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Autore: Eevaa    28/05/2023    3 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 4
Origini



Ti guardano. I loro occhi hanno cambiato espressione un centinaio di volte, durante le scorse tre ore.
Hai scorto ammirazione, sgomento, rabbia, compiacimento, tristezza, malinconia, tensione, paura, confusione, invidia, coraggio, stupore.
Tre ore per raccontare ventun anni di storia, tre ore in cui la fortuna è stata avere Kakaroth accanto che - nonostante i suoi sbadigli - è intervenuto più e più volte per riequilibrare le prospettive. Per raccontare delle tue ricadute al lato oscuro - e l'ha fatto con molta più leggerezza di quanto avresti fatto tu.
"Sei sempre troppo severo con te stesso" ha detto più volte. Lo sei, anche se mascheri tutto sotto una facciata. Sono finiti i tempi in cui ti reputavi il migliore. Hai perso la corona oramai troppi anni fa, e ora il tuo giudizio di te stesso vacilla sempre più verso l'odio per quello che sei stato. Combattimento a parte, s'intende. Delle tue capacità combattive sei sempre tanto fiero.
Nappa e Radish hanno ascoltato tutto con attenzione, i “cosa?!” e i “ma che cazzo!?” a intervallare i vostri racconti.
E ora stanno lì, in silenzio, a guardarti come se fossi un alieno - e lo sei - o un estraneo - e oramai per loro sei. Qualcuno che non conoscono, come se il Vegeta del quale si ricordavano fosse morto. Vorresti dirgli di ringraziare il cielo, di ballare sul cadavere di quello che eri.
Invece loro ti guardano, stanno in silenzio, sostano alla parola fine, a quel punto tutto nero in quello spazio tutto bianco in cui vi siete ritrovati a collidere di nuovo, per la prima volta dopo ventun anni.
Sai che si sono accorti di non essere più le due persone che ti conoscono meglio, ma le due persone che ti conoscono meno. Stanno lì, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, mentre l'astronave ronza e vi riempie la testa.
Vorresti scappare, ma ti senti incollato al sedile, intrappolato, pesante seppur svuotato.
Ora sanno tutto, e sono senza parole.

«Dubbi? Domande?» interviene Kakaroth, forse imbarazzato dal troppo silenzio.
«Di dubbi ne dovrei avrei a palate, sulla veridicità di tutto questo» dice Nappa. Radish invece è silente, continua a guardarti.
«Credo di avere bisogno di dormirci sopra» dice infine. Tutti e tre lo guardate alzarsi e sparire dietro le porte della cabina di pilotaggio.
E tu sai che non dormirà davvero. Nemmeno tu lo farai.


 


L'aria ti sferza in faccia, i granelli di sabbia pungono come schegge di vetro. Avevi sperato di approdare su un attracco portuale meno inospitale, ma è tutto ciò che si vedrà nell'arco delle prossime ore. Mos Eisley. L'ultimo grande porto dell'Universo Sette.
Lo hai riconosciuto: c'eri già stato. C'eravate già stati insieme, durante una missione di ricognizione. Avevi nove anni, e quel posto è rimasto uguale: una landa deserta di schiavisti e prostitute, meccanici incompetenti, poche risorse e nessun pezzo di ricambio per astronavi. Niente di appetibile da mettere sotto i denti, solo della brodaglia di pane raffermo e acqua che sa di ruggine. Meglio che niente, dato l'allenamento a cui vi state sottoponendo.
Avete scelto di allenarvi a coppie per almeno un paio d’ore, per testare l'effettivo livello combattivo di Radish e Nappa. Ancora ti pesa sulla gola quel sospiro di sollievo, quando Kakaroth ti ha tolto dall'inghippo e ha scelto di allenarsi con suo fratello. Non che con Nappa tu non abbia conti in sospeso, ma combattere faccia a faccia con Radish sarebbe stato persino peggio, se possibile.

E quindi siete lì, a sollevare sabbia e polvere da quel deserto, a fendere l'aria rarefatta con pugni, calci, attacchi ben calibrati. Nappa ti guarda con espressione arcigna mentre tenta di attaccarti e non ci riesce. È debole rispetto a te, non riuscirebbe a torcerti un capello. Il suo Ki è frammentato, disordinato, i suoi metodi d'attacco approssimativi proprio come li ricordavi, poco aggraziati. Mentre con una rondata schivi un altro attacco riesci a calcolare le sue mosse successive.
Grugnisce, ci riprova, è sempre stato testardo. E, a dirla tutta, lo ricordavi molto più scarso. Sei pronto a scommettere che con pochi mesi di allenamento intensivo possa raggiungere il livello del Super Saiyan, ma ti ritrovi a pensare che forse non sarà disposto a sottoporsi ai tuoi allenamenti. Ti domandi cosa accadrà, una volta finita la vostra missione. Cosa ne sarà di loro? Cosa faranno?
I tuoi occhi sferzano su Radish, in lontananza, percepisci l'amaro sulle papille gustative. Lo guardi combattere contro Kakaroth, caparbio. Il suo stile di combattimento è esattamente come lo ricordavi: molto più elegante di Nappa, molto più scaltro seppur più debole. Ma in questo combattimento percepisci rabbia, dolore, il suo volto non è impertinente, non è beffardo. I suoi occhi sono iniettati di un odio che non gli appartiene, e sai che la colpa ricade su di te almeno tanto quanto ricade su Freezer. Anche se in questo momento se la sta prendendo con Kakaroth.
Un dolore sordo allo zigomo ti fa rinsavire. Nappa ti ha colpito con un pugno, fai tre passi indietro. Ti sei distratto. Lo guardi e lui non sorride, non gongola per averti colpito, sa che ci è riuscito solo perché avevi la testa altrove. Ti guarda come se capisse cosa ti ronza in testa, ti domandi se riesca davvero a farlo, come quando eri un bambino piccolo, ti mancava casa e lui ti proponeva di allenarti per farti distrarre. Quando fingeva di non vedere i tuoi occhi lucidi di rabbia e rancore – perché sapeva che non gli avresti perdonato parole di conforto – e solo ti proponeva di lottare.
«Beh? Continuiamo o no?» dice infatti.
Stringi le labbra a quella conferma. Nappa sembra stupido ma ti capisce, anche se non sa che in questo momento tu gli perdoneresti invece qualsiasi parola di conforto, perché sei cambiato e tutto quello che vuoi è che ti dicano “ok, basta col rancore, capiamo perché hai fatto tutto questo”, ma sai che non è possibile. Non ti perdoneranno mai.
«Devi imparare a percepire i Ki senza lo Scouter» tagli corto, prima che le paranoie ti lambiscano un'altra volta.
Nappa arriccia il naso aquilino.
«E come si fa?»
Ricordi che per te non è stato facile, perché nessuno te l'ha spiegato. Ricordi frustrazione di non saper fare qualcosa che Kakaroth riusciva a fare con naturalezza. Ma alla fine ce l'hai fatta da solo, non hai avuto alcun maestro. E poi sei riuscito a spiegarlo, a insegnarlo anche a Trunks.
«Chiudi gli occhi, concentrati e prova a percepire i miei movimenti, visualizzami nella tua mente» suggerisci.
Ci prova, ci riprova. I rumori della battaglia poco lontana lo distraggono, distraggono anche te. Ringhi e maledici Kakaroth che, al posto di insegnare a suo fratello qualcosa di utile, si sta concentrando sul dannato Kaioken.
Nappa non ti percepisce, ma lo vedi sussultare e dischiudere gli occhi a ogni cambio d'aria, a ogni esplosione proveniente dall'altra battaglia.
«Ho detto occhi chiusi!»
«Fosse facile!» ringhia.
Sai perché lo fa, perché fatica a mettersi in posizione di svantaggio visivo. Sai che è un riflesso incondizionato, perché non può fidarsi di te. L'ultima volta l'hai ammazzato.
Provi a muoverti più piano, calibrare meglio la forza così che possa percepirti, ma una forte detonazione distrae entrambi.

Senti gridare Kakaroth dalla lontananza, mentre para gli attacchi di suo fratello. Radish urla di rabbia, di rancore, ha gli occhi iniettati di sangue. Ringrazi il cielo che Kakaroth sia troppo forte per lui, o l'avrebbe già disintegrato.
«Radish, con calma!» lo rimprovera. Ma Radish è una furia, prova a sferrare un altro pugno che nemmeno va a segno.
«Taci, pezzo di merda!»
Sgrani gli occhi, e comprendi che il tuo allenamento con Nappa è giunto al capolinea.
«Ma si può sapere cosa ti prende?» Kakaroth afferra un braccio a Radish, ma questo si divincola, paonazzo.
«Cosa mi prende? COSA MI PRENDE?» strilla, al limite della sopportazione. Lo hai visto così poche altre volte, ed era a causa tua. «Io ti detesto, Kakaroth! Non voglio che mi insegni nulla!»
Quasi ti si sembra di udire te stesso, la tua frustrazione dei tempi andati.
«Radish, frena, voglio solo aiutarti!»
Kakaroth para i suoi colpi con facilità, ma nei suoi occhi puoi vedere la paura, lo sgomento. Tu lo sai che ha pensato spesso al suo defunto fratello, si è posto spesso delle domande. Sai che anche se ogni tanto è un idiota, sotto sotto ha una sensibilità tutta sua.
«Avresti dovuto aiutarmi quando te l'ho chiesto tanto tempo fa!» urla Radish, sferrandogli un altro lampo di luce. «Ti ho chiamato fratello, una volta, e tu hai persino negato l'esistenza dei Saiyan. Mamma e papà ti hanno salvato dall'esplosione e tu hai negato tutto!»
Vedi Kakaroth impallidire, inciampare sui suoi stessi piedi per indietreggiare. Sai che non è pronto ad affrontare quello che Radish ha da dirgli. Non ha gli strumenti per farlo. Non ha mai voluto parlarne nemmeno con te.
«Salvato? Mi hai detto che sono stato mandato sulla Terra per distruggerla!» esala Kakaroth, ma Radish attacca ancora. Sai che ha bisogno di sfogarsi, di esplodere, per poter ritrovare la calma. Stavolta però ti domandi se riuscirà mai a calmarsi davvero.
«Ti ho spiegato ciò che facevano di solito i Saiyan, ma con te è stato diverso. Nostra madre ti ha spedito lì solo e unicamente per salvarti dall’imminente esplosione! E mentre io sono rimasto in giro a fare il mercenario, schiavizzato, torturato, tu eri in bambagia a goderti la quiete di un pianeta fertile! Dal primo secondo in cui sono arrivato mi hai guardato come se fossi una minaccia! Hai insultato la tua razza, sei partito prevenuto senza neanche provare a comprendere quanto la mia vita sia stata un Inferno. E quando ti ho chiesto di aiutarmi, unirti a noi e sconfiggere Freezer, tu mi hai ucciso!»
Nappa stringe i pugni accanto a te, al ricordo dei tempi in cui eravate Mercenari. Lui e Radish non hanno mai smesso di esserlo.

All'ennesimo spintone, Kakaroth reagisce e lo spintona a sua volta. È adirato anche lui, ed è una rarità da vedere. «Avresti dovuto dirmi le cose come stavano, al posto di venderti come il peggiore dei cattivi, rapire mio figlio e minacciarmi!» ringhia, sulla difensiva.
Tu e Nappa li guardate urlarsi in faccia, ma non osate neanche tentare di intervenire. Sai che solo loro possono spegnere quel fuoco divampante.
«Ci ho tentato, nemmeno mi hai ascoltato!»
«Bel tentativo quello di spaventare tutti i miei amici! Ti avrei aiutato, te l'ho già detto, se solo avessi perso un po' di tempo per spiegarmi le cose con le giuste maniere!» urla Kakaroth, mentre Radish prova ad attaccarlo ancora. Solleva la sabbia, i granelli si appiccicano addosso ai loro volti sudati.
«Erano le uniche maniere che conoscevo, razza di coglione! Ma evidentemente non ne valevo la pena, eh?» sibila, disgustato.
Ti irrigidisci, Kakaroth fa lo stesso. È un nervo scoperto, sai che Radish andrà a toccare proprio quello.
«Questo non è vero!» si difende Kakaroth.
Radish fa un cenno verso di te.
«Hai salvato lui. Perché non hai salvato anche me?»
Per uno con il cuore grande come Kakaroth, sapere di non poter salvare qualcuno è sempre stato motivo di sconforto, di frustrazione. Senti la sua energia diminuire, lo vedi arrendersi, smettere di difendersi.
«Radish...» sussurra solo.
«Mi hai lasciato marcire sotto terra e ti sei preso tutto» conclude lui, ma è esausto, gli sferra l'ultimo pugno e cade con le ginocchia sulla sabbia. Si arriccia, parla a testa bassa. «Non solo ti sei preso la vendetta contro Freezer, una vita piena di agi, il potere leggendario del Super Saiyan... ma anche il merito di ottenere l'amicizia e la fiducia di chi non conoscevi nemmeno!»
Questa volta sei tu a sussultare. Parla di te. Lo hai letto nei suoi occhi poche ore fa, durante il vostro riassunto, quanto gli desse fastidio sentirti dire che tu e Kakaroth siete amici, quando lui ha provato per anni a esserlo e tu non gli hai dato nemmeno un'occasione.
E, chissà come, anche Kakaroth sembra averlo capito. Ti scocca un'occhiata addolorata, breve, quanto basta per farti ingoiare acido, poi si inginocchia di fronte a suo fratello.
«Radish, mi dispiace!» Non lo hai mai sentito pronunciare queste parole.
«'Fanculo...» borbotta Radish, senza convinzione, esausto, con la faccia tra le mani.
Kakaroth si siede sui talloni, il suo volto è tagliato da un'espressione colpevole, seria. Sembra che dell'idiota non abbia più niente, e anche se oramai lo conosci ti stupisce sempre.
«Ho sbagliato, mi dispiace. Davvero, davvero tanto. Soprattutto ho sbagliato a insultare i Saiyan, ho capito troppo tardi quanto orgoglio, quanta sofferenza c'era dietro a questa storia. Io... urca, non sono mai stato tanto bravo in queste cose, a leggere tra le righe. Ci ho messo un po' persino ad accettare di essere un Saiyan. Non so nemmeno niente dei nostri genitori, ho sempre avuto paura a chiedere. C'è sempre stato qualcosa che mi frenava... sono stato un po' vigliacco, e ti chiedo scusa. Io nemmeno sapevo che loro mi avessero salvato».

Avverti i piedi sprofondare nella sabbia, vorresti essere inghiottito lì, perché sai che è troppo per tutti, troppo peso emotivo per degli alieni come voi, che le emozioni le avete sempre tenute nascoste in un cassetto buio. Quando vedi Kakaroth stringersi nelle spalle, con lo spettro dei suoi genitori che aleggia intorno a lui, ti penti di non avergli mai raccontato niente di loro, di non averlo costretto ad ascoltare. Dirgli quel poco che sapevi, quello che Radish ti aveva raccontato.
Perché, se lo avessi fatto prima, sarebbe stato Kakaroth stesso a prendere le sfere e resuscitare suo fratello, a volergli dare una nuova opportunità.
Quindi anche questo nuovo peso si aggiunge alla tua coscienza. La colpa ricade di nuovo su di te, per tutto quello che avresti potuto fare e non hai fatto.
Radish non alza lo sguardo dalle sue mani, ma anche da lontano percepisci il suo Ki tornare in equilibrio.
«C'è... nel mio vecchio Scouter c'era una registrazione... di nostra madre» riferisce, lugubre. Te lo ricordi ancora come se fosse ieri, quel messaggio. «Pochi istanti prima dell'esplosione. Lei diceva che nostro padre aveva avuto un presentimento, e allora ti aveva spedito via, lontano. Era felice che noi due non fossimo lì, che potessimo vivere. Poi la comunicazione si è interrotta, perché sono morti tutti. Tutti quanti».
La famiglia di Radish e Kakaroth era diversa dalle altre. Erano più buoni rispetto alla media.
Kakaroth serra la mandibola e stringe le labbra, quell'espressione ti uccide e al contempo ti fortifica. Lo rende più umano di quanto avessi creduto.
«Come si chiamavano?» domanda, e Radish finalmente alza lo sguardo. Sembra sorpreso, ma più tranquillo, ti senti in pace di conseguenza. Si guardano negli occhi, vedi la loro connessione, una scia luminosa sottile, impercettibile. Quasi la puoi vedere ripararsi, annodarsi laddove si era spezzata. Famiglia.
Glielo auguri, speri per entrambi che il loro legame possa fortificarsi.
«Gine... e Bardack».
Il sussurro di Radish si perde nel vento, ma Kakaroth lo afferra. Lo fa suo. Ora ha di nuovo delle origini, uno scopo per combattere davvero Freezer, per stare dalla vostra parte. Come avrebbe dovuto essere sin dal principio.
Insieme fate un balzo a ventun anni fa e atterrate in piedi.
Kakaroth distende una mano verso Radish e gli afferra la spalla, la stringe.
«Faremo in modo che avranno giustizia. Questa volta Freezer non la passerà liscia. Lo sconfiggeremo una volta per tutte. E lo faremo insieme... fratello».

La tua visuale traballa, strizzi gli occhi per ricacciare dentro le emozioni che vogliono uscire. Bulma te lo ha detto troppe volte che dovresti andare da uno strizzacervelli per gestire meglio quello che provi, ma stai procrastinando da tempo immemore. E quindi, quando vedi Radish circondare Kakaroth con un abbraccio stritolante, distogli lo sguardo e ti fossilizzi su due lune lontane. Ne sei felice, ma la dimostrazione che dai è compostezza, braccia incrociate al petto, cipiglio duro.
Sia mai far vedere al mondo che il tuo cuore batte come quello di chiunque altro. Hai concesso questo privilegio a poche persone, ti senti troppo esposto per farlo ora. Troppo vulnerabile per metterti di fronte a Nappa e Radish e chiedere scusa, dire loro quanto ti dispiaccia, fare ciò che ha fatto Kakaroth: un passo indietro.
Non sei pronto. Fuggi anche stavolta.


 


Sono trascorse altre tre ore, due salti interspaziali, tre pacchetti di cibo liofilizzato. Siete vicini alla membrana tra gli universi, ma è ancora troppo presto per avviare il salto. Tutto quello che vorresti è un bicchiere di sakè molto forte, ma tutto ciò che siete riusciti a comprare su quell'attracco è un liquore che sa di olio di motore. Per riuscire a dormire pochi minuti lo hai bevuto lo stesso e ora - oltre a un gran mal di testa - avverti la spiacevole sensazione di avere un ratto in bocca.
Ma, mentre Radish e Kakaroth sembrano ingranare lentamente verso qualcosa che può definirsi fratellanza, tu non hai aperto bocca per tutto il tempo. Il tuo silenzio non è pesato. In fin dei conti ti era già ben nota l'inclinazione di entrambi i fratelli di poter dialogare anche con i tronchi degli alberi, ma non ti saresti aspettato che Kakaroth potesse attaccare bottone anche con Nappa che, per quanto più socievole di te, non è mai stato uno di troppe parole.
E, se da una parte sei contento che finalmente quell'idiota abbia aperto le porte per conoscere meglio le sue origini, sei così egocentrico da chiederti cosa ci sia di così sbagliato in te, e del perché non sei mai riuscito a convincere Kakaroth a parlare dei Saiyan. Poi ti rendi conto che non sei proprio la persona più indicata per fare grandi discorsi, nemmeno la più accogliente.
Avete parlato spesso del niente, ogni tanto vi siete avvicinati all'argomento ma, ogni volta che si sfioravano corde troppo tese, Kakaroth cambiava soggetto del discorso. E tu non hai mai insistito.
Evidente che ci volesse Radish. O semplicemente che venisse a conoscenza di non essere stato abbandonato dalla sua famiglia, ma essere stato salvato.
Ma è quando ripercorrono alcuni dettagli di Vegeta-Sei che ti trovi in bilico se voler ascoltare o tapparti le orecchie. Quei ricordi fanno male e fanno bene. Ci sono odori della tua vecchia casa che ancora percepisci, i suoni, i sapori del cibo tipico, la voce di tua madre, i libri che sfogliavi seduto sul cornicione del palazzo. La vista dalla torre più alta, il lago azzurro e le lunghe distese di foreste lontane. Poi invece ci sono le cose che non hai mai vissuto, quelle che Radish raccontava e tu non comprendevi. La vita di terza classe, i cialtroni che vendevano pezzi di ricambio contraffatti, la folla nei bassifondi, le bische clandestine, le feste sotto i portici la sera, le bettole fumose. Un tempo le disdegnavi, oggi pagheresti oro per poter trascorrere ancora un giorno sul tuo pianeta e guardarlo con occhi diversi, senza corona.
Lo sguardo di Kakaroth è luminoso mentre Radish racconta, ridacchia quando Nappa aggiunge dettagli della vita da adulti, e ogni tanto ti guarda. Vorrebbe che tu partecipassi a quella conversazione, ma te ne stai in un angolo, un po' perché porteresti un contributo troppo austero, un po' perché sai che non saresti il benvenuto. Sono ore che Radish ti dà le spalle, non si è mai voltato. Lo fa solo quando, con un groppo in gola grosso come un asteroide, ti alzi per tornartene in zona cuccette a riposare. A far finta di dormire, a fare il sordo che non vuole sentire.
Lui ti guarda e si ammutolisce, indurisce lo sguardo, tu distogli il tuo. Esci dalla cabina di pilotaggio e valuti l'idea di bere ancora l'olio di motore per poterti tranquillizzare.

Apri con un pulsante il vano della tua cuccetta e ti ci siedi sopra, con le gambe a penzoloni. Il materasso è scomodo, ma hai dormito in posti peggiori. Sbuffi aria calda tra le mani e ti senti sull'orlo di voler piangere, ma la porta automatica si apre. Cacci indietro ancora tutto, deglutisci e speri solo che sia Kakaroth. Quasi ridi di te stesso, per una speranza tanto sciocca. Di solito avresti sperato il contrario, soprattutto perché un Kakaroth in astronave è mille volte più rompicoglioni di un Kakaroth a terra.
Invece è Nappa. Beh, almeno non è Radish.
Cammina ingobbito, è troppo alto per il vano delle cuccette, poi si siede in quella di fronte alla tua. Deve incurvarsi per non sbattere la testa su quella sopra, ma continua a guardarti. Incrocia le mani sulle ginocchia e sospira. La consapevolezza che non sia venuto qui per dormire ti ha già colto dal primo sguardo che ti ha riservato.
E ora ti fissa al buio con aria seria, occupa metà area con la sua mole, ma la occupa tutta con la presenza. Quando parla, non credevi avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
«Non posso certo chiederti di combattere, ora».
Comprendi quello che vuole dire. Capisci che è lì per parlare, non più per distrarti come quando eri solo un moccioso. Ora anche lui sa che sei cambiato, e che non lo metteresti più a morire nell'inceneritore di rifiuti alla richiesta di un dialogo.
Glielo devi. Sapevi che sarebbe giunto il momento di affrontare il discorso, quindi non scappi, rimani in silenzio. Accogli la sua richiesta solo con un sospiro. Ti fissi le scarpe in attesa di una recriminazione, ma le sue parole ti sorprendono.
«Ti perdonerà» dice.
Alzi lo sguardo di scatto. Non è venuto per parlare di se stesso. Ma per parlare di te. Di Radish. Apri la bocca ma non esce suono, lui non ti dà il tempo di replicare.
«Lo ha sempre fatto».
Non ne sei convinto, anche se apprezzi il tentativo. Tuttavia eri preparato ad altro, quindi non riesci a frenare la tua lingua.
«E tu?» domandi. Ti penti subito di averglielo chiesto.
Lui sembra sorpreso, ma poi stringe le spalle.
«Penso che... beh, penso che se tu non fossi stato quello che sei stato, saremmo morti in quattro giorni. Ci serviva il tuo cinismo, ci serviva la tua freddezza, la tua spietatezza. E penso che se io e Radish fossimo venuti a conoscenza prima di quello che ha fatto Freezer a noi Saiyan, sarebbe stato un suicidio. Se ci fossimo lasciati pervadere dai sentimenti non saremmo durati niente, in quella giungla. Quello che mi dispiace è che tu abbia dovuto portare un peso così grande da solo. Un peso che ti ha portato alla follia, una rabbia incontenibile».
La lama affilata delle grandi verità ti si conficca nell'addome, ti viene da vomitare, ma porti entrambe le mani sulla bocca e ti costringi a ricacciare dentro ogni sentimento. Insieme a quella voglia di gridare, di strapparti i capelli e fare ammenda per i tuoi peccati. Perché sai di essere uno stronzo, e non meriti alcuna attenuante.
«Tutto questo non giustifica quello che ho fatto a te» riesci però a dire. Ringrazi il cielo che il buio di quella stanza avvolga e celi i tuoi timori.
«No, non lo fa» sospira Nappa, poi distende lo sguardo affilato. «Ma sai... ho sempre visto le cose dal punto di vista pratico. Per te sono trascorsi ventun anni da quello scatto di rabbia che ti ha portato a uccidermi, ma per me è come se fosse ieri. Non mi cambia quanto tempo sia passato, io riparto da lì. Ma riparto da un mondo diverso, riparto con dei compagni di viaggio cresciuti, forti, dei Saiyan fieri. Mi va anche bene. Me lo faccio andare volentieri».
L'aria che ti ribolle nei polmoni evapora, ti senti svuotato, ti raffreddi. C'è qualcosa in quelle parole che ti culla, che ti cambia prospettiva e ti sorprende. Della leggerezza che non ti appartiene, ma sai che appartiene a lui. E un po' ti placa, raddolcisce il tuo palato. Togli le mani dal viso e ti siedi più composto. Quasi non ti sembra vero che non ti porti rancore, ancora non capisci se riesce a farlo perché è profondo quanto una pozzanghera, o semplicemente per quieto vivere.
«Beh, è una maniera piuttosto semplicistica di vedere le cose...» mormori, ma lui non sembra offendersi.
Al contrario, storce la bocca in un orribile sorriso sghembo che ha qualcosa di amaro e rassicurante al contempo.
«È una maniera per dire che un padre troverà sempre il modo di perdonare gli errori di un figlio».

Ti distrugge così, con una frase sola, poi ti lascia un altro sorriso e se ne va di nuovo. Ti lascia solo, e non ti sei mai sentito così piccolo. Ma ti senti anche leggero, svuotato.
Nappa ha preso un peso dalle tue spalle e se l'è caricato addosso, senza fatica. La sua debolezza fisica sembra svanire, di fronte a questo. Ti sembra all'improvviso il più forte degli uomini, come la prima volta che l'hai visto, che avevi due anni, e avevi quasi paura di lui.
Hai sempre negato a te stesso la presenza di Nappa come una figura paterna, ma sai che lo è stato. Hai passato molto più tempo con lui che con tuo padre, ti ha cresciuto lui. Ora non riesci più a negarlo, ti concedi di pensarlo, di prendere il suo perdono e tenertelo stretto addosso anche se non te lo meriti.
E, finalmente, ti concedi anche di lasciare sgorgare tutte le emozioni che ti sei tenuto dentro.




 
Continua...

Riferimenti:
-L'attracco portuale di Mos Eisley è chiaramente preso da Star Wars.
-In Dragon Ball Z Radish faceva riferimento alle opere di conquista dei Saiyan, del fatto che sui pianeti di esseri inferiori mandassero dei cuccioli per annientare tutti. Poi, però, in Dragon Ball Super Broly viene smentita questa cosa e si vede che Goku è stato mandato sulla Terra per essere salvato, non per conquistare il pianeta. Sicuramente è una retcon gigante, ma ora con il ritorno di Radish dovevo inventarmi qualcosa per renderla credibile.
-La registrazione nello Scouter di Radish non è canonica, ma potete trovarla come al solito in "Mercenari".
-Se invece volete saperne di più sulla mia versione del pianeta Vegeta, potete andare a leggere la mia storia "HAKAI".

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Che si dice? Quello che avete letto è - probabilmente - uno dei miei capitoli preferiti di tutta la storia. Riconciliazioni familiari, cose così... mi viene l'occhio lucido solo a correggere. 
Soprattutto per Nappa che, a quanto pare, sta piacendo davvero a tante persone! Ne sono felice, perché questo Radish di cui scrivo è ispirato anche ad altri che ho potuto leggere in altre storie non mie, mentre Nappa... beh, lo sto riscrivendo di sana pianta. Quindi sono un po' fiera di questo bel patatone. Daaai quant'è dolce?!
E finalmente anche Goku ha interiorizzato un po' di orgoglio Saiyan, forse per la prima volta in modo genuino, e non solo per i pochi racconti fatti da Vegeta che... beh, non è che sia un grande oratore. E Goku non è mai stato un grande ascoltatore, ecco :D ci voleva proprio la presenza del fratello.
Che dire... vi è piaciuto questo capitolo di riconciliazioni? Ehm, sì, lo so, mancano ancora Vegeta e Radish da far riconciliare... ehm. Sì. Ne passerà ancora.

IMPORTANTE: settimana prossima non riuscirò ad aggiornare perché sarò via. Tornerò su questi schermi domenica 11! 

Un abbraccio collettivo <3
Grace
  
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