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Autore: TheSlavicShadow    18/04/2023    1 recensioni
Raccolta di oneshot.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seems like it was yesterday when I saw your face

You told me how proud you were but I walked away

If only I knew what I know today

Ooh, ooh

 

Aveva sempre cercato di andarsene, aveva sempre cercato di allontanarlo. Non aveva mai voluto dare troppo peso a quel legame che c’era stato tra di loro.

Voleva sempre continuare a pensare che fosse soltanto un fastidio avere lo Stato spagnolo attorno, sin da quando era piccolo era questo che continuava a ripetersi. Era un fastidio. Spagna era inutile. Era uno stupido. Era debole.

Erano tutte cose che continuava a ripetersi mentre era sotto il suo dominio. Sognava di andarsene. Sognava di diventare grande come lo era stato suo nonno prima di lui. Aveva in mente vecchie glorie irraggiungibili. Ed era solo un giovane Stato sotto il dominio di altri. Quali sogni poteva perseguire?

E non si era reso allora conto che Antonio gli aveva sempre dato una libertà senza pari, che pochi altri territori dominati avevano avuto. Antonio gli diceva che era orgoglioso di lui, anche per le piccole cose. Antonio lo teneva sempre con cura sul palmo di una mano, non permettendo a nulla di scalfirlo.

Aveva vissuto nella bambagia senza rendersene nemmeno conto, circondato da un affetto senza pari che l’altro Stato gli offriva in continuazione, anche in modo esagerato a volte. E non aveva mai apprezzato veramente quello che gli veniva offerto. Aveva sempre creduto che ci fosse qualche secondo fine dietro tutto quell’affetto. 

Quanto si era sbagliato?

Antonio gli aveva detto che era orgoglioso di lui anche il giorno in cui lui se ne era andato, il giorno in cui aveva unificato la penisola in un unico regno. Antonio gli sorrideva e gli diceva che era orgoglioso, e lui credeva che fosse una trappola per farlo ritornare sui suoi passi. Antonio che gli sorrideva dolcemente e gli augurava tutto il meglio che il mondo avesse da offrirgli. 

E lui se ne era semplicemente andato. Gli aveva dato le spalle e se ne era andato senza voltarsi. Voleva essere indipendente, voleva essere un suo pari. Non voleva più essere un suo possedimento. Non voleva più essere considerato solo un bambino che doveva essere protetto da lui.

“Ma perché sei così ossessionato dal coltivare pomodori? Non puoi trovarti un nuovo hobby dopo tutti questi secoli?” 

Aveva osservato l’uomo che era chinato sopra una pianta di pomodoro. Un grosso cappello di paglia gli copriva la testa ed il collo. Le mani erano sporche di terra perché ormai era nell’orto da diverse ore. Ed era tutto così famigliare che faceva quasi male. Quante volte erano stati insieme nell’orto tra le piante di pomodoro?

“Perché dovrei? Sono buoni e mi fanno passare il tempo.” Antonio aveva fatto una lieve pausa. “E poi assomigliano a te.”

Lo aveva sentito ridacchiare e voleva colpirlo con qualcosa. Qualcosa di contundente che lo avrebbe lasciato tramortito a terra.

“Che stronzo che sei. Non ho più le guance grasse, bastardo.”

“Erano le guance più morbide e rosse del mondo. Dei piccoli pomodori.” Ridacchiava ancora, mentre le sue mani si muovevano con destrezza attorno alla pianta. Era ipnotizzante stare a guardarlo. Gli metteva sempre calma quando era bambino. “Come mai qui, Lovi?”

Non si era ancora voltato verso di lui. Continuava ad occuparsi con delicatezza delle sue piante. Quelle mani le aveva viste tinte di sangue più volte di quanto avesse voluto, eppure con lui erano sempre delicate. 

“Solite cose. Sai come diventano le cose a casa mia ad ogni nuovo governo in carica. Avevo bisogno di scappare.”

“Puoi sempre tornare ad essere un mio protetto. Anche se non so quanto meglio sono messo al momento.” Si era fermato e solo allora si era voltato verso di lui. Gli occhi di Antonio erano sempre caldi quando si posavano su di lui. “Però posso sempre trovare un posto dove ospitarti.”

“No, grazie. Permettimi di rifiutare, come sempre.” Rifiutava, ma alla fine era sempre da lui. Ogni volta che ne aveva bisogno, ogni volta che si annoiava o non sapeva cosa fare, si nascondeva nella casa dello Spagnolo. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente a nessuno, ma gli mancavano quei giorni spensierati. Aveva sempre detto che si sentiva un prigioniero. Aveva sempre ripetuto che Antonio se lo teneva accanto solo per la fantomatica eredità di suo nonno. Ma era più per dare a sé stesso un motivo per odiare quell’uomo.

“E’ confortante sapere che non cambi proprio mai.” Antonio si era alzato e gli si era avvicinato. Non sapeva come fosse possibile, ma profumava di sole. E ne irradiava anche lo stesso calore. “Vieni, preparo uno spuntino e mi racconti per bene cos’è successo stavolta. Magari un po’ di sangria ti tira su di morale.”

Antonio lo aveva preso per mano. La sicurezza di quelle mani non l’avrebbe mai scordata. Si sarebbe sempre affidato alla guida di quell’uomo. Quell’uomo che lo accettava per come era e che non gliene faceva mai una colpa. Quell’uomo che lui aveva sempre incolpato per tutte le cose che andavano storte nella sua vita.

“In questo momento preferirei che mi tirasse su di morale altro.” Aveva mormorato più a sé stesso, ma Antonio lo aveva sentito ed era scoppiato in una risata fragorosa. Era contagiosa la sua risata. Ti metteva di buonumore solo sentirla.

“Non dire queste cose se poi devi diventare rosso come un pomodoro, mi querido.”

 

I'm sorry for blaming you

For everything I just couldn't do

And I've hurt myself

By hurting you

 
   
 
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