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Autore: Barby_Ettelenie_91    15/06/2024    1 recensioni
Raccolta scritta per la challenge May I write del gruppo Facebook Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
 
Momenti di vita insieme tra Steve e Bucky, ambientati a partire da prima che Steve assumesse il siero del supersoldato
 
1. Al Luna Park
2. Hold my Hand
3. 4 Luglio
4. I love you
5. Telefono
6. All'accampamento
7. Fotografie
8. Perché l'ho fatto?
9. C'è ancora speranza
10. Mi mancherai
11. Quanti anni mi dai?
12. Il giorno è finalmente arrivato
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I love you

Questa storia partecipa alla challenge #MayIwrite del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom

Prompt: Seduti per terra – Sveglia presto – Immagine

 

 

Da quando era rientrato a Brooklyn, Bucky non aveva lasciato Steve per un secondo. Avendo solo tre giorni da trascorrere insieme, prima che lui tornasse in caserma, volevano goderseli, anche perché poi chissà quando avrebbero potuto rivedersi, probabilmente per le vacanze di Natale.

Quella sera era l’ultima prima del rientro, così dopo aver cenato insieme, Steve rimase a casa di Bucky. Si sedettero per terra nella sua stanza a giocare a carte, come avevano fatto innumerevoli volte quando erano ragazzini.

Per quanto entrambi avrebbero voluto restare svegli fino tardi, purtroppo la sveglia all’alba non glielo permetteva, così, da poco passate le dieci, erano pronti per andare a dormire.

Steve raggiunse Bucky sotto le coperte e si strinse a lui. Ridacchiò quasi al pensiero che nel corso degli anni avevano dormito tante volte nello stesso letto, magari tirandosi qualche calcio nel sonno o litigandosi le coperte, o addirittura cercando di stare il più lontano possibile per non sudare troppo durante l’estate.

Bucky quasi a leggergli nel pensiero rise a sua volta.

“Certo che se fossimo stati un po’ più svegli avremmo potuto passare molto più tempo piacevole insieme!” esclamò prima di strappargli un bacio.

“A parte che te preferivi passare le serate con le ragazze… e a questo punto forse anche con i ragazzi… ma se mio padre avesse avuto il ben che minimo sentore che tra di noi ci fosse qualcosa, altro che nottate insieme, ci avrebbe ammazzato tutti e due!”

“Vabbè potevamo scappare! Ci avrebbe messo una buona parola quella santa donna di tua madre! Secondo me lo aveva capito ancora prima di noi, però faceva finta di niente… lei stravedeva per me! E in fondo non le sarebbe così dispiaciuto se io ti fossi rimasto vicino…”

“Scemo che sei!” lo insultò bonariamente Steve dandogli una spinta giocosa.

“È per questo che mi ami!” appena terminata quell’esclamazione Bucky all’improvviso si zittì. Si rese conto solo in quel momento che da quando si erano messi insieme, nonostante le continue dimostrazioni d’affetto, e le ultime notti in cui ben poco avevano dormito, non si erano mai scambiati una vera e propria dichiarazione.

Steve, sorridendo con dolcezza gli accarezzò una guancia.

“È vero. Mi è sempre piaciuto il tuo carattere esuberante ma anche di buon cuore, sempre pronto ad aiutare gli altri, disposto a stare vicino anche a uno malaticcio come me piuttosto che passare il tempo con persone che di sicuro avevano di meglio da offrirti. Bucky Barnes, io ti amo!”

“Oh Steve… io non cambierei mai nessuno con te! Non cambierei mai il tuo cuore puro con una persona in salute ma con il cervello di uno scimmione e la sensibilità di un sasso! Anch’io ti amo!”

Si persero uno nello sguardo dell’altro, come a voler imprimere quel momento nei loro cuori per sempre, senza bisogno di aggiungere altre parole.

 

*

 

Il sole che cominciava a illuminare la stanza li sorprese che erano ancora abbracciati. Bucky si districò dal corpo del suo ragazzo, e guardò la sveglia con uno sbadiglio. Erano le 7.45. Che cosa?!

“Steve! Per quale diavolo di motivo non è suonata la sveglia?! È tardissimo! Alle 8.30 devo prendere il treno!”

Steve si stropicciò gli occhi e si stiracchiò.

“Sei tu che quando è suonata l’hai spenta! Te l’avevo detto ieri sera che se dovevi alzarti presto era meglio dormire…”

“Ma certo, perché a te è dispiaciuto così tanto non dormire!” gli rispose Bucky fissandolo malizioso.

Steve arrossì alzandosi dal letto ma senza aggiungere altro.

Nel giro di pochi minuti entrambi erano vestiti e pronti a uscire.

“Sergente, non sta dimenticando qualcosa?” chiese ironico Steve mettendo in testa il cappello della divisa da soldato a Bucky, che lo stava dimenticando sull’appendiabiti nell’ingresso mentre stava per chiudere la porta di casa.

 

*

 

Quando arrivano trafelati alla stazione, il grande orologio all’ingresso per fortuna segnava ancora le 8.20.

Si fecero largo in mezzo al caotico viavai di gente, ancora con il fiatone, fino quando non raggiunsero il treno di Bucky, ormai prossimo alla partenza.

Il giovane soldato salì velocemente a bordo e appoggiò la valigia. Steve lo salutò e fece per andarsene vedendo il capotreno avvicinarsi alle porte.

“Aspetta!”

Prima che Steve avesse tempo di realizzare le sue intenzioni, Bucky si sporse dal treno baciandolo al volo.

“Ma tu sei pazzo!”

“Se non lo fossi, ora non sarei qui con te! Ci vediamo per Natale!”

Un attimo dopo le porte si chiusero, così Steve si limitò a fare un cenno di saluto, dopo aver scosso la testa rassegnato.

Per quanto Bucky gli sarebbe mancato da morire nei lunghi mesi a seguire, quei giorni appena trascorsi insieme lo avevano reso felice come non accadeva da anni. Sarebbe bastato quello a riscaldargli il cuore in attesa del suo ritorno.

   
 
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