La prima volta che Italia viene colpito da quel sospetto sente una pugnalata al cuore, e si dà mentalmente dell’illuso. Sfoga la tristezza e il nervosismo preparando una torta con movimenti agitati e arrabbiati. Quando sforna il dolce, suo fratello si esprime con una faccia schifata davanti alla Sachertorte. Veneziano non replica, rendendosi conto solo in quel momento quale tipo di torta torta ha cucinato in maniera automatica. Non la cucinava da quando stava a casa di Austria. E l’ultima volta l’aveva preparata per lui.
La seconda volta è più facile seppellire quella sensazione, sono in guerra e stanno marciando da giorni nella steppa innevata, il morale è basso e lui continua a lamentarsi dal freddo e dalla fame. Fa fatica a stare al passo con le altre nazioni che aprono la strada, arranca e cerca di rimanere vicino alla Nazione che li sta conducendo in quell’avanzata. Gli lancia uno sguardo, come per cercare supporto, e forse per colpa del vento che lo costringe a tenere gli occhi chiusi e a non vedere bene, forse a causa di un’allucinazione datagli dalla stanchezza, ma il viso che vede sotto quegli occhi azzurri e quei capelli biondi gli procura un pensiero doloroso. Sarebbe stato così se fosse cresciuto.
La terza volta la guerra è finita e lui e Germania hanno ripreso a parlarsi. Un giorno, cercando una matita che Ludwig ha chiesto di portargli, apre un cassetto con dentro un quaderno. Di fianco, legata con cura al taccuino, c’è una matita nuova di zecca. Italia slega il nastro per prenderla, e quando apre il quaderno il suo cuore perde un battito. Conservato all’interno c’è un dipinto fin troppo famigliare. Ma è nel posto sbagliato. Deve essere nel posto sbagliato. Il coniglietto ritratto sul foglio sembra fissarlo, quasi sfidarlo. Gli occhi increduli si spostano sull’angolo in basso a destra del dipinto, dova spicca una firma inequivocabile. Italia Veneziano.
A quel punto il sospetto diventa speranza. Il coniglietto ritratto diventa meno nitido attraverso le lacrime che gli riempono gli occhi, mentre due parole escono come una preghiera dalle labbra tremanti.
Germania è abituato ai comportamenti eccentrici di Veneziano, ma vederlo tornare cosi sconvolto dopo aver cercato una matita è una stranezza a cui ancora non aveva assistito. In mano vede che porta un foglio e prima di riuscire a chiedergli qualsiasi cosa, Italia glielo mostra con determinazione.
“Chi ti ha dato questo disegno?” la voce è un sussurro assetato di una risposta. Germania guarda il dipinto. Un coniglietto in un prato. Sente un ago premere sulla nuca, come un trillo di stare sull’attenti. Sposta lo sguardo sulla firma, non capendo lo shock dell’altra nazione.
“È un disegno che mi hai dato tu, giusto?” Italia lo ha sommerso di disegni in quegli anni che si sono conosciuti, di certo non può pretendere che si ricordi per quale occasione glielo avesse donato.
Ma Veneziano scuote la testa. “No, non per te! L’ho disegnato io, ma non per te! Non l’ho mai dato a te, Germania, io lo avevo dato a…” Non riesce ancora a pronunciarne il nome a voce alta, non davanti a Ludwig, non con quell’ipotesi che preme nella sua testa.
Germania lo guarda, comprensivo e preoccupato. “Senti, Italia, forse è meglio che vai a riposare, stai sragionando. L’ultima guerra ha avuto affetto anche sulla mente di noi nazioni, è normale che tu sia confuso…”
“Io non sono confuso!” l’urlo riempe la stanza, bloccando il discorso di Germania. “Ti prego!” continua Veneziano, alzando di nuovo il dipinto in modo che Ludwig possa vederlo bene. “È importante, ti prego! Cerca di ricordare!” supplica, gli occhi ancora pieni di lacrime.
Germania sospira. Prende tra le mani il foglio e lo guarda. Di nuovo quel trillo all’altezza della nuca. È importante. Come se anche i suoi pensieri concordassero con Veneziano. Ma perché? Se è importante dovrebbe saperlo, giusto?
Cerca di affrontare il tutto con razionalità, dove è possibile.
Il prato del dipinto lo riconosce, è una parte del giardino di Austria. I dettagli raffigurati aiutano da quel punto di vista. Il coniglietto bruca l’erba, tranquillo, incurante di essere ritratto. Quindi, o Italia era stato particolarmente silenzioso mentre dipingeva, oppure…
Il ragionamento viene interrotto da quel trillo, mentre al dipinto davanti a sé se ne sovrappone un altro, più rozzo e fatto con mano inesperta.
“Aspetta, ti aiuto a sistemarlo. Ecco, fai così!” una manina si era posata sulla sua, guidandola con dolcezza ed esperienza. A quel tocco aveva subito provato imbarazzo, ma lo aveva lasciato fare, era felice. Non voleva che finisse di guidare la sua mano.
Di chi era quella voce? Di chi era quel ricordo?
“Germania..?” Italia lo richiama alla realtà.
Ludwig vorrebbe scuotersi via quel ricordo, anche se piacevole, per ritornare a essere presente al cento per cento, ma un’altra frase rimbomba nella sua testa, e non riesce a ignorarla.
“Ti amo da sempre, fin dal decimo secolo”
Sussulta quando capisce che, oltre nella sua mente, quella frase è stata detta ad alta voce da Veneziano. Ed è il suo volto che si sovrappone a quello un sfocato di un bimbo, vestito con un grembiule bianco sopra un vestito verde. Il viso non è nitido, ma il ciuffo ribelle è rimasto lo stesso.
“Italia..?” esce come una domanda, perché la sua parte razionale non accetta questa situazione così assurda.
Veneziano ha il volto rigato di lacrime mentre gli prende le mani tra le sue.
Anche quella volta piangeva.
Scuote la testa davanti all’ennesimo pensiero formatosi contro la sua volontà.
Italia lo guida in cucina e lo fa sedere al tavolo. Prende un fazzoletto bianco e se lo sistema tra i capelli, in un modo che per Germania è molto famigliare, anche se non ricorda che Veneziano abbia mai usato sistemarsi così i capelli.
Veneziano gli sorride tra le lacrime e lo abbraccia, e Germani sente subito che non è uno dei soliti abbracci in cui lo avvolge mille volte al giorno. È un abbraccio da cui si irradia affetto, disperazione e aspettativa. E Ludwig ha quasi l’impulso di ricambiare la stretta, ma prima che possa farlo Italia gli mormora una frase nell’orecchio.
“Facciamo così. Adesso io ti preparo un dolce per mantenere la mia promessa, e tu in cambio ascolti un ricordo che per me è indimenticabile. Magari, dopo che te lo avrò raccontato, tornerà ad esserlo anche per te.”
Angolino di May
E un po’ di fluff sia (direi che ce n’era bisogno dopo gli ultimi prompt, ehm ehm).
Germania qui è Sacro Romano Impero. So che non è mai stato confermato ufficialmente, ma a parte il design dei due personaggi, ho voluto anche prendere ispirazione dal terzo musical, In The New World, dove l’attore che interpreta Germania, nelle scene flashback a casa di Austria interpreta anche Sacro Romano Impero, così come l’attore di Italia inteprepta Chibitalia nelle stesse scene. Quindi, almeno lì si può dire che è stato reso canon, e io sono felice di questo. :3 Kudos ai due attori, rispettivamente Yosuke Ueda e Ryoki Nagae che hanno dato vita al loro rapporto anche nelle scene dove erano ancora piccoli.
E siamo arrivati alla fine di questo Writober! Ci sono stati momenti in cui non ci speravo, ma eccoci qui! Posso essere fiera di me, dopo il fiasco dell’anno scorso! Grazie alla mia Timeline per il sostegno costante, a Mini e Dario che so che leggono e si sono sorbiti anche loro i miei scleri, e a chiunque abbia letto queste mie pazzie!
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti.
Mata ne!