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Autore: Dubhe    21/09/2009    2 recensioni
Sasuke, dopo la morte del fratello Itachi, osserva quel villaggio in cui è cresciuto ma del quale non si sente parte. E’ solo, perché anche i suoi vecchi compagni di squadra hanno deciso quale strada prendere.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Diciottesima al concorso Tears Contes di Red Diablo.

Note dell'Autore: Il titolo è ispirato a una canzone omonima dei Red, Already Over, per le sue parole che si adatta alla mia One Shot. [Consigliabile leggerla con qualche canzone triste di sottofondo xD]

I flashback sono scritti in corsivo.

 

 

ALREADY OVER


Se ne stava seduto sul ramo di un albero, guardando un punto indefinito avanti a sé. Credeva di non riflettere, ma la sua mente era colma di pensieri.

Era solo.

Niente di strano, la solitudine lo accompagnava fin dall’infanzia. Era una compagna silenziosa che gli era stata sempre al fianco. Sembrava quasi un controsenso: se la solitudine era con lui, significava che non era del tutto solo. In quegli ultimi due anni e mezzo non aveva avuto molto tempo per fare quei complicati percorsi mentali, il suo unico obiettivo era stato la morte di quel fratello che in realtà lo aveva protetto.

Che lui aveva ucciso, accecato dall’odio provocato dalla vendetta.

Penso che la vendetta non serva. Non ti farà conquistare la felicità.

Strinse un pugno, riflesso involontario al quale ormai si era abituato quando ricordava quell’episodio.

Le parole di Sakura gli tornarono alla mente.

Quello e l’ultimo scontro con Naruto nella Valle dell’Epilogo erano gli unici momenti che continuavano a tormentarlo non appena distoglieva l’attenzione dagli allenamenti di Orochimaru. La valle era la stessa dove avevano combattuto anche il Primo Hokage e Madara Uchiha, fondatore del Clan.

Sembrava fatto apposta: Naruto Uzumaki, aspirante Hokage, e lui, l’ultimo degli Uchiha, insieme a Madara.

Forse, era davvero la fine.

Avrebbe distrutto Konoha per aver manipolato Itachi in quel modo, facendogli sterminare il suo Clan.

La fine era per quelli del villaggio della Foglia.

Ora, guardava quel villaggio in cui aveva vissuto per quasi tredici anni.

Quella notte sembrava tutto tranquillo, tutto silenzioso, come ogni sera. Vedeva le sentinelle fare il loro lavoro dall’alto delle mura, ignari che Sasuke Uchiha, il ninja traditore, li stava osservando.

Se vuoi, ti aiuterò a vendicarti. Ti darei una mano anche in quello, sono pronta a giurartelo!

Quasi sicuramente, quella volta Sakura non sapeva di cosa stava parlando.

Forse non te l’ho mai detto chiaramente, ma io ti amo!

Nemmeno in quel caso. Se lo avesse amato davvero, lo avrebbe lasciato andare senza fare tante storie. Nonostante tutto aveva apprezzato quel vano tentativo di farlo restare, in fondo Sakura era cambiata. Non era più la ragazzina insicura e superficiale di due anni prima, si era trasformata in una sicura e determinata, anche se ingenua. Lo aveva capito quando si era offerta di seguirlo.

Era una strada che avrebbe dovuto percorrere da solo, ancora non lo capivano.

Lo dimostrava il fatto che i suoi ex compagni di squadra lo cercavano ancora, si ostinavano a riportarlo al villaggio. Vivo.

A quanto pareva però, il nuovo Hokage lo voleva morto.

Ma lui lo avrebbe ucciso prima. Lui, e tutti quelli che c’entravano con lo sterminio del suo Clan.

Restò a guardare il villaggio mentre la brezza serale gli agitava i capelli corvini, le iridi di onice glaciali.

Non provava più niente, aveva tagliato i ponti con i suoi affetti anni fa. Grazie a questo era riuscito a diventare più forte, anche se non più di Itachi. Lui restava il più forte, anche se era scomparso.

All’improvviso sentì un movimento quasi impercettibile alle sue spalle. Il vento gli portò al naso un profumo che conosceva bene, nonostante il tempo passato. «Sakura.»

La ragazza venne alla luce esitando, i raggi della luna illuminarono la sua figura.

«E’ molto tardi. Che cosa fai in giro a quest’ora?»

Sakura si lasciò sfuggire un sorriso malinconico, che sparì quasi immediatamente. «Bisogna passare di qui per entrare nel nostro villaggio.»

Lui non si voltò. Anche quella sera, due anni prima, si era girato solo una volta. E avevano usato parole molto simili.

«E’ molto tardi. Che cosa fai in giro a quest’ora?»

«Bisogna passare di qui per uscire dal nostro villaggio.»

«Torna a casa.»

Attese qualche istante prima di rispondere. «Perché sei qui?»

«Sai che Tsunade è stata deposta dal suo titolo di Hokage, vero?» Anche la sua voce era fredda. Oppure, voleva sembrarlo.

«E Danzo ha occupato il suo posto ed è diventato Sesto Hokage, ordinando la mia uccisione. Sì, lo so.»

«Sono qui per questo.»

«Per uccidermi?»

Sakura si zittì e fece qualche altro passo in avanti. «Ricordi quando hai combattuto contro Naruto alla Valle dell’Epilogo, due anni fa? Non lo hai ucciso.»

«Non mi ricordo niente.» mentì.

Lei non gli badò. «Prima che partissero, Shikamaru mi disse...

“L’Hokage mi ha raccontato tutto quanto. So quello che hai passato, ma non posso portarti con me. Nemmeno tu sei stata in grado di far cambiare idea a Sasuke. Quindi, visto come stanno le cose, lo convinceremo a tornare usando la forza. E tu, Sakura, sai che non riusciresti mai a costringerlo.”

Sasuke fu tentato di vedere la sua espressione, ma tenne gli occhi fissi dove li aveva.

«Aveva ragione. Allora non sarei mai riuscita a colpirti, pur di farti tornare. Avrei preferito seguirti.»

«E ora preferisci uccidermi.»

«Le cose cambiano.» Il suo tono s’incrinò e la ragazza crollò in ginocchio. Era a un soffio da lui. «Ma non riesco ancora a farti del male, Sasuke!»

Probabilmente teneva in mano un kunai, perché si sentì il rumore di un oggetto metallico cadere sul legno del tronco. Sakura lo abbracciò da dietro, affondando il viso nella sua schiena.

Come all’esame di selezione dei Chunin.

Il segno maledetto aveva preso possesso di metà del suo corpo. Aveva già spezzato entrambe le braccia di un ninja del Paese del Suono, e si stava dirigendo minaccioso verso il loro capo, sperando di potersi divertire di più. Sakura lo aveva guardato, non riuscendo a riconoscerlo.

«Fermati!» Si era alzata e gli era corsa dietro, affaticata dal combattimento. Lo aveva abbracciato per la schiena. «Ti prego, Sasuke...»

Lui l’aveva guardata, l’iride rossa dello Sharingan furiosa.

Con le lacrime agli occhi, Sakura aveva risposto con uno sguardo di supplica e terrore. Erano rimasti immobili per alcuni secondi, che sembravano interminabili.

«Ti supplico…non farlo.» sussurrava lei.

Poi, il segno maledetto si era ritirato, e lui era tornato normale.

«Io…io ci ho provato, ho accettato questa missione perché credevo di esserne in grado, invece non ci riesco…mi sono aggrappata al ricordo di quando ti abbiamo trovato nel covo di Orochimaru, quando ho tentato di attaccarti. Ho solo pensato che non volevo essere una palla al piede per Naruto, ed è stata una coincidenza che il capitano Yamato si sia messo di mezzo, venendo ferito.»

Sasuke restò immobile. Non la guardò. «Ho sempre avuto ragione. Tu sei noiosa.»

Avevo ragione quella volta. Tu sei noiosa.

Sakura s’irrigidì e smise di piangere. «Sei tu quello che non capisce. Non hai mai capito nulla di me, di quello che provo per te.»

«Sei solo un’illusa. Cresci, Sakura, e guarda in faccia la realtà. Te l’ho già detto una volta: la strada che percorro è incompatibile con la vostra.»

«Lo so. L’ho capito da tempo.» sussurrò lei. Non si separò, e lui non la respinse. Una lacrima le scese attraverso una guancia, e Sakura strinse la presa al ragazzo. «Naruto diceva che non ci sarei riuscita, perciò abbiamo messo a punto un piano di riserva.»

Sasuke fece per voltarsi verso di lei, non capendo, ma qualcosa lo bloccò. Distratto dal discorso e dai ricordi non si era accorto dell’altra presenza nascosta tra le fronde davanti a lui. Quella presenza gli aveva lanciato un kunai dritto al cuore.

Non appena l’arma colpì in pieno il bersaglio, la presenza venne allo scoperto.

La prima cosa che Sasuke vide fu la folta chioma biondo paglia. Due occhi azzurri brillavano nella notte.

Brillavano di tristezza.

«N…Naruto…»

Sasuke barcollò all’indietro, ma non cadde sul legno. Sakura lo tenne presso di sé, facendogli posare la testa sul suo grembo.

Ora le vedeva.

Le iridi verde smeraldo, colme di lacrime, incorniciate dai capelli rosa tagliati corti fino alle spalle. Le guance erano rigate, piccole gocce salate finivano sulla tunica bianca di lui. La fronte spaziosa quasi non si notava nemmeno. «Mi dispiace, Sasuke…»

A fatica, Sasuke alzò un braccio, accarezzando una guancia di lei. Raccolse una lacrima in procinto di precipitare e se la portò alle labbra. Dagli angoli della sua bocca scendevano sottili rivoli di sangue, rosso come lo Sharingan.

Sì, era salata.

Era da tanto tempo che non vedeva piangere qualcuno, né assaporava il gusto salmastro delle lacrime. Guardò Naruto negli occhi.

Se era venuto il suo momento, significava che il suo destino non era quello di compiere la vendetta desiderata. Doveva morire così, tra le braccia della sua ex compagna di squadra innamorata di lui e sotto lo sguardo affranto dell’ex compagno di squadra.

Forse non era un cattivo modo di lasciare quel mondo.

Si sarebbe potuto riunire alla sua famiglia…a sua madre, che aveva sempre creduto in lui, a suo padre, che sotto la sua maschera fredda gli aveva voluto bene…e a Itachi. Gli avrebbe chiesto scusa.

Sì, gli avrebbe chiesto scusa.

Ma sarebbe bastato?

Tornò a spostare gli occhi su Sakura. «Ti ringrazio, Sakura.» mormorò il ragazzo.

«Sasuke!»

Gli occhi di Sasuke Uchiha divennero opachi, le palpebre si abbassarono e la testa ricadde da un lato, mentre Naruto e Sakura lo guardavano come se da un momento all’altro potesse risvegliarsi.

Attesero minuti, fissando il suo cadavere che non poteva diventare più pallido di quello che era già, immobile.

Sembrava stesse dormendo, se non fosse stato per il sangue che usciva dalla bocca e dalla ferita al petto che macchiava la candida tunica.

Sakura lo accarezzò dolcemente, continuando a sussurrare il suo nome. Non riusciva più a controllare il pianto, le lacrime scendevano prive di alcun comando. Poi un lampo di pazzia s’impadronì di lei.

Prese Sasuke per le spalle e lo scosse violentemente. «Perché te ne sei andato, dannazione? Se mi avessi ascoltata non ci avresti costretto a questo! Maledetto, maledetto, maledetto!»

Naruto s’intromise, staccando piano le mani della ragazza dal corpo inerme di Sasuke. La abbracciò, lasciando che si aggrappasse a lui e sfogasse la sua tristezza, la sua rabbia, il suo rammarico.

Alzò lo sguardo al cielo, e vide la luna piena alta nella distesa scura circondata da piccoli puntini brillanti. La sua luce pallida sembrava illuminare solo il luogo dove stavano i due ragazzi e il corpo.

Una lacrima gli sfuggì, ricordando i momenti passati con l’amico.

Perché lui, nonostante tutto, lo considerava un amico. Lo avrebbe sempre considerato tale, anche se tutti lo chiamavano traditore.

Sasuke era unico e insostituibile.

Pensò a Danzo, il Sesto Hokage. Ora sarebbe stato contento del compimento della missione.

Anche l’ultimo degli Uchiha se n’era andato, il Clan era estinto.

Strinse Sakura, che lentamente si calmava.

Sentiva un forte dolore al petto, faceva quasi fatica a respirare, ma non ne sapeva il motivo. Faceva il possibile per non farlo vedere a Sakura. Doveva mostrarsi forte, se lo avesse visto triste a chi si sarebbe appoggiata? Sapeva come si sentiva la ragazza, perché provava sentimenti molto simili.

«Torniamo a casa.» disse il ragazzo.

Naruto guardò il cadavere di Sasuke con malinconia. I momenti passati insieme non sarebbero tornati.

Mai più.

 

Avrebbe potuto salvarsi.

Nessuno scoprì mai perché morì colpito da un semplice kunai, lui che era stato allievo di Orochimaru e aveva posseduto persino parte del Sannin dentro di sé.

Sasuke Uchiha non è stato ucciso.

Sasuke Uchiha voleva morire.

 

  
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