero sete.

“Hai bisogno di qualcos’altro?” Chiese l’angelo, torcendosi le mani. 

Il demone scosse la testa. 

“Hai fame?”

“Angelo.”

“Posso miracolarti dei biscotti, sai? Cielo, non so nemmeno se ti piacciono. Vuoi un po’ di gelato?—”

“Angelo, lo stai facendo di nuovo!“

“Crêpes?”

“Calmati, Aziraphale!”

Il principato sgranò gli occhi. “C–come mi hai chiamato?”

Aziraphale.” Il demone fece spallucce. “Hai un nome segreto anche tu?”

“No, ma…non mi hai mai chiamato per nome in seimila anni!”

Crowley voleva rispondergli che non era vero. Che l’aveva già chiamato per nome in un’occasione assolutamente terribile.

“Sappi che se ti da fastidio non smetterò” Disse invece, sdrammatizzando come il suo solito. 

“Non ha importanza, caro.” Ribatté l’altro amabilmente. “Ma io come devo chiamarti?”

“Mi hai conosciuto come Crowley e Crowley mi è sufficiente.” La schiena del demone risentí dello sforzo. Dovette sdraiarsi di nuovo. 

“Sai, dopo che ti ho portato qui sono salito a fare i conti con Dio.”

“Ma davvero?” 

“Ha detto che posso continuare a servirlo alla mia maniera. E i miei ci lasceranno in pace.”

“Finalmente!” Esplose Crowley, felice di non trovarsi mai più a che fare con quei due piantagrane che rispondevano ai nomi di Gabriele e Michele. “Avrei pagato per vedere la faccia dei tuoi superiori!” 

“Impagabile, in effetti!” Aziraphale gli rivolse un sorriso imbarazzato ma pieno di amore. “È ciò che faranno i tuoi, che mi preoccupa.” 

“Per adesso se ne staranno buoni buoni a ragionare. Se poi si azzardano a venire quassù troveranno un sacco di demoniaci calci nel culo ad aspettarli.” Dichiarò il rosso, con un enorme sbadiglio che faceva a cazzotti con il tono sprezzante che aveva appena  usato.

“Dovresti proprio dormire.”

“Ancora?”

“Be’ sì. Non tutti gli angeli possono vantarsi di sopravvivere a due cadute e raccontarlo.” 

Il demone sollevò un sopracciglio. “E tu resterai qui a proteggermi, ho indovinato?” 

“Oh, caro, puoi scommetterci le ali.” 

“Preferirei di no. Vieni qui.” Crowley si spostó su un lato del grande letto, invitando Aziraphale a sdraiarsi accanto a lui. 

L’angelo cercò di non sembrare troppo ansioso di raggiungerlo: due settimane seduto su una scomoda sedia stavano cominciando a farsi sentire. 

Alla fine scivolò su un fianco, con il viso accanto alla fronte del demone, il quale gli circondava la vita con un braccio. E dato che per qualsiasi necessità, aveva preferito restare sopra le coperte, Crowley aveva usato l’ala buona per coprire il compagno, quasi fosse lui, invece, a volerlo proteggere. 

“Sai angelo? Dovresti lavorare un po’ sulla tua concezione di umorismo.”

“Taci, era buona.”

“Seriamente, Aziraphale, ‘Puoi scommetterci le ali’? A me?”

“Caro?”

“Sì, angioletto?”

“Dormi.”

“E va bene…magri un po’ di musica?”

“Ottima idea. Ho sentito che è molto utile per conciliare il sonno.” 

Ben presto, nella stanza si diffuse la voce armoniosa di Freddie Mercury e da qualche parte, nel grande e arioso appartamento di un demone addormentato e del suo angelo, la Monna Lisa continuava a sorridere. 
 

We're having a miracle on earth
Mother nature does it all for us

Open hearts and surgery (Wonders of this world go on)
Sunday mornings with a cup of tea

Super powers always fighting
But Mona Lisa just keeps on smiling, it's a miracle

It's a miracle

It's a miracle**



ANGOLETTO AUTRICE

Ssssalve, miə carə! E innanzitutto buona Pasqua! 

Questa shot è stata una sfida, primo perché è la mia primissima volta in questo fandom, ergo, abbi pietà, spero di non aver reso i nostri due affezionati troppo OOC!

Secondariamente ho visto solo la serie e l’ho letteralmente amata, ma recupererò presto anche il libro! 

Se trovassi qualsiasi cosa sbagliata o che non ti è piaciuta segnalamela pure, sono sempre aperta a critiche e a migliorare! 

In ultimo, ringrazio le ragazze del gruppo Facebook/telegram di Our Flag, per avermi praticamente costretta a guardare la serie. Questa fic è per voi 🤍. 

Un abbraccione e alla prossima!

-gen

*praticamente, tutta questa storia è nata da questa foto, che è tipo la mia preferita di Tennant e Sheen: https://pin.it/imQPdy2

**la canzone ovviamente è dei Queen, e una delle mie preferite. A dire la verità mi sono stupita di essere praticamente la prima ad utilizzarla in una ff! Secondo me ci stava! 
https://youtu.be/2DaY8-Mui0I

   
 
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