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Autore: Koa__    28/04/2023    2 recensioni
Con l'arrivo della primavera, Crowley inizia a manifestare alcuni sintomi a lui ignoti. Impossibile che un angelo sia allergico ai pollini. Se è allergico a qualcosa, dice, è alla stupidità umana e all'amore angelico. O forse no.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’allergia





 

Al primo starnuto quasi non ci bada. Anche se dovrebbe ritenerla quantomeno un’avvisaglia considerato che il demone Crowley, e i demoni in generale, non si ammala davvero mai. Forse sono affetti dalla noia, sebbene gli umani non l’abbiano ancora annoverata tra le malattie ufficialmente riconosciute, Crowley è convinto che prima o poi lo faranno perché la noia è senz’altro una malattia e lui lo sa: si è annoiato per tutto il quindicesimo secolo! In effetti ciò che lo affligge in quel soleggiato, pigro pomeriggio della fine di aprile, potrebbe proprio essere il fatto che non sta facendo niente di interessante. Guardare l’angelo che chiacchiera con un passerotto non può essere considerata un’attività degna di nota, almeno non per un demone della sua levatura. Poi però gli starnuti diventano due e il naso inizia a colare di una sostanza vischiosa che trova francamente ripugnante. Non è sicuro di cosa sia, ma gli occhi da serpente cominciano a pizzicare al punto che è costretto a levarsi gli occhiali e a massaggiarli con le dita. Non che serva poi a molto, bruciano come se qualcuno gli avesse spruzzato acqua santa in faccia.


«Tutto bene, caro?» domanda l’angelo Aziraphale, sollevando il viso in sua direzione e spiandolo da dietro il cappello a tesa larga da giardiniere che indossa. Un cappello color verdone abbinato a un paio di guanti e a un grembiule, sempre dello stesso colore, con il quale copre l’abito bianco che porta per far sì che non si sporchi di terra. Sta lavorando in giardino da questa mattina e Satana solo sa quanto ha intenzione di smettere.
«Mh, sì» borbotta, incrociando le braccia al petto e tirando su col naso. Lui sta bene. D’altra parte, i demoni non si ammalano mai.
«Eppure quella sembra allergia ai pollini» replica l’angelo, sorridendo in maniera bonaria e riprendendo il proprio lavoro. Si trovano nel cottage di campagna dove hanno trascorso l’inverno e dove, in effetti, si sono rifugiati da dopo la mancata apocalisse. Non che un demone dell’inferno come Crowley, da millenni attivo tra gli esseri umani, amasse l’idea di fare la muffa in una minuscola casetta di campagna con una scarsa connessione internet e dove non c’è davvero niente da fare, eppure era la soluzione più sicura considerato che Paradiso e Inferno ce l’hanno ancora a morte con loro. Comunque non è andata così male: Crowley ha trascorso tutto il tempo a dormire e a guardare la televisione, accompagnando le proprie giornate svaligiando la cantina di Aziraphale e facendo caldissimi bagni nella vasca idromassaggio. Non è stato poi così male. Finché non è arrivata la primavera. Pensava che il Natale fosse una sciagura, finché non si è reso conto che la primavera è ben peggiore. A un certo punto, verso la metà del mese di marzo, in quell’angelo è scattato un qualcosa che Crowley non è sicuro di aver ben capito. Ha iniziato a blaterare di dover sistemare il giardino, a sua detta ridotto a un covo di sterpaglie, e di doversi preparare per la stagione calda e da allora non ha praticamente mai finito di lavorare. Crowley ha smesso di ascoltare i suoi discorsi quando ha visto fiumi di magia angelica uscirgli non poi così metaforicamente dalle dita per creare arnie, casette per le coccinelle, vasche da bagno per gli uccelli e altre amenità del genere. E pensare che ha rischiato di sciogliersi nell’acqua santa perché si è messo a fare comunella con un angelo, che è convinto che il modo migliore per far crescere una pianta sia sussurrar loro parole d’amore. Tzé, ridicolo! A onor del vero ha anche provato a spiegargli che, dalle piante, con l’amore non si ottiene proprio niente e che bisogna terrorizzarle a morte se si vuole fare in modo che le loro foglie siano lucide, ma Aziraphale gli ha concesso a malapena un’occhiataccia e, scrollando la testa, ha ripreso a fare cose stupide come parlare ai fiori o ballare con le api. E lui è un demone, ha inventato cose come le file alla posta o i cavilli burocratici, che sono una delle peggiori piaghe dell’umanità, quindi non ha nessuna intenzione di dare credito alla versione psico di Biancaneve. 

 

E infatti è più o meno dal mese di marzo che se ne sta seduto sotto al portico di quel dannato cottage, con una bottiglia in mano e le gambe appoggiate alla ringhiera. C’è quell’orribile odore dolciastro degli iris che arriva alle sue narici e che francamente odia a morte. Loro e quell’intenso profumo che lo segue fin su al secondo piano e che quasi gli fa venire da vomitare. Per non parlare del glicine che si arrampica su per le grondaie, quello è di gran lunga peggio di qualsiasi altro orribile profumo. Aziraphale non bada a lui, se ne sta chino sull’orto. Dice che è importante coltivare le proprie verdure e quindi, sempre ai primi di marzo, ha iniziato a trafficare con sementi e a controllare i calendari lunari. Crowley pensa ancora che sia tutta fatica sprecata, non mangia una foglia d’insalata dal mille e duecento, non ha intenzione di farlo adesso nonostante quella che cresce sia proprio lattuga. Quasi è tentato di miracolare un paio di lumache in quell’orto e magari anche un paio di talpe così da rovinargli tutto, quando un altro starnuto lo fa desistere.
«Pare proprio allergia» commenta la voce angelica di Aziraphale, carica di appena un pizzico di divertimento. Il bastardo trova tutto questo molto divertente, lo ha sempre detto che c’è un mezzo demonio rinchiuso là dentro.
«Assurdo! Sono un demone dell’inferno, se sono allergico a qualcosa è alla stupidità umana e all’amore angelico.»
«Ridicolo» replica lui, laconico, strappando un erbaccia e gettandola in un secchio. «Sono secoli che dispenso amore angelico sulle tue demoniache terga e non mi pare tu abbia mai starnutito. Se sei allergico a qualcosa è ai pollini. Ho un rimedio in cucina, se ti interessa.» In tutta risposta, Crowley incrocia le braccia al petto. Assurdo. Lui allergico ai pollini? Non si è mai vista una cosa del genere in tutti i gironi infernali e mai la si vedrà. Etciù. O forse no.
«Devi solo chiedere, caro» mormora Aziraphale con tono mellifluo. Stronzo! Non c’è niente di divert… Etciù. Beh, immagina che dopo aver fatto fallire l’apocalisse, aver fatto amicizia con un angelo, aver condiviso con lui gli ultimi anni della sua millenaria vita, può anche ammettere di essere allergico. Forse.
«Sto ben…» Etciù. «Dannazione! Dammi quel coso e facciamola finita.» Tanto, pensa fra sé mentre manda giù un altro sorso di vino, non lo verrà a sapere mai nessuno.



 

Fine

 



Note: Questa sciocchezza è stata scritta per una challenge di scrittura su Facebook (uno di quei giochini che girano ogni tanto: datemi un personaggio e ci scrivo una storia). Siccome non scrivevo niente da prima che finissi la long, ho pensato che ci volesse qualcosa di poco impegnativo per tenere acceso il cervello. Crowley mi è stato proposto da Barbie Etteleine. La faccenda dell’allergia è tratta da una storia vera, la mia, ahimé…

Grazie per aver letto fino a qui.
Koa
   
 
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