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Autore: Milly_Sunshine    27/05/2023    0 recensioni
La A+ Series è una sorta di evoluzione distopica della Formula 1, in cui i risultati possono essere condizionati dall'alto per esigenze di spettacolo e in cui i piloti sono stati privati totalmente della loro personalità, al punto da dovere tenere segreto il proprio nome e a non potere mai mostrare il proprio volto, riconoscibili soltanto dal colore della vettura che guidano e dal loro numero di gara, oltre che dagli occhi nei rari momenti in cui vengono immortalati con la visiera del casco aperta. Noto sportivamente come Argento Quattro, Yannick è sempre stato l'eterno secondo ed è ben disposto a piegarsi al volere della dirigenza, se questo può portarlo alla vittoria dell'ambito titolo mondiale contro gli avversari Viola Cinque e Rosso Ventisette. Il suo incontro con Alysse, che con la dirigenza della A+ Series sembra avere un conto in sospeso, gli apre gli occhi, ma le nuove consapevolezze si scontrano duramente con le regole della serie: Argento Quattro e i suoi stessi avversari rischiano di ritrovarsi con le loro stesse vite appese a un filo. // Remake di una mia fan fiction sulla Formula 1 pubblicata anni fa su Wattpad.
Genere: Azione, Mistero, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era strano come alla A+ Series fossero bastate appena poche settimane per rinnovarsi. Gli sciagurati eventi del Gran Premio del Giappone erano stati messi in secondo piano da quelli del dopogara, ma soprattutto dalla morte del CEO e della sua collaboratrice. Le circostanze del doppio avvelenamento non erano state del tutto chiarite, ma era ovvio che la causa istigante fosse stata il comportamento dei piloti. Qualche tifoso accanito, sostenitore della vecchia dirigenza, aveva urlato allo scandalo, ma facendosi poco sentire: c'erano stati un incidente mortale - a seguito del quale sembrava che non fosse mai esistito un solo fan che non avesse adorato Nero Trentacinque - e una rivelazione collettiva dei piloti, entrambi fatti che stimolavano l'interesse e la passione del fanbase. Un CEO era soltanto un CEO e qualcuno si augurava che la situazione non cambiasse troppo.
C'era chi sosteneva che il consiglio d'amministrazione avesse il dovere di fare sondaggi tra i tifosi, per stabilire chi dovesse essere il nuovo CEO, ma la maggior parte degli appassionati più accaniti preferivano richiedere a gran voce avere la possibilità di essere interpellati a proposito dell'assegnazione dei volanti. Altri erano impegnati a scandagliare le vite private dei piloti, se avevano profili social, per appurare se fossero o meno degni di meritarsi un volante nella A+ Series secondo il loro personale giudizio, non solo morale, ma soprattutto moralista. C'erano state addirittura petizioni contro il pilota fino a poco tempo prima noto come Verde Quattordici, a causa di un presunto tradimento ai danni della moglie immortalato e reso noto al mondo tramite pochi click. Un buon numero di presunti tifosi sostenevano di volere boicottare il campionato qualora non fosse stato radiato a vita. Una parte di costoro, inoltre, tartassavano la sua consorte sui social, per convincerla a chiedere il divorzio e l'affidamento esclusivo dei loro numerosi figli.
Yannick iniziava quasi a pensare che si stesse meglio quando le identità dei piloti erano celate, ma per il momento poteva stare sicuro. L'unica sua relazione pubblica conosciuta era quella con Alysse, la quale era vedova. O quantomeno, sperava che che il concetto di "finché morte non vi separi" fosse stato assimilato dalle menti dei tifosi più ossessivi, e che la sua relazione con una donna che era stata in passato coniugata con un uomo defunto da diversi anni non venisse presa di mira.
Si tolse quei pensieri dalla testa proprio perché Alysse, al suo fianco, gli mise fretta.
«Dobbiamo andare.»
«Di già?» Yannick guardò l'orologio. «Non pensavo fosse così tardi.» C'era una riunione con il nuovo CEO, che era stato incaricato soltanto quella mattina, alla vigilia del Gran Premio degli Emirati Arabi, che si sarebbe svolto sul circuito di Abu Dhabi, prima di tornare nel continente americano. «Cosa ti aspetti? Ho sentito dire che hanno scelto un pilota vintage.»
«Speriamo» mormorò Alysse. «Il fatto che sia un ex pilota è promettente: almeno avrà un'idea di che cosa sia tollerabile e cosa no. Quello che è successo a Suzuka», abbassò lo sguardo, «non deve più ripetersi.»
«Ti manca?»
«Trentacinque? Sì.»
«Chi era?»
«Non lo so. Non mi ha mai detto il suo nome.»
«Ho sentito che metteranno Junior al suo posto. Ne sai qualcosa?»
Alysse alzò gli occhi.
«Può darsi, ma non è sicuro.»
«Alla fine hanno annullato la sua radiazione, e addirittura quella di Santiago Fernandez» osservò Yannick. «Cosa ne pensi?»
«Fernandez ha fatto molto meno di quello che abbiamo fatto noi, mentre Silberblitz è stato messo in mezzo solo per "esigenze di trama"» rispose Alysse. «Direi che è giusto così.»
Senza aggiungere altro si diressero verso il luogo della riunione. Alcuni piloti erano in ritardo, Yannick e Alysse furono tra i primi a entrare nella sala in cui il nuovo CEO li avrebbe incontrati. Quando lo vide, Yannick rischiò di non credere ai propri occhi: quell'uomo sulla cinquantina, con i capelli biondi tagliati a caschetto, gli occhiali da vista e decisamente più corpulento rispetto a un tempo non era solo un ex pilota, era il suo idolo d'infanzia.
Accanto a lui, Alysse era ugualmente sorpresa.
«Non riesco a crederci, è Mirko Lentävä!»
«Non ci credo nemmeno io» convenne Yannick. «Quando ero piccolo, era il mio eroe! Anche se avevo solo dieci anni quando si è ritirato, l'ho sempre portato nel cuore. Peccato abbia lasciato le competizioni così presto, avrebbe potuto vincere ben più di due mondiali.»
Alysse non sembrava tanto interessata a tesserne le lodi per le performance al volante, quanto piuttosto a rimarcarne un aspetto che doveva apparirle ben più importante: «Lentävä è sempre stato molto equilibrato, anche quando era un pilota. Siamo di fronte a un cambiamento epocale. E poi lui stesso ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze della poca sicurezza. Uno che ha visto la morte in faccia non può trattarci come manichini da crash test.»
Yannick non disse più nulla, per non doverle dare ragione ancora una volta. Frattanto i loro colleghi iniziavano a radunarsi nella sala e Lentävä li invitava a prendere posto. Yannick e Alysse si sedettero in prima fila, mentre dietro di loro si udivano le voci di quelli che, come fossero stati scolaretti delle elementari appena entrati in classe il primo giorno di scuola, discutevano sul dove piazzarsi.
Mirko Lentävä li invitò a mettersi sulla prima sedia che avevano davanti. Yannick si girò indietro e il fatto che Ryuji Watanabe fosse l'ultimo a prendere posto gli strappò un sorriso.
«Vedo che ci siete tutti, almeno voi titolari della A+ Series» esordì Lentävä, «Quindi posso iniziare. Come potete immaginare, sono il nuovo CEO della categoria e il mio obiettivo è portare il campionato al passo con i tempi. Come ben sapete, si è andati in una direzione molto estrema negli ultimi tempi, alla quale vi siete ribellati. Credo sia doveroso farvi sapere che avete fatto la cosa giusta e che avete la mia approvazione. Ciò che non ha la mia approvazione, invece, è tutto quello che ha portato ai fatti del Giappone. Il vostro collega Nero Trentacinque ha perso la vita a causa di decisioni scellerate, che hanno stravolto la natura delle competizioni a ruote scoperte. La A+ Series non è un demolition derby, anche se fin troppo a lungo è stata trattata come tale. Apprestandomi a prendere il posto di un CEO che aveva una visione totalmente opposta rispetto alla mia, vi avverto fin da subito che è impossibile ripensare di punto in bianco il campionato, ma la mia intenzione è lavorare affinché possano esserci dei miglioramenti. Per quanto il format degli eventi sia da rivedere in futuro, ciò che è già stato programmato - sprint race, reverse grid e quant'altro - resterà tale per questa stagione. Ciò che è da rivedere subito è tutto ciò che riguarda la sicurezza: nel corso degli anni siete stati esposti sempre di più al pericolo, con le opzioni di disturbo applicate a vostra insaputa mentre eravate alla guida e con imposizioni assurde come l'abolizione delle mescole di gomme da bagnato, sia intermedie sia full wet. Se già questa regola appariva fuori luogo in precedenza, con il Gran Premio del Giappone si è toccato il fondo. Se da un lato il pericolo non sarà mai totalmente annullato, dall'altro è opportuno non solo cercare di ridurlo al minimo, ma soprattutto non aumentarlo deliberatamente. A causa di questa assurdità, un uomo è stato sepolto in una tomba senza nome, nel cimitero delle vittime della A+ Series, senza che i suoi familiari siano stati informati della sua morte. Non sono stati rintracciati documenti che attestino la sua identità: il vecchio CEO e la signora Heidelberg sono morti portando con loro il segreto della sua identità. A questo proposito, se qualcuno di voi fosse stato a conoscenza del suo nome, lo pregherei di farmelo conoscere. Non necessariamente qui, in questa sede: possiamo parlarne anche in privato.»
Nessuno disse nulla. Yannick diede un'occhiata all'espressione dei suoi colleghi. Appariva molto probabile che nessuno sapesse chi fosse davvero Nero Trentacinque.
La riunione proseguì, con Mirko Lentävä che declamava tanti buoni propositi. Yannick non aveva dubbi: il suo idolo d'infanzia era determinato a trasformare la A+ Series in una categoria motoristica "normale".
«Naturalmente non farò tutto da solo» chiarì, in conclusione. «Mi sono circondato di collaboratori competenti, che sappiano quali sfide deve affrontare un pilota mentre è al volante. Ho scelto alcuni consiglieri che potrebbero apparire un po' fuori dagli schemi, ma penso che siano proprio le nostre differenze a dare valore aggiunto. Per esempio, in apparenza io e Juanito Cuernos-Caballo non abbiamo nulla in comune: io mi sono ritirato a poco più di trent'anni, mentre Juanito gareggia tuttora in diverse categorie, nonostante abbia molti più capelli grigi di me. Eppure sono convinto che possiamo lavorare insieme per migliorare la categoria e che possa accadere anche con tutti gli altri, compresi quelli che, per loro scelta, resteranno nell'ombra.»
Ci fu un lieve mormorare, nella sala. Cuernos-Caballo era un nome di pregio dell'automobilismo internazionale, aveva vinto gare in Formula 1, Indycar, NASCAR ed endurance, una vera e propria leggenda, anche se occasionalmente c'era chi lo tacciava di essere un pilota scadente perché non concordava con certe sue dichiarazioni colorite. Il suo nome e il suo ruolo nella nuova gestione venne comunque accolto con tono di approvazione e Mirko Lentävä congedò tutti i presenti.
Ancora una volta, come bambini delle scuole elementari, alcuni di essi iniziarono a fare più confusione di quanto fosse necessario. Frattanto Yannick si alzò in piedi e fece per allontanarsi insieme ad Alysse. Se ne sarebbero andati, se non fosse stato per la voce di Lentävä.
«Mercier?»
«Sì.»
«Puoi fermarti un attimo? Puoi...» Lentävä esitò. «Possiamo darci del tu?»
Alysse confermò: «Sì, certo.» Si avvicinò al nuovo CEO. «Di cosa si tratta?»
«Preferirei che rimanessimo soli, è una questione piuttosto riservata» rispose Lentävä.
Yannick guardò con aria interrogativa Alysse, che gli fece cenno di andare via. Uscì, rassegnato, e rimase ad attenderla fuori dallo stabile. Ci vollero poco meno di dieci minuti e non gli parte turbata, quando la rivide.
«È successo qualcosa?» volle sapere.
Alysse scosse la testa.
«Niente di grave.»
«Sa che sei stata tu a convincerci a rivelare le nostre identità?»
«L'ha capito.»
«Avete parlato di questo?»
«Non è un problema quello che ho fatto, per Lentävä» precisò Alysse. «Quello che è successo ha portato indirettamente a un omicidio- suicidio, ma è stato un evento fuori dal nostro controllo. Non abbiamo colpe, abbiamo fatto solo ciò che sentivamo e che lo stesso Lentävä non disapprova.»
Yannick tentò di insistere: «Allora perché ti ha convocata?»
Alysse alzò le spalle, con apparente indifferenza, e borbottò un monosillabo. Yannick si rassegnò: non avrebbe saputo altro, non c'era verso di convincerla a parlare.

☆☆☆☆☆☆☆

Erano usciti tutti, Alysse era sola con Mirko Lentävä. Si fissarono per qualche istante, prima che il nuovo CEO prendesse la parola: «So che non dovrei chiedertelo, ma ci sei tu dietro a quello che avete fatto voi piloti?»
Alysse si irrigidì.
«Devo comunque rispondere delle mie azioni, giusto? Abbiamo violato una regola che, comunque la pensi tu, esiste ancora e qualcuno deve pagare per questo? Non c'è problema, lo accetto, ma appunto per questo vorrei che la responsabilità fosse considerata soltanto mia.»
Mirko Lentävä replicò: «Non hai capito, Alysse. Vorrei solo che mi confermassi se ci sei tu, dietro, perché in tal caso uno dei miei collaboratori vorrebbe scambiare qualche parola con te.»
«Quale collaboratore?»
«Uno di quelli che lavorano nell'anonimato.»
La faccenda era misteriosa quel tanto che non permetteva ad Alysse di essere totalmente tranquilla.
«Qual è la fregatura?»
«Il fatto che il mio collaboratore abbia molti anni di più rispetto all'ultima volta in cui l'hai visto e che non sia nelle migliori condizioni di salute.» Lentävä fu molto chiaro: «Non è come ti aspetteresti di vederlo e soprattutto adesso potrà mostrarti il tuo volto.»
«È un ex pilota della A+ Series?»
«Lo scoprirai. Vieni con me.»
Senza esitare, Alysse seguì il nuovo CEO. usciti dalla sala in cui si era tenuta la riunione, imboccarono un lungo corridoio. Lentävä non la accompagnò fino a destinazione, ma le disse che la persona che avrebbe dovuto riceverla si trovava nell'ultima stanza in fondo. Alysse proseguì da sola, con tante idee confuse che non riuscì a concretizzare in un pensiero concreto.
La porta era accostata, quindi rimase incerta per un attimo a interrogarsi su come agire. Infine si convinse, la scostò e sbirciò all'interno. Vide un uomo girato di spalle, su una sedia a rotelle. Aveva i capelli grigi tagliati con la moda diffusa tra la fine degli anni '90 e la prima metà degli anni 2000: corti, ma non abbastanza per essere definiti a spazzola, acconciati con il gel a formare aculei in cima alla testa.
«Posso?» domandò Alysse, senza troppa convinzione, ma con il cuore che le batteva a mille, perché anche visto da dietro le appariva tremendamente familiare, nonostante non l'avesse mai visto dal vivo senza tuta e casco.
L'uomo in carrozzella si girò lentamente, mentre Alysse muoveva qualche passo verso di lui. Lo scrutò in volto, ancora riconoscibile, seppure invecchiato di molto da quando vedeva regolarmente sue inquadrature alla televisione o sue fotografie su giornali e riviste.
Aveva un nome, ma fissando i suoi occhi verdi tutto ciò che riuscì a fare fu balbettare: «A-Argento Tre?»
L'ex pilota scosse la testa.
«Ormai non sono più Argento Tre.»
«Lo so, ma Hamster Gangster non sarà mai come te.»
«Non sottovalutarlo. Può vincere quanto me, se non di più. Non ti ho chiamata qui per parlare di questo, però. So quello che hai fatto, so che sei stata tu a svegliare le coscienze.»
Alysse minimizzò: «Non ho fatto niente di speciale. Ci veniva chiesto qualcosa di insensato, ormai, un po' come se il nostro scopo fosse dare spettacolo a un pubblico becero assetato di sangue. Il mio compagno di squadra è morto per colpa di quelle regole.»
L'ex Argento Tre insisté: «Hai fatto quello che nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare. L'ho capito fin da subito, quando ero il tuo coach, che avresti potuto farcela.»
«Sapevi chi ero?»
«No, ma ho sempre riconosciuto il tuo sguardo. Eri Rosso Ventisette, la scorsa stagione. Mi dispiace che non sia andata bene.»
«A me, non più. Non era la mia strada. Non so se l'ho trovata, ma posso dire di sentirmi molto più a mio agio adesso.»
«Ti auguro il meglio, Al-...» Esitò. «Posso chiamarti Alysse?»
«Sì, certo, è così che mi chiamo. E io posso continuare a chiamarti Argento Tre?»
«Preferirei Mihail.»
«Tu, per me, resterai sempre Argento Tre, il pilota che mi ha aiutata a diventare quella che sono.»
«Non dare tutti i meriti a me, Alysse» replicò Argento Tre. «Sei una grande donna. Non mi sbagliavo, su di te, ci ho sempre visto giusto, anche se dicevano che ero troppo vecchio per distiguere il giorno dalla notte.» Ridacchiò. «Grazie, Alysse. Grazie per quello che hai fatto. Un giorno sarai ricordata come la persona che ha salvato la A+ Series.»
Alysse scosse la testa.
«No, un giorno sarò ricordata per i miei risultati. Non guido più una vettura rossa, ma il meglio deve ancora venire, per me. Non so quale sia il mio futuro, ma sento che ho ancora tanto da fare.»
Argento Tre sorrise.
«Non potrò mai festeggiare con te, ma sappi che sarò al tuo fianco.»
«Perché?» chiese Alysse.
Argento Tre spiegò: «Perché la mia vita pubblica è finita molto tempo fa. Non sono fatto per stare sotto i riflettori. Preferisco vegliare nell'ombra sulla A+ Series e, per questo motivo, ti chiedo di non riferire a nessuno che ci siamo incontrati.»
Alysse si arrese alla sua volontà.
«Nessuno lo saprà.»
Si salutarono e se ne andò, tornando nel corridoio. Lentävä la aspettava a parecchi metri di distanza. Alysse gli fece un cenno, prima di uscire dallo stabile. Trovò Yannick ad attenderla. Non gli avrebbe mai detto di avere appena visto una leggenda del vecchio corso del motorsport.
Non le dispiaceva che il pilota che un tempo l'aveva così tanto ispirata facesse parte di una nuova dirigenza che puntava ad avere un mondo migliore. Il mondo, tuttavia, non aveva un grande margine di miglioramento: al di fuori tutto sarebbe rimasto uguale. Alysse lo leggeva nei commenti dei tifosi sui social, che di per sé non erano cambiati molto, così come lo vedeva nel moltiplicarsi degli avatar dedicati al suo defunto compagno di squadra dai suoi passati detrattori, divenuti suoi tifosi postumi come a rendere reali le sue profezie. Non vi era cura per certe ferite, una nuova A+ Series la attendeva, ma i fantasmi del passato avrebbero comunque dominato.






NOTE: ho scritto questa versione in un mese, dal 1° al 28 febbraio 2023, anche se l'ho pubblicata più lentamente su EFP. Tina Menezes è il mio personaggio preferito, anche se devo dire che scrivere le parti con il CEO e la signora Heidelberg è stato molto stimolante. Mi sono ispirata alla mentalità di certi fanboy e fangirl trash di nuova generazione che commentano la Formula 1 come se fosse una serie televisiva e non un campionato sportivo.
Le squadre impersonali rappresentate hanno per gran parte i colori delle vetture dei veri team di Formula 1, con l'eccezione delle squadre con colorazioni banali, ai quali ho sostituito colori di livree tradizionali di team non più esistenti. Molti numeri sono ispirati al sistema di numerazione presente in Formula 1 tra gli anni '70 e '90 (per esempio ho assegnato i numeri 27/ 28 alle vetture rosse, in quanto sono stati storicamente i numeri tradizionali della Ferrari per molti anni), quando non era possibile ho lavorato un po' di fantasia in tal senso.
Alcuni personaggi secondari che fanno solo qualche comparsa sono vagamente ispirati - alcuni neanche troppo vagamente - a piloti attuali o passati. La storia della Formula 1 a cui si accenna è rimasta inalterata rispetto a quella reale fino al 2006. L'anonimato eterno a cui è condannato il pilota deceduto negli ultimi capitoli è - purtroppo - ispirato alla poca memoria rimasta dei piloti deceduti durante le competizioni automobilistiche, se non avevano già raggiunto un livello di fama sufficiente a essere consacrati come idoli.


A J.B., perché mi sono chiesta per anni chi sarebbe potuto diventare.
A volte me lo chiedo ancora.
   
 
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