Prompt
di Piume d’Ottone: La guerra è pace, la
libertà
è schiavitù e l'ignoranza è forza.
Cap.
36 La promessa di Lourth
Goku
gemette, sofferente: la testa gli pulsava, le
braccia e le gambe gli davano delle fitte, dall’addome in
giù sentiva un
formicolio indistinto e avvertì un sapore acido in bocca.
Socchiuse gli occhi,
per sgranarli quando scorse degli occhi rossi che brillavano
nell’ombra.
Cercò
di alzarsi in piedi, ma una mano nell’oscurità
lo afferrò per il polso e l’obbligò a
rimanere bloccato per terra,
avvolgendogli il petto con un altro braccio.
Goku,
immobilizato, domandò con voce tremante:
«Lourth?». Gli occhi della creatura emanarono una
luce verde, viola e infine
blu. Una voce cavernosa rispose: «Una sua
proiezione». La stretta della
creatura aumentò e Son si ritrovò a boccheggiare,
gemendo di dolore.
«Io
sono in divoratore di sei, supersaiyan God. Tu
solo potrai raggiungere la piena maturazione, giungendo
all’ultimo stadio
diverrai una divinità completa. Solo allora potrò
divorarti» spiegò la voce.
Son si accorse che la creatura nell’ombra era immensa, anche
se non riusciva a
scorgere i dettagli della sua figura gigantesca.
«O
potrò sconfiggerti» ringhiò Goku.
Lourth rispose:
«Molto presto c’incontreremo e lo
vedremo», la sua figura si ritirò,
scomparendo.
***
«Ehy
tu, lascia stare Goku!» gridò Crilin, rivolto a
Selene stava avanzando verso Son con passo delicato. Goku era sdraiato
su un
fianco, privo di sensi.
La
dea dovette scansarsi per evitare i kienzan che il
saiyan senza naso le stava lanciando contro. Crilin scattò e
raggiunse per
primo il migliore amico, lo sollevò, stringendolo al petto.
La
dea lo guardò con un sorriso storto: «Il
possessore
dell’antico demone. Che piacere conoscerti». Crilin
le gridò in risposta: «Io
non sono più un burattino di
quell’entità malvagia. Sono libero!» "Ho
perso fin troppo a causa di quella creatura" pensò.
«I-io…
non potevo controllare… quel
mostro… Lui mi ha mentito! Diceva cose strane come: La
guerra è pace, la
libertà è schiavitù e l'ignoranza
è forza. Sento ancora la sua voce dentro di
me ripeterlo» gemette Crilin.
«Sei
un credulone, piccolo mio» sussurrò
il maestro del tempio. Allungò la mano e
accarezzò a fatica la testa del
bambino vicino al letto, nel movimento fece ondeggiare la collana di
grandi
perle rosse che portava al collo.
Crilin,
con le lacrime che scivolavano
lungo le sue gote paffutelle, piagnucolò: «Non
potete morire maestro».
«Gli
uomini muoiono, gli dei permangono»
esalò il maestro. Sorrise a fatica mentre gli occhi gli
divenivano bianchi, il
cuore cessò di battere e la mano ricadde inerte.
Crilin
pensò: "Drago d’oro, questo penso sia il
momento giusto per sapere di preciso in cosa consiste la prova a cui
devi
sottopormi". Il drago gli rispose con una risata telepatica che gli
risuonò in testa.