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Autore: R_just_R    06/06/2023    0 recensioni
[RusAme - One-sided FrUK - Soulmate!AU - Traduzione]
Qualsiasi cosa venga scritta sull’avambraccio compare anche su quello della propria Anima Gemella.
America e Russia, però, non hanno idea di essere legati dal filo rosso del destino e, sebbene durante le riunioni si scaglino l'uno contro l'altro, quando sono soli si scambiano messaggi inconsapevolmente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: AU, Soulmate!AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Le sue dita volarono sulla tastiera, seguite da un clic. Un paio d’occhi viola scansionò i risultati, cercando di trovare qualcosa di rilevante in quel mucchio di forum femminili pieni di pubblicità. Ivan esaminò alcuni articoli prima di arrendersi e cliccare sul primo link fornito dal motore di ricerca. Si trattava della classica chatroom in cui le persone rispondevano alle domande degli altri utenti. Vi erano parecchi commenti, soprattutto da parte di donne, in particolare quelle “predestinate” a essere lesbiche, per così dire. Ivan non capiva perché il pregiudizio persistesse in un mondo in cui il Creatore stesso (chiunque fosse – Ivan non era certo un esperto di religione) aveva stabilito che le anime gemelle potessero essere dello stesso sesso. Sotto questo punto di vista per le nazioni era più semplice. Ma, alla gente piaceva rendersi la vita difficile inutilmente.

Scorrendo tra i commenti, Ivan si fece una grossa risata. Alcune risposte, sia di donne che di uomini erano positive, altre meno.
“È possibile non innamorarsi della propria anima gemella? Ma ovviamente!" aveva scritto una ragazza con uno strano nome utente. “Io e la mia anima gemella siamo migliori amiche, ad esempio. Beh, a volte ci ritroviamo a farlo ma, sai, da scopamiche. È del tutto normale.”
Ivan sbuffò, coprendosi la bocca con la mano, e chiuse le schede. Chiaramente internet non poteva aiutarlo. Il che non era poi così sorprendente, dato che la domanda di per sé era sciocca. Almeno, per gli umani.

Il fatto era che gli umani avevano le proprie regole per quel che riguardava le anime gemelle, stabilite da tempo immemore, così come ce le avevano le nazioni, anche se forse non erano state apprese allo stesso modo. Primo, la gente credeva che il Fato avesse sempre ragione. Le persone non avevano mai messo in dubbio la sua scelta. E che senso aveva dubitarne dato che non si erano mai verificati errori? Non esisteva il concetto di famiglie disfunzionali o di divorzi, tranne che nel caso di persone con un legame unilaterale che cercavano di costruire una relazione con qualcun altro. In questi casi il legame si trasformava in qualcosa di molto simile ad una calamita: più si tendeva verso la persona “sbagliata”, 
più forte diventava l'amore non corrisposto per la propria anima gemella. Si pensava che fosse la punizione del Destino per aver disobbedito alla sua volontà. Ad ogni modo, la disperazione delle persone destinate ad un amore non ricambiato era perfettamente comprensibile. Tutti volevano essere felici, tutti volevano sentirsi amati. Russia non poteva davvero criticare nessuno.

La seconda regola era semplice ed era la naturale continuazione della prima: ci si innamorava sempre della propria anima gemella. Impossibile rimanere soltanto amico della propria metà, per quanto si potesse provare. Prima o poi si finirà per innamorarsi di quella persona, come due estremi che combaciano perfettamente. Alcune persone accettavano le cose per com’erano, preparandosi ad affrontare il matrimonio o facendo subito sesso. La maggior parte però preferiva ancora prendersela con calma, conoscersi meglio, assicurarsi che l'altra persona fosse davvero quella con cui si avrebbe voluto passare tutta la vita. Il risultato finale era sempre uno: il lieto fine (escludendo ovviamente morti improvvise ed altre eventuali disgrazie).

Era la seconda regola che spaventava Ivan, perché ciò che contava non erano le regole degli umani e nemmeno il Destino: le persone si innamoravano da sole, il legame non le costringeva, le indirizzava solo nella giusta direzione. E più Russia parlava con John, più capiva che innamorarsi di lui era inevitabile. Ancora un po' e sarebbe stato troppo tardi per poter tornare indietro. Doveva scappare, fasciarsi il polso e dimenticare tutto quello che era successo. Eppure, Ivan non poteva. John era una persona così calorosa, allegra, divertente e vivace. Era suo! Ora più che mai, un malcelato sentimento di invidia infantile, o meglio, di desiderio egoistico, si fece strada dentro Ivan. Perché non poteva parlare con la sua anima gemella se lo rendeva felice e lo distraeva da tutto lo schifo della politica? E anche con il rischio di fare la fine di Francia, la voglia di tenere vivo quel legame aveva avuto la meglio su di lui. Infatti, più Ivan perdeva la sua determinazione, più si affezionava alla sua anima gemella.

Russia scosse la testa, chiuse il portatile e andò in camera da letto. Fuori era già buio, era ora di andare a dormire. Ivan diede un'occhiata all'orologio: segnava le 20:00, il che significava che John stava per svegliarsi. Ivan francamente non aveva più energie. Aveva avuto una giornataccia. Quella mattina era stato costretto a risolvere una situazione assurda che coinvolgeva il procuratore generale degli Stati Uniti e l'ambasciatore russo (che razza di agenti segreti... si facevano arrestare così facilmente), poi il suo capo non aveva smesso di chiamare e lamentarsi del fatto che il giorno precedente Alfred aveva di nuovo convinto i media a diffondere voci sui presunti legami dei suoi funzionari con la Russia, facendolo esasperare. Di conseguenza, anche altri paesi si erano insospettiti, anche se Ivan poteva giurare di non avere nulla a che fare con le elezioni in altre nazioni straniere e di certo non gliene fregava niente dell’orribile palco scena politico degli Stati Uniti. Perché tutti pensavano che fosse interessato a loro? Come se non avesse già abbastanza problemi! Aveva scaricato tutto sulla segreteria di Alfred (lo stronzo stava ancora dormendo e non aveva risposto al telefono), per dargli qualcosa a cui pensare, ammesso che fosse capace di qualsiasi processo cerebrale, in modo che smettesse di perseguitare i suoi e gli altri governi.

In breve: Ivan aveva sprecato un'altra giornata con quell'idiota che riusciva a dargli problemi pur vivendo dall'altra parte del mondo. Tutto ciò che Ivan desiderava era appoggiare la testa sul cuscino, addormentarsi e svegliarsi soltanto quando Inghilterra avesse inventato un incantesimo per dare a quel marmocchio viziato americano un po' di materia grigia.

La mia mattina comincia male :(, una scritta apparve sull'avambraccio di Ivan proprio quando stava per spegnere la luce.

Che succede?, scrisse, sbadigliando.

Quel bastardo russo mi ha di nuovo rovinato l’umore.

Sai, sto iniziando ad odiarlo anche io.

Il collega di John dava parecchio fastidio a Ivan. Non riusciva a capire perché John non la risolvesse una volta per tutte, da uomo a uomo. Dannazione, se fosse andata avanti così, avrebbe scoperto dove abitava John e avrebbe pensato lui stesso a sistemare la faccenda. Ma... era impossibile, chiaramente. Che cosa gli saltava in testa?

Nessuno lo sopporta perché è proprio uno stronzo!

Russia riuscì facilmente ad immaginare il broncio con cui erano state scritte quelle parole.

Se qualcuno infastidisse me così tanto, lo avrei rimesso al suo posto già da molto tempo.

Ah sì? E che mi dici di quel professore di inglese?

Non vale la pena sporcarmi le mani per qualcuno così puerile.

“E non voglio fare il suo gioco”, pensò Ivan. Venire alle mani era esattamente ciò che America voleva: avrebbe ricordato a tutti quanto fosse pericoloso Russia. Ma Ivan, anche se si sentiva ribollire il sangue nelle vene, non avrebbe dato libero sfogo alle sue emozioni. Non ne valeva la pena.

Parliamo di qualcosa di meno fastidioso.

D’accordo. Ivan riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, ma il bisogno di parlare con la sua anima gemella sembrava essere più forte persino della stanchezza.

Questa sera vado fuori città. Mi piace guardare le stelle e bere birra congelata immerso nel verde.

Puoi consumare alcol?


Ah, sta’ zitto :) voglio soltanto rilassarmi e staccare dallo studio, ogni tanto.

Anche a me piace osservare le stelle. Purtroppo è impossibile vederle a Mosca, al massimo si scorge la luna e gli aerei in volo.

Fingi che gli aerei siano stelle cadenti. Ah! In questo modo puoi persino esprimere un desiderio!


Ivan sorrise. Chi, se non un bambino innocente, farebbe un simile paragone? Un adulto ne avrebbe visto soltanto il lato più sinistro.

Perciò, preparati a parlare con me dello spazio questo pomeriggio ;), scrisse John, non ricevendo alcuna risposta al suggerimento di poco prima.

Sembra quasi che tu mi stia chiedendo un appuntamento.

E se fosse proprio così? Accetteresti?          

Russia inarcò le sopracciglia, sorpreso. Era dal loro “bacio” che John aveva evitato quell’argomento, che gli prendeva ora? Si era innamorato? Voleva che la loro amicizia diventasse qualcosa di più? Qualcosa che Ivan non poteva permettersi. Strinse le labbra, abbassando lo sguardo, rammaricato. Russia aveva sempre cercato di essere ragionevole, cauto, di ascoltare la sua mente, non il suo cuore ma continuava ad agire in maniera troppo impulsiva e non andava bene. Era sull’orlo della rovina. Per questo avrebbe dovuto porre fine alle... avances di John.

“Ma è solo un umano”, protestò il suo cuore, “non può farti alcun male. E lui ti piace!”. Era un’ovvia verità.

«Perché mi comporto così, non sono più un ragazzino!», gemette Russia, alzando gli occhi al soffitto.

Se solo avesse potuto lasciarsi alle spalle la fitta rete di bugie, di litigi con altri paesi e la politica, Ivan, ovviamente avrebbe provato... sapeva che avrebbe funzionato. Potevano incontrarsi, fare una passeggiata, avvertire fisicamente quel legame tra di loro. Avrebbero chiacchierato per ore, ascoltando la voce l’uno dell’altro; si sarebbero guardati voracemente, temendo di perdersi di vista da un momento all'altro. Sarebbero andati fuori città e si sarebbero seduti fuori su un balcone, avvistando aerei nel cielo. Sarebbero finalmente riusciti ad addormentarsi e svegliarsi con lo stesso fuso orario, cucinare insieme la colazione e darsi gomitate nella cucina angusta. Si sarebbero baciati per la prima volta – per davvero però, così che le vene sui loro polsi avrebbero brillato di blu, suggellando la promessa di due anime gemelle che si erano trovate in quell’enorme mondo. Ivan desiderava tutto questo da quando ne aveva memoria.

Ilya? Ti sei addormentato?, diceva la scritta sul suo polso.

Russia si alzò e si diresse alla finestra. Una piccola luce rossa lampeggiò nel cielo, sempre più in alto, iniziando un lungo viaggio o forse breve. “Spero atterri sano e salvo”, pensò Ivan. “Dove non ha importanza”. Non avrebbe espresso desideri guardando degli aerei cadenti. Poteva realizzarli da solo.

Ora devo andare a letto, John. Ci sentiamo domani. Per il nostro appuntamento.

In risposta ricevette un cuore, dalla forma imperfetta ma realizzato con grande cura.



Translator's notes
Buonasera. Un anno è passato ed eccomi con questo nuovo capitolo tradotto. Mi ci è voluto giusto un po'. Dirò la verità: sono in blocco. Per questo ho deciso di tornare a tradurre questa storia, anche se era già da qualche mese che ci stavo pensando. Tradurre è rilassante e chissà se mi aiuterà a far passare questo blocco. Detto ciò, grazie per aver letto fin quaggiù questa storia continua a piacermi davvero tanto e vorrei davvero portare a termine questo piccolo progetto. Ci si vede al prossimo capitolo che potrebbe uscire benissimo domani o tra un altro anno. 
Bye! 

 
   
 
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