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Autore: Aru_chan98    02/06/2023    0 recensioni
La storia di quattro nazioni e del rapporto col loro istinto da nazione, sulla cornice della storia mondiale
Raccolta di Song-fic su Epic - The musical
Genere: Song-fic, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You can relax, my friend
Huh?
I can tell you're getting nervous
So do yourself a service
And try to relax, my friend

I'm fine, Polites
Think of all that we have been through
We'll survive what we get into
 

Era una giornata di sole, l’estate era alle porte e si poteva respirare l’odore dei campi coltivati e dei fiori sbocciati. Erano passati decenni da quando Inghilterra era approdato su quella terra per la prima volta. Decenni dal primo incontro con quella piccola colonia a cui ora stava insegnando geografia e storia militare. Era stato un incontro quasi voluto dal fato. Era stato al ritorno da una lotta con Francia, con cui aveva dovuto competere per l’affetto di quel bambino dagli occhi azzurri e un sorriso luminoso come la luce del sole. Tuttora non capiva il motivo per cui Tredici Colonie lo avesse scelto ma, avendolo fatto, Inghilterra si era ripromesso di proteggerlo e guidarlo, dandogli tutto l’amore che lui non aveva avuto crescendo. A causa dei suoi impegni come nazione e impero non era stato in grado di vederlo tanto spesso, perciò era grato per quei tre mesi che avrebbe potuto passare in compagnia della piccola colonia, che nel tempo in cui era stato via era cresciuto in un ragazzino curioso e solare. Lo stesso che stava ascoltando solo distrattamente la voce di Inghilterra che spiegava i concetti di un grosso libro rilegato in cuoio.

“Alfred? Mi stai ascoltando?” si interruppe a un certo punto, notando che l’attenzione del ragazzo era altrove.

“Certo che sì! Stavi spiegando dell’invasione dell’impero di Spagna da parte delle popolazioni italiane”

“No, cretino, è stato Spagna a conquistare dei territori italiani” lo corresse, con un sospiro seccato, Inghilterra.

“Vabbè, è la stessa cosa” Inghilterra lo colpì affettuosamente sulla testa con il libro, come a rimproverarlo. Tredici Colonie non brillava nei suoi studi ma Inghilterra non avrebbe mai gettato la spugna con lui, lo avrebbe istruito per tutto il tempo necessario. Era la sua colonia più promettente dopotutto.

“Che devo fare io con te?” sospirò Inghilterra, con finta esasperazione.

“Arthur, non potremmo fare altro? È una giornata così bella, possiamo andare a giocare sulle sponde del lago a nord?” gli chiese Tredici Colonie, cercando di corromperlo con uno dei suoi soliti sorridi pieni di allegria. Aveva scoperto, da piccolo che Inghilterra era debole ai suoi sorrisi e alle sue espressioni da cucciolo ferito, così spesso se ne approfittava.

“Nice try Alfred, ma non m’incanti. È pericoloso andare a nord: ti ricordo che quello è territorio francese” rifiutò Inghilterra, cercando di non dargliela vinta. Essere accerchiato da Francia a nord e da Spagna a sud lo preoccupava: temeva che stessero aspettando il momento più opportuno per mettere le mani sui suoi territori. Soprattutto visto che Tredici Colonie impiegava molto a imparare quello che non gli interessava.

“E allora? Basta non passare il confine! Non può succedere nulla di brutto, tu sei con me! Arthur è la nazione più forte di tutte dopotutto” esclamò Tredici Colonie, insistendo. Quelle parole colpirono Inghilterra, anche se non lo voleva dare a vedere. Era toccante vedere quanta fiducia riponesse quella piccola colonia in lui e nelle sue capacità. Lo faceva sentire ripagato di tutti gli sforzi che aveva fatto per arrivare dov’era. Fece finta di pensarci su con aria seria, divertito dal vedere Tredici Colonie così preso dal cercare di convincerlo. Alla fine, si decise a chiudere il libro, alzandosi dal prato erboso.

“Okay, ma solo per oggi. Domani non aspettarti sconti però” Inghilterra sorrise mentre si puliva dall’erba che era rimasta attaccata ai suoi vestiti. Non si accorse che Tredici Colonie era rimasto a fissare il suo sorriso, arrossendo. Durò molto poco, prima che il ragazzo si alzasse a sua volta, esclamando uno dei suoi più gioiosi “evviva”.
 
 
 

 
I know that you're tired of the war and bloodshed
Tell me, is this how we're supposed to live?
Look at how you grip your sword, enough said
Why should we take when we could give?
You could show a person that you trust them
When you stop and lower your guard
Here we have a chance for some adjustment
Give it a try, it's not that hard
I'm telling you

This life is amazing when you greet it with open arms
Whatever we face, we'll be fine if we're leading from the heart
No matter the place, we can light up the world
Here's how to start
Greet the world with open arms
Greet the world with open arms
 

Man mano che camminavano verso i laghi a nord, Inghilterra non perdeva d’occhio per un secondo Tredici Colonie, che correva davanti a lui, distratto dalla minima cosa sul loro percorso. Inseguiva i conigli, raccoglieva rami facendo finta di essere un pirata, indicava a Inghilterra i vari uccelli e lucertole che vedeva sugli alberi. A una certa, decise di fare uno scherzo a Inghilterra.

“Art, quello non è un mercenario spagnolo?!” la colonia indicò un punto alle spalle di Inghilterra, cercando di simulare il terrore più puro. Non appena la nazione si girò, Tredici Colonie si arrampicò velocemente su un albero, nascondendosi tra le sue fronde.

“Non scherzare su queste cose, Alf- Alfred!” Inghilterra cominciò a chiamarlo, il panico nella sua voce. Tredici Colonie si sentì un po' in colpa, così, invece che stare nascosto per quanto voleva, scese quasi subito dalle fronde, spaventando Inghilterra.

“Thank God, you’re ok!” Inghilterra lo avvolse in un abbraccio, visibilmente sollevato. Presto però, il sollievo si trasformò in rabbia.

“Cosa ti è saltato in mente? E se ti avessero davvero rapito? O fatto del male?” cominciò a sgridarlo. Aveva avuto davvero molta paura di averlo perso.

“Art, calmati. Volevo solo farti uno scherzo” Tredici Colonie cercò di difendersi da quella ramanzina. “Sei troppo teso. Di questo passo ti verranno le rughe in faccia” cercò di buttarla a ridere il ragazzo, premendo un dito tra le sopracciglia di Inghilterra. Non funzionò.

“Non ti rendi conto di quanto le altre nazioni possano essere pericolose, Alfred”

“Non sono qui, lo hai detto qualche giorno fa. Che pericolo possono porre Messico e Canada? E poi, ho vissuto con la mamma e Matt per tanti anni, so come difendermi. Relax, Art” rispose Tredici Colonie, cercando di ricordare a Inghilterra il suo passato, prima di conoscerlo. “I popoli di Messico erano tremendi, lo sai anche tu, eppure sono qui senza un graffio. La mamma ci ha insegnato che possiamo vivere tutti in armonia se ci impegniamo. C’mon, England, relax a bit. Sei in vacanza, no?” Tredici Colonie gli sorrise apertamente, cercando di ignorare l’espressione di preoccupazione di Inghilterra. Corse di nuovo in avanti, sentendo costantemente gli occhi verdi della nazione su di sé che lo fissavano con un’intensità che lo faceva sentire in imbarazzo. Mentre giocava con uno scoiattolo, Tredici Colonie gettò uno sguardo verso Inghilterra, chiedendosi se si era calmato un po': apparentemente poteva sembrare così, ma la colonia si accorse che stringeva con forza l’elsa della spada.

“Art!” Tredici Colonie gli lanciò una mela, che aveva staccato dal ramo su cui stava lo scoiattolo. Inghilterra la prese al volo, un’espressione di sorpresa che durò poco, prima di tornare a cercare Tredici Colonie con gli occhi, preoccupato che sparisse ancora.

“Smile” disse il ragazzo, mimando un sorriso portandosi le mani al volto. Voleva a tutti i costi convincere Inghilterra a rilassarsi, a preoccuparsi un po' di meno. Sperava che la sua aria allegra e l’educazione di sua madre potessero influenzare almeno un po' la natura diffidente di Inghilterra. Vedendo che Inghilterra sembrava confuso, scese dal tronco e si avvicinò a lui.

“Smile, c’mon. Farai scappare gli animali così. Non eri il beniamino dei conigli da piccolo?” lo prese in giro Tredici Colonie, prendendo la mela dalle mani della nazione. Vedere Inghilterra imbarazzato lo divertiva.

“Should I remind you how?” lo punzecchiò, prima di prendergli una mano e riempirla di ghiande.

“Che fai?”

“Shh! Non dirmi che non hai mai fatto amicizia con gli scoiattoli” scherzò il ragazzo, tirando Inghilterra per la mano fino alla tana degli scoiattoli. Fece segno alla nazione di restare in silenzio e di osservare. I roditori all’inizio erano sospettosi, annusando la mano di Inghilterra e le ghiande ma, vedendo che non c’era pericolo, presto tre scoiattoli dal pelo rosso uscirono dal buco del tronco, intenti a prendere le ghiande e portarle nella loro tana. Una volta finito, uno degli scoiattoli cominciò ad annusare la mano della nazione, per poi arrampicarsi sulla stessa, passando alla sua spalla e ai suoi capelli. Tredici Colonie cercò di ridere in modo silenzioso, divertito dal roditore che sembrava orgoglioso di aver conquistato un nuovo territorio e dall’aria di disagio di Inghilterra.

“Visto? Anche loro avevano paura, eppure ecco mamma scoiattolo che si fida di te al punto di usarti come ramo”

“Con gli uomini e le nazioni è diverso, Alfred”. Il ragazzo scosse la testa, prendendo l’animaletto tra le braccia.

“Ti dico di no. Se sei disposto a fidarti degli altri, vedrai che la tua buonafede verrà ricambiata. La mamma lo diceva sempre.” Inghilterra si chiedeva spesso da dove derivasse tutta quella fiducia che la sua colonia aveva verso gli altri. Forse era perché era cresciuto lontano dai tradimenti e dai complotti del continente europeo. A volte si chiedeva se quella piccola colonia non avesse un istinto da nazione. Ma ad Inghilterra non dispiaceva che Tredici Colonie fosse così, se solo fosse stato così fiducioso solo di lui e diffidente di tutti gli altri. Mentre lo pensava, sentì qualcosa di umido contro una gamba dei pantaloni, facendolo sobbalzare e ridere Tredici Colonie: dei conigli si erano avvicinati ed erano incuriositi dai due.

“Ecco il ritorno di Arthur, il paladino dei conigli” rise Tredici Colonie. “Dai Art, non ci capiterà nulla. Se ci imbattessimo in villaggi o altre persone, basterà non dire chi siamo. Confondiamoci tra la folla”

“E se fossero comunque ostili?” Tredici Colonie mise giù lo scoiattolo, che scappò nella sua tana.

“Se sei disposto a fidarti degli altri, loro ricambieranno. Fidati di me, Art”.
 
 
 

 
Welcome
Stay back!
Stay back (stay back)
My friend, greet the world with open arms
We're only here for food
Food
Six hundred friends are waiting
For us to show our faces

Food
Stay back, I'm warning you
If we don't get back safely, my men will turn this place into blazes

Here you go
See? This life is amazing when you greet it with open arms
Whatever we face, we'll be fine if we're leading from the heart
No matter the place, we can light up the world
Here's how to start
Greet the world with open arms
Greet the world with open arms
 

Il resto del viaggio stava andando bene, così Inghilterra aveva cominciato ad abbassare la guardia. Non avevano incontrato nessun nemico e Tredici Colonie si era impegnato per farlo ridere, così Inghilterra aveva cominciato a rilassarsi. Le sponde del lago, in quella stagione, erano magnifiche. Valevano il viaggio che avevano fatto per arrivare. Tredici Colonie non perse tempo che si tuffò nelle sue acque con tanto di vestiti ancora addosso, invitando Inghilterra a fare lo stesso. Inghilterra rifiutò, vergognandosi della sua incapacità a nuotare. Tredici Colonie, però, non contento di quella risposta, gli lanciò dell’acqua, bagnandolo e ridendo quando finalmente Inghilterra mise i piedi in acqua per schizzarlo a sua volta. Tredici Colonie amava sentire Inghilterra ridere, lo faceva così raramente… Il ragazzo si era perso a guardare il volto sorridente di Inghilterra, il cuore che batteva forte. Ma quell’espressione mutò presto in preoccupazione.

“Hai sentito anche tu, Alfred?” Inghilterra era sull’attenti, la sua attenzione attirata dal rumore distante di alcune voci. La sua mano si strinse subito sull’elsa della sua spada. Tredici Colonie ritornò subito a riva, posando una mano su quella di Inghilterra.

“Calm down, potrebbero essere dei nostri” lo rassicurò la colonia. Quelle parole furono pronunciate da poco che una trentina di persone sbucarono dalla foresta. Non erano vestiti come cittadini delle colonie britanniche, cosa che allarmò Inghilterra. Tredici Colonie se ne accorse e strinse la presa sulla mano di Inghilterra.

“Amici o nemici?” chiese Inghilterra, ponendosi davanti a Tredici Colonie. Sul momento, gli uomini si posero sulla difensiva ma, poco dopo, un paio di persone si fecero avanti.

“Amici! Non vogliamo farvi del male. Siamo in cerca di un pezzo di terra in cui stabilirci” disse un uomo anziano, dal forte accento francese.

“Venite dalle colonie francesi?” chiede Tredici Colonie e, dopo che l’anziano annuì, sorrise loro, andando a stringere loro le mani.

“Benvenuti! Scusate la sua scortesia, viviamo qui da soli da molto e non abbiamo una buona esperienza con i francesi” fu la scusa che diede Tredici Colonie.

“Non completamente soli. Vieni qui, Alfred. Non sappiamo chi siano o se siano sinceri. Potete restare ma sappiate che se proverete a farci del male, non la passerete liscia” fu l’avvertimento di Inghilterra, che non si fidava nemmeno un po' di quelle persone. Pensava fossero spie mandate da Francia. Tredici Colonie si girò verso di lui, mimando il gesto di sorridere, prima di tornare a parlare con i nuovi arrivati, ignorando l’ordine della nazione. Quel gesto fece innervosire Inghilterra, che avrebbe voluto che Tredici Colonie gli restasse vicino.

“Siamo disposti a dividere il nostro cibo con voi, come gesto di buona volontà. Non abbiamo cattive intenzioni, davvero” disse l’uomo anziano ad Inghilterra, una volta che la nazione si avvicinò al gruppo nel tentativo di raggiungere e portare via Tredici Colonie, che stava ridendo mentre cercava di comunicare a gesti e con il suo francese estremamente pessimo. Sembrava starsi divertendo e quelle persone lo avevano accolto a braccia aperte. La barriera linguistica non sembrava un problema per lui. Inghilterra sospirò, accettando l’offerta dell’uomo, restando comunque sospettoso.
 
 
 

 
My friend, I wish that I could say that I agree
But look at the way this fruit is glowing
And filled with glowing seeds
It took me a while to notice just what kind of fruit they eat
It's a lotus, it controls your mind and never lets you free
That's what we'd get with open arms

Lotus eaters, I'd like to show my friend that kindness is brave
Could you tell me where there's other food to eat?

The cave
A cave! You're saying there's a cave where we could feast?
And where do we sail to find this fruit-filled cave?

East
Thank you!
Welcome
 

Dopo quell’incontro, i due vennero invitati a passare qualche giorno insieme al gruppo di viaggiatori. Tredici Colonie aveva faticato ma alla fine era riuscito a convincere Inghilterra ad accettare, usando come scusa il tenerli d’occhio ma Inghilterra lo aveva fatto solo perché voleva fidarsi del giudizio di Tredici Colonie per una volta. Lo aveva istruito da quando era piccolo, un minimo di giudizio doveva averlo. E poi, trovava divertente vedere Tredici Colonie cercare di comunicare con quelle persone senza avere un livello adeguato di francese.

“Art! Vogliono tenere una festa per aver finalmente trovato un posto dove stare. Please, please, come posso dir loro che sono felice per loro e che non vedo l’ora di festeggiare?” gli chiese Tredici Colonie, che spesso gli si avvicinava per chiedergli come dire alcune frasi in francese. Per quanto Inghilterra odiasse parlare quella lingua, l’aveva imparata per poter difendersi meglio da Francia e aveva tentato di insegnarla alla colonia con lo stesso proposito. Invece, Tredici Colonie non solo non la stava imparando, la trovava utile solo per parlare col fratello, quelle rare volte in cui riuscivano a vedersi. La colonia non capiva perché Inghilterra non parlasse apertamente in francese con quelle persone, visto che ne era capace, ma Inghilterra cambiava sempre argomento: sapeva che se avesse detto a Tredici Colonie che non lo faceva per non rivelare tutte le sue carte al nemico, il ragazzo gli avrebbe ripetuto più e più volte che non doveva preoccuparsi.

“Restiamo solo per la festa e poi ce ne andiamo. Sono stato chiaro, Alfred? È pericoloso stare qui troppo a lungo”

“Se avessero voluto farci del male, lo avrebbero già fatto” Tredici Colonie ribatté, per poi salutare, alzando una mano, uno dei ragazzi con cui aveva fatto amicizia e andare a “parlare” con lui. Inghilterra rimase ad osservarlo per un po', prima di alzarsi e andare a cercare delle bacche da uno degli arbusti al limitare del villaggino. Aveva tanto a cui pensare: da una parte voleva fidarsi ma dall’altra, tutta quella calma non lo convinceva.

“Certo che è proprio seccante. Tutta questa strada…”

“Beh, almeno abbiamo avuto fortuna. Pensate se ci fossimo imbattuti in Impero Britannico in persona”

“Fosse stato il caso, sarebbe stato meglio combattere”. Inghilterra sentì il dialogo di un gruppo di quelle persone per caso. Non restò molto ad ascoltarli, sentirli parlare di come lo avrebbero attaccato se lo avessero riconosciuto fu abbastanza per turbarlo profondamento. Tornò immediatamente indietro, alla ricerca di Tredici Colonie. Lo trovò che stava chiacchierando con un gruppo di ragazzi della sua età e i loro fratellini.

“Alfred, dobbiamo andare” disse, afferrandolo per un braccio. Tredici Colonie cercò di liberarsi dalla sua presa, non volendo seguirlo.

“Art, che è successo?”

“Dobbiamo andare e basta”

“Non voglio!”

“Non fare i capricci, Alfred”

“Non finché non mi dirai che è successo!” Tredici Colonie riuscì a puntare i piedi non appena furono nei boschi.

“Avevo ragione io, Alfred. Li ho sentiti: sono qui per invaderci. Se scoprissero che siamo nazioni non esiteranno a combatterci. Vedi cosa succede a fidarsi degli altri?” le parole di Inghilterra erano amare: se lo aspettava ma comunque quel tradimento lo aveva ferito. Tredici Colonie lo osservò in silenzio, una serietà che non gli apparteneva sul suo giovane volto. Si liberò con uno strattone dalla presa salda di Inghilterra, dopo aver deciso di impiegare la sua forza mostruosa.

“Ti sbagli, Arthur. Dev’esserci sicuramente un malinteso”

“Certe volte sei proprio troppo ingenuo, Alfred. Non diventerai mai una colonia maggiore se ti fidi troppo degli altri” lo rimproverò Inghilterra. Quelle parole ferirono Tredici Colonie, il cui sogno era quello di diventare forte come Inghilterra un giorno.

“E tu sei troppo diffidente. Se non credi alle parole, allora te lo dimostrerò a fatti” disse, prima di tornare di corsa nel villaggio.

“Alfred!” lo chiamò Inghilterra, ma il ragazzo non si girò nemmeno una volta. Non voleva credere a quello che la nazione gli aveva detto. Doveva sbagliarsi.

“Al, va tutto bene?” gesticolò uno dei suoi amici, dopo averlo visto tornare col fiatone. Tredici Colonie avrebbe voluto rivolgergli un sorriso ma la sua preoccupazione era più grande. Piano piano, a gesti, raccontò al suo amico cos’era successo, rivelandogli chi era davvero. All’inizio, il ragazzo francese impallidì, pensando che Tredici Colonie e Inghilterra si fossero infiltrati tra loro con l’obiettivo di spiarli e, eventualmente, farli prigionieri ma Tredici Colonie fu lesto a rassicurarlo.

“Non so che cosa fare per far si che Arthur si fidi di più degli altri. Fa male vederlo così in pena ogni volta che gli chiedo di fidarsi di me” disse infine Tredici Colonie.

“Vorrei riuscire a dimostrargli che anche la gentilezza è un punto di forza”. Il suo amico pensò un po' prima di rispondergli.

“Parliamo con gli altri prima. Sono sicuro intendessero altro… Dopotutto, noi siamo scappati dalle nostre case proprio perché eravamo troppo vicini alle politiche britanniche”. Il ragazzo si alzò in piedi, tendendo una mano a Tredici Colonie per aiutarlo ad alzarsi.

“Coraggio, prima che Impero Britannico venga a prenderti”. Tredici Colonie gli sorrise, afferrando la sua mano, grato per l’aiuto dell’amico.
 
 
 

 
This life is amazing when you greet it with open arms
I see in your face, there is so much guilt inside your heart
So why not replace it and light up the world?
Here's how to start:
Greet the world with open arms
Greet the world with open arms

Greet the world with open arms
You can relax, my friend
 

Inghilterra cercò Tredici Colonie nei boschi, pensando che si fosse nascosto su uno degli alberi come faceva sempre quando si arrabbiava con lui. Decise di tornare al villaggino solo alla fine, con la speranza di sbagliarsi, che non fosse stupidamente tornato lì. Il posto sembrava abbandonato, non c’era una sola persona in giro. Inghilterra chiamò il nome di Tredici Colonie più e più volte, sempre più in ansia. Temeva che qualcuno potesse averli sentiti e avesse deciso di rapire la sua colonia. Stava per tornare alla città che aveva fondato nel territorio di Tredici Colonie, in cerca di persone con le quali combattere contro quei francesi, quando sentì la voce della colonia rispondergli.

“Art! This way!”. Inghilterra non se lo fece ripetere due volte che accorse nella direzione in cui si trovava Tredici Colonie.

“Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa? Li ammazzerò tutt-“ non finì la frase che quelle persone uscirono fuori dalla vegetazione, con pezzi di stoffa con su scritto “Thank you for your hospitality, dear Empire”, una cesta piena di frutta e carne secca di cervo. Tutti loro sorridevano, creando un cerchio intorno ai due. Inghilterra si era irrigidito, pensando a una trappola, così sobbalzò quando sentì le dita di Tredici Colonie tirargli le guance in modo che sorridesse.

“Che diavolo fai?” gli chiese la nazione, irritato e confuso.

“Mio Impero” uno dei ragazzi gli si rivolse, con un inglese pessimo. “Alfred ci ha detto cosa ha sentito. Vorremmo scusarci, è tutto un malinteso”

“Stavamo parlando di quanto era stato faticoso il viaggio per andarcene dai territori francesi, di cui odiamo la politica” aggiunse una donna, che teneva in braccio la cesta di frutta.

“Non avremmo mai osato combattere contro di lei ma vogliamo a tutti i costi abitare nelle sue terre. Eravamo disposti a darle di tutto pur di avere il permesso” disse l’anziano che li aveva accolti all’inizio. Gli occhi verdi di Inghilterra erano ancora pieni di sfiducia in quelle persone e Tredici Colonie cominciò a temere il peggio.

“Se avessimo saputo di avere tra noi una nazione che rispettiamo così tanto, vi avremmo accolto meglio” concluse l’amico di Tredici Colonie. Tra le mani teneva una bandiera inglese, rovinata e bruciacchiata. “La mia casa è stata data alle fiamme per aver osato tenere i suoi colori”

“La famiglia di mia moglie viene da queste terre e vogliamo che i nostri bambini ci crescano”

“Non vogliamo partecipare alle guerre di Francia”. Molte di quelle persone cominciarono a raccontare le motivazioni per cui avrebbero rischiato qualsiasi cosa pur di vivere nelle colonie britanniche. Tredici Colonie vide che l’espressione di Inghilterra era cambiata. Sembrava… smarrito.

“Ci perdoni se le abbiamo dato anche solo l’idea di volervi fare del male” fu l’ultima cosa che gli dissero, pregando che la nazione credesse alle loro parole.

“Arthur, è okay se non ti fidi delle altre persone e nazioni. Lo so che ogni volta che ci hai provato hai trovato qualcuno che ti ha tradito ma dai loro una possibilità. Fidati di me, di noi. Concediti di farlo. Posso leggertelo in faccia il dolore che provi ma io non ti tradirei mai. Greet the world with open arm, my nation” lo incoraggiò Tredici Colonie, vedendo l’indecisione di Inghilterra. La nazione guardò ognuna di quelle persone, soppesando le loro parole, i loro sguardi. Infine, guardò negli occhi la sua giovane colonia, il cui azzurro brillava di speranza. Inghilterra sospirò.

“Sai perfettamente che non riesco a dirti di no, se mi chiedi una cosa in quel modo” disse, con finta esasperazione ma che causò un boato di gioia sia dai francesi che da Tredici Colonie, che gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo forte.

“Non te ne pentirai, te lo prometto!” disse, prima di unirsi ai festeggiamenti, che si protrassero fino al mattino seguente. Le persone erano addormentate in ogni dove, ubriache dalla sera precedente o per l’ora tarda. Inghilterra stava seduto appoggiato al tronco di un albero, al limitare del villaggio. Osservava Tredici Colonie mentre imitava gli uccelli che volavano, insieme ad altri due ragazzi.

“Greet the world with open arms…” mormorò la nazione, togliendosi una corona di fiori che alcuni bambini avevano fatto per lui il pomeriggio precedente. Ne osservò la cura con cui era fatta e poteva percepire l’affetto di quelle persone. Forse, era arrivato il momento di aprirsi al mondo. Non era più il 300 dopotutto.
 

“Art, guarda questo pass- Arthur? You ok?” Tredici Colonie si era avvicinato alla nazione per indicargli un uccellino che gli si era posato in testa. Inghilterra era pallido, come se avesse visto un fantasma.

“Arthur?” provò ancora la colonia. Inghilterra si riprese dai suoi pensieri non appena Tredici Colonie gli toccò una spalla.

“Si, sto bene. Andiamo a casa: devi esercitarti a tirare di spada” gli occhi di Inghilterra si erano incupiti. Quell’espressione non piaceva affatto alla colonia: era gelida, come se Inghilterra non avesse un cuore.

“Fammi salutare Pierre”

“No, andiamo. Hai già perso troppo tempo a giocare”. Tredici Colonie lo seguì a malincuore, senza capire cosa avesse provocato quel cambiamento in Inghilterra. Era finalmente riuscito a vederlo sorridere a cuor leggero mentre ora sembrava indifferente ai suoi sorrisi, mettendo al primo posto le sue lezioni. Non lo vide più sorridere da allora.








Piccolo Angolo dell'autore

Ciao a tutti! e bentornati al terzo capitolo di Epictalia

Ammetto che questa storia e la sua gemella sono le mie (per ora) preferite in tutto il progetto e, insieme a "New Land", le mie preferite nell'arco di Inghilterra!
Adoro pensare che le nazioni del continente americano siano state cresiute dalle loro popolazioni locali, quindi abbiano un modo di pensare differente da quello degli europei.

Per il resto, America ha circa 16 anni qui, quindi non datemi noie per la sua cotta. Abbiamo avuto tutti 16 anni prima o poi...

Al prossimo mese, con la gemella di questa storia!





 
   
 
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