Settembre 1939
Gilbert Beilschmidt aveva deglutito guardando l’altro negli occhi. Sapeva che ci sarebbero arrivati prima o poi, era davvero solo una questione di tempo.
Patto di non belligeranza un corno, sapevano solo farsi la guerra loro due. Non conoscevano altro modo di esistere e coesistere.
Sapeva che uno dei due avrebbe tradito il patto, o forse lo avrebbero fatto entrambi come si era dimostrato in quel momento. Si erano mossi insieme verso lo stato polacco. Un passo alla volta, ed ora erano uno di fronte all’altro nemici come sempre.
“Possibile che dobbiamo sempre arrivare a questo?” Ivan Braginskij lo guardava negli occhi e non era per nulla divertito mentre gli puntava la pistola petto.
“Non tocchiamo questo tasto, per favore, che io me ne sarei stato volentieri a casa mia a poltrire sul divano con una birra in mano. Inizio ad essere troppo vecchio per queste stronzate.”
“Eppure sei sempre tu il problema. Com’è possibile che sei sempre in mezzo ad ogni conflitto?”
“Non ho altri passatempi temo.” Aveva sospirato, anche se non gli piaceva affatto il modo in cui il Russo spingeva la canna della pistola contro il suo sterno. Avrebbe sparato alla prima parola sbagliata. O forse avrebbe sparato in ogni caso. Poteva dargli torto in effetti? Il suo governo si era mosso per iniziare l’ennesimo conflitto su suolo europeo, come se quella povera terra martoriata non avesse visto abbastanza sangue nel corso dei secoli. Ma gli umani non imparavano mai. Commettevano sempre gli stessi gesti a ripetizione senza apprendere nulla dalla storia prima di loro.
“Ho l’ordine di annientarti, lo sai?”
“Sì, questa idea mi ha sfiorato il cervello.” Gilbert lo aveva guardato, piegando le labbra in un sorriso ed allargando le braccia. Era una resa o una provocazione? Non ne era più certo nemmeno lui. Avrebbe solo voluto tornarsene a Berlino in quel momento, chiuso nel proprio appartamento a godersi qualche buon libro, sempre se quelli che aveva scelto non erano già stati bruciati. Quelli a Berlino erano completamente folli, nonostante le loro idee iniziali poteva quasi comprenderle ed accettarle. Anche se in quell’istante era più accettabile farsi sparare dal Russo e restare a marcire in quel posto dimenticato da dio, fino a quando qualcuno non avesse deciso di venire a cercarlo. Sempre se avessero deciso di farlo, visto quanto non stava simpatico ai piani alti.
“Se non ti ritiri subito, prima o poi arriverò a marciare su Berlino e la conquisterò.”
“Oh, non vedo l’ora di assistere a quel giorno, Ivan!” Aveva riso sguaiatamente. Per fortuna che non c’era nessuno in quel momento attorno a loro, altrimenti avrebbe attirato subito l’attenzione di chiunque.
Come lo avrebbe attirato lo sparo che ne era seguito. Sapeva che ci sarebbe stato. Il Russo era teso come una corda di violino, pronto a scattare, e lui non aveva fatto davvero nulla per prevenirlo. Anzi.
Aveva portato le mani al petto per cercare di tamponare la ferita. Faceva male. Credeva di essere ormai abituato ai colpi di arma da fuoco, ma così a bruciapelo faceva male. Forse aveva anche urlato. Non lo sapeva. Non era sicuro di nulla. Nelle orecchie sentiva solo il suo cuore battere all’impazzata. Pompava sangue, che poi sarebbe uscito da quella ferita in pieno petto. Non sapeva nemmeno se il proiettile fosse uscito o fosse ancora da qualche parte a vagare dentro di lui per cercare di fare danni più seri.
“Vediamo se arrivo prima io a Mosca a ballare sul tuo cadavere.”
“Conserva il fiato invece di fare tanto lo spavaldo.” Aveva osservato Ivan inginocchiarsi di fronte a lui. Non si era nemmeno reso conto di essersi seduto. “Dovresti ormai aver imparato che è praticamente impossibile riuscire ad invaderci. Ci avete provato tutti quanti almeno una volta, senza risultati soddisfacenti. Tu andresti premiato per la costanza.”
Ivan aveva spostato la mano che si stava premendo al petto, osservando la ferita e toccandone i bordi con le dita, senza alcuna grazia. La sua espressione non trasmetteva nessuna emozione.
“Sei fortunato. Si sta già rimarginando. Almeno sei in buona salute, nonostante tutto.”
Gilbert aveva riso. No, non era affatto in buona salute, era solo fortunato in quel momento anche se non sapeva quanto sarebbe durato. Si sarebbe fatto molto male in quella guerra. Se ne sarebbero fatti entrambi.