12. La terza incomoda
(Head)canon
Che aspetto ha la disperazione?
Molti si lancerebbero in descrizioni raccapriccianti o tutt’al più grottesche di un sentimento che veramente pochi hanno saggiato empiricamente, ma nella realtà di tutti i giorni essa appare più innocua di quello che sembra.
La disperazione si era impossessata di Bucciarati sin dalla tenera età. Coloro che lo ritenevano un benefattore non immaginavano nemmeno quanto dolore si portasse dentro, ma chi ne aveva avuto un assaggio capiva al volo che lui era lungi dal potersi definire tutto d’un pezzo.
Quella pantomima Bucciarati smetteva di recitarla le notti in cui non riusciva a prendere sonno, che solitamente coincidevano con le giornate particolarmente stressanti – leggasi fare a pezzi qualcuno per Polpo.
Abbacchio era forse l’unico ad averlo visto senza corazza. Magari qualcuno aveva intuito che Bucciarati fosse solo un ventenne sfortunato che giocava a fare il camorrista, ma chi lo aveva veramente visto come un ventenne sfortunato che giocava a fare il camorrista era soltanto Abbacchio.
Tra disperati non ci si aiuta, ma ci si può confortare. Ed era quello che faceva Abbacchio quando sorprendeva Bucciarati seduto sul divano alle cinque del mattino, ancora vestito e con le macchie di sangue dell’ultima vittima ammazzata. Gli si sedeva accanto, appoggiava la testa sulla sua spalla e lì restava, senza dire una parola.
Che aspetto ha la disperazione?
Per Abbacchio somigliava a una terza incomoda. L’amante che entrambi si scopavano e con la quale riempivano di corna il legittimo partner.
Dio, se scopava bene però.