Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    28/05/2023    18 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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March

Io ormai sto avanzando in questa Raccolta per inerzia, perché siamo solo alla terza OS e a livello emotivo sono già prosciugata.
Anche perché va bene sperimentare, ma certi tipi di storie non li ho mai scritti proprio per questo motivo: perché mi distruggono, proprio come è successo in questo caso e ho pure paura di aver fallito miseramente.

Come sempre, preferisco aspettarvi a fine storia per delle N.d.A. aggiuntive.
Ora vi lascio lo specchietto e spero che la storia convinca almeno voi!
Buona lettura!


March: Mutual pining
Prompt forum: “Questa sera il destino ti porterà una sorpresa” (Challenge: Vuoi un biscottino della fortuna?)
Rating: Giallo
Generi: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern!AU, POV Yusaku



Just look inside my heart
(you will cry)




1

Quella mattina, quando Yusaku incontrò lo sguardo di Ryoken, sperò con tutto se stesso che non lo avesse notato. L'ultima cosa che voleva era proprio trascorrere del tempo in sua compagnia prima dell'inizio delle lezioni, motivo per il quale fece subito dietrofront, deciso a percorrere un'altra strada per raggiungere la scuola.
Capì che il suo tentativo di evitarlo era miseramente fallito nel momento in cui la voce di Ryoken gli carezzò i timpani e lo bruciò fin nella carne e nelle ossa, scaldandolo dal gelo anomalo di quella mattina di metà primavera.
    «Yusaku!» lo chiamò, cominciando ad avanzare nella sua direzione.
Yusaku si morse il labbro inferiore, reprimendo a stento il desiderio di correre via, e si voltò. Era così strano provare un coacervo di emozioni tanto negative nei confronti di Ryoken che desiderava solo poter sparire dalla sua vista e approdare in una terra lontana dove nessuno lo conosceva
    (un mondo perfetto nel quale il suo cuore non era stato brutalmente strappato a metà e i suoi sentimenti erano ancora tutti integri).
Lo guardò avvicinarsi, lo vide sorridere
    (a lui, stava sorridendo proprio a lui)
e si inabissò ancora di più nel fitto groviglio di disperazione che aveva preso il posto delle vene e delle arterie all'interno del suo corpo.
Non lo salutò nemmeno, si limitò a fissarlo con volto apparentemente inespressivo — tanto Ryoken era fin troppo preso da altro per rendersene conto.
    «È da un po' che non ci vediamo» continuò Ryoken come se niente fosse.
    «Sono trascorse solo due settimane dall'ultima volta che ci siamo visti. Non mi sembra sia passato chissà quanto tempo».
In realtà, a lui parevano essere trascorsi anni, secoli dall'ultima volta che si erano visti. Ogni giorno senza Ryoken gravava sulle sue ossa fragili con la potenza di un macigno.
Eppure, in quel momento, tutto ciò che Yusaku riuscì a manifestare nei suoi confronti fu un grumo di acidità e frustrazione che riuscì a stento a controllare.
Tanto Ryoken non lo avrebbe notato. Era troppo preso da altro, dopotutto.
    «Sì, beh… è che mi fa strano, solitamente riusciamo a vederci un po' più spesso» spiegò Ryoken, e Yusaku distolse lo sguardo.
    «Ti fa strano?» domandò, sussultando una volta realizzato che gli occhi avevano iniziato a pizzicare e che un groppo ingombrante gli si era materializzato al centro della gola.
    «Sì, davvero… da quando ho iniziato l'università ho degli orari assurdi e—»
    «Devo andare» lo interruppe, riprendendo ad avanzare lungo l'ampio marciapiede.
    «Aspetta, possiamo fare la strada insie—»
    «Sono molto di fretta, mi spiace».
E più Ryoken insisteva, più si sentiva perso, spezzato e annichilito.
    «Yusaku, aspetta!»
In poche falcate, Ryoken gli fu accanto. «Volevo chiederti se nel week-end ti andava di—»
    «Ho da fare. Chiedi a qualcun altro».
    (Perché non chiedi a lei?)
    (Perché sprechi il tuo tempo con me?)
    «Oh… va bene».
Si fermò, voltandosi lentamente, l'ultimo respiro incastrato tra le costole. Ryoken si era bloccato un po' prima e si trovava a qualche passo da lui, lo sguardo di chi era veramente dispiaciuto di aver ricevuto un rifiuto e le labbra che tremavano appena.
    «Mi sarebbe piaciuto andare al cinema con te. Se riesci a liberarti dagli impegni fammi sapere, okay?»
Non gli rispose. Con l'emotività ridotta a brandelli, disse soltanto “Devo andare” prima di avviarsi in direzione dell'edificio scolastico.


2

Vide Miyu davanti l'entrata della scuola e si sentì rincuorato. Non era in vena di parlare, quantomeno non in quel momento, ma sapeva che lei lo avrebbe capito e avrebbe atteso che si facesse avanti di sua spontanea volontà.
Le bastò guardarlo fugacemente negli occhi per comprendere che la situazione non fosse affatto delle migliori; e come Yusaku aveva previsto, lei si limitò a salutarlo e a sorridergli con benevolenza.
E questo lo apprezzò tantissimo.


3

Vega si trovava a metà corridoio del secondo piano, in compagnia di due sue amiche. Yusaku avrebbe preferito non incontrarla, ma considerando che le loro classi erano attigue, era praticamente inevitabile.
Suo malgrado si ritrovò a osservarla e, per l'ennesima volta, realizzò quanto fosse carina e graziosa: il fisico alto e snello, i lunghi capelli blu e la frangia perfetta, gli occhi scuri e sognanti… cielo, quando aveva quell'espressione stampata in volto non era mai buon segno, per lui.
Perché significava che stava raccontando di Ryoken alle sue amiche, aggiornandole sull'ultima volta che si erano visti, e Yusaku non voleva ascoltare una singola parola riguardo quel resoconto tanto dettagliato.
    (E se si fossero baciati?)
Cercò di scacciare quel pensiero dalla testa con ogni briciolo di forza a sua disposizione proprio quando, insieme a Miyu, oltrepassò Vega e le altre due ragazze per recarsi in aula.
Era talmente presa da ciò che stava raccontando da non accorgersi nemmeno della loro presenza — solitamente salutava.
E a Yusaku, purtroppo, non sfuggì un frammento di quel monologo tanto concitato: lei e Ryoken non si erano baciati, ma il pomeriggio addietro, durante le ripetizioni di Matematica, le loro mani si erano inavvertitamente sfiorate. E Vega lo stava raccontando come se avesse scalato una montagna altissima e fosse giunta alla vetta appena in tempo per ammirare un tramonto mozzafiato, unico e irripetibile. Come se quel semplice sfiorarsi fosse stata la più grande conquista della sua vita.
La parte fragile dell'essenza di Yusaku rischiò di spezzarsi in migliaia di cocci e ridursi in polvere in una manciata di secondi; ce n'era poi un'altra, molto più infida e cattiva, che ancora non conosceva bene, che al contrario trattenne a stento un conato di vomito.
Yusaku aveva immaginato l'amore in mille modi differenti, ma mai così.
Così era troppo. Era opprimente e impossibile da sostenere.


4

Trascorse le lunghe ore di lezione a rimuginare su quanto accaduto quella mattina. Miyu ogni tanto lanciava qualche occhiata apprensiva nella sua direzione, ma Yusaku non diede mai segno di volerne parlare sottovoce o scambiandosi qualche bigliettino sottobanco quando il professor Zaizen voltava le spalle alla classe per scrivere qualcosa alla lavagna.
No, era impossibile parlarne in quel momento, soprattutto quando Yusaku per primo doveva ancora fare chiarezza dentro di sé. E avrebbe voluto farlo, in modo tale da poterne poi discutere con Miyu in tutta calma e a mente più lucida, ma l'unica cosa sulla quale riuscirono a focalizzarsi i suoi pensieri fu il fatto di essersi comportato davvero male nei confronti di Ryoken e che l'espressione addolorata che aveva assunto dopo aver udito la sua rispostaccia gli dilaniava il cuore.
Non era mai capitato. Tra loro le cose erano sempre andate bene e la loro amicizia durava ormai da tempo.
Era stato ingiusto nei suoi riguardi e il ricordo dello sguardo afflitto di Ryoken non gli dava tregua, come se quegli occhi adombrati dal dolore avessero deciso di imprimersi a fuoco nella sua anima.
In fondo Ryoken non aveva colpe: stava solo frequentando una ragazza alla quale dava ripetizioni di Matematica, non doveva certo rendere conto a Yusaku di questo. Inoltre, solo perché Yusaku provava qualcosa nei confronti di Ryoken, non voleva certo dire che quest'ultimo fosse costretto a privarsi di vivere le proprie esperienze e, perché no, magari trovare anche una ragazza con cui impegnarsi in una relazione seria.
Yusaku non aveva potere alcuno in merito. Yusaku non era assolutamente nessuno in quel frangente, non ricopriva alcun ruolo e non sarebbe mai salito sul palco per interpretare la sua parte — anche perché era conscio che, se fosse accaduto, gli avrebbero rifilato quella dell'antagonista e lui non ci teneva affatto a essere dipinto in quel modo.
Erano solo Ryoken e Vega. Solo e soltanto loro due, protagonisti di quella storia dalle sfumature rosate che si stava evolvendo giorno dopo giorno e alla quale Yusaku, per forza di cose, era costretto ad assistere inerme e col cuore spezzato da singulti mal trattenuti.
Tentò di trovare il lato positivo della situazione, un piccolo appiglio al quale aggrapparsi con tutte le proprie forze, giusto per soffrire un po' meno. Frugò a lungo e a fondo, senza darsi pace, trattenendo il respiro e tagliandosi le dita con alcuni cocci affilati come rasoi (alcuni rimasugli del suo cuore che non era riuscito a recuperare), prima di constatare che l'unica, magra consolazione alla quale poteva stringersi ancora era al contempo quella che più lo distruggeva interiormente, che gli divorava i sentimenti come un tarlo ingordo e nocivo: Ryoken continuava comunque a volergli bene e a tenere a lui. Come amico, perché Ryoken non era innamorato di lui, era assurdo pensare che lo fosse, quindi i suoi atteggiamenti e il suo modo di approcciarsi non sarebbero affatto mutati.
Per Ryoken non era cambiato proprio nulla: aveva solo iniziato a frequentare una ragazza — molto carina, tra l'altro —, perché mai questo avrebbe dovuto influire sul rapporto di amicizia che aveva con Yusaku?
E fu proprio questa realizzazione a scaraventarlo in un mondo che non aveva mai assaporato la luce genuina del sole, cupo e claustrofobico: per Ryoken non era cambiato nulla; per lui, invece, era cambiato tutto, e nel modo peggiore possibile.


5

    «Dovresti accettare il suo invito».
    «E perché mai? Me lo avrà chiesto solo perché lei gli ha dato buca per il week-end».
    «Yusaku…»
Si morse il labbro inferiore e lasciò cadere le bacchette nella scatola del bentō quasi completamente intatto.
    «Scusa…» mormorò, riprendendole in mano un attimo dopo, senza però fare altro. Non aveva fame, quel giorno, nonostante la tamagoyaki riposta con cura nella scatolina nera insieme a due onigiri fosse davvero invitante.
Aveva raccontato tutto a Miyu durante l'intervallo, senza tralasciare nulla, e quella era stata la considerazione finale da parte della sua migliore amica: uscire con Ryoken nel week-end per chissà quale masochistico motivo.
Yusaku non ci teneva affatto a rispondere in maniera tanto acida anche a lei che stava solo cercando di aiutarlo, ma in quel momento si sentiva come la quintessenza della negatività, impossibilitato a provare anche solo un briciolo di speranza nel compiere una decisione simile.
    «Dico davvero, Yusaku: conosci Ryoken meglio di me e sai che non ti considererebbe mai come un rimpiazzo. Non è da lui comportarsi così. Inoltre…»
Prima di proseguire, Miyu si guardò intorno, come per accertarsi che nessuno in classe stesse origliando la loro conversazione: «Prima ho incontrato Vega in bagno e mentre parlava con le sue amiche ha detto che se Ryoken dovesse invitarla a uscire nel week-end, si ritroverà costretta a rifiutare poiché andrà a fare visita a dei parenti che abitano a Paradise City. In sostanza, Ryoken non le ha proposto nulla e ha pensato solo a te perché è con te che vorrebbe andare al cinema, sabato sera».
Yusaku sussultò, colto decisamente alla sprovvista. Poggiò nuovamente le bacchette inutilizzate sul suo bentō ed estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni.
    «Questa mattina gli ho risposto davvero male…» sussurrò mentre apriva la chat con Ryoken che, notò con una punta di dolore, nelle ultime settimane si era trasformata in Ryoken che inviava messaggi — senza mai demordere — e Yusaku che rispondeva a monosillabi, nel chiaro intento di non protrarre mai a lungo una conversazione con lui.
Scrollò le conversazioni, approdando in un tempo in cui tutto andava bene, quando non vedeva l'ora di ricevere un suo messaggio per poi rispondergli nel giro di mezzo minuto. Un tempo in cui il cuore di Ryoken era ancora libero e, anche se non provava nulla per lui, quantomeno Yusaku non viveva nell'incubo a occhi aperti in cui Ryoken aveva trovato qualcuno a cui donare ogni briciolo del suo amore e delle sue attenzioni.
Gli occhi pizzicarono ancora una volta e lui lasciò il discorso in sospeso — tanto sapeva che Miyu lo avrebbe capito comunque.
    «Scrivigli che ti scusi per il comportamento che hai avuto questa mattina e che ti farebbe tanto piacere andare al cinema con lui sabato sera» gli suggerì lei con dolcezza. «Vedrai che Ryoken ne sarà felice».
E con dita tremanti, Yusaku digitò parola per parola ciò che Miyu gli aveva detto.
    (E inviò).


6

I due giorni successivi furono stranamente normali: era come se l'universo intero avesse deciso di concedere una tregua a Yusaku, permettendogli così di riprendere fiato e rilassarsi un po' in vista di sabato sera.
Vega non si era più fatta trovare in corridoio intenta a parlare di Ryoken con sguardo sognante e quest'ultimo si era rivelato entusiasta del messaggio che Yusaku gli aveva inviato per confermargli che sì, nel week-end sarebbero andati al cinema insieme, solo loro due.
Yusaku non capiva, e tutto quel subbuglio emotivo lo metteva a disagio: pareva che l'intera situazione ora stesse volgendo a suo favore, con Vega che non si faceva più vedere e Ryoken che gli dedicava tutte le attenzioni del mondo, eppure non riusciva a capacitarsene e per brevi, gelidi attimi che parevano durare quanto mille lunghi inverni, il terrore atavico di essere travolto da un momento all'altro da una realtà devastante e annichilente gli cristallizzava sempre il sangue nelle vene.

E se fosse solo la fatidica quiete prima della tempesta? Forse quei due avevano già ufficializzato la loro relazione e Ryoken aveva chiesto a Vega di essere un po' più discreta, quantomeno all'inizio… e se avesse intenzione di raccontargli tutto sabato sera, magari prima di entrare in sala?
La serata sarebbe finita ancor prima di iniziare e questo sì che gli avrebbe dato il colpo di grazia.
E fu così che Yusaku trascorse l'intera giornata di sabato: pensando che, in qualunque modo fosse andata la serata, qualcosa si sarebbe concluso e qualcos'altro sarebbe invece cominciato. Perché lui di certo non sarebbe rimasto zitto.
Non più.


7

Ryoken arrivò puntuale e, a un quarto alle nove, Yusaku si trovò comodamente seduto sul sedile del passeggero della sua auto. Le temperature erano ancora un po' basse, ma non era un problema visto che avevano in programma di uscire per poi rintanarsi da qualche altra parte.
Ciononostante, un brivido riuscì comunque a percorrere beffardo la spina dorsale di Yusaku, portandolo ad agitarsi un poco.
    «Tutto bene?» gli domandò Ryoken, apprensivo.
Erano fermi a un semaforo che proprio non ne voleva sapere di illuminarsi di verde e pareva quasi che la caoticità di Den City fosse in procinto di inghiottirli in una misera frazione di secondo. Yusaku puntò lo sguardo oltre il vetro del finestrino, nel tentativo di mantenere una parvenza di autocontrollo.
    «In realtà no» ammise, avvertendo la gola serrarsi e pizzicare appena. «Ma vorrei parlartene una volta arrivati, se per te va bene».
    (Giusto il tempo di respirare a fondo e provare a riassemblare il mosaico di un coraggio andato in frantumi).
    «D'accordo».
E proprio in quel momento, il semaforo divenne verde.


8

Quando giunsero al parcheggio del cinema, Yusaku si lasciò andare a un lungo e profondo sospiro.
    «Mi dispiace» disse con un filo di voce, lo sguardo puntato ancora oltre il vetro del finestrino e il cuore che batteva martoriato nella cassa toracica.
    «Per che cosa?» domandò Ryoken, gli occhi azzurri che ora non si staccavano dalla sua figura — Yusaku poteva vederli nel riflesso del vetro, limpidi e bellissimi.
Ma perché accontentarsi di un mero riflesso quando poteva ammirarli per davvero? Si armò di coraggio e si voltò nella sua direzione, instaurando il contatto visivo e sentendosi un po' morire dentro, perché parlare a cuore aperto non era mai stato tanto difficile come in quel momento.
    «Per il mio comportamento» ammise in un sussurro. «Per come ti ho trattato nell'ultimo periodo… sono stato ingiusto nei tuoi confronti».
    «Yusaku, va tutto bene. Capita a tutti di vivere un periodo stressante, non hai nulla di cui giustificarti».
Yusaku sorrise. Un sorriso amaro e rassegnato, un tipo di incurvatura sconosciuta alle sue labbra sottili che già percepivano il sapore salato delle lacrime ormai imminenti.
    «Non è solo un periodo, Ryoken».
    «E allora che cos'è?»
Yusaku chiuse gli occhi per un istante, giusto il tempo di trovare le parole giuste. Quando parlò, avvertì la gola riarsa. E la sua voce parve quasi spaccata a metà.
    «È qualcosa che non se ne andrà fino a quando continuerò a provare dei sentimenti per te».
Fu come se il tempo si fosse cristallizzato nell'istante esatto in cui Ryoken realizzò il significato di quella confessione; le pupille dilatate e le labbra lievemente schiuse, nella rappresentazione perfetta di chi tutto si sarebbe aspettato, tranne che udire una dichiarazione simile da parte di un amico. Perché era così, non poteva essere altrimenti: Ryoken era rimasto sconvolto per questo motivo, non per altro.
E Yusaku desiderò ardentemente slacciare la cintura di sicurezza e uscire dall'auto, camminando il più lontano possibile da lui perché ormai era tutto finito, gliel'aveva confessato e niente sarebbe più tornato come prima. Ma decise di restare e di andare fino in fondo, di inabissarsi fino all'altezza del cuore e poi lasciarsi andare una volta per tutte.
    «All'inizio non era stato un problema, perché sapevo che anche se non ricambiavi i miei sentimenti, potevamo comunque continuare a essere amici. E per mesi interi è stato così, fino a quando… fino a quando Vega non mi ha chiesto il tuo numero di telefono per le ripetizioni di Matematica. Se penso che sono stato proprio io a darglielo…»
Si interruppe, perché le cose si stavano facendo difficili. Era in procinto di dare una forma a una parte di sé che odiava e che ancora non aveva accettato: quella che rantolava, schiacciata tra il dolore e la gelosia, con la bocca colma di veleno e lo sguardo carico di odio; quella parte di sé che l'aveva portato a rispondere male a Ryoken, a evitarlo e a cercare di dipingerlo sotto una luce negativa pur di staccarsi emotivamente da lui e liberarsi una volta per tutte dall'angoscia. Quella parte di sé che ora il vetro del finestrino dietro Ryoken rifletteva perfettamente.
    «Io non sono nessuno per importi chi frequentare, sei libero di vivere la tua vita come meglio credi… ma non posso negare che mi fa male e che più di una volta ho desiderato essere al posto di Vega, anche se so che è impossibile. Il fatto è che da quando vi frequentate per me è diventato tutto più difficile perché non riesco più ad approcciarmi a te come prima. Credevo di riuscire a reprimere le mie emozioni, ma non è così. Mi fa male… ogni volta che ti parlo e so che tu pensi a lei, oppure quando trascorrete del tempo insieme, che sia per le ripetizioni di Matematica o altro… ed è per questo che ho iniziato a evitarti, perché so che non avrei resistito a lungo e… ti chiedo scusa. Per tutto».
Chi sosteneva che sfogarsi e buttare fuori tutto ciò che si prova ha come effetto immediato quello di sentirsi meglio, mentiva spudoratamente. Perché lui non si sentiva meglio, si sentiva sconfitto, annientato, ridicolmente esposto davanti all'ultima persona che avrebbe voluto lo vedesse in quelle condizioni.
Aveva il cuore a brandelli e l'anima tumefatta. Si sentiva un inutile e minuscolo granello di polvere in mezzo alla vastità delle emozioni che provava.
E stava piangendo senza controllo, come un bambino dopo essere caduto per la prima volta dalla bici.
    (Patetico).
Ryoken slacciò la cintura di sicurezza e allungò le braccia nella sua direzione. Tra le lacrime e i singulti, Yusaku riuscì a percepire le mani calde del ragazzo posarsi con garbo sulle sue gote bagnate, carezzandole amorevolmente.
    (È tutto finito. Non abbiamo più niente da dirci).
E quando trovò la forza di aprire gli occhi e mettere a fuoco il volto di Ryoken, rimase senza fiato nel constatare che anche lui fosse sull'orlo delle lacrime.
    «In questo momento mi sento la persona più stupida del pianeta» confessò, la voce che tremava appena. Un timido sorriso affiorò sulle sue labbra e Yusaku pensò che fosse incantevole.
    «Cosa intendi dire?» riuscì a domandare nonostante il groppo in gola.
Ryoken sospirò. «Non avevo mai preso in considerazione la possibilità che tu ricambiassi i miei sentimenti» disse, e ogni parola che scandì riportò Yusaku a galla, facendolo riemergere dall'abisso nel quale era sprofondato.
    «Tu… cosa…?»
    «Mi ero illuso che con Vega avrei potuto voltare pagina, ma così non è stato. Mercoledì pomeriggio mi ha chiesto di vederci e lei… lei si è dichiarata. Ma io non ho mai provato niente del genere nei suoi confronti, solo attrazione. L'ho realizzato nel momento in cui mi ha detto con tanta sicurezza di provare qualcosa per me. Perché anch'io provo qualcosa, ma non per lei. E lì ho capito di aver sbagliato tutto, che ci eravamo illusi entrambi: lei credeva di avermi conquistato e io… io credevo di averti dimenticato, ma non è così».
Sorrise nervoso, togliendo le mani dal suo viso.
    «Vega non l'ha presa bene, ma alla fine ha compreso le mie ragioni. Mi basta questo».
Ed ecco spiegato come mai non si era più fatta vedere nei corridoi con le sue amiche, rifletté Yusaku. Mistero risolto.
Poi realizzò per davvero ogni singola parola di Ryoken e non poté fare a meno di chiedere: «Da quanto tu…?»
Ryoken fece spallucce. «Mi sei sempre piaciuto, Yusaku. Solo con il passare del tempo ho capito di provare molto di più nei tuoi confronti».
Il cuore di Yusaku fu sopraffatto da un'onda morbida e benevola. Lo avvolse e lo sospinse dolcemente verso la riva, permettendogli così di tornare a respirare.
L'aria all'interno dell'auto, invece, si stava facendo sempre più calda, ma per ben altri motivi…
    «Quindi tu…?»
    (Mi ami?)
    «Sì. E tu…?»
    (Ami me?)
    «Sì».
Yusaku lo guardò negli occhi e deglutì. «E questa sera…?»
    «Volevo dichiararmi, sì. E avrei accettato qualunque esito… anche se questo devo dire che è il mio preferito».
Era incredibile come entrambi avessero provato lo stesso, identico desiderio nel medesimo momento.
Alcune volte, il destino trova modi alquanto bizzarri per realizzarsi.
Ma non per questo sono meno graditi.


9

Di quel sabato sera, Yusaku avrebbe ricordato tante cose, una più bella dell'altra.
Ad esempio di come lui e Ryoken, dopo un attimo di imbarazzo, si fossero baciati incuranti che qualcuno di passaggio nel parcheggio potesse notarli.
Di come fossero ormai in ritardo per la proiezione delle nove e trenta e quindi quale modo migliore di attendere quella in seconda serata se non restando in macchina a baciarsi ancora e ancora?
Di come si tennero per mano durante tutta la durata del film, uno di quelli coi supereroi che piacevano tanto a entrambi.
Di come Ryoken lo avesse abbracciato forte prima che Yusaku uscisse dalla sua auto una volta riaccompagnatolo a casa e di come gli avesse sussurrato “Buonanotte, amore mio” prima di lasciarlo andare.
E di come Yusaku si fosse sentito, per la prima volta dopo tanto tempo, la persona più felice al mondo.
Non vedeva l'ora di raccontare tutto a Miyu e anche di ringraziarla, perché se non fosse stato per lei, a quest'ora il suo cuore sarebbe ancora strappato a metà. Ma non gliel'avrebbe detto nei corridoi della scuola, dove si correva sempre il rischio che qualcuno potesse origliare.
L'avrebbe invitata a casa sua domenica pomeriggio e le avrebbe offerto un caffè.
E tanti biscotti al cioccolato.




N.d.A.

Qui solo per lanciare un appello: RIVOGLIO INDIETRO I MIEI SENTIMENTI, POSSIBILMENTE INTEGRI, GRAZIE.
Il mutual pining è un trope davvero interessante, ma per me è decisamente troppo: non fa per me, nonostante io per prima ami sguazzare nell'Angst. Forse perché, anche nell'Angst, so che Ryoken e Yusaku possono contare sul sentimento che li unisce, ma qui?
Cioè, a un certo punto non sapevo nemmeno io come uscirne e ho chiesto a Yusaku di farmi spazio nell'angolino della depressione per piangere insieme.

Vega è un personaggio di Duel Links: è una Duellante Standard che appare nel mondo di VRAINS e, a giudicare dalla divisa scolastica, frequenta la stessa scuola superiore di Yusaku.
È davvero adorabile e non nego che mi piacerebbe scrivere ancora su di lei, magari per approfondirla un po' — e magari per non farle più ricoprire un ruolo tanto scomodo.

Penso di aver detto tutto.
Grazie per essere arrivati fino a qui, spero davvero che la storia sia stata di vostro gradimento.

M a k o
   
 
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