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Autore: riccardoIII    07/06/2023    2 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era stato felicemente inopportuno.
 
 
 
-Allora io vado, ok?-
 
Charlus sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo e gli sorrise.
 
-Sir, posso restare un paio d’ore a casa da solo. Non è proprio il caso di rinunciare alla riunione, c’è Milly con me-
 
Lui aggirò il divano e si sedette sulla poltrona in modo da guardare l’altro negli occhi.
 
Si stava riprendendo davvero. Le chiazze erano di un verde talmente chiaro che a stento si notavano, ormai. Certo, Caradoc gli aveva detto che non poteva dirsi completamente fuori pericolo e Charlus non aveva ancora ripreso le forze abbastanza da essere autonomo nel movimento, ma considerando quanto la situazione era parsa grave all’insorgere della malattia poco più di un mese prima tutto ciò sembrava già un miracolo.
 
-Se hai bisogno, però, chiama. Ok?-
 
Charlus lo guardò con un sorriso benevolo.
 
-Te lo prometto Sir. Se avrò bisogno di qualunque cosa che Milly non possa darmi, manderò un patronus-
 
Sirius sospirò. Quello avrebbe dovuto bastargli.
 
Erano passate cinque settimane da quando Charlus si era svegliato. Quando James era tornato dal colloquio con la Guaritrice responsabile del reparto aveva trovato Sirius ancora seduto accanto all’Auror, ma questi era addormentato profondamente da un bel po’. James aveva finto di non vedere i segni della lacrima che suo fratello non era riuscito a frenare, una volta che si era trovato l’unica persona cosciente della stanza, e all’uscita dall’ospedale avevano trovato Remus e Peter ad aspettarli, con sorrisi felici sulle labbra e una tazza di caffè per ciascuno di loro; poi erano andati tutti a casa Potter perché Lily, che aveva provveduto ad avvertire gli amici della bella notizia, aspettava tutta la comitiva per una colazione di festeggiamento.
 
Era stato il primo momento davvero sereno dopo mesi, quello. Avevano mangiato uova bruciacchiate e bacon mooolto croccante scambiandosi battute e frecciate, insieme dopo tanto tempo nella stessa stanza. Insieme come attorno al tavolo dei Grifondoro. Avevano riso tenendosi la pancia, cercando di scovare i nomi più assurdi per il primo erede dei Potter, e poi avevano ricordato le loro imprese scolastiche. Perfino Peter, che ultimamente pareva tanto spaventato da fiatare a mala pena, sembrava aver ritrovato un po’ della sua vecchia spavalderia.
 
Erano tornati i Malandrini.
 
Ma poi Moony e Wormtail li avevano salutati ed erano andati via, e loro tre avevano cominciato a discutere dell’organizzazione pratica per il rientro a casa di Charlus. L’aria si era fatta pesante, perché la malattia era ripiombata a far capolino nelle loro vite dopo sole tre ore di tregua, e James era tornato di colpo troppo adulto e fragile e Sirius aveva insistito per prendersi la responsabilità di badare a Charlus per la maggior parte del tempo.
 
“State per avere un figlio”, aveva detto, “La vostra vita sarà già sconvolta tra pochi mesi, e non sappiamo quanto a lungo Charlus avrà bisogno di aiuto. La cosa più logica è che torni io a casa, e voi verrete a trovarci ogni volta che vorrete e tu, James, dovrai coprire le ore in cui sarò impegnato con l’Ordine. Ma non ha senso che si trasferisca un’intera famiglia”.
 
Lily non si era immischiata, aveva tenuto la mano di James per tutto il tempo in modo che lui sapesse che qualsiasi fosse stata la sua scelta lei l’avrebbe seguito. Lui alla fine aveva acconsentito.
 
E così Sirius aveva lasciato Rathbone Street, ancora una volta, per tornare nella sua stanza da ragazzo. I suoi vestiti erano tornati a riempire l’armadio della camera con le pareti color crema e le foto e i poster appesi alle pareti. Era stato un colpo al cuore, in effetti, svuotare il suo baule e ripensare a quanto tempo era passato da quando era entrato in quella casa e in quella famiglia.
 
Charlus era stato dimesso due giorni dopo. Il viaggio di ritorno a casa con la Metropolvere l’aveva provato molto, aveva dormito dodici ore filate e lui e James non l’avevano mai lasciato fino a che si era svegliato, nonostante le rassicurazioni di Emmeline che era passata a controllarlo come da accordi. Ci era voluta più di una settimana perché l’Auror riuscisse a stare in piedi abbastanza a lungo da andare in bagno autonomamente, altri cinque giorni perché facesse le scale senza rischiare di svenire. Per il compleanno di James si era fatto trovare in salotto all’arrivo degli sposini, ed era stato così orgoglioso di se stesso e dei suoi progressi che Sirius aveva presto dimenticato quanta fatica c’era voluta a raggiungere quel piccolo risultato. Ma quei tempi erano passati, ormai: finalmente dopo tanti sforzi Charlus riusciva a passare metà della giornata in piedi, anche se aveva ancora bisogno di un pisolino pomeridiano, e sembrava diventare più forte ogni giorno che passava. La tosse, però, non pareva propensa a passare.
 
-Vuoi qualcosa da mangiare, prima che me ne vada? Posso scendere in cucina a prenderti un panino, o qual…-
 
-Figliolo, se non ti sbrighi sarai in ritardo. Vai tranquillo-
 
Aveva ragione, ovviamente. Stava solo perdendo tempo inutilmente, ma non riusciva a staccarsi. L’idea di quello che avrebbe potuto capitare quando fosse uscito, quando non avrebbe più avuto tutto sotto controllo, lo terrorizzava.
 
-Ok, vado. Ci vediamo più tardi. Aspettami qui, non provare ad andare a letto da solo-
 
-Signorsì, signore- rispose Charlus, fingendo di scattare sull’attenti. Sirius gli sorrise e se ne andò in fretta, prima di cambiare idea.
 
-Milly!- chiamò dall’ingresso, infilandosi la giacca. L’elfo apparve immediatamente.
 
-Sì signorino Sirius-
 
-Io esco per un paio d’ore. Mi raccomando, tieni d’occhio Charlus costantemente e corri a chiamarmi a qualsiasi accenno di problema, ok?-
 
Milly annuì serio, e Sirius gli sorrise.
 
-Non so come ringraziarti per tutto quello che fai per noi. Senza di te saremmo persi-
 
Poteva giurare che l’elfo fosse arrossito.
 
-Milly fa solo il suo dovere padron Sirius-
 
-Meglio che vada, ora, o farò tardi. Ci vediamo dopo-
 
Uscì di corsa e di corsa percorse il viale fino ai cancelli; appena li ebbe oltrepassati fece mezzo giro su se stesso e scomparve nel nulla.
 
Si ritrovò in un boschetto di betulle in campagna, nella campagna ai margini di Oxford in effetti. Si guardò intorno per accertarsi di essere solo, poi avanzò a grandi passi verso est. Ai margini della macchia di alberi c’era un vecchio cottage “disabitato” al quale Sirius si avvicinò e, dopo aver scavalcato il cancelletto in legno del giardino, si affrettò a raggiungere la porta d’ingresso su cui picchiettò la bacchetta un preciso numero di
volte, a intervalli irregolari. Un minuto dopo prendeva posto tra i suoi amici attorno al grande tavolo di legno che raccoglieva buona parte dei membri dell’Ordine.
 
Lily gli dedicò un sorriso stanco, che lui ricambiò, e James una strizzatina d’occhio; Sirius fece un cenno di saluto in direzione di Remus e Peter, che risposero con un sorriso e uno scatto nervoso del capo, e poi il suo stomaco fece una capriola quando lo sguardo incontrò quello di Dorcas, seduta accanto a una Alice intenta a chiacchierare con Juliet animatamente. Frank, che occupava come sempre il posto vicino alla moglie, era stranamente impegnato in una conversazione con Marlene e Cora Fawley. Sirius notò l’assenza della Maganò, la signora Figg, mentre la nuvoletta di fumo che aleggiava di fronte a lui testimoniava la presenza di Mundungus Fletcher meglio di quanto avrebbe potuto fare la sua criniera rossastra.
 
-Tutto ok? Perché hai fatto così tardi?- sibilò James nell’inutile tentativo di non attirare l’attenzione sul suo arrivo dell’ultimo minuto. Moody, infatti, gli aveva già lanciato un’occhiata di rimprovero. Sirius smise di guardarsi intorno e si voltò verso la sua destra.
 
-Va tutto bene, è solo… Non mi sembrava giusto, lasciarlo solo-
 
James si rilassò immediatamente, sorrise e gli batté una pacca sulla gamba.
 
-Ti capisco, ogni volta che devo andarmene… E so che comunque ci sei tu, con lui. Ma dobbiamo staccarci prima o poi, no? Non possiamo stare sempre con lui, sarebbe assurdo. Il cerotto va strappato, no?-
 
Sirius annuì all’evidente ricerca di rassicurazioni del fratello e intravide Remus sorridere con la coda dell’occhio. Poi qualcuno si schiarì sonoramente la voce, attirando gli sguardi di tutti i presenti su di sé.
 
-Ora che siamo tutti qui-, fece Moody dedicando un’altra evidente occhiataccia a Sirius, -Possiamo cominciare. Abbiamo molte cose di cui parlare, quindi evitiamo di perder tem…-
 
Un suono assordante, un’esplosione e tutto il soggiorno del cottage fu invaso di polvere e calcinacci; senza pensarci due volte Sirius si buttò su James e Lily, cercando di coprirli dai detriti del tetto che pioveva sulle loro teste.
 
-Giù! E fuori le bacchette!- gridò Moody, la  voce salda e chiara sopra le urla. Sirius, che aveva già impugnato la propria, sollevò lo sguardo verso l’alto per capire cosa stesse succedendo.
 
Nel soffitto c’era un buco grosso quanto un’automobile, e da esso si vedeva il cielo blu e nuvoloso. E le nuvole non erano l’unica cosa che vi si muoveva: ombre scure si avvicinavano rapidamente a cavallo di manici di scopa.
 
-Merda, merda! Lily, va’ via di qui!- urlò, prendendo la mira su un Mangiamorte impegnato a calare nella stanza a tutta velocità e Schiantandolo. Poté sentire le gambe della donna sgusciare da sotto le sue per ripararsi dietro la sua schiena; la spalla di James urtò la propria mentre anche lui si tirava su per capire cosa stesse accadendo.
 
-Non posso, non posso! Non ci si può smaterializzare qui!- gridò Lily, la voce piena di panico; Sirius non perse tempo a voltarsi per guardarla, impegnato nel tentativo di abbattere i nemici prima ancora che planassero dentro il cottage attraverso il buco nel soffitto, ma poteva immaginare il suo viso trasfigurato dalla paura e  le mani strette al grembo. James, accanto a lui, pareva più spaventato forse di quanto l’avesse mai visto; si era parato davanti a sua moglie con la bacchetta sfoderata ma sembrava restio a usarla per evitare di attirare l’attenzione su di loro.
 
-Forse… Una delle stanze al piano di sopra…- mormorò Prongs spingendo sua moglie nell’ombra.
 
-No!-, sibilò Lily di rimando, -Non me ne vado da qui! Già non combattere… Ma non sapere!-
 
-E poi, entreranno da tutte le finestre. Almeno qui possiamo coprirla noi, mandarla di sopra da sola, dove non possiamo proteggerla, sarebbe folle- le diede manforte Sirius.
 
Un movimento ai margini del loro campo visivo spinse Prongs a puntare l’arma verso il pavimento: anche Sirius si voltò immediatamente alla ricerca della minaccia e tirò un sospiro di sollievo quando riconobbe Remus che arrivava strisciando dall’angolo in cui la potenza dell’esplosione l’aveva spinto, il sopracciglio destro sanguinante per un taglio fresco; un secondo dopo Moony aveva steso un incappucciato che aveva sfondato la porta d’ingresso prima che Sirius si accorgesse anche solo della sua presenza.
 
-Non possiamo uscire da qui, sarebbe un suicidio: sono ovunque! Lily, nasconditi lì sotto, ora! Pete, va’ con lei e tira fuori la bacchetta!-
 
Entrambi obbedirono senza discutere; Peter, che si muoveva pancia a terra dietro a Remus, si acquattò, corse e si posizionò in copertura della fuga di Lily dietro al divano rovesciato sullo schienale. Mentre loro due strisciavano al sicuro nell’angolo della stanza più vicino al camino Remus cominciò a evocare degli incantesimi di protezione sul rifugio improvvisato. James e Sirius si alzarono in piedi, in un lampo, a nascondere gli amici e pronti a cominciare a dare battaglia. I Mangiamorte entravano non più solo dal soffitto, ma anche da porte e finestre; i cappucci neri erano ovunque e gli incantesimi volavano già.
 
-Come faremo a non colpirci a vicenda?- gridò James per sovrastare i rumori degli scontri che cominciavano a diffondersi e il frastuono provocato dalla continua caduta di calcinacci. In un lampo il ricordo di un strada in fiamme e di un fazzoletto invase la mente di Sirius.
 
-Ogni volta che incontri qualcuno dei nostri, Evoca una fascia dorata attorno al suo polso. Non ci perderemo, così- gli rispose, facendo apparire istantaneamente la stoffa al braccio da bacchetta di James e poi al proprio. Quello lo guardò stupito, ma annuì.
 
-Non muoverti da qui, tu; non posso restare anch’io o finiremo per attrarli proprio dove non vogliamo-
 
James annuì nuovamente alle sue parole,  poi gli strinse il braccio. Sirius, che nel frattempo non aveva smesso di guardare il centro della stanza, ricambiò il gesto.
 
-Non perdere la testa e andrà tutto bene, ok?-
 
Vide il suo pomo d’Adamo scendere e poi risalire. Poi James assentì e lui fece altrettanto.
 
-Smettetela di chiacchierare, voi due, e combattete!- gli urlò Remus, spedendo uno Schiantesimo oltre la testa di James a colpire un Mangiamorte che loro non avevano visto arrivare.
 
-Oggi ti sei svegliato in versione generale d’armata, eh?- sbottò Sirius sarcastico, ma sapeva che l’amico aveva ragione; senza guardarsi indietro si staccò da James e corse verso destra, dove aveva un’ottima visuale sull’ingresso.
 
-Qualcuno deve pur farlo! Tu la porta e io il cielo?-
 
Moony era arrivato al suo fianco. Sirius fece apparire la banda dorata anche al suo braccio dopo aver steso il primo incappucciato che gli passava davanti, liberando Dedalus dal suo avversario. L’uomo non fece in tempo a ringraziarlo che fu risucchiato dalla massa indistinta di corpi che combatteva dove fino a cinque minuti prima c’era stato un tavolo.
 
-Andata!-
 
Non avevano altra scelta che giocare in difesa; non c’erano vie di fuga, lo spazio era ridotto, rischiavano di far crollare tutto l’edificio se avessero esagerato. E non avevano idea di quante fossero le truppe di Voldemort all’esterno, né avevano modo di scoprirlo a meno di volersi far ammazzare. Tutto ciò che potevano fare, razionalmente, era cercare di risparmiare le forze e di ridurre al minimo le perdite e i feriti. Ma, soprattutto, per Sirius la cosa più importante era che nessuno si allontanasse dal centro della mischia per andare a cercar guai nell’angolo in cui si nascondevano Lily e il suo guardiano.
 
Agiva meccanicamente, tenendo sotto tiro la porta e le due finestre della stanza e abbattendo chiunque vi si avvicinasse dall’esterno; purtroppo però nuovi avversari arrivavano nel soggiorno dalle altre stanze del cottage, indipendentemente da quanti venissero bloccati dai due amici prima che riuscissero a entrare, e tutti quanti andavano ad affollare le fila di combattenti che si fronteggiavano in una specie di danza confusa di corpi e lampi di luce. Di tanto in tanto Sirius riconosceva un volto amico, o un colore di capelli, ma quello poi veniva risucchiato dalla bolgia che si muoveva incessantemente, dal rumore di colpi andati a segno e imprecazioni che venivano esclamate. Qualche corpo privo di coscienza veniva sputato fuori dalla massa indistinguibile dei duellanti, ma non lui non poteva perdere tempo ad assicurarsi delle sue condizioni. Nessuno che non fosse svenuto, grazie a Merlino, sembrava interessato a esplorare i margini del campo di battaglia e ad allontanarsi dagli scontri. Ma sarebbero arrivati presto, pensò, appena lo spazio non sarebbe più stato sufficiente; appena i loro fossero caduti. Un terrore cieco rischiò di assalirlo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere, di come sarebbe potuta andare a finire, ma non poteva permettersi di pensare. Non poteva perdere la lucidità.
 
-Abbiamo bisogno di rinforzi!- gridò a Remus, aiutandolo a liberarsi di un Mangiamorte che gli era praticamente caduto addosso dal cielo; Moony scosse la testa mentre si rialzava con malagrazia.
 
-Non sta a noi chiamare nessuno, non possiamo decidere di scoprirci-
 
Sirius avrebbe voluto urlare per la frustrazione, invece la scaricò sull’incappucciato che stava mettendo in difficoltà Marlene Schiantandolo alla testa.
 
-Ci faremo uccidere tutti, e da morti saremo ancora più inutili! Guardali, Rem, sono il doppio di noi e continuano ad arrivarne a frotte!-
 
Non ebbe bisogno di voltarsi verso di lui per capire di non averlo convinto.
 
-E va bene, allora, andrò ad assicurarmi che chi di dovere si decida a chiamare qualcuno che ci salvi il culo!-
 
-Non puoi andare là in mezzo, finirai per farti ammazzare!- gli rispose Remus, evitando di essere colpito da un corpo che finì per schiantarsi contro il camino.
 
-Pensi che una volta che avranno fatto fuori tutti quelli che là in mezzo ci sono già ci lasceranno andare?! Moriremo tutti, Remus, se non facciamo qualcosa! Sono più che a Nottingham!-
 
-Vengo con te, allora-
 
Se non fosse stato tanto impegnato a schivare un raggio violetto avrebbe alzato gli occhi al cielo. Afferrò Moony per la manica destra e lo trascinò a terra.
 
-Ottima idea, così James sarà da solo a difendere Lily e Peter-
 
Per un solo istante Remus lo guardò negli occhi, soppesando le sue parole.
 
-Ok, vai! Corri!-
 
Senza farselo ripetere Sirius balzò in piedi e corse al centro della stanza, in mezzo ai combattenti, incurante della sua stessa sicurezza; sapeva, senza aver avuto bisogno di chiedere, che Remus avrebbe coperto le sue spalle e quindi si dedicò solo a chi gli stava di fronte.
 
Fu certo di averne atterrati almeno un paio solo con la forza della foga con cui si era buttato nella mischia. Rifilò una gomitata a qualcuno che aveva provato a puntargli la bacchetta alla gola, e dal rumore che produsse seppe che il colpo era andato a segno. Pietrificò uno, e poi un altro Mangiamorte alle spalle, un incantesimo di taglio non diretto a lui gli aprì uno squarcio sul dorso della mano della bacchetta, si beccò un colpo alla nuca che lo lasciò stordito per un attimo e poi si ritrovò faccia a faccia con Dorcas.
 
Anche lei sanguinava da un taglio sul cuoio capelluto e il rosso spiccava più forte sul suo naturale pallore.
 
-Devi chiamare rinforzi!- le gridò, puntando la bacchetta contro un Mangiamorte piuttosto basso alle sue spalle che venne scaraventato a terra in un lampo; lei lo afferrò per un braccio, lo voltò bruscamente e fece aderire le loro schiene in modo che ciascuno dei due avesse le spalle coperte dall’altro.
 
-Non ho l’autorità per chiamare gli Auror- gli rispose, e dall’inflessione nel suo tono Sirius capì che aveva appena rifilato un colpo basso a un avversario, perché era fin troppo soddisfatta di se stessa.
 
-Me ne sbatto… Se non… Ce l’hai!-, urlò di rimando Sirius, abbattendo il suo avversario in tre mosse, -Non hai notato che siamo nella merda?!-
 
Fece per girarsi verso di lei, ma Dorcas non glielo permise.
 
-Non lasciare la posizione e combatti, invece di perder tempo a parlare! La maggior parte sono delle schiappe!-
 
-Sono comunque il doppio di noi! Almeno i nostri, almeno Silente!-
 
Evocò uno scudo appena in tempo per proteggere entrambi da una fattura arrivata dall’alto; i bastardi dovevano aver capito di avere un ulteriore vantaggio: potevano abbatterli a uno a uno senza nemmeno scendere in battaglia, dal tetto.
 
-Cosa pensi che accadrebbe se cinque o sei persone arrivassero, da sole, qui fuori? Vedi quanti ce ne sono?-
 
-Potrebbero attaccarli da posizioni sicure, esattamente come loro stanno facendo con noi! SU!-
 
Lei seguì il suo richiamo e colpì il cecchino così rapidamente che quello non poté difendersi; piovve privo di sensi della stanza, creando il vuoto accanto a loro per un attimo che fu sufficiente perché Sirius lo vedesse.
 
Dalla porta principale, alto ed emaciato esattamente come lo ricordava, i lineamenti del viso così distorti da essere disturbanti e proprio per questo ancor più alteri e autoritari, Lord Voldemort fece la sua comparsa nel vecchio cottage di Oxford. Per un attimo parve che tutti avessero smesso di combattere e tirassero il fiato, in attesa di ciò che sarebbe inevitabilmente successo; poi Sirius pensò che sarebbero davvero morti tutti.
 
-E quindi eccovi, infine. L’Ordine della Fenice al completo. Che oggi sparirà-
 
La sua voce risuonò fredda e tagliente come una lama di rasoio, sferzante come una bacchetta, in tutta la stanza; gli occhi rossi si guardarono intorno, famelici, alla ricerca di qualcosa. Poi, come se avesse sempre saputo che stava per succedere, con un unico movimento fluido parò il raggio bluastro che aveva cercato di coglierlo alle spalle.
E la battaglia ricominciò a infuriare, e Sirius fece appena in tempo ad Appellare Moody prima che l’Avada Kedavra di Voldemort lo colpisse al petto. La Maledizione investì in pieno un Mangiamorte che stava dando parecchio filo da torcere a Emmeline e lui e Dorcas finirono scaraventati a terra dal peso dell’Auror, attratto a tutta velocità verso di loro dall’incantesimo di Sirius; rotolarono per qualche metro sotto la spinta dell’inerzia, tanto che per un attimo fu difficile capire dove fosse il sopra e il sotto, ma poi si fermarono in un intreccio di braccia e gambe e Sirius si rese conto che erano finiti sul lato opposto del soggiorno, a ridosso della piccola cucina in disuso.
 
-Be’, almeno ne abbiamo abbattuti un po’- mormorò, strofinandosi la testa dove aveva sbattuto sul pavimento.
 
-Sì, come al bowling- rispose Dorcas, sarcastica, già in piedi a dare battaglia. Sirius ridacchiò e si sentì stupido, perché avrebbe voluto chiederle cosa fosse il bowling e invece doveva pensare al fatto che stavano per essere tutti trucidati da un pazzo.
 
-Potevi essere più delicato, Black- bofonchiò Moody, faticando a rialzarsi; lui gli tese una mano e lo tirò su mentre Dorcas copriva entrambi.
 
-Non crede sia il caso di chiamare aiuto, adesso?-
 
Il capo degli Auror, che stava già fendendo la folla davanti a loro con lo sguardo alla ricerca di Voldemort, gli dedicò un suono gutturale e sprezzante.
 
-Pensi davvero che non abbia già avvisato chiunque possa venire in nostro soccorso?!-
 
Sirius tirò un sospiro di sollievo.
 
-Bene, è più ragionevole di molti altri qui… ALICE!-
 
Senza pensarci un attimo, per la seconda volta in quella giornata si lanciò su qualcuno, ma stavolta quel qualcuno era il Mangiamorte che aveva trascinato l’Auror in un duello serrato. Il placcaggio funzionò: caddero a terra e rotolarono, di nuovo, e Sirius sbattè di nuovo la testa contro il duro pavimento, ma poi finì sulla schiena esponendo la sua preda alla bacchetta di Dorcas, e quella non fece attendere il suo intervento. In men che non si dica lui era di nuovo in piedi, accanto ad Alice che sanguinava.
 
-Dove ti ha colpito? Non dovevi combattere, dovevi nasconderti!-
 
La donna sembrava in stato di shock. Il sangue le colava dall’orecchio sinistro, e Sirius immaginò che non si fosse ripresa dal colpo che doveva averla lasciata disorientata.
 
-Alice, dobbiamo…-
 
-Eccoti!-
 
Sirius tirò un sospiro di sollievo. Era arrivato Frank, illeso ma tremendamente in ansia.
 
-Tesoro, stai bene?-
 
-Frank, devi nasconderla!-
 
-No. Sono un’Auror, non mi nascondo-
 
Alice sembrava essersi ripresa e aver ritrovato tutta la sua determinazione; fissò suo marito negli occhi che avevano perso del tutto lo spaesamento che vi aveva albergato solo un attimo prima.
 
-Alice, sei incinta, non mandiamo donne incinte in battaglia- la rimproverò Moody che li aveva raggiunti ed era impegnato insieme a Dorcas a difendere il gruppo, ma lei scosse la testa anche all’indirizzo del suo capo.
 
-Non sto andando in battaglia. Hanno invaso loro questo posto. Non mi nasconderò qui dentro, a casa mia-
 
Era stata talmente risoluta che nemmeno Frank obiettò oltre. Moody invece pareva del tutto intenzionato a ribattere, ma la loro attenzione fu attirata dall’altro lato della stanza.
 
Ci fu uno scoppio e qualcuno fu sbalzato in aria di almeno tre metri; il corpo privo di sensi di Remus atterrò a pochi passi da loro, e a Sirius il sangue si gelò nelle vene.
 
Si lanciò su di lui, incurante di essere un potenziale bersaglio; lo afferrò per le gambe e lo trascinò al sicuro, dietro la linea di difesa costituita dai due Auror.
 
-Rem! Rem!-
 
L’altro non rispose; Sirius si chinò sulla sua bocca e si rese conto che respirava. Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo, però.
 
-Oh porca miser… Tutti voi, con me! Dobbiamo arrivare dall’altra parte!-
 
Sirius sollevò la testa alle parole di Moody: James e la McGrannitt combattevano entrambi contro Voldemort, e non sembravano in vantaggio; la professoressa aveva il braccio destro fuori uso e Prongs ignorava la poderosa emorragia nasale in corso.
 
-Merda!- esclamò in risposta, in preda al panico. James, e di conseguenza Lily, erano a due passi dalla morte e Remus era tra le sue braccia, svenuto. Erano in inferiorità numerica, stavano per essere sopraffatti, e sarebbero morti e…
 
-Qui!- gli sussurrò Frank, aprendo la porta della dispensa nascosta del rivestimento a pannelli di legno delle pareti, alla loro sinistra; era una stanza cieca, non c’era modo che qualcuno entrasse. A meno che tutti loro cadessero, certo. Sirius si sforzò di riprendere il controllo e non pensarci mentre ci nascondeva Remus, cercò di non sentirsi in colpa ad abbandonarlo lì. Ma non poteva fare nulla per lui; Moody, invece, doveva a tutti i costi arrivare dall’altra parte se volevano avere qualche chance di dare del filo da torcere a Voldemort.
 
-Prewett, resta di guard…-
 
-Con tutto il rispetto, Capo, non resto qui indipendentemente dai suoi ordini. Andiamo?-
 
Quando Sirius e Frank si rimisero in piedi, dopo essersi assicurati che la porta fosse ben camuffata e protetta, la loro piccola squadra era già schierata: l’Auror prese il posto di destra nell’avanguardia formata da lui e Dorcas, Sirius invece compose la retroguardia con Alice. Tutti e quattro sapevano, senza bisogno di doverne discutere, che il loro compito era far attraversare a Moody l’intera stanza indenne e nel più breve tempo possibile. La loro migliore possibilità per mettere Voldemort in difficoltà e salvare tutti loro era l’Auror; non importava cosa sarebbe capitato alla sua scorta nel tragitto.
 
Per un solo istante Sirius si domandò cosa provasse Alice, cosa provasse Frank. Il suo rispetto nei loro confronti crebbe a dismisura.
 
-Fate comparire un fazzoletto dorato al polso, così non ci colpiranno i nostri- suggerì, cercando di concentrarsi su ciò che gli accadeva attorno e di non cedere al panico; si meritò un’occhiata soddisfatta di Moody. Poi, come un sol uomo, si mossero.
 
Affrontarono la battaglia come una testuggine, compatti e sicuri. Mentre evocava scudi e lanciava fatture il gruppetto fendeva la folla con relativa facilità e Sirius prese coscienza del fatto che la piccola pausa che si era preso dai combattimenti aveva visto cambiare lo scenario.
 
Non sembrava ci fossero altre truppe in arrivo; probabilmente Voldemort era arrivato con la sua guardia d’onore di Mangiamorte migliori, rimasti indietro finché gli era stato possibile tenersi fuori dallo scontro e intervenuti quando non c’era stato più nessuno da mandare allo sbaraglio. I duelli erano ancora serrati ma il cottage non era più invaso da una massa indefinita di combattenti, né c’era la stessa confusione di cinque minuti prima: erano pressoché in parità numerica. Il pavimento era decorato di corpi feriti, privi di sensi o morti e Sirius si sentì molto grato quando si rese conto che quelli che vide erano volti che non conosceva, o ancora mascherati.
 
Possibile che se la stessero cavando, dopotutto?
 
Urtò con la spalla un incappucciato, mandandolo al tappeto; Edgar lo finì con un Petrificus e gli dedicò uno sguardo grato prima di voltarsi e correre in soccorso di Cora Fawley. Elphias Doge, minuscolo e grigio, era impegnato in uno scontro con due oppositori e sembrava molto più pericoloso di quanto Sirius avrebbe mai potuto aspettarsi da un uomo anziano e apparentemente debole come lui.
 
-Giù!- gridò Dorcas, ma lui non fu abbastanza rapido, preso com’era a guardarsi intorno; un dolore acuto esplose sulla sua spalla sinistra e Sirius la sentì, l’articolazione che cedeva.
 
La rabbia montò insieme alla sofferenza; non si fermò a guardare il braccio pendere inerte dal suo corpo, alzò invece il destro, prese la mira sul primo cappuccio nero che entrò nel suo campo visivo e lo colpì con uno Schiantesimo talmente potente da ribaltarlo. Il cappuccio le si sfilò dalla testa quando cadde: era Ilean Baddock.
 
Vennero trascinati tutti a cinque in un duello con sette avversari che provarono ad accerchiarli, ma Sirius e Dorcas tornarono schiena contro schiena e in quattro riuscirono in qualche modo ad avere la meglio e a tenere Alice in mezzo a loro senza uscirne troppo male: Dorcas fu colpita al fianco da una maledizione che vi aprì una profonda ferita dai margini bruciati ma non si lamentò e Frank riuscì ad atterrare il loro ultimo oppositore legandolo come un salame. Finalmente erano dall’altra parte.
 
La McGrannit non stava più combattendo; il suo corpo era a terra, scosso dalle convulsioni che Peter tentava inutilmente di frenare, e James stava provando a difendersi dagli attacchi senza sosta di Voldemort e di difendere Lily, che contrattaccava al suo fianco.
 
Sirius perse un battito.
 
-Ma guarda, sono arrivati i rinforzi!- esclamò Voldemort, sarcastico, distogliendo l’attenzione dai due giovani e spostandola sul loro gruppetto quando Moody provò di nuovo a imprigionarlo. In un attimo tutti e sette si ritrovarono impegnati in un duello serrato contro l’uomo più ricercato del continente, e ben presto Sirius si rese conto che nemmeno un tale vantaggio numerico sarebbe stato sufficiente ad assicurargli la vittoria.
 
Poi un raggio rosso li raggiunse da sinistra, e Sirius fu l’unico ad accorgersene in tempo; parò il colpo e in men che non si dica venne risucchiato in una nuova battaglia con un altro nemico, certamente più alla sua portata, ma affatto docile.
 
-Era da tanto che aspettavo questo momento- disse il suo avversario con una voce canzonatoria ben nota. Una voce di donna.
 
-Quanto tempo, Bella- sputò fuori, velenoso. In un attimo gli tornarono in mente gli anni di angherie subite a casa Black e soprattutto la visione del corpo di Dorea, freddo e mutilato, immobile su un tavolo di metallo. Gli tornò in mente il resoconto delle cose orribili che aveva dovuto subire.
 
“…e dei tagli inferti con quello che ha tutta l’aria di essere un pugnale”.
 
Quasi si dimenticò di Remus chiuso in uno sgabuzzino privo di sensi, di Lily che combatteva contro Voldemort, di quello che sarebbe potuto accadere ai suoi migliori amici.
 
-Ti sono mancata, cugino? Ti sei annoiato in tutti questi anni senza di me? Tanto da entrare a far parte di questa banda di illusi masochisti?-
 
Sirius rise, sarcastico. La sua solita risata da cane.
 
-Potrei dire la stessa cosa di te, Bella. Hai dovuto trovare qualcun altro da torturare, una volta che sono scappato? PROTEGO!-
 
Lo urlò così forte che non solo il suo scudo rispedì al mittente la fattura, ma spedì Bellatrix a gambe all’aria facendole cadere il cappuccio; Sirius le tolse la bacchetta prima che lei potesse riguadagnare la posizione e poi avanzò, tenendola sotto tiro e gongolando, compiaciuto del proprio talento e della propria vittoria.
 
-Eccoci qui, e guarda chi ha il potere adesso. Io-
 
Lei sorrise ma Sirius riconobbe la paura nel suo sguardo. Sapeva forse meglio di chiunque altro che c’era una parte di lui, in fondo, che avrebbe voluto farle del male per gioirne, e sapeva quanto potesse essere pericolosa.
 
-Ma tu hai scelto i buoni, Sirius, vero? E i buoni non uccidono-
 
-Oh, questo non è detto. Io, per esempio, ho già ucciso qualcuno di voi. È il bello della guerra, non credi? Puoi ammazzare la gente senza che nessuno faccia troppe domande, proprio come fai tu-
 
Durò solo un attimo, ma Bellatrix parve davvero spaventata; quello gli bastò: la Schiantò senza pensarci oltre, mettendoci dentro anni di rancore e accuse, e poi rimase fermo a contemplare la sua opera per un secondo di troppo perché un raggio dorato passò soltanto un paio di centimetri al lato del suo orecchio destro. Fu trascinato in un nuovo scontro quando avrebbe voluto soltanto voltarsi e assicurarsi che James e Lily fossero ancora in piedi, che Voldemort non fosse riuscito a far loro del male; invece doveva vedersela con quell’insulso avversario, col pensiero rivolto ai suoi amici e il braccio sinistro che sbatacchiava qua e là così dolorosamente da annebbiargli la vista. Si diede dello stupido per non averlo legato, almeno, prima di ricominciare a combattere.
 
Non aveva ancora atterrato il suo contendente quando finalmente qualcosa nell’aria attorno a lui cambiò: la stanza si riempì di mantelli blu e verdi, e i Tiratori Scelti comparvero attorno al foro nel soffitto e cominciarono a far piovere incantesimi dall’alto. Benjamin Fenwick sfrecciò davanti a lui urlando ordini e combattendo con una furia che Sirius non gli aveva mai visto negli occhi, e i fratelli Prewett parevano delle trottole impazzite per quanto in fretta si spostavano, schiena contro schiena, in circolo per tutta la stanza; il loro sembrava il valzer più strano che Sirius avesse mai visto.
 
Confortato dalla nuova svolta negli eventi, Sirius abbatté finalmente il Mangiamorte con due colpi ben assestati e si voltò per tornare a dar man forte al gruppo che combatteva Voldemort, ma quello si era dissolto.
 
Lily era a terra, cosciente ma scossa, e James la stringeva a sé incurante di averla coperta col proprio sangue; Frank e Alice erano più o meno nella stessa situazione, a pochi passi di distanza. Moody era impegnato ad accertarsi delle condizioni della McGrannitt e dava ordini a Peter su come farla riprendere, Dorcas era ancora in piedi ma si teneva il fianco sanguinante osservando affascinata lo scontro che si stava consumando tra Albus Silente e Lord Voldemort.
 
Sirius capiva perché lei non riuscisse a distogliere lo sguardo: anche lui non poté fare altro che restare lì a fissare il duello, tenendo stretto il braccio sinistro al corpo e cercando disperatamente di evitare di vomitare per il dolore. Come già gli era capitato in passato, il primo pensiero che gli invase la mente guardando quello spettacolo fu che aveva davanti qualcosa di unico e indimenticabile: i due maghi sembravano non compiere alcuno sforzo nella lotta, paravano incantesimi e li lanciavano con la naturalezza con cui le persone normali si lavavano i denti al mattino. Silente aveva perfino l’aria sorniona di chi si stava gustando la buona compagnia.
 
-Le tue macchinazioni sono state inutili alla fine, Silente. Ti ho scoperto, ho scoperto tutti voi, e non ci sarà scampo per le tue povere marionette ora!-
 
-Mi sembra che l’unico in serio pericolo al momento, qui dentro, sia tu Tom. Non vedi? Con me sono arrivate tutte le forze del Ministero, e i tuoi uomini stanno cadendo uno a uno. E, a essere precisi, sei tu che usi delle marionette: quelle riunite qui sono tutte persone che vorrebbero vederti sconfitto, che hanno lavorato per questo-
 
Voldemort digrignò i denti per la rabbia e lanciò contro Silente una strana nuvola nera che lo avvolse e gli si strinse attorno, imprigionandolo, poi si guardò intorno e dovette riconoscere che il suo avversario aveva avuto ragione: pochissimi dei suoi erano ancora in piedi, e tutti erano accerchiati da forze superiori in numero e in freschezza. Silente si liberò e rispedì la nube al mittente, facendo in modo che gli si solidificasse addosso come un’armatura, tentando di bloccare i movimenti delle sue braccia in modo che non potesse usare la bacchetta e rendendolo cieco; il Signore Oscuro lanciò un urlo belluino e mandò in frantumi quella specie di corazza, eseguì un ampio e complicato movimento di bacchetta e nell’aria risuonò una specie di gong; un attimo dopo si era smaterializzato e con lui erano spariti tutti gli incappucciati, compresi quelli svenuti.
 
-Sir!-
 
Sentì James che lo chiamava, ma lo ignorò. Corse fino alla dispensa, facendo lo slalom tra gli agenti e gli Auror ancora attoniti e senza curarsi di rispondere ai loro tentativi di bloccarlo, aprì la porta e tirò fuori Remus, ancora svenuto.
 
-Emmeline! Caradoc! Qui, in fretta!-
 
La donna arrivò subito al suo fianco e senza fare domande cominciò a muovere la bacchetta sul corpo di Moony; dopo pochi secondi guardò Sirius e annuì, sorridente sotto i segni della battaglia che le deturpavano il volto. Un peso enorme gli scivolò via dallo stomaco e Sirius si lasciò scivolare a terra, esausto, reggendosi il braccio slogato. Una faccia contornata da un paio di baffoni oscurò il suo campo visivo.
 
-Suppongo che anche qui ti ci sia trovato per caso, eh?-
 
Scoppiò a ridere dritto in faccia a Proudfoot.
 
 
 
   
 
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