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Autore: LadyYuna94    17/05/2023    0 recensioni
"Ogni notte, da ventun anni oramai, faccio sempre il solito sogno, è così strano.
/.../ La scena è sempre la stessa: un prato, alba appena inoltrata, io che rincorro un bambino con una casacca arancio acceso e i capelli neri. /.../ Corre ad una velocità assurda, non riesco mai a stargli dietro, i suoi capelli sono così strani, come se stessero sparati in aria per qualche forza misteriosa. Non so come si chiama, non so, in generale chi è. Di solito si sogna ciò che nella maggior parte delle cose si conosce, soprattutto quando si ha tre anni, ma evidentemente non è il mio caso..."
Maya è la figlia adottiva dei Brief e lei e Bulma sono inseparabili. Tra chiacchiere tipicamente femminili, caffè e decisamente troppe sigarette, l'ultima estate prima della laurea un incontro inaspettato con i nuovi investitori della Capsule Corporation, che nascondono un segreto inconfessabile, cambierà per sempre le loro vite e anche il loro modo di percepire la realtà...
(E' LA PRIMA LONG SU DRAGON BALL DELLA MIA VITA, SCRITTA UNA DECINA D'ANNI FA E RIVISITATA, CHIEDO GIA' SCUSA PRIMA DI PUBBLICARE XDXD)
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 47:

Con un fischio di approvazione Radish si alza dal divano, lentamente, mentre io prendo ad indietreggiare in maniera quasi involontaria.
“Andiamo, Maya, un anno di durissimo allenamento con Goku sarai sicuramente in grado di difenderti da questo mostro” mi dice una vocina dentro di me, ma il mio corpo è paralizzato dalla paura, quel sentimento così terribilmente viscerale che solo lui riesce a risvegliare. Il solo rivedere la sua faccia e sentire la sua voce, riporta alla mente ricordi caratterizzati dal panico e dallo sconforto.
Anche se ho più volte ripromesso a me stessa che non avrei mai più permesso a nessuno di farmi sentire così, noto con dispiacere che Radish riesce ancora a farmi provare le stesse sensazioni da voltastomaco di poco più di un anno fa.
Sospiro rumorosamente per cercare di incanalare quanto più ossigeno possibile, mentre deglutisco il vuoto e avverto il cuore battere tachicardico attraverso il sangue che pulsa nervosamente nelle tempie. I miei occhi seguono attenti ogni suo movimento, mentre lui si guarda intono con una finta ammirazione nello sguardo.
- Tu e Kaaroth vi siete sistemati proprio bene, complimenti, giocate a fare la famiglia felice, adesso?- domanda tagliente guardandomi di sbieco.
- Che ci fai qui? Come sei entrato?- chiedo dura, evitando deliberatamente di rispondere alle sue stupide domande e riuscendo a riprendere in mano una parte del controllo del mio corpo.
- Dimentichi che un tempo questa era anche casa mia?- mi chiede ovvio con un sorrisetto odiosamente sardonico stampato in faccia.
- E poi la vostra cara amichetta... Chichi, con la quale mi sono premurato di rimanere in contatto, mi ha aggiornato sugli ultimi lieti eventi- aggiunge, voltando nuovamente lo sguardo da me e passando distrattamente un dito su uno dei gingilli da ornamento poggiati sul tavolino basso accanto al divano.
Al solo sentir pronunciare quel nome femminile, mi monta dentro una rabbia terribile.
​“ Ero sicura che Chichi ce l’avesse ancora con me per aver sposato Goku, ma da qui a volermi morta fa una bella differenza…”
La mia mente cerca di capire, nel giro di pochi istanti, le ragioni per le quali quella ragazza all’apparenza dolce e gentile si stia scagliando contro di noi in modo così subdolamente violento.
Inizio a chiedermi se sapesse di Radish, se Goku le avesse mai raccontato ciò che suo fratello mi ha fatto, se le ha mai fatto presente la paura che vigliaccamente ho cercato di seppellire in sua presenza durante i momenti passati insieme.
Il mio cuore decide di darle il beneficio del dubbio. Lei non può sapere che razza di mostro è il maggiore dei fratelli Son.
Radish fa un lento tour del salone, avvicinandosi poi alla parete attrezzata e indugiando su una delle fotografie che teniamo incorniciate, una in particolare attira la sua attenzione, quella che ritrae me e Goku il giorno del matrimonio che sorridiamo felici. Il ragazzo fa schioccare la lingua in segno di disapprovazione, poi torna a guardarmi, reggendo in una mano la delicata cornice in vetro nel mostrarmi quello scatto.
I miei occhi non si spostano dalla sua figura, in attesa di qualunque movimento brusco.
- Sembra proprio sia stato un giorno memorabile- mi dice e io mi costringo nuovamente a mandar giù un boccone di bile.
- E non ho ricevuto neanche un confetto, avrei mandato dei fiori magari. È stato scortese da parte vostra non invitarmi, non credi?- mi dice con finto tono dispiaciuto, mentre si volta nuovamente verso il ripiano da cui ha preso la cornice.
- Comunque, spero non vi siate divertiti troppo senza di me- conclude alzando le spalle, poi fa per riporre la fotografia, quando la fa cadere per terra.
Un gesto che anche la persona più stupida capirebbe che ha fatto di proposito.
- Ops- scandisce piano, notando i piccoli pezzi di vetro ai suoi piedi e la fotografia di me e Goku divisa quasi a metà da una crepa.
- Ti ho fatto una domanda- continuo con fermezza, riprendendo coraggio e cercando di non cedere alle sue chiare provocazioni e, soprattutto, di non far trasparire l’esasperazione data dalla sua presenza in casa mia, aumentata esponenzialmente dopo l’ultimo gesto.
- Te l’ho detto, volevo sapere come ve la passavate e salutare la mia famiglia- mi informa con naturalezza.
- Devi avere la memoria corta, perché tu non hai più una famiglia- ribatto velenosa.
- Sì, infatti, e la colpa di chi è?- chiede in un sibilo e suoi movimenti sono talmente veloci che ai miei occhi terrestri, seppur allenati, sono difficili da prevedere.
Si avvicina con uno scatto talmente fulmineo da farmi finire con le spalle al muro, mentre la sua mano destra si alza rapida a stringermi lentamente il collo. Mi volto istintivamente dall’altra parte chiudendo gli occhi e stringendoli, avvertendo il suo viso a pochi millimetri del mio.
“Devo essere padrona di me, Goku mi ha insegnato tante cose, sono in grado di difendermi e poi, lui tra poco arriverà e non sarà piacevole per suo fratello trovarselo di nuovo faccia a faccia...”
- Hai puntato sul cavallo sbagliato, mia cara- sussurra in tono quasi mellifluo.
- Tu volevi l’amore, volevi il romanticismo e tutte quelle puttanate, io ti avrei dato il potere- sussurra, stringendo di un altro po’ la presa ferrea sul mio collo.
Comincio a dimenarmi, scalciare e tossire, cercando di mantenere il respiro regolare e, soprattutto, di non cedere alla trappola come l’ultima volta in cui i nostri corpi sono stati così vicini. Radish si avvicina ancor più pericolosamente al mio viso e riesco a sentire il suo alito caldo sull’orecchio.
- Insieme avremmo formato una coppia perfetta, avremmo generato un figlio forte e saremmo stati temuti da tutti- mi dice con un ghigno.
- Tu sei un animale- soffio piena di livore, continuando a restare voltata nell’altra direzione.
- Già, però solo nelle notti di luna piena- mormora con ironia, scoprendo il suo sorriso.
- Immagino il piccolo Kaaroth ti abbia raccontato la favoletta della buonanotte dei Saiyan, vero?- riprende aumentando ancora un po’ la presa, così a breve non riuscirò più a respirare.
- Un mucchio di cazzate che tu e quella stupida oca dai capelli blu vi siete bevute senza il minimo sforzo- dice ridacchiando sommessamente.
- Noi Saiyan eravamo un popolo di sanguinosi sicari, il nostro unico scopo nella vita era combattere per uccidere e ci servivamo delle donne solo per scopare e procreare- mi rivela con fierezza, ma io non cedo ancora.
- Stai mentendo!- riesco a dire flebile.
- Tu credi? Avanti, una parte di te lo ha sempre saputo, ammettilo- mi dice con un'espressione di puro divertimento dipinta in faccia.
- No, non è vero, non ci credo!- rimango ferma sulla mia posizione, stringendo ancora di più gli occhi, ma Radish non molla la presa.
- Tu...tu volevi farmi del male per portarmi via da Goku…- gli dico, riuscendo a malapena a respirare.
- Facendo del male… a me… lo avresti indebolito, così… lo avresti battuto… solo così avresti potuto- gli dico, voltandomi lentamente verso di lui a sfidarlo per la prima volta con lo sguardo.
“Essere e sentirti inferiore a tuo fratello è sempre stato il tuo punto debole...”
Giurerei di vedere un lampo di sorpresa trapassare per un istante il suo sguardo, infatti la sue dita d’acciaio si allentano leggermente e io approfitto di quell’attimo di debolezza per continuare a colpirlo con le parole.
“Al momento è l’unica arma che ho per non essere in svantaggio”
- Perché sai benissimo quanto tuo fratello sia forte e nessuno può batterlo- concludo, cercando di sorridere al suo stesso modo provocatorio.
- E adesso io sono una Saiyan, proprio come te. E non credo a una sola parola di quello che dici- dico dura, sferrandogli un calcio nelle parti basse con tutta la forza che ho a disposizione.
Radish si allontana da me colto alla sprovvista, con una smorfia di dolore sul volto, tenendosi il basso ventre con entrambe le mani e piegandosi per il colpo ricevuto su quel punto molto delicato.
Io tossisco e faccio un lungo sospiro per riprendere fiato, toccandomi il collo indolenzito.
“Se mi ha lasciato gli stessi segni dell’ultima volta, giuro che queste saranno le sue ultime ore su questa terra.”
Lui cerca di ricomporsi, ma non gli do neanche il tempo di rimettersi in piedi, che comincio a sferrare colpi come una forsennata, calci, pugni e ancora calci senza neanche dargli modo di respirare, ma lui sembra non cedere. Anzi, quasi si diverte a vedermi così combattiva.
Con un cazzotto ben assestato lo allontano da me quanto basta per rimettermi dritta.
- Sei diventata ancora più forte, mi piace- commenta con un sorrisetto ammirato, mentre si asciuga un rivolo di sangue con il dorso della mano fuoriuscito dal labbro inferiore, prendendo poi a guardare quasi con soddisfazione quella macchia vermiglia sul dorso della sua camicetta azzurra.
- Mi hai fatto addirittura sanguinare, sono sconcertato, complimenti- si congratula.
Io sono in posizione difensiva e tengo d’occhio ogni suo minimo movimento, pronta ad una nuova serie di colpi.
- Questo ti rende ancora più desiderabile, dovresti saperlo bene che più ti arrabbi, più mi fai eccitare, abbiamo ancora un conto in sospeso io e te, ricordi? Che magnifica serata…- mi dice sottovoce e colgo una punta di cattiveria nel suo tono. Cerco di restare ferma, facendo appello a tutta la mia forza spirituale per non staccargli la testa, nonostante il ricordo di quella sera per me sia tutt’altro che magnifico.
Radish parte all’attacco, ma io riesco ancora a difendermi per quanto possibile.
- Non è troppo tardi- comincia, mentre con una mano schiva un pugno che arriva da destra.
- Se lasci Kaaroth, potrò perdonarti e ti darò una seconda possibilità- mi informa, mentre abilmente para tutte le mie mosse.
- Va’ all’inferno!- gli urlo con tutta la rabbia che ho, con la voce rotta dal fiatone, ma lui sorride divertito.
- Ci sono già- mi informa serafico.
- Ma non tutto è ancora perduto- conclude con risolutezza.
- Mi dispiace, ma io e Goku ci siamo uniti in matrimonio come dei veri Saiyan, il nostro legame è indistruttibile- replico convinta, parando questa volta un suo colpo.
- Devo ammettere che avete fatto le cose per bene, peccato non me ne freghi un cazzo dei convenevoli e delle tradizioni- mi dice e il suo sguardo cambia subito, assumendone uno più cupo e rabbioso.
Riesce a parare nuovamente il mio colpo e poi mi immobilizza le braccia, facendomi perdere l’equilibrio e facendomi finire per terra, con la schiena contro il freddo pavimento.
(https://www.youtube.com/watch?v=yrJ7CVeiFvo COLONNA SONORA)
Chiudo subito gli occhi rassegnata.
“Nonostante mi sia allenata parecchio, battere un Saiyan esperto è decisamente ancora fuori dalla mia portata...”
- Sai che odio te e mio fratello con tutte le mie forze? Per causa vostra non ho più la mia famiglia e il mio onore- comincia ronzandomi intorno, per poi sferrarmi un calcio alla schiena con una forza inaudita che quasi sento le ossa scricchiolare pericolosamente.
Soffoco un urlo di dolore, mentre un fuoco come mille spilli ardenti pervade il mio corpo.
“La soddisfazione di urlare non te la darò mai, almeno quella...”
Mi rannicchio in posizione fetale, portando entrambe le mani sul ventre come a fare da scudo, ma a poco serviranno vista la furia di Radish.
- Mi avete rovinato la vita tu e Kaaroth e per questo, me la pagherete!- urla sferrando altri colpi sul viso, sulle gambe, ovunque la mia mente possa ancora arrivare nei più remoti angoli del mio corpo, troverà dolore.
Decido a quel punto di giocarmi il tutto per tutto, anche se dubito che con lui funzionerà.
- Non farmi male- lo supplico ad occhi chiusi, dimenticando per un attimo la prima cosa che Veldock mi ha detto dopo aver messo la fede al dito e comincio a ripeterlo come un mantra nella mia mente.
I Saiyan non implorano.
I Saiyan non implorano.
I Saiyan…
“Ma io sono un'umana, dannazione! Non sarò mai forte quanto lo sono loro, anche se mi allenassi fino alla fine dei miei giorni...”

- Che cosa?! I Saiyan non implorano mai, non te l’hanno insegnato?- dice disgustato, ma io faccio poco caso alle sue parole e continuo.
“Implorare o no, Saiyan o no, mi ucciderai lo stesso e non farà alcuna differenza...”
- Radish, te lo chiedo per favore, non farmi del male!- riesco a dire, sfogandomi finalmente in un pianto disperato e liberatorio fatto di terrore, ansia e consapevolezza di essere giunta all’epilogo della mia breve esistenza.
Non riesco a muovermi dalla mia posizione, un po’ per paura, un po’ per il dolore terribile che so che proverei anche solo muovendo un muscolo. Lui, intanto, se la ride sguaiatamente.
- E perché non dovrei fartene? Hai idea di quanto ne hai fatto tu a me quando mio padre, sangue del mio sangue, mi ha ripudiato?- domanda retorico accucciandosi davanti a me, anche se io non riesco a vederlo. Poi si rimette in piedi e lo spostamento d’aria prodotto dalla sua gamba massiccia, mi fa realizzare in un attimo che sta per sferrarmi un altro calcio.
Infatti il colpo non tarda ad arrivare. Tremendo. Inesorabile. E io mi piego sotto ogni botta, ormai quasi inerme.
- Sono incinta, Radish- confesso con voce flebile con l’ultimo briciolo di forza rimastami.
Lui si ferma per un attimo e io spero che una parte del suo cuore, seppur minuscola, abbia pietà di me e di questo bambino, che in fin dei conti è suo nipote, la nuova generazione della stirpe dimenticata dei Saiyan.
Tossisco, sputando sangue sul tappeto e apro piano gli occhi per guardarlo, anche se il volto non lo avverto neanche più.
- Se sei… un vero Saiyan come dici… la famiglia per te, resta la cosa più importante- mormoro tra le lacrime, ma lui sembra non volermi ascoltare e riprende a dare calci, urlando di rabbia.
- Hai detto tu che non avevo più una famiglia!- ringhia, liberando tutta la sua frustrazione e io sento di essere vicina alla fine.
Soccombo.
Mi abbandono...
“Perdonami Goku, perdonami se non potrai mai conoscere tuo figlio... E tu, amore di mamma, sei dentro di me da così poco tempo, ho appena scoperto che il tuo cuoricino batte nel mio ventre e già ho permesso che qualcuno ti facesse del male... Forse non meriti una madre come me, perdonami piccolo mio.”
Quando sento che le forze mi stanno definitivamente abbandonando e la vita è ormai pronta a scivolare lentamente via da me, avverto in lontananza la pesante porta di casa sfondarsi e l’urlo disperato di Goku, recepito ovattato al mio udito, come in un sogno.
- Maya!- la sua inconfondibile voce è disperata, come non l’ho mai sentita in vita mia.
Goku arriva in salotto come una furia e la scena che si trova davanti lo paralizza per un istante. Io, inerme sul pavimento in una pozza di sangue, con le lacrime che solcano le guance e Radish che sferra calci completamente in balia della rabbia.
Goku è immobile, non muove un muscolo, ma giurerei di vedere del fumo intorno a lui e i suoi muscoli gonfiarsi paurosamente.
- Ben arrivato, fratellino- lo accoglie Radish, avvertendo il ki di suo fratello oscillare pericolosamente.
- Ti avevo detto… che se ti fossi fatto di nuovo vivo...io ti avrei ucciso- lo informa Goku a denti stretti e mascella serrata. I pugni stretti lungo i fianchi, tanto da conficcarsi le unghie nella carne. Radish ridacchia, allontanandosi da me e concentrando la sua attenzione sul nuovo arrivato, che non è solo.
- Finalmente la famiglia è riunita! Mamma, papà...come state?- domanda leggero ai presenti, quando anche le aure di Gine e Bardack sono perfettamente riconoscibili all’ingresso della stanza.
La donna si porta le mani sul volto, non appena scorge la mia sagoma ai piedi del suo figlio maggiore.
- Maya...- dice in un soffio sconcertato, poi fa per correre da me, ma suo marito la ferma tenendola per le spalle.
- Non muoverti- le ordina, senza staccare lo sguardo serio e accigliato da Radish. Così come Goku.
I due al momento sembrano la fotocopia l’uno dell’altro, ma Goku, davanti a tutti è una statua di cemento armato pronta ad esplodere in mille pezzi.
- Portate via Maya- ordina con voce atona ai suoi genitori, continuando a sostenere lo sguardo freddo di suo fratello.
- Ma come, di già? Io e Maya ci stavamo divertendo così tanto…- commenta in tono mellifluo, gettando un’occhiata ai suoi piedi dove io giaccio apparentemente senza vita.
- Questa volta me la paghi molto cara, Radish, hai superato il limite, è giunta la tua ora!- dice rabbioso Goku, stringendo ancora di più i pugni, mentre i suoi genitori accorrono in mio aiuto, quando ormai l'attenzione del loro figlio più grande è catalizzata dal fratello.
Davanti ai miei occhi, sepolti sotto ematomi ed ecchimosi, sudore e sangue, tutto si sussegue in modo lontano e confuso. La figura dai capelli a palma che si accuccia davanti a me non riesco a distinguerla. Non so se è Bardack o Goku a prendere il mio corpo delicatamente tra le braccia, analizzando velocemente l’entità dei danni che Radish mi ha procurato.
- Respira ancora- si lascia sfuggire Gine con una nota di sollievo nel tono.
- Andatevene, ho detto!- l’urlo perentorio con una voce che quasi non sembra essere la sua, Goku costringe sua madre e suo padre ad affrettarsi ad uscire di scena.
- E quindi, siamo alla resa dei conti, Kaaroth?- domanda Radish mettendosi in posizione da combattimento.
Goku mi da una rapida occhiata mentre suo padre mi solleva da terra e quando nota come sono conciata, senza energie, coperta di sangue, che lotto fra la vita e la morte tra le braccia di Bardack come una vera Saiyan ferita in battaglia, la sua rabbia raggiunge un punto di non ritorno.
L’aura intorno a lui comincia a diventare sempre più nitida e brillante, quasi dorata e Goku libera tutta la sua rabbia e la sua disperazione con un urlo che fa crepare i muri.
- Sei finito!-
La sua voce rimbomba nell’ambiente circostante, facendo tremare il pavimento e vibrare paurosamente le finestre. L’espressione di Radish da sicura e saccente, muta in una di stupore mista a terrore e poi i miei occhi si richiudono per un istante per il troppo sforzo e per quello che sta succedendo.
Una luce accecante si irradia per l’intera stanza, quasi come se le porte del Paradiso si fossero spalancate qui nel mio salone e ancora si riesce ad udire in lontananza l’eco dell’urlo disumano di Goku.
Avverto un forte spostamento d’aria e sento che ci stiamo allontanando da quella voce, da quel calore fortissimo che sembra avvolgermi in modo singolare e da quella luce, mentre le braccia forti di Bardack con i bicipiti tesi sotto la mia schiena, mi trasportano velocemente fuori di casa.
Riapro nuovamente gli occhi e l’ultima scena che vedo prima di sparire definitivamente da quel luogo, mi fa pensare che i colpi ricevuti da Radish al viso mi hanno procurato un trauma cranico con i fiocchi: Goku ha tutto intorno a sé un’aura dorata sfavillante e giurerei di vedere i suoi capelli diventare improvvisamente del colore del sole e i suoi occhi colorarsi di un azzurro simile a quello delle acque più cristalline presenti su questo pianeta. La sua figura irradia un calore fortissimo.
Goku sembra aver preso le sembianze di un angelo guerriero sceso dal cielo.
Mi abbandono completamente, afflosciandomi contro il torace muscoloso di Bardack, mentre mi arriva confusamente alle orecchie la voce di Gine che richiama suo marito.
- Bardack, guarda!- dice in tono concitato, quando ormai sono fuori da casa e sento che non ci stiamo più muovendo.
Avverto il battito tachicardico del padre di Goku contro la mia guancia che già pulsa per i colpi ricevuti, il suo respiro affannoso e la sua voce profonda.
- Questo è… impossibile- lo sento mormorare sgomento, mentre osserva da lontano i vetri delle finestre che si disperdono in tanti minuscoli pezzi e la stessa luce dorata irradiarsi fino nel giardino.
- Andiamo, presto!- la voce di Gine è molto più vicina al mio orecchio e dal modo in cui invita Bardack a muoversi, capisco che non c’è tempo.
I Saiyan non implorano
I Saiyan non implorano
I Saiyan non implorano

Ripeto ancora nella mia testa, mentre sento che ci stiamo muovendo di nuovo, questa volta velocemente e con non so quali forze, faccio per allungare una mano in direzione della casa. Della luce. Di Goku.
- Go...ku- biascico confusa quando Gine apre velocemente le portiere dell’auto.
- Piano- le sento dire a Bardack, mentre mi adagia delicatamente sul sedile posteriore dell’auto.
- Ce la farà, vero?- chiede la donna apprensiva, con la mia testa poggiata in grembo.
- Se la caverà, è una Saiyan, dopo tutto- dice con un breve sorriso rassicurante, mettendosi subito in strada, determinato a non perdere altro tempo.
- Go...ku- riesco solo a dire nuovamente, mentre il dolore si fa via via più frequente, per tutto il corpo, tramutandosi in bruciore e poi di nuovo in dolore, talmente forte da farmi sentire freddo.
- Andrà tutto bene, Maya, concentrati sulla mia voce e resta sveglia- sento Gine richiamarmi più volte.
“Avanti, Maya, tieni gli occhi aperti…”
Per quanti sforzi stia facendo, il dolore e l’idea di abbandonarsi definitivamente è così piacevole, allettante.
Non ho paura. I Saiyan non hanno paura.
I Saiyan non implorano
I Saiyan non implorano
I Saiyan non implorano

- Go...ku- mormoro confusamente ancora una volta.
- Sì, tesoro, Goku ti ha salvato la vita, ora non dargli un dolore inimmaginabile e rimani con me, capito?- è l’ultimo avvertimento che riesco a sentir uscire dalla bocca di Gine e poi il buio cala definitivamente sui miei occhi.

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- Per favore, aiutatela!- la voce agitata di Gine allerta tutto il personale ospedaliero, quando fa irruzione nel pronto soccorso, subito seguita da Bardack che mi tiene nuovamente tra le braccia.
Tutto lo staff si mobilita all'istante. Inizialmente sconvolti dalla mia condizione, riprendono subito il sangue freddo richiesto nella loro professione e due medici e tre infermieri mi accerchiano.
- Portate subito una barella!- ordina uno dei medici e prontamente gli viene dato ciò che ha chiesto.
- Go…ku…Go…ku- farfuglio mentre mi tagliano i vestiti e mi adagiano sulla barella.
Cercano di sincerarsi delle mie condizioni, cominciando a montare elettrodi sul petto, valutando la reattività delle pupille e sentendo il polso.
Avverto solamente un ago da flebo insinuarsi nel mio avambraccio, ma il dolore è talmente espanso in tutte le aree del corpo che non saprei dire con esattezza cosa mi fa più male.
- Che cosa le è successo? Come si chiama?- chiede uno dei medici alle due persone che mi hanno accompagna in pronto soccorso, mentre spingono velocemente la barella attraverso il lungo corridoio diretto alle sale diagnosi.
- Si chiama Maya, ha avuto la peggio in uno scontro fisico- si limita ad informarlo mia suocera.
- Go…ku- dico affannosa, quando il tin tin delle macchine comincia a diventare sempre più insistente e fastidioso.
“Spegnete quest’affare!”
- La saturazione scende, dobbiamo fare alla svelta!- dice uno degli infermieri.
- Chiama qualcuno, chi è Goku?- chiede l’altro medico.
- Mio figlio, cioè suo marito- dice frettolosa Gine, mentre la barella corre sempre più veloce.
- Salvatela, è un ordine- dice duro Bardack, rispolverando il suo vecchio tono da generale dell’armata reale Saiyan.
- Faremo tutto il possibile- lo rassicura il medico annuendo e poi spinge le porte della sala con la schiena.
- La portiamo a fare una tac. Aspettate qui, vi aggiornerò io- li mette al corrente il dottore, ma Gine li ferma all’ultimo.
- Aspetti dottore!- lo richiama mordendosi un labbro.
- La tac no, e neanche la radiografia, lei è… è incinta- rivela lei sentendo per la prima volta le lacrime salirle agli occhi per una situazione del genere.
Ricordandosi di quando anche lei aveva pronunciato quelle stesse parole, così importanti per una donna, anche se proveniente da un pianeta lontano...
Gine era sempre stata una Saiyan di ultimo rango, relegata al ruolo di domestica e massaia perché più sensibile e poco portata alle missioni da mercenario, come da protocollo per il suo popolo. Nonostante il suo animo dolce, però, aveva comunque la stoffa della guerriera e durante il round femminile al matrimonio di una sua lontana cugina aveva vinto, vantando la sua pretesa di sposare Bardack, l’allora ufficiale dell’esercito di Re Veldock, di cui era sempre stata innamorata e mai ricambiata poiché lui aveva occhi solo per la sua compagna di squadra, Seripa.
Almeno fino al momento di quell’avvincente scontro, quando Gine aveva alzato il pugno insanguinato verso l’alto e portato i suoi occhi in quelli di Bardack, inchiodandolo sugli spalti dove stava seguendo il match. Il soldato ne era rimasto folgorato, come se la vedesse per la prima volta...
- D’accordo, allora faremo un’eco, coraggio andiamo, trauma uno!- dice il medico frettolosamente, chiudendosi definitivamente la porta delle sale alle spalle.
Gine resta a fissare per interminabili minuti il punto in cui sono sparita, mentre lo sguardo accigliato del marito la ispeziona.
- E’ vero?- la voce profonda dell’uomo la desta dai suoi pensieri, ma quando lei si volta fa fatica a ricacciare indietro le lacrime, annuendo impercettibilmente.
- So che non dovrei fare la sentimentale, essere fedele a me stessa e al mio sangue, eccetera- comincia, tirando su col naso, nascosta nel petto del marito.
- Ma spero con tutta me stessa che si salvino, lei e il bambino- mormora singhiozzando e Bardack si limita a stringerla forte, poco avvezzo ad usare parole di conforto.
- Vedrai che andrà bene, siamo ciò che siamo e noi siamo forti dopotutto...- risponde, fissando anche lui la porta delle sale che ancora leggermente dondola davanti ai suoi occhi.

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Alba inoltrata.
Respiro a pieni polmoni l’aria fresca del mattino, sento l’erba sotto i polpastrelli e…
“Un momento, dove sono?!”
Sono seduta su questo prato e mi guardo intorno confusamente, agitandomi un po', ma ritrovo subito la calma inspirando forte e rendendomi conto di una certezza unica e imprescindibile. Sono nel posto dove ho sempre amato essere.
Sono nel mio sogno.
Mi volto attirata da un movimento e vedo Goku in penombra che cammina tranquillo. Sorrido a quella scena riconoscendo la sua ombra, come sempre. Questa volta però è adulto, esattamente come lo conosco io con la sua tuta arancione da allenamento. Cammina e tiene per mano questa figura più piccola, un bambino di sicuro, con dei capelli abbastanza simili ai suoi. Mi acciglio e allungo il collo, riparandomi dai raggi solari sempre più luminosi, per mettere meglio a fuoco le sagome, ma sono abbastanza lontane, dunque decido di alzarmi e cerco di andargli dietro come faccio sempre.
“Sperando che come al solito non sia velocissimo...”
- Goku, amore mio!- lo richiamo una volta, due, tre, ma lui non si volta mai, lasciandomi anche lì come una stupida e facendomi nuovamente agitare.
“Perché non mi guarda? Perché non mi risponde?”
Poi lo vedo voltarsi di profilo, quel profilo perfetto e scolpito che riconoscerei tra mille e lo vedo accovacciarsi accanto a questo bambino. Dopo pochi secondi lui sparisce verso l’orizzonte, mentre la figura più piccola avanza correndo felice verso di me e man mano che si avvicina, riesco a mettere meglio a fuoco i suoi lineamenti infantili.
- Mammina!- la sua vocina allegra non mi da neanche il tempo di realizzare il reale significato della parola appena uscita dalla sua graziosa boccuccia, che si aggrappa ai miei fianchi e mi abbraccia forte.
Io resto immobile, pietrificata, incapace di muovere un sol muscolo, guardando ad occhi sgranati in basso quella buffa testolina nera all'altezza della mia gamba. Non me la sento di ricambiare la stretta, dunque attendo che sia lui a staccarsi per chiedere spiegazioni. Difatti, quando abbandona i miei fianchi mi osserva con un sorriso felice e io mi accuccio davanti a lui, mantenendo la mia espressione allibita.
- Piccolo, deve esserci un errore- comincio titubante.
- Io non posso essere la tua mamma, mi spiace- lo informo triste, piegando la testa di lato e allungando involontariamente una mano per accarezzargli i lunghi capelli neri così singolari… così simili a Goku.
Lui mi regala un sorriso talmente bello da farmi venir voglia di ricambiarlo senza pensarci troppo sopra.
- Ma certo che sei la mia mamma, che sciocchezze vai dicendo!- replica allegro e io non me la sento di contraddirlo, approfitto quindi del silenzio per studiare meglio i lineamenti del suo viso. La mano dai capelli si sposta alla guancia paffutella e lui allarga nuovamente il suo sorriso, lamentandosi del solletico.
Ha gli occhi nerissimi da cerbiatto e super espressivi come quelli di Goku, ha il suo naso e poi le labbra e il sorriso... come me.
Mi vengono in mente le parole di Goku riguardo al sogno di suo padre... com'era? Il mix perfetto di entrambi.
“Sarà davvero…?”

Scoppio d'improvviso a piangere senza nemmeno sapere il perché, cercando però di mantenere il sorriso sotto le lacrime, in modo da non spaventare questa splendida creatura.
- Mammina, perché stai piangendo?- domanda lui triste e piegando le labbra in giù.
- Beh, perché… forse non ti conoscerò mai- dico arresa, tirando su col naso e asciugandomi gli occhi col dorso della mano per non spaventarlo o intristirlo ulteriormente e lui, di tutta risposta, avvicina la sua soffice manina e mi accarezza a sua volta la guancia con fare rassicurante. Mi godo quel tocco che mi infonde un calore così conosciuto e familiare, come… casa.
- No mammina, io sono proprio qui, non mi vedi?- dice indicandosi con fare ovvio.
- Sì, ma questo è un sogno- lo informo scuotendo la testa.
- Per quanto vorrei con tutta me stessa che fosse reale- continuo, incapace di controllare le lacrime che inesorabili continuano a scendere sul viso.
- E io non sono forse il tuo sogno più grande? Credevi che anche il mio papà fosse frutto della tua immaginazione, invece è reale- mi ricorda, sapendo perfettamente cosa dire e il che mi strappa un breve sorriso, mentre ripenso alle sue parole.
Il mio papà sussulto a ripercorrere nella mia mente quel passaggio.
“Si riferisce di sicuro a Goku…Oh, piccolino, sapessi quanto ti desideriamo...”
- Come ti chiami?- domando curiosa, continuando a studiare il suo volto per non perdermene nemmeno la più lieve espressione.
- Mi chiamo Gohan- dice felice, arricciando gli occhi proprio come Goku quando sorride.
- Gohan- mimo quasi ogni sillaba di quel nome così dolce e armonioso.
- Nonno Bardack come l’ha presa che non hai il suo nome?- chiedo alzando un sopracciglio e lui ridacchia.
- Il nonno è felice, mi chiamo come il suo papà- replica alzando le spalle spensierato.
- Giusto- dico accigliandomi, ricordando qualcosa a proposito di una vecchia storia raccontata da Goku e poi l’idillio viene interrotto da familiari voci, come echi in lontananza.
Comincio a guardarmi intorno confusa e spaesata, tentando di riconoscere la fonte da cui provengono quelle voci così conosciute.
- Coraggio Maya, ce la puoi fare, non ti azzardare a lasciarmi, sai!-
- Bulma- mormoro sottovoce riconoscendo mia sorella che mi richiama a sé. La cerco con lo sguardo ma non riesco a vederla.
Né lei, né nessun altro.
- Devi tornare da loro, devi fare presto- la voce infantile cattura nuovamente la mia attenzione.
- No, voglio restare qui con te- dico frettolosamente, abbracciandolo forte e affondando il naso nei suoi capelli corvini.
- Lo so, ma potrai abbracciarmi presto, lo sai- mi ricorda.
- Ora devi tornare dalla zia Bulma e soprattutto da papà, se no io non potrò nascere e non potrai conoscermi- si raccomanda, convincendomi a tornare indietro, ma io mi prendo qualche altro secondo per osservarlo e per imprimere definitivamente la sua splendida immagine nella mia mente.
Così da poterlo ricordare per sempre.
- Come sei saggio, per essere così piccolo- sorrido brevemente e lui mi ricambia.
- Somiglio a te in questo- ridacchia divertito e poi mi abbraccia ancora, questa volta lo stringo come a non volerlo lasciare andare…
“Ma ha ragione. Se voglio che nasca, devo mettercela tutta per tornare indietro...”
Quando Gohan si stacca da me, mi avvio poco convinta in direzione delle voci, ma il mio cuore mi comanda di voltarmi indietro ancora una volta. Lui è ancora lì che mi sorride rassicurante e annuisce.
- E’ la volta buona che lo faccio fuori, quello stronzo!-
- Vegeta?- dico fra me e me, correndo spedita verso la fonte della voce, chiamando lui, Bulma e Goku con tutto il fiato che ho in corpo.
Mi guardo alle spalle per l’ultima volta e Gohan mi saluta con un sorriso e la sua manina tenera si agita a mezz’aria.
- Arrivederci bambino mio, mio Gohan, mio piccolo miracolo-
Guardo davanti a me, inspiro forte e inizio a correre fino a sentire le gambe bruciare, fino all’orizzonte, fino al nulla, fino ad una luce splendente, come quella che avvolgeva Goku nel salone di casa nostra...

   
 
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