Videogiochi > Undertale
Segui la storia  |       
Autore: Aesingr    22/07/2024    1 recensioni
“In questo momento posso sentire i cuori di tutti battere all’unisono. Ardono tutti con lo stesso desiderio…”
I mostri hanno sognato a lungo la superficie. Ad aspettarli però non trovano umani buoni o cattivi, piaceri o dolori, solo scelte difficili in una realtà silenziosa. Mostri e umani devono cooperare sotto il vessillo della determinazione, quando il passato che ignorano fa capolino dai vuoti di storia che i libri non sono in grado di riportare.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Undyne aveva già estratto una lancia magica, l'istinto anteposto alla ragione. Non tutti gli istanti che compongono un'emozione possono essere vissuti allo stesso modo: aiutare un amico in difficoltà, salvare un giovane mostro che cade in un baratro, assaporare la necessità di una vendetta, a loro volta potevano frammentarsi in sensazioni più piccole e mutevoli. Quando vide Frisk a terra, scoprì di essere grata alla semplicità della propria anima e all'irrazionalità che ne derivava. Le permise di osservare la scena nella sua interezza e di non dare di matto come uno squalo trascinato dalla fame, anche quando il suo occhio giallo scorse nella figura parte delle sembianze del suo maestro.
Corna nere e ricurve gli sbucavano dal cranio, insieme a orecchie bianche e appuntite, a incorniciare il volto di una creatura intagliata nella placida calma di una rabbia assassina. Forse grazie a quello che le aveva appena spiegato Alphys, anche la sua percezione istintiva si era accentuata abbastanza da trasmetterle un senso di violenta angoscia provenire dall'essere caprino che sovrastava il corpo di Frisk steso a terra.
“Immagino che anche voi siate sorprese”, disse lui in voce delicata. “Questi umani sono molto più deboli di un tempo. Se lo avessi saputo me ne sarei occupato allora. Chi sa quand'è cambiato tutto questo.”
Undyne e Alphys erano interdette. Fissavano impietrite la figura dello sconosciuto raccogliere il pugnale da terra, una lama ricurva su cui i raggi del tramonto rifrangevano il perimetro di tre triangoli intrecciati di colore azzurro. Il mostro caprino, coperto dalla testa ai piedi da una fine peluria candida, indossava soltanto un lungo abito grigio orlato d'oro che scendeva fin sotto le ginocchia, lasciando scoperti gli avambracci e le gambe. Le estremità degli arti erano più simili a quelle di un felino, con quattro dita affusolate e lunghi artigli rapaci. Undyne sentiva una pressione costante scaturire dalla sua presenza, paragonabile a quella del nucleo che alimentava l'energia del loro mondo, che Alphys le aveva permesso di tenere in mano quando era riuscita a riprodurre una batteria in una piccola sfera di metallo bollente; gliel'aveva portata a casa la volta in cui avevano discusso riguardo un robot da allenamento che poteva incassare colpi e rigenerarsi all'infinito, un'impresa che un genio come la scienziata poteva anche realizzare in un giorno di pausa, o una scusa come un'altra per incontrarsi.
Undyne ringhiò e avanzò decisa. Anche Asgore per lei era stato un avversario impossibile per molto tempo, finché un giorno era riuscita ad atterrarlo. Sapeva che quello di fronte a lei era pari a dieci, o forse cinquanta Asgore, ma saper valutare il pericolo e scegliere di affrontarlo erano due fasi molto distanti della sopravvivenza. Qualcosa le diceva che non sarebbe stata in grado di sconfiggerlo, eppure non poteva perdonare chi aveva fatto del male a un amico.
Alphys scattò in avanti per aggrapparsi a lei con entrambe le mani, ma Undyne tese indietro il braccio destro e con delicatezza le intimò di restare dov'era. Non le ordinò di fuggire, perché lo stesso istinto primordiale che le incuteva la paura necessaria a valutare la minaccia le aveva anche mostrato uno spiraglio negli occhi della creatura: rossi come fiori dipinti di fuoco, avevano un che di limpido e trasparente, uno sguardo con cui forse poteva dialogare.
“Chiunque tu sia”, sibilò il mostro pesce, “se hai ucciso Frisk te ne farò pentire.”
La sorpresa li aveva colti entrambi quando la creatura, con un gesto banale, quasi di circostanza, intrecciò le mani e nascose la lama del pugnale tra le dita.
“Credo di essermi perso più del previsto. Mostri che si curano dell'incolumità di un umano? Le cose cambiano in fretta. Anche se ammetto mi abbia stupito.”
Undyne si fece forza e lo raggiunse. Un altro brivido la attraversò quando fu a pochi passi da Frisk. Le sembrò di trovarsi di fronte a un grande albero che, da un momento all'altro, poteva scegliere di crollare e schiacciarle entrambe per poi rimettersi in piedi da solo; frutto di quella parte irrazionale che poteva ancora fare qualcosa, si preparò a combattere come aveva sempre fatto, ma con un nuovo obbiettivo.
“Cosa le hai fatto?”
“Ho provato a ucciderla. Credo di aver fallito, anche se non mi spiego come sia accaduto.”
Undyne approfittò del sollievo di quella certezza per chinarsi e afferrare la bambina, ma la pressione esercitata dal mostro si intensificò fino a renderla incandescente. L'aura di calore esplose e la sbalzò indietro come un vento caldo e potente, facendola barcollare.
La rabbia stava per sopraffarla nel pensare che Frisk si trovava sotto quell'energia così prorompente e che il suo corpo non poteva reggere a lungo. Per sua fortuna, Alphys la fece tornare in sé con un grido, ancor prima che potesse tentare un attacco.
“Ferma!”
Particelle azzurre fluttuarono sulla mano destra di Undyne, ma senza materializzare la sua arma. Il cambiamento descritto dalla scienziata aveva aumentato considerevolmente il controllo che aveva sulla magia, anche se si trattava di contenerne gli effetti: era riuscita in un attimo a concentrarla e dissolverla senza sforzo, come fosse la cosa più naturale del mondo. Annuì e si voltò verso Alphys, che si stava avvicinando apprensiva.
“Grazie. Non preoccuparti, lascia fare a me.”
Alphys si fermò a qualche metro di distanza con una mano tesa verso di lei. Undyne avvertì una sensazione formicolante percorrerle la superficie delle scaglie, dal dorso alle mani, come se una calda schiuma frizzante l'avesse lambita per poi ritirarsi.
Fissò prima la scienziata poi il mostro caprino. Nel vedere Frisk ancora a terra dovette mettere da parte le riflessioni per approcciarlo di nuovo, stavolta con l'intenzione di andare fino in fondo, a qualunque prezzo.
“Spiegami perché vuoi proteggerla”, disse il mostro bianco, indicando Frisk con il pugnale.
C'erano molte risposte che Undyne poteva elaborare in quel momento, anche se una sola era la verità e il conflitto tra umani e mostri non c'entrava un bel niente.
“Perché è una nostra amica. Ci ha salvati, ha aperto la barriera che ci teneva rinchiusi nel sottosuolo.”
Stavolta lo sconosciuto ebbe una reazione ben visibile, che si espresse anche attraverso la sua energia in un guizzo d'aria bollente.
“Lei? Sono rimasto ad aspettare tutto questo tempo per essere liberato da un umano?”
Sempre più perplessa, Undyne strinse i pugni e lo fissò truce. La pelle del viso di Frisk era diventata rossastra.
“Togliti subito da lì, la stai bruciando! O non ci andrò piano questa volta!”
Per quanto poco convinta fosse dell'efficacia di una minaccia verbale, fu sollevata quando il mostro racchiuse di nuovo il pugnale fra le mani e si allontanò di un paio di passi da Frisk, ritirando l'aura omicida.
“Impossibile. Lei non può aver distrutto la barriera. Riconosco che sia notevole, è rimasta impassibile quando l'ho colpita, ma è tutto qui.”
Sì, anche per loro era un mistero. Dovevano sapere la verità, una verità che poteva scomparire insieme alla bambina se gli scontri che aveva superato non l'avessero temprata.
“Quello che ha passato per aiutarci le ha insegnato a rimanere stabile”, spiegò Undyne decisa. “Ha fatto un ottimo lavoro, Non sarai tu a vanificare i suoi sforzi.”
Il mostro alzò gli occhi al cielo e fece roteare la sua arma fra le dita un paio di volte.
“Raramente gli umani agiscono senza un secondo fine. Se ha scelto di aiutarvi sta pianificando qualcosa. Che ne dite di smettere di credere alle belle favole e al pacifismo di un’umanità corrotta fin dal passato più antico?”
C’era qualcosa nel modo di fare del mostro che Undyne trovava a suo modo affascinante, come se un lato di lei fosse davvero curioso di capire quali aberranti contorsioni mentali si nascondessero dietro la sua maschera di solidità.
“Anch’io sono sospettosa con gli umani, ma Frisk è diversa. Di lei ci si può fidare, tutti possono confermarlo. E poi, di qualcuno ci si dovrà pur fidare, o no?”
Si voltò inconsciamente verso Alphys, che adesso stava osservando la scena con un rinnovato sguardo pieno di fermezza sul muso. Non l’aveva mai vista così, in qualche modo Frisk aveva influito anche su di lei; un altro motivo per esserle grata per sempre.
“Ci sono volte in cui smettere di fidarsi è proprio la soluzione a ogni problema”, rispose la creatura. “E io, Leirias Dreemurr, ne sono la conferma. Mi fidavo di Asgore, ma lui accettò di patteggiare con gli umani per salvare qualche misera vita. Tradire il nostro onore gli ha dato una flebile speranza di sopravvivere, ma le cose non cambieranno.”
“Asgore? Cosa stai dicendo?”
Leirias, un nome che fece risuonare nella testa di Undyne strani pensieri, stava parlando del bonaccione re dei mostri come un traditore. Era inaccettabile, ma soprattutto falso: tutto Asgore poteva essere fuorché un voltafaccia.
“Certo, non ne sapete niente. Ripugnante…” Leirias scagliò il pugnale a terra con tutta la sua forza e la lama, a contatto con il suolo, sprigionò scintille luminescenti fino a incastonarsi nella polvere. “Per salvare la sua Toriel e una manciata di mostri ha implorato un patto con quegli sporchi umani che nonostante il loro potere temevano il futuro e sviluppi imprevisti della nostra specie. Noi ci evolviamo in fretta, mentre loro hanno cominciato a regredire e con il tempo sapevano che sarebbero diventati sempre più deboli. Per questo ci sterminarono: adesso un solo mostro con una sola anima umana potrebbe eliminarli tutti senza lasciarne traccia.”
Undyne aveva ormai abbassato del tutto la guardia. In combattimento era un errore fatale, ma incontrare qualcuno con le sue stesse convinzioni e un po’ di consapevolezza in più l’aveva destabilizzata.
“Cosa accadde con Asgore?”
Leirias raccolse il pugnale e sospirò.
“Chiese pietà e la ottenne. Non voleva la guerra, era un debole. Aveva un giovane umano in ostaggio e poteva ottenere un’anima umana se avesse avuto il coraggio di ucciderlo. Poteva salvarci, ma scelse per la via diplomatica e gli umani accettarono il compromesso: liberare l’ostaggio in cambio della sopravvivenza dei mostri, a patto di confinarli in un luogo dove potessero essere controllati. A quei vermi non interessava certo la vita di un bambino, ma il rischio che un mostro si impossessasse di un’anima umana era abbastanza grande da intimorirli. L’errore di Asgore fu quello di accettare senza pensare alle conseguenze. Gli umani ottennero così l’accesso al sottosuolo in ogni momento e, con questo, la possibilità di sterminare tutti i sopravvissuti, ma qualcosa deve aver fatto cambiare loro idea. Non ho mai capito se temessero che Asgore avesse con sé un altro ostaggio in segreto o se la nostra prigionia fosse sufficiente per rassicurarli, ma il nostro destino era segnato.”
Undyne era senza parole. Qualcosa era cambiato in Asgore, più di una volta nella sua lunga vita millenaria, e la sua mente aveva tracciato ogni possibile sentiero. L’asgore che conosceva lei era diverso da quello descritto da Leirias: aveva ucciso più di un umano caduto nel sottosuolo, e se non fosse stato per la determinazione di Frisk avrebbe ottenuto la settima anima. Tuttavia, non aveva mai osato chiedergli perché non avesse assorbito una delle sei anime per uscire allo scoperto e fare piazza pulita di umani; in fondo conosceva già la risposta.
“Asgore non è un debole!”, esclamò con un ringhio irritato. “Sono sicura che la guerra l’abbia colto di sorpresa. Non ha mai voluto fare del male e ogni soluzione pacifica per lui è sempre meglio di una pioggia di polvere. Ciononostante farebbe di tutto per i suoi sudditi, i suoi amici, per questo ha accettato di uccidere gli umani che accidentalmente cadevano nel sottosuolo. Lo capisci? Ha lasciato che il destino portasse la pace tra i mostri.”
Leirias strinse le dita della mano destra in un pugno artigliato di pelo rovente.
“Questo dimostra che è un debole e un codardo! Non avevo idea che si fosse rammollito fino a questo punto. Ha addirittura ottenuto sei anime e non le ha utilizzate per vendicarsi? Idiota! L’onore della forza dei boss monsters è stato calpestato!”
In effetti, il pensiero di Undyne aveva più in comune con Leirias che con Asgore. Aveva smesso di dar peso alle scelte del maestro nel momento stesso in cui aveva accettato di seguirlo, perché la determinazione di tutti era come un riverbero di cuori che battono all’unisono. La volontà del boss monster era anche la loro, per quanto opinioni e sentimenti li rendessero diversi; se c’era della determinazione nei mostri, nasceva dalla loro unione.
Leirias Dreemurr aveva assunto l’aspetto di  una vera bestia di fuoco e fiamme: il suo corpo si circondò di un’aura rossastra e in un istante l’inferno esplose.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: Aesingr