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Autore: Keeper of Memories    06/06/2023    0 recensioni
Raccolta di oneshot per la challenge "Love and do what you want" del gruppo facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom".
Il rating potrebbe variare.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Gatto
Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Germania/Ludwig Beilschmidt, Neko!Italia
Genere: fluff, comico
Avvertimenti: nessuno





Quella sera, quando Ludwig rientrò, la prima cosa che sentì fu un miagolio disperato provenire dal suo giardino, seguito dall’incessante abbaiare dei suoi cani.
«Blackie! Berlitz! Aster!» li chiamò, e pochi istanti dopo i tre fecero capolino da dietro le mura della casa. Si sedettero davanti a lui, in attesa di nuovi ordini proprio come li aveva addestrati.
Quindi, si avventurò nel giardino, seguendo un miagolio disperato che lo portò presso un folto cespuglio fiorito. S’inginocchiò e, scostate le prime foglie, trovò la sorgente di quel rumore. Un gatto bianco con due buffe chiazze marroni sulla testa piangeva, leccandosi una zampina sanguinante.
Ludwig esitò. Non amava particolarmente i gatti, ma provava pena per quell’animaletto ferito; inoltre, non poteva escludere che non si fosse proprio ferito a causa dei suoi cani, magari dopo che questi l’avevano spaventato con il loro abbaiare, rendendo la salute della creaturina una sua responsabilità.
Allungò il braccio per cercare di raggiungere il piccolo ferito, aspettandosi qualche forma di resistenza tipica dei randagi. Invece, il gatto strusciò amorevolmente il musino contro il palmo della sua mano e si lasciò docilmente trasportare in casa.
 
Con molta attenzione Ludwig medicò il gatto. Normalmente l’avrebbe portato dal veterinario, ma era ormai troppo tardi per contattarne uno. Così, aveva chiamato il suo amico Kiku, dall’altra parte del mondo, che molto educatamente gli aveva dato istruzioni dettagliate su come comportarsi in quella situazione. Kiku amava i gatti e, nonostante la sua posatezza, non era affatto riuscito a nascondere l’emozione dalla voce quando gli aveva parlato del suo nuovo, piccolo ospite. Si chiese se, una volta guarito, non dovesse portare il gattino a Kiku.
 
Ludwig scosse la testa. La cosa migliore da fare era attendere che il gatto guarisse, poi avrebbe deciso cosa fare. Terminata l’operazione, accese il fuoco nel caminetto e posò il suo piccolo ospite sul divano, su un comodo cuscino. Era sera inoltrata, l’ora in cui era solito riposare sul divano accompagnato da una piacevole lettura, e così tentò di fare anche quella sera.
Il gatto però non aveva la minima intenzione di restare dove l’aveva lasciato e, nonostante la zampina ferita, raggiunse Ludwig dall’altra parte del divano, accoccolandosi sulle sue gambe. Provò a riportarlo nella sistemazione che gli aveva preparato ma fu inutile, dopo qualche minuto il suo piccolo ospite era tornato sul suo grembo.
Ludwig sospirò rassegnato. Non sapeva proprio se stupirsi di più della persistenza di una creaturina così minuscola o di sé stesso che, immerso nella lettura, si era ritrovato inconsciamente ad accarezzare il gatto mentre questo placidamente faceva le fusa.
 
Come ogni gatto che si rispetti, anche questo si rifiutava di dormire da solo in una stanza diversa dalla camera da letto. Ludwig ci aveva provato, ma i miagolii disperati che provenivano da dietro la porta minacciavano di togliergli il sonno. Altrettanto inutile fu cercare di creargli una sistemazione con dei cuscini come aveva già fatto, poiché otteneva sempre lo stesso risultato: il gatto si arrampicava sul suo letto e si appallottolava contro il suo petto, sempre e comunque.
Troppo stanco per cercare di contrastare l’inevitabile, Ludwig si addormentò, cullato dal basso mormorio delle fusa di un gatto cocciuto.
 
 
Nel cuore della notte, Ludwig si svegliò di soprassalto: qualcuno gli aveva stretto un braccio attorno alla vita con abbastanza forza da allarmarlo. Scattò in piedi, liberandosi dalla presa dell’intruso, e accese la luce.
«Ve… ancora cinque minuti» mormorò una voce familiare.
«Feliciano? Cosa diavolo ci fai nel mio letto?!» tuonò, riconoscendo la sagoma dell’italiano sotto le coperte.
Feliciano si mise a sedere e sollevò una mano, osservandola con stupore.
«Uh? Sono tornato normale?»
«Normale? Cosa stai dicendo? Dov’è il mio gatto?»
L’italiano sorrise. «È una storia lunga, ma praticamente il gatto sono io!»
Ludwig si sedette sul bordo del letto e fece un respiro profondo. «Spiegati.»
«Si, insomma, sono andato a trovare Inghilterra ma quando ho suonato il campanello non è venuto ad aprirmi! Quindi sono entrato da una finestra.»
«Tu COSA?»
«Beh, mi sono arrampicato, ma la stanza aveva un sacco di bottigliette colorate e cristalli buffi e sono inciampato. Un cristallo buffo si è rotto, poi mi ricordo solo che sono diventato un gatto.»
«Mein Gott! E perché sei venuto qui?»
«Non sapevo cosa fare, volevo chiederti aiuto, ma quando sono arrivato c’erano i tuoi cani e…» piagnucolò Feliciano, prima di lanciarsi su Ludwig ed abbracciarlo, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Ero così spaventato! Non sapevo a chi chiedere.»
Ora che l’italiano era privo delle coperte, Ludwig realizzò che non indossava nulla.
«Feliciano, perché sei nudo?» chiese, sentendo le guance arrossarsi. Più ci pensava, più la situazione diventava imbarazzante. Insomma, aveva passato la serata ad accarezzare Feliciano!
«Ah! Si, credo siano rimasti a casa di Inghilterra» fu la risposta, totalmente priva di qualsiasi forma di disagio.
«Cerco dei vestiti. Puoi restare qui per stanotte» staccandosi da quell’abbraccio che ora più che mai lo stava mettendo in difficoltà.
«Eh? Ma io non ho freddo, se dormiamo abbracciati starò benissimo! Non mi servono…»
Ludwig scattò in piedi come una molla e con poche falcate raggiunse il suo armadio.
«A me serve che tu abbia dei vestiti!» tuonò, lanciando verso il letto alcuni vestiti presi totalmente a caso.
«Indossali, per favore» aggiunse, con un filo di voce.
«A volte sei proprio strano, Lud.»
 
 
«Prima eri ferito… stai bene? Ti fa male da qualche parte?»
Feliciano scosse la testa. «È andata via quando sono tornato umano.»
Finalmente, si erano messi a letto e, proprio come aveva fatto quando era un gatto, Feliciano si era comodamente rifugiato tra le braccia di Ludwig.
«Posso chiederti una cosa, Lud?»
«Chiedi.»
«Puoi accarezzarmi la testa come hai fatto prima?»
Le guance di Ludwig si tinsero istantaneamente di rosso. Mormorò qualcosa nella sua lingua, ma assecondò la richiesta, lasciando scivolare le dita tra i morbidi capelli scuri dell’italiano.
«Così?»
Feliciano annuì, poi sollevò lo sguardo e sorrise teneramente.
«Sei sicuro di volermi solo abbracciare e accarezzare la testa?»
Il cuore di Ludwig fece una capriola, con triplo salto carpiato. Stava per ribattere, ma le parole gli morirono in gola quasi subito.
«Buonanotte, Lud» lo interruppe l’italiano, sfiorandogli le labbra con un bacio, prima di nascondere il viso contro il suo petto e chiudere gli occhi.
Ludwig rimase immobile, chiedendo come facesse Feliciano a non sentire l’incessante martellare del suo cuore. Fortunatamente, l’oscurità nascondeva alla perfezione il suo colorito purpureo. Dopo un lungo, interminabile attimo riprese a respirare.
«Buonanotte, Feliciano» mormorò infine, nascondendo il viso tra i suoi capelli e stringendo il corpicino dell'italiano un po' più forte a sé.
   
 
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