«Nemmeno io ero il ragazzo più popolare, al liceo. Ma non devi dubitare neanche per un secondo di sentirti tu quella sbagliata, okay?»
Parker annuisce, mogia. «Comunque non mi ha fatto piacere.» Certo, aveva fatto passare un brutto quarto d’ora alle sue bullette, avendo fatto sparire tutti i loro cellulari e computer portatili, ma il fastidio resta comunque.
Hardison la capisce. Ha ancora delle cartelle nel suo vecchio hard drive, su quei bulletti che invece di badare al colore della sua pelle, avrebbero dovuto preoccuparsi della stazza dei loro cervellini.
«E come faccio…be’, ad essere un po’ più normale?»
E Alec, che voleva solo cinque minuti per hackerare in santissima pace il sistema informatico del college in cui si erano infiltrati - per l'ennesima volta, visto che erano gli unici del team con la faccia da studentelli - sospira. «…sei la prima persona assolutamente normale con cui mi capita di parlare, da mesi.»
«Ah, sì?»
Hardison storna l’attenzione dagli armadietti che Parker ha appena scassinato per lui, giusto in tempo per vederla rischiararsi in volto, per un sorriso che non vede mai troppo spesso.
E, be’. Forse ne è valsa la pena, di andare a rubare daccapo una scuola.