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Autore: HikariRin    16/05/2023    1 recensioni
Da troppo tempo niente riusciva a scaldare la sua indole glaciale; era convinto di essere stato scelto dall’esistenza come uno dei pochi che avrebbe potuto capire cos’era davvero la sofferenza, e in poco tempo in seguito alla tragedia anche lui era diventato come la montagna: freddo, inflessibile e severo. Che qualcuno un giorno arrivasse da lui e infiammasse il suo animo era divenuto quasi un desiderio cosciente.
Ambientazione: Pokémon Scarlatto e Violetto
Personaggi: Grusha, Pepe
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Il calore di un miracolo ~

1 ~ Slavina

 

La notte di Paldea era magica quella sera.

Gli piaceva sgattaiolare lungo la ringhiera, oltre l'arena, scendere lungo la strada tracciata dalla neve e osservare le rocce ghiacciate che guidavano gli allenatori quando la luna splendeva alta e fiera.

La montagna era fredda, inflessibile e severa; l’aria gelida gli riempiva le narici, e l'amava. Ma quando il cielo della regione si riempiva di stelle di mille colori diversi, e la montagna si colorava di quella meraviglia, rimaneva estasiato. Sebbene quel gigante ghiacciato gli avesse portato via tutto ciò che nella vita aveva costruito, continuava ad ammirarlo e a prenderlo come modello.

Da troppo tempo niente riusciva a scaldare la sua indole glaciale; era convinto di essere stato scelto dall’esistenza come uno dei pochi che avrebbe potuto capire cos’era davvero la sofferenza, e in poco tempo in seguito alla tragedia anche lui era diventato come la montagna: freddo, inflessibile e severo. Un brivido gli scosse le spalle.

Gli ordini erano di essere severi, dopotutto.

Ma era anche consapevole del fatto che la luna era infiammata dal sole. Che qualcuno un giorno arrivasse da lui e infiammasse il suo animo allo stesso modo era divenuto quasi un desiderio cosciente. Voleva rialzarsi, voleva riprendersi, voleva trovare un tesoro che fosse soltanto suo, che non poteva essere quello precedente.

Mentre il manto celeste lo sovrastava e Paldea si riempiva delle tenebre, poteva udire qualcuno poco lontano. A un tratto s’accorse che qualcosa aveva urtato uno dei suoi stivali. Abbassò lo sguardo, trovando accanto a sé una PokéBall che aveva rotolato fino a lui tracciando un solco sulla neve, e un Pokémon che sorridendogli ansimava e abbaiava, quasi volesse giocare.

“Mabosstiff, hai trovato qualcuno?”

Sollevò gli occhi. Un ragazzo sorrideva al suo compagno, mentre sistemava la tovaglia di un tavolo da picnic. Aveva un occhio coperto da un ciuffo di capelli, ma poteva comunque scorgere dietro ad essi un animo sincero.

Si chinò a raccogliere la PokéBall, e mentre il Pokémon lo seguiva saltando e abbaiando si avvicinò a lui; nel frattempo l’ombra lo abbandonava, e la luna piena illuminava la parte superiore del suo volto.

“Mi correggo, hai trovato un capopalestra!” esclamò il ragazzo esterrefatto.

“Cosa ci fai da solo sulla montagna a quest’ora di notte?” gli domandò, porgendogli la PokéBall.

Il ragazzo incrociò il suo sguardo, incuriosito, mentre afferrava la sfera dalle sue mani.

“Non sono solo; c’è Mabosstiff con me!”

Il Pokémon si mise a saltare sulle gambe del suo allenatore abbaiando e saltellando, dando dei colpetti alla sua mano col muso perché lanciasse di nuovo il suo giocattolo preferito, e lui non poté ignorarlo. Si chinò per lodarlo e accarezzarlo sulla testa, per poi lanciare nuovamente la sfera verso le colonne di ghiaccio che si ergevano verso il cielo. Il Pokémon partì a tutta velocità per recuperarla, facendo un gran baccano.

“Piuttosto, potrei farti la stessa domanda. Non dovresti stare in palestra?”

“Il mio orario di lavoro è terminato da un pezzo. Ogni tanto esco a sgranchire le gambe. Dicono mi faccia bene camminare.”

Il ragazzo continuava ad osservarlo come se si trovasse di fronte ad una strana creatura. In tutto quel tempo, la sua espressione non era cambiata per nulla; doveva averlo spaventato. Tuttavia, dopo qualche secondo d’incertezza, sul suo volto era già tornato il sorriso.

“Capisco. In effetti è proprio bello, qui.”

“È anche pericoloso. Dovresti raggiungere Neveria e alloggiare in hotel.”

“Anche tu alloggi a Neveria?”

“A volte, quando non mi fermo in palestra.”

Si avvicinò al bordo della strada dove finiva la neve, osservando le luci di Leudapoli in lontananza. A volte invidiava coloro che vivevano lì; avevano sicuramente di cui distrarsi, a differenza di lui che aveva solo sogni infranti, lotte noiose e giornate del tutto simili le une alle altre. Il ragazzo lo raggiunse, rimanendogli accanto.

“In verità ero venuto qui per sfidare te.”

“Puoi prenotarti per domani.”

“Dicono che il freddo tempri lo spirito. Io e i miei Pokémon non siamo mai stati in montagna; può essere una prova interessante per misurare la nostra forza.”

“Non hai nemmeno una tenda.”

“Ho Mabosstiff. Con lui posso andare ovunque. Il suo pelo è molto caldo.”

Gli sorrise di nuovo, e cominciava a irritarlo.

“Ti piace davvero il tuo Pokémon.”

“È stato il mio primo Pokémon, mi venne regalato dai miei genitori quando ero molto piccolo. Da allora, siamo sempre stati insieme.”

Mabosstiff tornò indietro reggendo tra i denti la PokéBall; il ragazzo lo lodò nuovamente, e il Pokémon decise di fermarsi accanto a lui ammirando ciò che del panorama si vedeva con quella luce fioca, sbadigliando di tanto in tanto e scodinzolando.

“Non è sempre stato così pieno di energie, però. Dopo qualche tempo che stava con me si era ammalato gravemente, ma ora si è ripreso e abbiamo ripreso il nostro viaggio.”

“Per quale motivo affronti le palestre?”

Portò una mano a scoprire il volto, incontrando ancora una volta gli occhi increduli del giovane. Il suo aspetto spesso faceva quell’effetto, ma ciò che doveva averlo stupito maggiormente doveva essere la sua espressione impassibile. Niente poteva toccarlo o scalfire la sua corazza, ciò nonostante andava fiero del fatto di sapersi ancora mostrare curioso del mondo altrui.

“Per testare le mie abilità. Vorrei impratichirmi sempre di più nella cucina, ma mi sono reso conto che non posso farlo senza viaggiare in lungo e in largo, incontrare tante persone e capire come potrei rendere felice ciascuna di esse con uno dei miei piatti. Se nel frattempo riuscissi anche a diventare più forte, acquisterei fiducia in me stesso e farei contenti anche i miei Pokémon. Voglio che siano fieri di me.”

Mentre gli svelava del suo sogno, aveva stampato in volto il sorriso più autentico. Era innamorato della vita, traspariva da ogni parola e da ogni suo gesto. Eppure, sentiva che per arrivare a quel punto aveva dovuto affrontare l’austerità dell’esistenza.

“È uno di quei sogni che si concretizzano solo nel momento in cui si tocca il fondo.”

“È proprio vero.” rise il suo interlocutore. “Ho letteralmente toccato il fondo.”

Rimasero in silenzio per un po’. La metropoli che li salutava dall’orizzonte doveva essere sicuramente chiassosa e affollata in quel momento, ma la montagna attutiva ogni suono, ogni rumore. La neve cominciava a cadere a piccoli fiocchi; subito Mabosstiff andò a ripararsi sotto il tavolo da picnic, e il ragazzo scosso dai brividi di freddo incrociò le braccia. Il suo volto era scuro, sommesso.

“Avevo perso ogni speranza. Pian piano la vita mi stava portando via tutto quello che avevo, e avevo sempre avuto poco.”

Lasciò nuovamente che la sciarpa gli coprisse il volto, allentando la presa. Gli pareva di sentire se stesso, ed era se possibile ancora più incuriosito da lui.

“Ma poi ho conosciuto una persona.”

Il volto del suo interlocutore tornò ad illuminarsi nuovamente, e tornava a guardare orgogliosamente lontano.

“Mi ha accompagnato e sconfitto; mi è stata accanto nei momenti più importanti, e mi ha fatto rendere conto che avevo ancora tanta strada da fare, che dovunque fossi andato non sarei mai stato solo.”

“Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“Perché voglio arrivare a te.”

Preoccupandosi per il suo Pokémon, il ragazzo andò a recuperare la PokéBall poco lontano e lo fece tornare al suo interno. Si mise poi a ritirare le stoviglie dal tavolo, e quasi senza pensarci lui si mosse per aiutarlo. Mentre come ultima cosa piegava la tovaglia, s’accorse che l’altro lo guardava.

“È il tuo turno. Perché fai il capopalestra?”

“Perché non ho altro.”

Strinse nelle mani la tovaglia, e solo dopo qualche secondo si accorse delle dita doloranti che il freddo aveva indolenzito. O probabilmente aveva solo stretto troppo.

Aveva risposto impulsivamente ad una domanda alla quale non voleva rispondere.

“Non è vero. Sei convinto di non avere altro.” Il ragazzo afferrò la tovaglia e la ripose con cura nello zaino, mentre lui si trovò infastidito dal fatto che senza sforzo gli avesse letto dentro. Aggrottò lo sguardo.

“Grusha, lo snowboarder in testa alle classifiche di Paldea. La tua abilità era sulla bocca di tutti. Non volermene, era il periodo in cui ero costretto dai miei a rimanere in casa da solo e a guardare la TV per passare il tempo. Si parlò per mesi del tuo infortunio, e in seguito ad esso non hai più sciato.”

“Si chiama ritirarsi.”

“Si chiama rinunciare.”

Mise le mani in tasca e stolse lo sguardo, visibilmente irritato. Era arrivato dal nulla, e pretendeva che lui cambiasse la sua visione delle cose. Stare da solo non gli aveva insegnato a chiudere la bocca. Aveva un forte impulso di rispondergli a tono, ma si trattenne; si rendeva conto che il suo ruolo di guida gl’imponeva di non cedere alle provocazioni di chi intendeva compatirlo.

La neve cadeva ormai copiosa, e convogliando il suo risentimento dentro a un sospiro nebulizzato dalla temperatura polare, decise che sarebbe tornato indietro.

Senza degnarlo di uno sguardo, si volse verso il sentiero innevato, e poteva avvertire ancora il suo ardimento dietro le spalle.

Cosa voleva saperne lui, pensava. Cosa voleva saperne di quanto tempo aveva speso per riprendersi, di quanto aveva sognato di poter tornare sulla neve.

Si fermò poco prima d’imboccare il sentiero, i pugni stretti nelle tasche del giaccone, e inveì contro di lui senza voltarsi.

“Se vuoi sfidarmi, iscriviti nel registro. Ma sappi che non ti farò alcuno sconto.”

 

“Tranquillo, non ne voglio.” disse il ragazzo in modo sommesso, ma la sua voce si perse nel candore della bianchezza che avvolgeva il monte, e il capopalestra non poté sentirlo.

Pepe raccolse il suo zaino, lo strinse con entrambe le mani e s’incamminò verso Neveria, facendosi guidare dallo Smart Rotom. La montagna era davvero un luogo ostile, ma non aveva alcuna intenzione di arrendersi, non dopo aver fatto tanta strada.

Lo aveva addolorato sentirlo così affranto, ma era convinto di poterlo ancora smuovere con una lotta infuocata. Era proprio come glielo avevano descritto, cinico e apatico.

Ma aveva imparato che nessuno merita solo batoste dalla vita, che c’è sempre qualcuno con cui dividere l’esistenza, che a volte per ritrovare se stessi si ha necessità di confrontarsi con l’ardore di qualcun altro.

Quando lo avrebbe incontrato di nuovo, gli avrebbe trasmesso il medesimo slancio per la vita che aveva ritrovato grazie a quella persona; il calore del miracolo che aveva vissuto nel suo breve viaggio con lei.

 

Note dell’autrice:

Ciao a tutti, ben ritrovati su una delle mie storie :3!! Questa sarebbe dovuta essere una oneshot, ma io voglio regalarvi una lotta, quindi ho deciso di prendermi del tempo per renderla al meglio e che ciò che avrei voluto esprimere alla fine finirà dritto nel capitolo successivo.

Pepe è uno dei personaggi che ho imparato ad amare durante i miei viaggi a Paldea, mentre di Grusha mi ha sempre affascinata che cerchi di fare autoironia, ma che gli riesca proprio male, e che in verità sia solo rotto e distrutto finché l’incontro con il giocatore non lo ricompone. E ciò nonostante, trovo che non siamo riusciti a ricomporlo del tutto, che ci sia ancora una parte di lui ancorata al passato, che la montagna non sgelerà con una sola lotta.

Da qui, l’idea per questa storia.

Spero continuerete a seguirla anche nel secondo capitolo, non so ancora se saranno due o tre. Dipenderà dal protrarsi della lotta, immagino. A presto :3!!

 

 

   
 
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