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Autore: Dioni    27/04/2023    2 recensioni
Secondo capitolo del crossover Inuyasha/Assassin's creed.
Sesshomaru,Ezio e Toran sono diretti Nella regione dell'Hokkaido,cuore gelido del nord del Giappone per investigare su Otsune,signora degli Ainu e degli yokai del nord che stranamente sembrano collaborare con gli umani e hanyou di quella zona.Ma altri motivi spingono il giovane cane a incamminarsi verso nord dove misteri e scoperte di vite passate lo trascineranno verso un passato misterioso che coinvolge le origini della sua razza e forse della sua famiglia. Ma nel presente un altra ombra si innalza sull'esistenza di Sesshomaru,già minacciata dalle mire dei templari. Il feroce signore della guerra Oda Nobunaga e sulle sue tracce in attesa di porre fine alla sua vita per motivi che solo lui conosce e che aspira a sottomettere l'intera isola del Giappone sotto il vessillo della sua casata,mentre il mondo si apre ad una nuova era di apertura agli stranieri e di industriosa modernità. Sesshomaru questa volta dovrà prepararsi al meglio per affrontare prove alla quale non era pronto ed affrontare un destino più grande di quanto potesse mai immaginare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In quello stesso istante,da qualche parte nell'Hokkaido.


Stanchi,provati,sfiniti. Ma vivi e vittoriosi. Sesshomaru,Toran Ezio Urtak e Koga,anche se svenuto, uscirono vincitori da quello scontro,con la carcassa sanguinante del Tengu appena ucciso dall'inuyokai,sporco del proprio sangue,oltre di quello che aveva sottratto ai suoi sofferenti guerrieri,che prima aveva reso immortali e poi li aveva privati della vita per rendere se stesso più forte. Gli scheletri che avevano combattuto e respinto gli invasori,ora restavano li,in piedi,muti e immobili testimoni della vittoria appena conseguita contro gli ainu deviati al servizio della regina. Riprendevano aria ed energia,tutti e quattro stremati per il duro scontro vinto da appena pochi minuti.

“Che è successo? Oh,la testa,rimbomba tutto.”,disse Koga passandosi una mano sul viso,mentre Urtak gli dava una rapida occhiata e con la testa dello yoro tra le mani gli è la muoveva come un mercante che cerca dei difetti in un oggetto da acquistare.

“Che stai facendo Urtak?”,chiese Koga irritato per quel trattamento,dalla quale sfuggì con un piccolo strattone.

“Sei apposto. Sei svenuto a causa dell'urlo di Marsatap,deve averti preso in pieno anche con le barriere di pietra alzate,però mi sembra strano. Da quanto tempi stavi combattendo?”

“Da almeno un ora più o meno. C'erano altri yoro con me ma ho preferito che non rischiassero inutilmente le loro vite.”

“Capisco. Mossa stupida,persino per te.”,disse Urtak tranquillamente,senza peli sulla lingua.

“Non farmi la predica cerbiatto. Ero in ricognizione con una piccola squadra dei miei lupi più veloci ,quando ci siamo accorti di una grande massa di ainu che si spostavano in questa zona. Li abbiamo seguiti sulla distanza credendo che non ci avessero visti,ma poi,in mezzo agli alberi,quando credevamo di essere al sicuro,siamo stati attaccati da un folto numero di quei dannati. Così ho dato l'ordine di ritirarsi e di informare il vostro clan di quello che stava accadendo mentre io avanzavo a vedere cosa stava succedendo. Tra un uccisione e l'altra mi sono ritrovato qui e poi è scoppiato il finimondo. Tutti questi scheletri che sono usciti dalla terra,dalle pietre,come se il suolo li stesse facendo emergere dal basso.

“E così ti sei ritrovato nel mezzo di una battaglia.”

“Tra tutti gli invasori avevo notato la figura di un Tengu,l'unico fra molti di quelli e ho capito che non era come tutti gli altri. Volevo combatterlo,ma mi hanno sbarrato la strada. Il resto lo sapete già. E adesso lasciami.”

Koga si staccò bruscamente dalle mani di Urtak e lo sciamano non parve ne offeso ne compiaciuto dal gesto. Gli bastava sapere che Koga stesse bene e gli andò bene così. Tuttavia,mentre recuperavano le energie,Sesshomaru non poté smettere di pensare ai dubbi che in quel momento attirarono la sua attenzione. Koga era giunto fin li per una semplice coincidenza? Gli sembrava strano,ma non era impossibile. Ma allora Kagura? Perché aveva visto Kagura? Ma era morta, o forse no? Ma se non lo fosse stata perché era li, Nell'Hokkaido. E quella storia del primo re,una bella storia e per lo più su un cane,ma non sui cervi,in un luogo sacro ai cervi? E infine, perché Otsune aveva attaccato quel luogo isolato e lontano da tutto? C'erano troppe cose che non capiva e che non coincidevano tra di loro...apparentemente. Forse poteva trovare qualche risposta,li,in quel luogo misterioso,ma per farlo doveva restare,osservare e sopratutto comprendere. Non poteva andarsene e tornare indietro. Non ancora.

“Perché ci hai condotto qui?”

Chiese Sesshomaru all'improvviso. Tutti iniziarono ad osservarlo,in silenzio.

“Perché hai voluto che fossimo noi a difendere questo luogo? Noi,degli stranieri,a prendere le difese di un tempio con la quale non c'entriamo in alcun modo?...Cosa vuole Otsune da questo posto?

Urtak non rispose e continuò a non parlare. Lo sciamano sapeva bene che la richiesta dell'inuyokai era giusta,ma continuò a non parlare. Non sembrava spaventato o timoroso,ma nonostante ciò,esitava nel voler dare una risposta. Ma la sua bocca si aprì e da essa

“E giusto. D'altronde non era mia intenzione nascondervi qualcosa né approfittarmi delle vostre capacità. Ma...c'è una cosa che vorrei fosse chiara. Ciò che si trova qui e di vitale importanza,che non venga divulgato altrove. I segreti custoditi al suo interno sono rivelati a pochi e quei pochi hanno l'obbligo di non rivelare ciò che si nasconde al suo interno. Sono stato chiaro?”,disse Urtak piatto ma autoritario.

“Quanta la fai lunga,si certo non diremo niente.”,disse Koga lamentoso a quella richiesta.

“Lo prenderò per un si. Sopratutto da te...lupo.”

Urtak diede un altra occhiata a tutti i presenti,si girò verso la grande statua in rovina. Poi si piegò in avanti fin quasi a toccare il terreno,appoggiò entrambe le mani,aprì la bocca e quello che emise fu il bramito più forte che mai orecchio straniero udì in quelle terre da molti secoli. Mentre il verso da cervo continuava lo sciamano alzò lentamente la testa verso gli occhi della statua,poi al cielo ed infine di nuovo contro la terra. Il verso risultò così forte da far fischiare le orecchie a tutti i presenti,in particolar modo a Koga e Sesshomaru,dall'udito finissimo. Ma per quanto forte fosse il bramito nessuno dei presenti si sentì urtato o infastidito dal suono,poiché per quanto strano potesse essere,sopratutto per Ezio,il forte suono non andò tanto a rifarsi sull'udito,quanto piuttosto verso l'interno,come se si ampliasse all'esterno e poi,entrasse dolcemente,ma di continuo,come le onde provocate da un sasso gettato in mezzo ad una pozza d'acqua che si espandeva lentamente,ma solo in secondo momento. Prima da fuori verso dentro e poi,da dentro verso il fuori. Poi la terrà tremò,la statua tremò,leggermente,ma il tremito fu continuo e percettibile. Poi,ai piedi della grande statua la terrà si aprì lentamente in due parti uguali e pian piano si allargava,formando una stretta strada formata da un lunga scalinata che scendeva fino alle profondità della terra.

“Seguitemi.”

E Urtak fece nuovamente da guida,scendendo per primo in quel misterioso paesaggio. Koga lo seguì a ruota senza farsi troppe domande e nel mentre Toran Ezio e Sesshomaru si guardarono un attimo.

“Beh,non so voi,ma io dico di seguirlo. Lo so la cosa sta prendendo una strana piega,ma se voi preferite stare qui a godervi la compagnia di queste vecchie ossa fate pure. Io scendo...e non crediate che la cosa non mi preoccupi.”, Disse Ezio osservando gli ultimi due rimasti e con qualche dubbio sulla sua decisione decise di scendere anche lui.

“A questo punto conviene seguirli. Siamo giunti fin qua e a questo punto tanto vale andare avanti.”,disse Toran guardando Sesshomaru con aria seria.

“E esattamente quello che voglio fare. Voglio delle risposte e se possibile,subito.”

Sesshomaru fece per muovere il primo passo,ma una mano della pantera gli afferrò il polso,quasi a volerlo trattenere con forza.

“Lo so,però...non esagerare. Non posso capire cosa stai passando in questo periodo o come ti senti in questo momento. Promettimi solo una cosa. Non spingerti più in la di dove non riesci ad arrivare. Non voglio che tu ti faccia più male del dovuto.”

Toran lo guardò con fare preoccupata e il guerriero poté notare una patina umida sugli occhi. Lo vedeva e riuscì ad interpretare il significato di quegli occhi così umidi. Paura e preoccupazione. Per lui.

“Vado avanti io.”

E Toran fu la penultima ad entrare nelle viscere della terra. Sesshomaru rimase da solo e per prima volta si accorse dell'aspetto di quel luogo che lo circondava. Antiche costruzioni in pietra ricalcavano strutture ricavate dall'area,molte di essere risultavano danneggiate durante lo scontro appena concluso,che davano sull'immensa area libera,ora,piena di corpi freschi e antichi scheletri crepati o sbriciolati per colpa dei colpi subiti. Ed ora,gli scheletri che l'avevano fatto passare l'osservavano in silenzio. Altri scheletri,altri morti che lo fissavano. Perché? Nessuna risposta poteva venire da quelle bocche prive di lingua e i loro sguardi,seppur assenti degli occhi,lo fissavano,fermi,immobili,come statue. Non seppe darsi una risposta e il loro interesse per lui lo turbavano abbastanza da spingerlo ad usare l'altra spada,Tenseiga,ricavata da parte di Tessaiga ed eredità di suo padre a lungo rifiutata ed usarla su di loro. Eppure non percepiva violenza da loro,ma non poteva dire che capisse quale fosse la loro intenzione. Smise di fissarli,diede un ultima occhiata alla statua e poi scese anche lui,incerto sul da farsi e dubbioso su ciò che avrebbe scoperto li sotto. Scendeva le scale poco alla volta e di gradino in gradino si chiese quante altre cose stesse nascondendo Urtak,non tanto agli altri,quanto piuttosto a lui. Non gli ci volle molto per raggiungere gli altri,anche perché non andavano poi così di fretta e Toran,quando si accorse che Sesshomaru l'aveva raggiunta si girò un attimo a guardarlo e a fargli un piccolo sorriso anche se lui non sapeva il motivo della cosa,forse per affetto e per rassicurarlo sulle sue preoccupazioni. Non lo sapeva,preferiva non indagare,anche per una questione di orgoglio personale. Scendevano sempre più e man mano che scendevano,quando il buio avrebbe dovuto farsi più forte e la luce dissiparsi ecco che dai muri si vedevano dei cristalli,non tanto grossi,ma erano numerosi ed emettevano tutti delle piccole luci verdi,che tutte insieme formavano una sorta di illuminazione naturale,senza fuoco e senza la luce del sole,ma dalla terra,solida e immobile. Poi infine giunsero alla fine della scalinata e si trovarono di fronte ad un corridoio,lungo e stretto. Da dove si trovavano erano ben visibile degli scheletri,ma questi non erano sepolti,ma seduti a gambe incrociate,posti ad entrambi i lati del lungo passaggio, dove erano situati all'interno di piccole nicchie,con ancora indosso le loro pesanti pellicce e insieme ad esse avevano con se anche monili,anelli ed altri accessori di vario genere,ma niente armi.

“Questi che vedete sono alcuni degli antenati più stimati della mia tribù. Quelli che avete incontrati di sopra sono guerrieri,posti a guardia di questo luogo. Il tempio della gola del cervo dormiente però,era anche il luogo dove costoro,gli sciamani di grado più alto della mia gente sorvegliavano questo luogo sacro,come guardiani,per non permettere a nessuno di entrare qui e niente di poter uscire. Ora giacciono sepolti qui,affinché il loro potere,anche dopo la morte,non andasse disperso.”,disse Urtak mentre continuavano a seguirlo.

“Disperso in che senso?”, chiese Ezio curioso.

“Tutto in natura e ciclico. L'acqua che scende per mezzo della pioggia,così da formare i fiumi,per poi giungere al mare,solo per tornare in cielo per mezzo dell'umidità e ricominciare il percorso. Oppure l'erba,che viene mangiata dagli animali che se ne nutrono,per poi essere mangiati dagli animali che si nutrono di questi,che a loro volta muoiono,così che coloro che si nutrono di carcasse possano ripulire il corpo della carne in eccesso mentre il resto viene assorbito dalla terra,che a sua volta se ne nutre e così potrà produrre nuova erba e il ciclo di vita e morte possa ricominciare,affinché la vita giunga infine alla morte e la morte a sua volta,nutra altra vita. Il potere che può essere manifestato da una creatura,sia esso un dono del mondo materiale o di quello spirituale compie comunque un ciclo. Noi sciamani lo prendiamo in prestito da forze ancestrali ben più antiche,che noi invochiamo attraverso parole e gesti,ognuno specifico per un entità alla quale richiedere assistenza. Posso prendere in prestito il potere di un elemento già presente attorno a me...”

“Ma non lo puoi generare. Per questo non ti abbiamo ancora visto il fuoco vero?”,disse Ezio giungendo ad una fulminea illuminazione.

“Precisamente.”

“Se fosse come dici tu allora quei kappa che ci hanno attaccato non dovrebbero usare il fuoco,giusto?...”,chiese Toran confusa sull'argomento, “E poi i kappa non sono creature acquatiche?”.

“Il tuo dubbio e sensato. Sono gli sciamani al servizio di Otsune che praticano la loro arte in maniera sbagliata, o meglio...corrotta”

“Corrotta?”

“Si,come ho già accennato il potere che gli sciamani viene preso in prestito dall'ambiente circostante e nel caso del fuoco esso dev'essere disponibile vicino all'incantatore,come ad esempio un fuoco da campo oppure una torcia. In rari casi si usa anche la lava o la cenere dei vulcani,ma qualunque cosa possa essere molto caldo può andar bene. Ma Otsune,usa una pratica oscura e malvagia delle usanze originali della nostra gente. Lei ha insegnato a non chiedere in prestito il potere,ma a rubarlo,a sottrarlo con la forza. Impiega il potere degli spiriti in natura per chiamare a se con la forza dei suoi sortilegi poteri che normalmente non si possono trovare facilmente. Quel che è peggio e che lei,può anche usare gli spiriti della natura in forma di pura essenza. Così facendo può usare qualunque elemento,anche il solo spirito come mezzo di offesa o di difesa. Ma ciò comporta un prezzo. L'utilizzatore corrompe il potere,macchiandolo con la propria blasfemia e ciò,può risultare dannoso,se non addirittura letale.”

“Letale? Aspetta un attimo,ricordo che l'ainu che mi ha attaccata aveva preso fuoco improvvisamente e poi, quando il kappa e morto l'ultima rimasta era una donna. Non aveva più la pelle e la sua carne era bruciata. Ma era ancora viva.”

“purtroppo questa è uno degli effetti collaterali del potere corrotto. Sottrarre il potere direttamente dal mondo permette di usufruire della magia come meglio si crede,ma il modo in cui l'energia rubata viene espressa cerca di tornare alla sua fonte d'origine,usando il corpo del ladro come catalizzatore diretto e così facendo e nel processo cambia,sia nel corpo,che nella mente.”

“Io non ci ho capito niente.”,disse Koga senza peli sulla lingua.

“Storia affascinante...”,parlò Sesshomaru con il suo solito modo diretto e ruvido,con un pizzico di ironia, “Ma questo non spiega perché ci hai portato fin qui, né tanto meno perché Otsune ha voluto che questo posto fosse attaccato.”

Attimo di pausa,un momento per riflettere su cosa dire e come dirlo,mentre per il sentiero sotterraneo,spuntavano altri scheletri spuntavano dalle nicchie sui muri ed Ezio,ebbe la sensazione di trovarsi nuovamente a casa,in Italia,quando giunto a Roma una dei suoi primi compiti nella città eterna fu recuperare una lettera cifrata da mano templare e per farlo era passato nel sottosuolo della città,dove risiedevano le antiche catacombe di età imperiale e quella dove si trovava adesso,seppur differente nella cultura,nella locazione geografica e di quella realtà parallela a quella che conosceva poteva sostenere,che lo scopo di base,ossia ospitare le ossa dei morti,in una sorta di cimitero sotterraneo,non era poi così diverso. Per altri invece,come Toran e Koga,era solo un luogo di sepoltura legata ad usanze e credenze molto differenti dalle loro. Ma per Sesshomaru invece la cosa era più complicata. Ripensava alla scena dipinta su quel muro,dove era presente Iichin,la donna con l'ascia e tutta quella serie di animali antropomorfi posti sotto di loro. Perché mai un luogo sacro ad un tribù di cervi raffigurava una scena dove a capo di tutti c'era un cane? Che significato poteva avere? Pensandoci bene era anche presente una forma rettangolare sul muro,con dei piccoli segni disegnati dentro la forma geometrica. Era la tavoletta,l'aveva riconosciuta,anche se l'immagine sul muro era rappresentata in maniera arcaica e rurale sapeva che quell'oggetto.

“Prima quando siamo arrivati all'entrata del tempio,hai citato una fonte. Cosa sarebbe di preciso?”

“La fonte è....più facile a vedere che da spiegare. Ma posso dirti in maniera semplicistica che tutto il potere degli shika che è stato depositato qui ha creato qualcosa di...particolare. A volte le forze create da questo mondo prendono strade alquanto curiose. Ecco,manca poco al prossimo punto.”

Passarono pochi altri minuti a camminare in quel corridoio stretto e a tratti inquietante,con il sentiero illuminato da quelle strane pietre che sbucavano dalla pietra e i morti sepolti li sotto pareva di scendere nell'oltretomba,sempre più in basso,sempre più giù,fino a quando la strada non si interruppe. Di fronte alla strada sbarrata si trovarono un grosso macigno,con un grosso e largo incavo che taglia la pietra perfettamente a metà. Su entrambe le parti erano state incisi segni e simboli incomprensibili a tutti,tranne a Urtak. L'hanyou si portò entrambe le mani sulle corna e poi,con i pollici,premette sulle punte,che scalfirono minimamente i polpastrelli,li appoggiò a bordi della spaccatura e lentamente ci passò i polpastrelli bucati,mentre recitava una strana litania in ainu che non capirono e che anche al fine udito di Koga e Sesshomaru,per quanto percettibile il suono,arrivava alle loro orecchie come distorto,come una specie di pulsazione che colpisse in maniera ritmica e profonda i loro timpani rendendo indistinguibile i suoni pronunciati, da parole con un significato chiaro e conciso. Che quel fastidio alle orecchie fosse una sorta di protezione da parte di coloro che volessero entrare senza permesso? Non sapeva dirlo,non che gli interessasse certo,ma non era bello da sentire. Non gli faceva male,ma nemmeno gli procurava piacere. Poi la roccia si aprì,con entrambe le parti riassorbite dalla terra in direzioni opposte,facendo intravedere lo spazio al suo interno.Una camera,una gigantesca camera sotterranea i cui muri erano percorsi da vene di cristalli luminescenti,tanto grandi ed estese che illuminavano l'area sotterranea,tanto,che la penombra presente nel corridoio pieno di scheletri in confronto pareva una notte priva di stelle. Grandi statue di figure umanoidi con la testa di cervo era state scolpite nella nuda roccia ognuna nella stessa identica posa,ritta ed immobile,con le mani giunte al petto intente a reggere un globo. Le statue a loro volta erano collegate,per mezzo di alcuni canali scavati nel pavimento,ad un grande monolito rettangolare rovesciato per terra che occupava una buona porzione della stanza ed era circondato da vasi e piatti,ma anche da oggetti come statuine,accessori di vario genere di cui molti erano oggetti preziosi,come collane e anelli di giada. Il monolito a sua volta era collegato infine da un altro canale,più grande di tutti gli altri che poi si divideva a sua volta in altri due canali più piccoli che giungevano fino al muro dall'altra parte della stanza,che poi salivano contro la superficie fino a giungere a due grandi buchi presenti alla stessa altezza e alla stessa distanza,circa due metri e mezzo dal suolo e quattro metri l'uno dall'altro. L'ambiente in se,per quanto avesse il suo fascino sembrava non giustificare la lotta per il possesso di quel luogo e alcuni di loro come Koga e Toran non parvero particolarmente impressionati da quello che videro.

“Tutto qui? Una vecchia e polverosa stanza sottoterra con delle pietre luccicanti è il segreto di questo posto?”,disse Koga sconcertato,aspettandosi qualcosa di più.

“Oh Koga,la tua capacità di scrutare le cose più ovvie a tutti è di certo il tuo tratto più sorprendente. Non smetti mai di stupirmi.”,disse Urtak con tono ironico, “Dovresti imparare che non tutto a questo mondo e ciò che sembra. Questa e la tomba di Kummarakuri, uno dei grandi capi della tribù degli shika ai tempi di Ichiin. E sepolto qui...insieme al più grande segreto della nostra tribù. Guardatevi pure attorno se lo volete.”

E Urtak si incamminò all'interno della stanza. Koga,sentitosi rimproverato come un bambino dalle parole dello sciamano fece per isolarsi dagli altri,cercando di non ascoltare il suo istinto da lupo di non azzannare lo shika hanyou direttamente alla gola,anche perché sapeva cos'era in grado fare e li,sottoterra,si sentiva un po' in trappola. Anche Ezio si guardò attorno e con il giovane yoro che non sembrava un maestro di filosofia e i due giovani con la quale collaborava ormai da un mese tendevano a isolarsi per conto proprio decise anche lui di starsene in conto proprio,perdendo tempo ad ammirare la struttura per il mistero che la circondava e anche per sincera curiosità. Toran e Sesshomaru invece fecero coppia e passo dopo passo si guardavano attorno,lei interessata,lui guardingo. Ricordava ancora quando un mese prima era entrato nelle rovine della confraternita e ricordava a menadito tutto quello che era successo...e quello che aveva provato. Ricordava ancora l'impressione che quel luogo gli gettava addosso: ansia,timore e una sgradevole consapevolezza che la sua ignoranza lo faceva sentire ancora più sperduto. Ricordava ancora quando aveva visto quella statua,quella dannata scultura così assomigliante a lui,così enigmatica,raffigurante un personaggio simile a lui nell'aspetto,ma completamente diverso per atteggiamento e appartenuto ad un epoca così lontana dalla sua che a stento avrebbe potuto dire che i due avrebbe potuto avere un qualche tipo di connessione. Già,connessione, Ezio aveva usato quella parola per indicare il legame che c'era tra lui e l'oggetto che Ezio inizialmente si portava dietro. Negli ultimi tempi le visioni e i sogni continuavano,a volte temendo anche che tornasse a quel momento,quando aveva aggredito Toran. Non era più accaduto e per quanto sperasse di mantenere il controllo temeva che potesse accadere ancora e la prossima volta temeva che non avrebbe potuto far nulla per tornare in se. Decise di distrarsi da quei pensieri oscuri e tornò con la mente al presente. Osservava le statue scolpite nella roccia e osservò con attenzione alla sfere che tenevano gli uomini cervo rappresentati nella pietra.

“Cosa sono quelle sfere che tengono all'altezza del petto?”,chiese Sesshomaru cercando un argomento con la quale non pensare ai suoi problemi personali.

“Anime.”

“Anime?”

“Si,quelle sfere sono anime. Sono rappresentate come sfere in quanto un anima non possiede una forma specifica vera e propria fin tanto che resta all'interno del corpo.”,rispose Urtak a diversi metri dall'inuyokai.

“Vuoi dire che le sfere che tengono in mano è la loro anima?”

“Si è no,la posa delle statue può essere interpretata in due modi. La prima è che essi stiano donando la loro anima a questo luogo,in offerta,affinché il tesoro del tempio della gola del cervo dormiente posso crescere nel tempo ed essere usato in caso di estremo bisogno. La seconda invece e che essi stiano prelevando dal tesoro la fonte del potere necessario da essere utilizzata dalla nostra gente quando siamo attaccati da un nemico oppure quando una calamità si abbatte sulle nostre terre e un potente sciamano deve accumulare il potere di un anima così che possa accrescere il proprio e usarlo per portare sostegno e beneficio al nostro popolo. Il significato è ambivalente ed entrambe le interpretazioni sono corrette.”

“Quindi questo tempio è in realtà un magazzino e gli scheletri che abbiamo incontrato prima sono custodi del potere che vi è nascosto qui dentro. Ma chi è questo grande capo che hai citato prima? Hai detto che era un grande capo hai tempi di Ichiin.”

Sesshomaru si spostò dalle statue e cambiando soggetto del suo interesse fece alcuni passi in direzione del monolito al centro della stanza. Osservava la grande pietra e notava che oltre alle numerose offerte di vasi e accessori per il corpo non c'era niente di scritto sulla pietra. Nessun segno di incisione,disegni o altre figure artistiche di vario genere. Era stata lasciata intatta,come se non avessero voluto lasciare niente a memoria di chi fosse l'uomo sepolto li. Eppure vi era una gigantesca statua all'infuri del sepolcro e gli oggetti lasciati come offerte funerarie dovevano pur avere uno scopo,anche li c'era qualcosa che non quadrava,qualcosa di fuori posto. Ma non capiva cosa.

“L'ho detto si,o meglio, è quello che mi è stato detto prima che io lo dicessi a voi. Tempo addietro,quando ancora l'Hokkaido non era una terra unita e il primo umano non era ancora giunto in queste terre. La tribù degli shika stava passando un momento di grande crisi: i lupi si stavano espandendo a vista d'occhio senza reclamare alcun territorio,ma solo divorando e riproducendosi senza controllo. Molte altre popolazioni di yokai erano impegnate con le loro guerre,oppure dovevano affrontare problemi interni alla loro tribù. In un caso o nell'altro ciò permise agli yoro di estendersi al massimo della loro potenza. Erano forti,astuti,in grado di approfittare di ogni momento opportuno,ma anche loro non se la passavano tanto meglio,anzi,furono loro stessi la causa del loro male. Per buona parte della loro storia gli yoro hanno affrontato lotte intestine alla loro specie così caotiche che in confronto agli altri yokai si sono dimostrati la popolazione più caotica e imprevedibile,tanto che con tutte le guerre che si facevano tra di loro era raro che uno yoro arrivasse alla vecchiaia e da capo potesse insegnare alle future generazioni il modo di conservarsi. Parevano inarrestabili. Ma poi,come un segno dal cielo,o dal mare in questo caso,lo stesso Daru,padre di tutti gli yokai mandò un singolo individuo,un inuyokai,a sconfiggere un orda di lupi. La notizia si espanse in fretta,tanto veloce quanto il vento che soffia in una tempesta. I cani,la più piccola e la più fragile delle tribù,vincere? Era come se cielo e terra si fossero capovolti e nulla avesse più senso. E fu qui,che il capo di allora dei cervi,Kummarakuri, decise di andare a parlare con il capo della piccola tribù di cani che aveva sconfitto l'orda dei lupi. Gli ci vollero alcune lune per giungere al cospetto del loro capo,una donna,possente e dotata di una grande forza fisica. Kummarakuri,accompagnato da un seguito di fedeli sottoposti,chiese di parlare con il capo tribù,convinto che fosse lei ad averli sconfitti da sola,ma lei gli disse che doveva riferirsi ad un altro inuyokai e lei chiamò a se Ichiin. Quando lo videro non si aspettavano un cane,sopratutto un maschio,più basso dei suoi coetanei. Il capotribù degli shika gli chiese chi fosse è lui disse solo che era un viaggiatore,guardando le sue vesti esotiche e il suo pugnale dalla lama metallica,ai quei tempi non conoscevano la lavorazione dei metalli,gli chiesero da dove venisse e lui rispose da un terra lontana. Non contento delle vaghe risposte dello straniero Kummarakuri gli chiese cosa ci facesse in quelle terre e lui disse qualcosa che ancora oggi confonde i più saggi che ricordano ancora questa storia.”

Urtak fece una breve pausa,mentre guardava anche lui il grande monolito nella stanza,mentre lo sfiorava con una mano,quasi accarezzandolo,attento a non urtare le offerte funebri lasciate nel sepolcro. Poi guardò Sesshomaru con uno sguardo che mostrava una punta di inquietudine,come un preoccupazione profonda,come volersi a liberare di qualcosa che gli attanagliava lo stomaco.

“Disse che cercava la soluzione per impedire una disgrazia. Da quel giorno il popolo degli inu trovò un alleato nel popolo degli shika. Il resto parla solo di come le altre tribù si unirono per muovere guerra all'orda dei lupi e di come Ichiin finì per divenire il primo re nell'intera storia degli yokai. Il resto è storia come si suol dire.”

“ Dunque e per questo che ci hai portato qui. Non ci hai chiesto aiuto perché la tua gente non può entrare in questo tempio e non l'hai fatto perché non potevi chiedere aiuto ad altri del luogo,lo hai fatto perché volevi che degli stranieri fossero qui.”

Sesshomaru fece qualche passo più avanti verso lo sciamano mentre quest'ultimo restava vicino al monolito,tenendo la mano a contatto con la nuda pietra. Il guerriero aveva in volto la determinata espressione di chi vuole ottenere una risposta solo per confermare i propri dubbi,ottenuti dopo attenti ragionamenti.

“Poco prima che ti incontrassi Koga mi disse che mi aspettavi e che sapevi del mio arrivo perché il vento te l'aveva detto. L'hai vista anche tu vero? La donna nel vento. Sai di chi parlo. Oh sbaglio?”

Tutti si misero ad ascoltare attentamente quella discussione tanto ricca di misteri. Toran Koga ed Ezio parevano confusi sul significato delle parole che l'inuyokai aveva appena pronunciato. Urtak buttò fuori un piccole getto d'aria dalle narici e per un breve istante chiuse gli occhi. Sesshomaru aveva colpito nel segno e Urtak sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo prima che i dubbi venissero a galla,ma non si sarebbe mai aspettato così presto. Aveva sottovaluto la sete di curiosità del fiero cane. Doveva dargliene atto,sapeva cogliere i particolari come pochi altri sapevano fare. Staccò la mano dal monolito e lentamente la lascio pendere vicino al fianco.

“E accaduto un mese fa. Stavo aiutando Koga e la sua tribù a cercare una nuova casa,qui nell''hokkaido. Una sera,durante la nostra marcia percepisco nel vento una presenza,diversa dagli altri spiriti che percepisco quotidianamente. Appare una donna,fatta di sola aria,non sapevo cosa volesse né tanto meno stava cercando di entrare in contatto con me,ma in qualche modo deve aver capito che potevo comunicare con lei,anche se non mi pare di averne fatto un mistero. Comunque,mi dice che sa chi sono e sa cosa sto cercando di fare,io in cambio gli chiedo chi è mi disse che un tempo si chiamava Kagura.”

A quel nome Sesshomaru sentì un tonfo al cuore e per un attimo smise di battere. Dal suo sguardo era evidente che la cosa lo avesse colpito e non poco.

“Cosa?...”,disse Koga preso ancora di sorpresa dell'inuyokai, “Perché non me l'hai detto?”

Urtak lo guardò confuso,come se non capisse il significato di quel nervosismo.

“Perché avrei dovuto? La cosa riguardava me e non te.”

“Tu non hai idea di chi fosse quella donna cerbiatto è prima ancora che tu dica qualcosa sappi che la cosa mi riguarda molto da vicino.”

“Se per questo riguarda anche me. Forse non lo sai ma Naraku e morto,quindi non c'è ragione che tu c'è l'abbia con quella donna. Non è più un pericolo ormai.”,disse Sesshomaru cercando di apparire calmo alla notizia appena ricevuta,calma che per fortuna o per abitudine caratteriale era riuscito ad simulare.

Per Ezio,Toran e Urtak la discussione la discussione pareva avere del senso,ma non sapendo ne di chi né di cosa stessero parlando nello specifico preferirono non intervenire per chiedere spiegazioni,anche se a Toran il fatto che fosse spuntata una donna a conoscenza del suo fresco amante faceva fatica a digerirla e più tardi,appena avrebbe potuto avrebbe voluto qualche chiarimento a riguardo.

“Va avanti,cosa voleva da te?” chiese brusco Sesshomaru rivolgendo all'hanyou.

“Parlando in quel modo capì che non era più tra i vivi e all'inizio credetti che avesse bisogno di aiuto passare dall'altra parte,non sarebbe stata la prima volta che uno spirito necessita di una mano per trascendere all'altro mondo,ma a quanto pare non era così. Voleva avvisarmi su di un pericolo che stava incombendo da sud. L'arrivo di un potente yokai che veniva da sud,riconoscibile da una croce vermiglia sulla fronte.”

“Come faceva a sapere dell'esistenza di Akira?”

“Gli chiesi di chi stava parlando,ma lei mi disse che non conosceva il suo nome,mi disse solo che un tempo,prima che la sua vita finisse,lo incontrò mentre collaborava in segreto con un ragno.”

In quel momento per Sesshomaru gli parve che il mondo gli crollasse sotto i piedi. Akira aveva piantato le sue losche radici ben più in profondità nella sua vita più quanto lui stesso credeva. Sapeva che Akira e suo padre si conoscevano tanto da potersi definire amici,ma adesso,sapere che Akira e Naraku fossero stati collaboratori,se non addirittura alleati,questo aveva dell'inimmaginabile. La mente iniziava a viaggiare per loschi sentieri del pensiero e l'immaginazione a prendere il volo,come un uccello rapace che si libra rapido alla ricerca della prossima preda. E se tutto quello che fosse successo fino ad allora non fosse stato altro che un percorso attentamente preparato per farlo giungere fino all'incontro con l'odiato maestro? Il tentativo di impossessarsi di Tessaiga e l'obbiettivo di uccidere Inuyasha,il suo incontro con Naraku,con Rin e tutto il resto della storia in realtà,non fosse stato altro che una macchinazione ben congegnata,studiata e calcolata fin nel minimo dettaglio? Non poteva crederci,non voleva. Lui,forte,ambizioso e orgoglioso com'era non poteva sopportare di essere in realtà una marionetta nelle mani del marionettista. Priva di fila,priva di comandi,ma pur sempre una marionetta,mossa e gestita da un abile ingannatore. Il fuoco della rabbia iniziava a divampare e la scintilla scatenata da quella che era divenuta una paranoia ora gli impediva di ragionare con lucidità. Voleva andarsene,voleva uscire,urlare al cielo,al vento e alle nuvole il nome di Kagura,chiamarla a se e farsi dare delle spiegazioni. Una mano,un tocco improvviso,una mano che ne stringeva un altra. Il ritorno alla realtà. Toran,li accanto a lui,lo aveva raccolto per tempo,prima che crollasse di nuovo e potesse fare qualcosa di cui non andare fiero. La tenebra dentro di lui,lo stava chiamando. Fortuna che la pantera fosse una tentazione più dolce dell'ombra che giaceva nel suo io più profondo.

“Tutto bene Sesshomaru? Sembri un po' pallido.”,chiese lei preoccupata.

Tornò in se e rispose come avrebbe fatto di solito.

“Sto bene. Lo scontro mi ha debilitato più di quanto immaginavo. Appena finito qui mi toccherà risposare.”

Mentì,non sapeva dire se ci fosse cascata o no,ma lei lo guardò negli occhi e sorrise senza dire niente.

“Io personalmente mi sono perso. Voi sicuramente sapete molte più cose di me riguardo a tutto questo. Ma francamente,tra scheletri,gente parzialmente immortale,corvi umanoidi,magia,poteri, donne fatte di vento e templari che stringono patti con ragni io non ci capisco più niente. Se qualcuno vuole darmi una spiegazione,ne sarei molto grato.”,disse Ezio con le braccia incrociate intento a cercare un filo connettore tra tutte le cose sentite fino ad allora,che l'avevano portato a non capire più niente di quello che stavano parlando.

“Lascia perdere,niente di buono fintanto che c'entrano Naraku e Kagura. Quei due dannati.”,disse Koga rivolto più a se stesso che a tutti gli altri. L'assassino vide che lo yoro era perso nei suoi pensieri,intuendo che ci fosse qualcosa di personale riguardo a quei due nomi. In quel momento rinunciò a chiedere altro sulla questione.

“Va bene...mi fido di chi né sa più di me.”

Da parte sua Sesshomaru,tornato lucido e conscio della profonda rabbia che stava per pervaderlo tentò di fare spazio tra i nuovi pensieri su Akira e Naraku come alleati.

“Perché mai una sconosciuta,avrebbe dovuto dirti certe cose?”,chiese Sesshomaru dubbioso sull'accaduto.

“Fu quello che gli chiesi anche io. Mi disse che sapeva chi ero perché nel vento le notizie viaggiano in fretta e sapeva che il mio viaggio verso sud per incontrare gli yoro comandati da Koga non era il solo motivo per spingermi così' fuori dalle terre degli ainu.”

“E che cosa cercavi?”

“Risposte.”

“Risposte? Riguardo a cosa?”

“A cosa? A tutto questo...”

E Urtak a quel punto allargò le braccia e guardandosi attorno,come a indicare con tutto il suo essere la stanza nella quale si trovavano.

“Tu non hai idea,anzi,voi,yokai della antica terra chiamata un tempo Yamato,non avete idea di quanto tutti noi abbiamo perso sulla nostra storia. Il primo re qui nell'hokkaido e conosciuto come una leggenda dei tempi antichi,ma per la vostra memoria è come se non fosse mai esistito. Ho trovato pochi riferimenti all'antico mondo che ci siamo lasciati indietro e quel poco che ho trovato mi ha dato ben poche informazioni. Chi era questo grande Inuyokai degli albori,che con un pugnale,una tavoletta è una manciata di nomadi ha combattuto una grande guerra è né uscito come il primo re della nostra storia,che per altro è anche la vostra.”

Urtak passò da espressione tranquilla ad una più accesa,più emotiva e carica di sentimento. Una scintilla si poteva notare nello sguardo dello sciamano che ora pareva essendo un fuoco molto acceso.

“Chi era questo straniero?Perché e giunto qui? Da dove veniva?Che cosa cercava? Non abbiamo risposte a queste domande. Come vi ho già detto questo cane è ricordato come una leggenda. Sappiamo delle alleanze,delle battaglie e sappiamo persino della sua ascesa al comando di tutte le tribù che incontrò. Ma e come dicevi tu Sesshomaru...e una bella storia...ma pur sempre una storia,ma non la nostra storia. Non uella che dovremmo conoscere veramente.”

“Che stai cercando di dire,ché tutto quello che mi hai detto su Ichiin e falso?”

“No,sto dicendo che tutto quello che ti ho detto è una solo una parte molto piccola di quello che gli ainu dovrebbero conoscere. I miei sospetti e che qualcuno abbia voluto oscurare la storia del primo re per quanto gli fosse possibile,oppure,qualcosa ha impedito che la sua storia fosse conosciuta solo in parte. Ma le mie sono solo supposizioni ovvio e senza avere un collegamento diretto con lui,temo che sarà difficile,se non impossibile risalire anche a un solo frammento di verità.”

“Beh,a proposito di verità...”,disse Ezio mentre si infilava una mano dentro la veste, “Forse di magia non ci capisco niente. Ma se parliamo di artefatti del passato,allora credo di avere quello che fa al caso nostro.”

Afferrò il contenuto che teneva nascosto sotto i bianchi indumenti della confraternita e delicatamente e quando lo estrasse lo mise di fronte allo sciamano e quest'ultimo rimase paralizzato dallo stupore per quello che stava osservando in quel momento. Una tavoletta di pietra,con dei strani segni incisi sopra. Ora Urtak ne aveva la conferma,la verità sulla storia di Ichiin, non era solo una leggenda. Era una verità che meritava di essere riscoperta.



Ciao a tutti,vorrei ringraziare tutti coloro che seguono ancora questa storia,che hanno letto,che leggono e,sperando in bene,anche quelli che la scopriranno in futuro. Personalmente non credevo che a qualcuno potesse ancora interessare e mi fa piacere che c'è ancora chi mi segue dopo tanto tempo. Vorrei fare un ringraziamento speciale a Bankotsu e Fenris,recensori affezionatissimi,i cui commenti mi fa sempre piacere leggere,con parole di apprezzamento,che mi aiutano a crescere e migliorare. Grazie a tutti a quelli che credono in questa storia,più che allo scrittore XD. Un abbraccio a tutti,Dioni.

  
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