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Autore: Amber    02/10/2009    15 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Salve a tutti, e scusate il ritardo... ma l’inizio della scuola è come al solito traumatico ^^

Purtroppo il tempo è comunque limitato ma visto che avevo questa mezzora disponibile non ho proprio voluto attendere oltre.

 

N&A è stata la mia prima storia tanto lunga da doverla dividere in parti, è parte di me e mi è molto cara… ha seguito una fase importante della mia vita e credo di essere cresciuta insieme a lei durante la stesura, mentre mi venivano a trovare tutti i suoi personaggi in sogno e durante le noiose ore scolastiche…

Non so se voi avete già trovato la vostra anima gemella, un ragazzo/a a cui donare La Chiave, io ancora l’aspetto… ma prima o poi arriverà e allora sarà un po’ come essere Kagome che cerca dentro di se il coraggio di andare avanti e di abbandonarsi alla persona che ama.

Le situazioni brutte ci sono, ci accadono ogni giorno, ma è bello vivere per arrivare al traguardo, guardarsi indietro e contare le innumerevoli piccole cose che ci hanno donato la bellezza della felicità e questa lezione l’ho imparata anche io ormai.

 

Questa è la fine di un’era, la mia perlomeno… la fine di una fase che tornerà sicuramente a farsi sentire, dolorosa e malinconica, ma è parte di me e un giorno riderò di questo istante prendendo per mano quella persona.

 

È per questo che quando mi sento giù rileggo questo capitolo, perché, lo ammetto, sono un po’ invidiosa della mia protagonista e cerco più di ogni altra cosa di immedesimarmi in lei…

 

Quindi buona lettura a tutti voi, sperando di comunicarvi più emozioni possibili.

 

***

 

Capitolo 29

       La fine di un’era

 

Quando la mattina dopo Kagome aprì gli occhi, a causa di un sogno che non ricordava, si sentì cogliere da una terribile ansia, ben peggiore da quella provata il giorno prima.

Rimase immobile, tentando di calmare il cuore impazzito, pensando che probabilmente quella sensazione era dovuta proprio a quell’incubo.

Non osò muovere un muscolo per qualche minuto, rimanendo raggomitolata su se stessa a fissare la parete, pensando a tutto e a niente, lasciando che quell’orribile sensazione scivolasse via dal suo corpo.

Si sedette acchiappando il cellulare, accendendolo, osservando poco interessata un filo di luce che si scontrava contro la parete, accanto all’armadio.

Non poté non pensare all’ultimo incontro avvenuto con Inuyasha all’interno di quella stanza. Facendo vagare lo sguardo su quella superficie levigata, senza badare alla suoneria del cellulare che l’avvertiva dell’arrivo di un nuovo messaggio, focalizzò la scatola.

Strinse tra le dita l’apparecchio mentre la foto dentro al diario si collegava prepotentemente con gli avvenimenti del pomeriggio prima.

Si portò alle labbra l’indice, chiudendo gli occhi, ricordando il sapore di quelle di Inuyasha, il tocco, le sensazioni… si riscosse solo quando la suoneria del cellulare la fece sobbalzare, ricordandole che quello era un giorno decisivo

“Basta Kagome” si sgridò alzando del tutto le imposte della finestra e guardando le foglie rigogliose del fiero Goshinboku “Ormai la decisione è presa, niente più ripensamenti” Controllò il cellulare notando una chiamata da parte di Sakura e un suo messaggio dove le chiedeva di uscire nel pomeriggio per accompagnarla per qualche commissione in centro. La giovane le rispose velocemente dicendole che era impegnata, ma che le avrebbe fatto piacere incontrarsi il giorno dopo.

Si vestì con calma indossando un paio di jeans e una canottiera azzurra contornata nei bordi da un sobrio pizzetto, raccolse i capelli in una coda alta poi scese al piano di sotto sedendosi accanto alla madre che guardava la TV in salotto

-Buon giorno mamma!- esclamò

-Ciao tesoro- corrispose –Tra poco preparo il pranzo, poi vado al lavoro. Tu cosa fai? Torni all’ospedale?-

-Si, ma verso le 17.00- rispose la ragazza spegnendo nel bel mezzo di un notiziario l’aggeggio –Dov’è Sota?- chiese seguendo la madre in cucina e osservandola mentre metteva l’acqua sul fuoco

-Sta ancora dormendo… eppure ieri non è andato a letto tardi- osservò accigliata la donna

“Ceeerto, come se si mettesse a dormire quando gli dici di andarci” pensò ironica la figlia

-Perché non vai a svegliarlo piuttosto?-

-Non esiste! Non si sveglia neppure con le cannonate!- scattò la figlia

-Provaci, non può mica dormire tutto il giorno-

-E va bene… però se vedo che non si sveglia io torno giù-

-E non provare a buttarlo giù per le scale- l’avvertì la donna. La giovane abbozzò ad un sorriso

-Maddai mamma, non si sarebbe fatto nulla…-

-Solo perché sono intervenuta prima che tu lo facessi sul serio-

-Ok, colpita e affondata! Vado!- esclamò uscendo

-Ecco bravissima!-

Kagome fece la strada inversa arrivando al piano di sopra e, sorpassando la sua camera, aprì la porta di quella del fratello andando direttamente ad alzare la tapparelle

-Sota svegliati!- esclamò voltandosi a guardarlo. Il ragazzino, beatamente addormentato, aveva le braccia spalancate e aveva il viso piacevolmente affondato sul materasso mentre il cuscino era finito per terra. Lei alzò gli occhi al cielo avvicinandosi –Benedetto ragazzo…- mormorò scuotendolo per una spalla –Sota, vedi di aprire i tuoi bellissimi occhietti ok? Non vorrei dover passare alle maniere forti, di nuovo- minacciò. Il fratello, per tutta risposta, le voltò la schiena, continuando a dormire indisturbato. La ragazza incrociò le braccia seccata, scrutandolo, poi sorrise tranquilla.

Qualche minuto dopo, un tonfo alquanto sospetto fece accorrere la madre al piano di sopra trovando il figlio seduto a terra accanto al letto, palesemente intontito, che si guardava intorno confuso, mentre la sorella, tutta soddisfatta, usciva dalla camera, dirigendosi in cucina.

 

Inuyasha aprì gli occhi impastati dal sonno e faticò a ricordare dove fosse ma, soprattutto, a fare mente locale su ciò che era successo il giorno prima in quella stessa stanza. Si coprì il viso con un braccio stringendo il pugno fino a farlo tremare

-Sono un coglione- Ma nemmeno ammetterlo lo fece sentire meglio.

Non si soffermò neppure a guardare la foto sul comodino, già sapendo cosa vi avrebbe letto: disgusto, odio e rabbia.

Lui non avrebbe mai voluto che andasse a finire in quel modo. Mai.

Allungò il braccio, a tentoni, per cercare il cellulare, ma invece di quello trovò un fogliettino accartocciato. Non ebbe bisogno di vederlo per sapere cos’era. Lo strinse nel pugno, riducendolo ad una pallina.

Se non ci fosse stato quello…

Si alzò a sedere di scatto e lo buttò con rabbia sul pavimento, fissandolo con odio.

Tutti i suoi passi avanti in tutti quei mesi con Kagome erano andati in fumo a causa di quel misero pezzo di carta.

Accese il cellulare scostando i capelli dal viso. Si diresse in bagno e ne uscì qualche minuto dopo gocciolante. Si tamponò i capelli e quando lo sentì suonare il cuore mancò di un battito.

E se fosse stata… Kagome?

Lo prese e pregò con tutto se stesso che fosse così, ma la delusione fu enorme quando vide un numero sconosciuto.

Rispose, mogio e arrabbiato con se stesso, per la sua stupida speranza

-Pronto?-

-Salve Inuyasha! Come te la passi?-

Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, cercando di collegare la voce a un volto, poi colto da un’illuminazione alzò il sopracciglio

-Ma tu come mai hai il mio numero?-

-L’ho chiesto a Kikyo, mi ha appena telefonato. Voleva avvertirti lei ma visto che volevo parlarti già da qualche giorno ho preso la palla al balzo-

-Capisco. Cosa vuoi Tom?-

-Intanto ho una splendida notizia! Il pargolo è nato!- esclamò

-Chi?- domandò confuso il giovane

-Il terzo figlio di Kikyo! È un maschio, come aveva detto lei, stanno tutti e due benissimo- lo rincuorò

-Ma è splendido! Ma poi scusa un attimo… non è un po’ in anticipo?- domandò sorpreso

-Si, ma niente di preoccupante-

-Come lo hanno chiamato?-

-A quanto pare Eichi… sembra che Kikyo sia stata assolutamente irremovibile su quello- Inuyasha scoppiò a ridere immaginandosi la scena

-Povero Naraku!- esclamò

-Bene, dopo questa nuova novella volevo sapere come andavano lì in Giappone le cose-

Lo sconforto più totale si impadronì di Inuyasha che tentò di andare sul vago

-Beh, va bene-

-Beh, non crederai di liquidarmi in questa maniera vero Kujimawa?-

-Kagome sta benissimo a quanto ne so da ieri, con gli altri se la spassa alla grande e sono tornati amici come prima-

-E tu…-

-Io ho fatto un gran casino- rispose stendendosi sul letto –Un vero casino Tom-

-Vuoi parlarne?- Inuyasha sospirò

-Per sentirmi dire che sono un imbecille? No grazie. Me lo sono già ripetuto troppe volte-

-Lo dirò tra me e me d’accordo?- promise il giovane dall’altro capo del telefono. Il moro poco convinto acconsentì

-E va bene…-

 

Sango sbuffò seccata quando l’ennesimo tentativo di infilarsi la maglia fallì

-Maledizione- ringhiò “Maledetto, schifoso braccio!!” inveì. Un bussare alla porta la fece sospirare frustrata –Avanti- borbottò tentando un nuovo approccio con l’indumento

-Tesoro vuoi una mano?- La giovane alzò gli occhi ritrovandosi la madre a pochi metri di distanza. Calò un pensate silenzio finché la giovane non assentì. La donna la aiutò delicatamente e la giovane riuscì finalmente a infilarsi la maglia a mezze maniche, la guardò sistemarle le fasciature per poi lisciarle il colletto lentamente

-Mamma…-

-Ti va se ne parliamo?- domandò. La giovane si sedette sul letto e la madre la seguì, sistemandosi accanto a lei senza dire niente. Sango sapeva benissimo di che voleva parlarle Kyoko –Ecco… ci ho pensato molto in queste ore e…-

-Mamma non devi dire niente davvero-

-Il fatto è che ne sono rimasta veramente sconvolta… anche quando avevo solo dei sospetti… speravo fossero solo le preoccupazioni di una madre verso i suoi figli. Eppure siete riusciti ad andare avanti, anche se vi fiatavo sempre sul collo… forse facendo così vi ho anche indotti a mentirmi e vi ho allontanati da me… più di quanto avessi già fatto ovviamente- La giovane rimase in silenzio, sapendo benissimo che quella era la verità –Chissà… forse l’unica cosa che posso fare è accettarlo… almeno eviterò di farmi odiare ancora di più e di allontanarvi definitivamente da me-

-Non dire così mamma… io e Miroku ti vogliamo bene dopotutto! Anche se lui non lo dice sono certa…-

-Non preoccuparti Sango- la interruppe la donna coprendo la mano della figlia con la propria. Era gelata –Non devi giustificare nessuno, tanto meno Miroku- disse guardandola –Sei mia figlia Sango… e penso che una madre non potrebbe essere più orgogliosa della propria bambina come lo sono io, e non parlo solo del fatto che sei bellissima e che eccelli in ogni cosa che fai, parlo soprattutto del fatto che sai lottare e che affronti la vita serenamente, ma soprattutto che sai scegliere cosa è meglio per te continuando su quella via senza badare a coloro che tentano di sviarti da quello che vuoi. Sono sicura che Miroku ti ami proprio per questo e ne sono veramente fiera… Forse è l’unico uomo che meriti di stare al tuo fianco. Lo accetto, quindi, e vi auguro tutta la felicità che meritate-

Sango sentì gli occhi riempirsi di lacrime a quelle parole dettate dalla madre col cuore

-Oh mamma… grazie… ti voglio bene!- esclamò abbracciandola con l’unico braccio sano piangendo

-Anche io tesoro… ti voglio bene anche io-

 

-Tu sei un emerito deficiente- scandì a chiare lettere Tom

-Ecco, lo sapevo che non dovevo dirtelo- borbottò

-No, senti… ma come si fa ad essere così cretini? No Eve, non dire una parola per giustificarlo!! Inuyasha, se ti avessi davanti in questo momento credo ti ammazzerei!! Ma cosa ti è entrato del mio discorso quando sono venuto in Giappone oltre a nulla??? La segatura!? Demente!!-

-Ehi vacci piano! Ho capito grazie mille!- esclamò

-Insomma, cosa pensi di fare ora?- domandò l’uomo massaggiandosi le tempie

-Niente- rispose il ragazzo alzandosi a sedere

-Come niente?-

-Ho bruciato la mia possibilità… ha detto che non vuole più avere a che fare con me… che è stanca… cosa vuoi che faccia?-

-Spiegati con lei… parlale… non lo so… ma non gettare tutto al vento!-

-Mi sono già spiegato, ho tentato più volte ma lei non mi ama più, questo è quanto. Non posso forzarla più di così, devo solo… lasciarla andare- mormorò girando verso la superficie del comodino la foto, coprendo così i due giovani dalla sua visuale

-Che assurdità- sbottò la voce di Eve all’improvviso –E’ mai possibile che voi uomini non capiate mai perennemente un tubo?-

-Prego?- domandò stupito Inuyasha alzando il sopracciglio

-Amore… c’è tuo marito e tuo figlio qui, nella tua stessa stanza- le ricordò Tom palesemente irritato

-Ma taci tu… il mio piccolo non capisce ancora quindi è fuori dal discorso! Avete mai provato a pensare a come si debba essere sentita Kagome ieri?-

-Si, ed è per questo che ho detto che Inuyasha è un demente-

-Sbaglio o ti ho detto di tacere Tom? Dai, fai il bravo maritino e culla tuo figlio- lo riprese la donna –Stavo appunto dicendo Inuyasha, che non è affatto vero che Kagome non prova nulla per te! Come puoi pensare a quello che dici?-

-Forse da quello che mi ha detto ieri e tutti i mesi a questa parte?- sbottò ironico

-Ma Inuyasha… è ovvio che ti abbia detto quelle cose! È arrabbiata con te per quello che le hai fatto e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quel bigliettino! Si sarà sentita tradita di nuovo, si sarà sentita sciocca per esserci ricascata ed è quindi ovvio che ti abbia detto quelle cose! Ed è proprio adesso che non devi demordere! Le devi dire ciò che provi!-

-Ma quando ho tentato di dirglielo lei mi ha mollato una sberla dicendo che non voleva sentire queste cose da un bugiardo come me! Come posso…?-

-Insomma Inuyasha… arrivaci! Se tu glielo avessi detto lei avrebbe ceduto perché è da anni che non aspetta altro da te! Sta solo aspettando che tu le dica che l’ami! Ma è ovvio che ieri non era il momento migliore visto che aveva appena scoperto che tu andavi a letto con una quando le dicevi che volevi riprovarci con lei! Eddai!-

-Ah, ma hai ragione!- esclamò Tom improvvisamente

-Ma va?-

-Tu credi?- mormorò Inuyasha riprendendo la foto in mano

-Ma certo! E te lo posso provare!- esclamò la donna ridendo

-Ah si?- domandò stupito il marito –E come?-

-Ma come Tom! Non ricordi più? La scatola di Kagome! Quella sopra l’armadio!- esclamò. Inuyasha colto da un’illuminazione spalancò gli occhi

-Quella scatola stava lassù per… perché mi ama ancora?-

-Esatto Inuyasha, esatto! Lei dice che la tiene per punirsi, ma al contrario dice di volerti dimenticare, ma come può lasciando là tutti i vostri ricordi? Lei vorrebbe buttarli via, farli sparire, ma non ci riesce, non può… perché ti ama ancora e lei lo sa anche se non vuole ammetterlo-

Tutti i tasselli andavano al proprio posto nella mente del ragazzo. Ora capiva, ecco perché era così sconvolta, ecco perché era fuggita il giorno prima, ecco perché si era arrabbiata tanto!

-Eve tu… sei un genio!- esclamò Tom

-Si si, lo so… allora Inuyasha, hai capito?-

-Io… si…- rispose

-Ora, vai da Kagome e diglielo, chiaro?-

-Noi… dobbiamo incontrarci all’ospedale oggi pomeriggio… per Miroku-

-Ottimo! Dai Inuyasha, un ultimo sforzo- lo incoraggiò Tom

-Ok, ora so cosa fare e sono più calmo- disse posando la foto sul comodino, il viso di Kagome in bella vista

-Allora ti chiamo presto per sapere gli aggiornamenti!- esclamò Eve

-A presto allora- salutò Inuyasha chiudendo la telefonata.

Si posò una mano sul petto, sentendo il cuore battere furioso per poi tornare calmo e regolare

“Aspettami Kagome…”

 

L’oggetto dei pensieri di Inuyasha era disteso sul letto, le braccia spalancate e gli occhi fissi sul soffitto. I pensieri vorticanti che gli avevano affollato la mente per tutto il primo pomeriggio sembravano essere come spariti.

Si sentiva tranquilla, senza alcun indugio.

Mikado era sicuramente la scelta migliore per lei. Non poteva continuare come aveva fatto per quegli interminabili mesi, proprio non ci riusciva.

Quando osservò che mancavano solo pochi minuti alle 17 decise che era il momento di andare.

Acchiappò la borsa a tracolla, controllò che avesse la patente poi saettò al piano di sotto dove salutò Sota, raccomandandogli di chiudere la porta a chiave e di non aprire a nessuno.

Attraversò il cortile e aprì la macchina partendo verso l’ospedale.

Cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe visto? Come si sarebbe comportata? E quando fosse arrivato Mikado?

Lo squillo del cellulare la fece sobbalzare e prendendolo notò che il messaggio era proprio l’oggetto dei suoi pensieri

“Arrivo all’ospedale tra una mezzora.

Mikado”

Kagome sospirò rispondendo

“Perfetto. Stanza 9. Ti aspetto.

Kagome”

Andò a parcheggiare dall’altra parte della strada rispetto all’ospedale per poter camminare un po’, in modo da scaricare la tensione. Attraversò la strada e si diresse sicura verso la stanza dove sapeva la aspettavano tutti quanti.

Bussò piano e respirando a fondo entrò

-Buon giorno!- esclamò

-Ciao Kagome!- esclamò Rin seduta su una sedia accanto al muro

-Ehi Kagome, pensavo non venissi più-

-Ah, scusa Miroku… ma ho avuto delle cose da fare- buttò di getto avvicinandosi al letto –Come ti senti?-

-Benone! Tra un ora sembra potrò tornare a casa-

-Era ora, almeno così la pianterai di civettare con le infermiere- commentò acida Sango incrociando le braccia e fissandolo male. Kagome alzò il sopracciglio e Miroku sorrise amabile

-Eddai Sango, guarda che hai frainteso!- esclamò

-Si, si, certo…- lo liquidò lei –Oh Kagome!- esclamò correndo ad abbracciarla –Sei l’unica ancora che non lo sa!-

-Cosa?- domandò confusa, tentando di seguire il discorso

-Mia madre ha dato il suo benestante capisci? Ha detto che ci augura di essere felici eccetera!! Come sono contenta!- squittì

-E’ una magnifica notizia Sango!- esclamò

-Senza contare…- cominciò Koga –Che Tom ha chiamato Inuyasha dicendogli che il figlio di Kikyo e Naraku è nato!-

-Che amore, il piccolo Eichi!- esclamò Rin felice

-Ah davvero? Wow, oggi è proprio la giornata delle rivelazioni!- esclamò Kagome sorpresa

-Perché? Ne hai una anche tu?- domandò Miroku.

Kagome scrollò le spalle evitando di rispondere per poi guardare fugacemente Inuyasha appoggiato al muro

-Così Tom ti ha chiamato eh?-

-Già- rispose lui a disagio

-E di cosa avete parlato?- domandò acida

-Niente di importante… voleva sapere come andavano le cose qua, nulla di che- spiegò

-E tu che gli hai detto?-

-Che va tutto alla grande- rispose secco lui incrociando le braccia al petto

-Non avresti potuto dirgli di meglio- concordò inaspettatamente la ragazza

-In che senso?- domandò Rin confusa. Miroku fece passare lo sguardo tra i due amici corrugando la fronte

-Non c’è nessun senso, dico solo che è vero che va bene… perché, non è forse così?- domandò la giovane innocentemente –Dopotutto la questione Sango e Miroku è risolta, Kikyo e Naraku stanno benissimo, Rin e Koga sembra quasi si stiano per sposare tanto stanno bene… meglio di così non si può- affermò decisa.

I ragazzi si guardarono confusi, alla lista mancava qualcuno…

-Ma Kagome…- mormorò Sango -…tu…-

-Sto benissimo- la interruppe –Sto decisamente bene- Controllò l’orario e sospirò –Ehi Miroku, e i tuoi esami?-

Il giovane fece una smorfia di puro disappunto

-Mi hanno stressato tutta la mattinata ma fortunatamente, quando hanno capito che il gesso era solo gesso, hanno deciso di darmi la grazia e di dirmi che potevo andare a casa! Ma si può?-

-Povero cucciolo, deve essere stato un vero trauma per te- lo prese in giro Koga

-Taci va, non puoi capire la mia sofferenza!- esclamò melodrammatico

-Oddio eccolo che ricomincia- sbottò esasperata Sango alzandosi in piedi e alzando le braccia al cielo

-Sangoooo! Dove vai? Non allontanarti da me!- piagnucolò il giovane allungando le braccia cercando di prenderla

-Non fare il moccioso Miroku! Quando fai così sei davvero un cretino!- esclamò.

Kagome scoppiò a ridere appoggiandosi al muro finché un lieve bussare non li distrasse

-Beh, chi è?- domandò sorpreso Miroku –Non aspettavamo nessuno no?-

-Ah!- esclamò Kagome ricontrollando l’orario –Credo sia per me, scusatemi un attimo- disse uscendo dalla stanza e richiudendosi la porta alle spalle.

Inuyasha fissò la porta a lungo, corrugando le sopracciglia, senza sapere cosa fare.

Qual’era il momento più adatto per parlarle? Bella domanda.

La ragazza rientrò pochi minuti dopo lasciando la porta un po’ aperta

-Ehm…adesso devo andare, scusate se vado via così presto- disse –Comunque Miroku spero davvero che la gamba guarisca in fretta- commentò

-Ma chi c’è lì fuori?- domandò Koga curioso

-Ah, mi è venuto a prendere Mikado- rispose –Devo dirgli una cosa importante e si era offerto di venirmi a prendere- spiegò guardando Inuyasha negli occhi

-Ah…- commentò Sango abbassando gli occhi

-E cosa dovresti dirgli?- domandò Rin mordendosi il labbro inferiore.

Inuyasha strinse le labbra e ridusse le mani in due pugni tremanti, facendo sbiancarne le nocche.

La porta si aprì del tutto rivelando l’immagine di Mikado, stagliato sulla soglia, i jeans neri strappati e una maglia a mezze maniche verde

-Kagome…?-

La ragazza lo guardò, incrociò quegli occhi verdi, i capelli neri scompigliati e la decisione non le apparve tanto chiara e giusta. Convinta più che mai lo prese per mano e puntò gli occhi contro quelli neri di Inuyasha che si rifiutò di muovere un muscolo

-Vado con lui e questa volta la mia decisione è definitiva- rispose lei.

Il cuore di Mikado saltò un battito per la felicità, stringendo forte quella mano che ora li univa veramente. Quello di Inuyasha lo saltò perché stava per squarciarsi in due dal dolore.

La tensione si tagliava a coltello… sembrava che fosse tangibile sotto i polpastrelli di Sango che tentò di deglutire inutilmente mentre guardava i suoi due migliori amici allontanarsi completamente

“Allora è così che deve finire?” pensò quasi disgustata “Kami, finisce davvero così?”

Kagome sospirò, rassegnata e guardò gli amici

-Allora a presto- disse e uscì seguita da Mikado

-Kagome ne sei davvero sicura?- le domandò appena fuori dall’ospedale. Lei si girò a guardarlo e gli sorrise

-Si Mikado. Ne sono pienamente consapevole-

 

Dentro la stanza 9 il silenzio era ancora sovrano. Inuyasha non aveva detto una parola e Miroku… lui non poteva sopportarlo.

Il sole stava ormai calando su una afosa Tokyo.

Ormai l’estate stava finendo.

-Vai Inuyasha- disse. L’amico lo guardò

-Miroku…?-

-Vai brutto deficiente che non sei altro!- gridò il ragazzo lanciandogli il cuscino –Corrile dietro, fermala! Corri idiota, corri!- esclamò

-Ma non hai sentito che ha detto?- urlò il giovane

-Inuyasha corrile dietro e fermala! Non capisci che non aspetta altro da te?-

-Inuyasha è vero…- mormorò Sango –Vai- lo incitò spintonandolo.

Inuyasha li guardò sorridere incoraggianti poi annuì

-Vado-

-Vai!!!- urlò Miroku guardandolo schizzare via.

In quel momento il cellulare di Inuyasha, abbandonato sopra il comodino di Miroku, cominciò a squillare. Il ragazzo lo prese rispondendo

-Pronto?-

-Figliolo è fatta, riabbiamo tutto. Io e tuo fratello stiamo tornando-

-Signor Kujimawa… sono Miroku Kazana- lo interruppe guardando il cielo rosso fuori dalla finestra. Sango lo guardò confusa e lui le sorrise prendendole la mano e intrecciando le dita

-Miroku? Che piacere! Ma… mio figlio dov’è?-

-E’ andato a riprendersi la sua donna- rispose chiudendo la telefonata “Corri Inuyasha”

 

Inuyasha si fermò leggermente ansante davanti all’ospedale, si guardò intorno frenetico cercando la chioma della giovane o qualsiasi altro indizio

“Kagome… Kagome…”

Un sentimento gli stava riempiendo il petto e sapeva dove voleva che finisse, sapeva a chi apparteneva. Voleva darlo tutto a quella ragazza, voleva donarlo tutto a Kagome, perché era sempre stato suo.

Corse in mezzo alle auto guardandosi intorno sempre più velocemente.

Solo che era stato troppo stupido da capire che quello era Amore, perché lui la amava e non poteva lasciare che le cose tra loro finissero in quel modo…

Perché l’aveva amata da quando aveva incontrato i suoi occhi grigi nella loro scuola, incontrati per caso in una fredda mattina alzando i suoi verso una finestra, dove l’aveva vista in tutta la sua bellezza, con quel profilo da regina e con quelle gemme che l’avevano stregato appena li aveva incrociati.

Perché aveva amato la sua forza e la sua indecisione, la sua timidezza e la sua vitalità, la sua gentilezza e la sua modesta, il modo in cui faceva l’amore, o quando lo guardava, quando piangeva, quando gli diceva che lo amava, o quando si arrabbiava, o quando gli diceva che non ne poteva più di lui, quando litigavano per delle sciocchezze…

Lui l’amava e glielo avrebbe urlato dieci, venti, mille volte se questo l’avrebbe riportata nella sua vita.

Voleva lei, lei e solo lei.

La vide attraversare la strada, mano a mano con Mikado, ma nemmeno lo vide, corse sul ciglio della strada.

Perché lui l’amava con tutto se stesso e voleva rimediare per quegli anni in cui era stato lontano, voleva stringerla a se, soffocarla di baci e dire fino allo sfinimento il suo nome, perché non c’era suono più bello per lui che il nome di quella ragazza

-KAGOME!!!- gridò.

Kagome si fermò leggermente ma non si girò, riconoscendo la voce

-Kagome…-

-Non ti preoccupare Mikado- gli disse lei tenendo gli occhi puntati sulla sua macchina. Tornò a camminare con a fianco il giovane

-KAGOME FERMATI!- urlò.

La ragazza strinse forte la mano del giovane, la mano libera che tremava leggermente. Avevano ormai raggiunto il marciapiede e Kagome allungò la mano verso la borsa per tirare fuori le chiavi, o solo per nascondere il tremore che l’aveva percossa fin dentro l’animo

“Ti prego… Inuyasha, ti prego…” pensò lei con gli occhi offuscati dalle lacrime.

Inuyasha non demorse. Al diavolo tutti quanti!

-KAGOME NON ANDARTENE CON LUI! Io… IO TI AMO!-

La giovane si bloccò irrigidendosi. Le parole di Inuyasha le rimbombavano nelle orecchie… quasi non sentisse altro.

E dentro di lei qualche cosa scattò, inspiegabile… tanto che la voglia di voltarsi divenne quasi un bisogno impellente.

Era sbagliato, tutto sbagliato.

Quella situazione era dannatamente sbagliata.

Perché lei non doveva essere lì.

Mikado la guardò tristemente

-Kagome…-

-Mikado io… ti prego io…- sussurrò.

Era una schifosa ipocrita.

Ma non ce la faceva, non adesso… non dopo quello che aveva sentito.

Perché in quello che aveva appena udito non c’era alcuna menzogna, e le sembrava di averlo aspettato per una vita intera, quasi fosse dedicata solo ed esclusivamente per quell’istante

-Lo so- mormorò lasciandole la mano –Quando credo di raggiungerti mi sfuggi sempre via…- commentò il ragazzo sorridendo tristemente

-Perdonami… ti prego perdonami- sussurrò lei. Le lacrime che scorrevano sulle sue guance –Ma io… io…-

Inuyasha quasi credette che non l’avesse sentito e si sentì prendere dallo sconforto più nero, eppure il cuore gli accellerò i battiti in modo vertiginoso quando la vide girarsi verso di lui singhiozzando.

Le gambe, molli per l’emozione eppure saldate al suolo, sembrarono cera quando la vide correre verso di lui

-Inuyasha!- esclamò lei, correndo a perdifiato

-Kagome!- esclamò lui allungando le braccia, quasi per prenderla al volo.

Eppure

-KAGOME!!- la voce strozzata di Mikado

Un claxon. Il viso terrorizzato del ragazzo davanti a lei. Due fari a meno di sei metri e a meno di un metro dal ragazzo che amava. Si sentì spingere indietro e un dolore inspiegabile al gomito. Una frenata e un gelo assoluto, mentre le urla dei passanti le fecero chiudere gli occhi sotto un cielo rosso come il sangue.

 

Stava male. Aveva la nausea. Eppure era avvolto da una piacevole pace. Sentiva il ritmico suono di una macchina accanto a lui che lo cullava dolcemente verso l’oblio.

Si sforzò di rimanere sveglio, di concentrare le forze verso la realtà e, finalmente, dopo chissà quanto tempo, riuscì ad aprire gli occhi impastati.

La prima cosa che vide fu un soffitto bianco.

La seconda furono due dolcissimi occhi grigi.

-Kagome…- mormorò, la voce gli sembrava irreale –sono vivo?-

-Si Inuyasha- mormorò lei scostandogli una ciocca dalla fronte –Sei vivo-

-Cos’è…? Ho mal di testa- mormorò

-Si, hai dormito qualche ora, avevi una bella commozione celebrale… niente di grave per fortuna- gli spiegò

-Capisco… sono stato… investito?-

-No, hai subito solo il contraccolpo ma la macchina ha frenato e sterzato in tempo. Stiamo tutti bene- lo rincuorò

-E tu…?-

-Un graffio al gomito e un grosso spavento-

-Ah… Kagome?-

-Dimmi Inuyasha-

-Tu e Mikado... Insomma... sono un po’ confuso…-

Lei gli sorrise e si abbassò su di lui sfiorandogli le labbra

-Così è più chiaro?- domandò.

Lui la guardò corrugando le sopracciglia. Le lenzuola che frusciavano sopra di lui gli davano una sensazione di benessere

-Non proprio…- disse. Lei sorrise e si piegò su lui approfondendo il bacio

-E adesso?- chiese.

Lui finse di pensarci qualche istante

-Ecco… quasi… forse se mi dai un ulteriore indizio-

-Non fare l’idiota Inuyasha!- esclamò lei alzandosi definitivamente da lui ma senza togliere quel sorriso che lo incantava. Rimasero a fissarsi per qualche minuto –Ti amo Inuyasha- mormorò lei –Sempre, non ho mai smesso, neppure un istante- Lui alzò il braccio verso di lei che gli andò incontro incrociando le dita con le sue

-Kagome, ti amo anche io… ti amo da morire e questa volta non farò lo stesso errore, non lo farò mai più, non ti lascerò mai-

Kagome, tra le lacrime, si limitò ad annuire.

 

Mikado camminava per le vie del centro, un espressione abbattuta dipinta sul volto.

Questa volta era finita, finita sul serio… e lui, con Kagome, aveva concluso.

-Ehi, ma non sei Mikado?-

Il ragazzo alla voce si riscosse e guardò la giovane di fianco a se che lo fissava curioso. Quella statura e quel viso incorniciato dai capelli neri non li erano del tutto nuovi

-Ah, ma tu sei Sakura, l’amica di Kagome-

-Si, sono io! Che ci fai qui tutto solo? Io stavo tornando a casa, sono appena stata a fare compere e… ma sei sicuro di stare bene? Hai un viso tutt’altro che allegro!- esclamò la giovane perplessa.

Lui sospirò

-Ho rotto con Kagome- spiegò

-Come mai?- domandò lei sorpresa

-Si è rimessa con quel tipo… Inuyasha credo- confessò

-Davvero!?- gridò lei scattando sull’attenti –Mi dispiace, deve essere dura per te- mormorò comprensiva

-Già- borbottò

-Senti, ti va un caffè? Dai, offro io!- esclamò lei prendendolo sottobraccio

-Veramente io…-

-Su poche storie! Vedrai che per 10 minuti non muori mica no?- lo sgridò lei trascinandolo via

-E va bene, ma non puoi lasciarmi il braccio? So camminare da solo!- esclamò. Lei lo guardò fermandosi, poi annuì

-Ah ok… non pensavo ti imbarazzasse tanto- disse. Lui arrossì di botto

-A me non imbarazza per nien…- Non riuscì a terminare la frase che la giovane alta quasi la metà di lui lo prese per mano tirandolo, come se fosse la cosa più normale del mondo

-Dai vieni- ordinò.

Mikado arrossì senza saperne bene il motivo ma ubbidì, lasciandosi trasportare da quel piccolo uragano e cullandosi in quel tepore che si irradiava dalla sua mano.

 

Qualche giorno dopo, nella camera d’ospedale di Inuyasha che era circondato da tutti i suoi amici, bussò una inaspettata sorpresa.

Il padre di Inuyasha e Sesshamaru erano tornati ed erano venuti subito da lui.

Senza tanti giri di parole lo avvertirono della ripresa dell’antico potere Kujimawa e lo informarono che la famiglia in America era di nuovo interessata al matrimonio e che quindi sarebbe dovuto ripartire al più presto.

Kagome si irrigidì ma il ragazzo le strinse forte la mano, rassicurandola

-Papà, io non farò niente del genere. Sono innamorato di Kagome e non ho alcuna intenzione di sposarmi con quella là per il tuo piacere personale- spiegò calmo il giovane

-Tu sei il mio erede e…-

-E lo sarò, ma alle mie condizioni… non sposerò nessun’altra se non Kagome e su questo non si discute. Non rifarò lo stesso errore due volte-

Sango sorrise

“Finalmente… sono felice per te Kagome” pensò soddisfatta

-Se non ubbidisci…-

-Se tanto ti preme il matrimonio perché non la fai sposare con Sasshamaru? Sono certo che ne sarà felice- lo interruppe scrollando le spalle.

Il figlio maggiore non si mosse, calmo e posato come era sempre stato, rimase appoggiato allo schienale della sedia

-Lui è illegittimo!- sbottò indignato l’uomo

-O me alle mie regole o lui alle tue. Decidi tu- lo freddò il ragazzo.

La tensione era ormai tangibile ma il padre di Inuyasha rizzò le spalle fulminandolo

-Complimenti Sesshamaru, sei il mio nuovo erede. Inuyasha… la piccola parte di azienda e di potere che dovevo dare a tuo fratello sarà data a te… così non sarai pienamente diseredato- sibilò –Questo è quanto. Sempre che tu non voglia ripensarci-

-Non ne ho alcuna intenzione. Anzi, te la puoi anche tenere quella minuscola parte visto che ormai ho tutto ciò che voglio- sbottò alludendo alla giovane al suo fianco che arrossì leggermente.

Il padre uscì di gran carriera, infuriato come non mai, lasciando indietro Sesshamaru che sorrise vittorioso

-Era questo il tuo piano alla fine?- domandò Miroku seccato

-Vedi… io ho usato l’ingegno e sono arrivato dove volevo arrivare… i soldi fanno la mia felicità, come mi hanno sempre insegnato- spiegò –Mi spiace solo di avere usato te, bambolina e il mio adorabile fratellino-

-Stronzo- sputò Inuyasha

-No… geniale- lo corresse il fratello voltando le spalle al gruppo allontanandosi

Kagome strinse le labbra colta da una illuminazione

-Ah… ecco perché mi avevi aiutata… oppure… pensavo mi stessi aiutando, in realtà era solo per far allontanare Inuyasha da me per poi farlo tornare sui suoi passi perché sapevi che lo avrei ripreso con me conoscendo i miei sentimenti- mormorò.

Sesshamaru si girò verso di lei trionfante

-Sii felice con mio fratello, bambolina. Alla fine è andato tutto per il meglio, o no? Anche se devo ammettere che la caduta di potere di papà… ecco, quello non me lo sarei mai immaginato…- scoppiò a ridere e richiuse la porta alle sue spalle, sempre ridacchiando.

Guardò al suo futuro, come lo aveva sempre desiderato e raggiunse il padre, felice come non lo era da tempo.

 

Solo qualche mese dopo, quando finalmente il pendolo a forma di chiave era tornato a brillare al collo di Kagome, giunse a Tokyo una coppia che fece gran scalpore.

Kikyo e Naraku, seguiti da Isha, Lain e il nuovo pargolo, erano tornati.

Volarono urla a centinaia, eppure, davanti ai visini dei loro tre nipoti, i coniugi Sericee non poterono non innamorarsene, perdonando la figlia e rendendosi conto a cosa avesse portato un matrimonio voluto dai genitori.

 

Quando quel giorno Miu, accompagnato dal suo ragazzo Kayri, passò davanti al teatro del centro di Tokyo, in quel pomeriggio soleggiato, poté giurare di avere sentito una canzone risuonare tra quelle mura, accompagnata da una chitarra, un basso, una batteria e un pianoforte che lanciava la sua dolce melodia.

Era una canzone bellissima che raccontava di una giovane e di un bivio nei suoi sentimenti tanto che Miu si ritrovò a canticchiarla tra se e se il motivetto orecchiabile, perché si rivedeva in quella giovane della canzone.

Guardò il proprio ragazzo che le sorrise e il cuore le si illuminò d’amore.

In sottofondo poteva sentire la risate di due bambine e il pianto di un neonato che veniva cullato da un padre premuroso e da un insegnante di musica un po’ pasticcione che rideva come un matto.

Miu abbracciò il giovane continuando ad ascoltare

-Che ti succede Miu?- le domandò il ragazzo stringendola dolcemente

Improvvisamente la voce smise la sua melodia mentre le risate delle due bambine si facevano ancora più forti chiamando la madre, pregandola di non prendere in braccio solo il fratellino Eichi… Eppure la canzone fu ripresa da una voce diversa, più squillante, mentre il pianoforte non si sentiva più e il ritornello, modificato da parole diverse ma cariche d’amore, spezzava la quiete della giornata

-Ti amo Kayri- mormorò

“Ma io ti amo, e non ho più paura

Sei il mio angelo, ormai vicino a me

Sembri intrappolato fra le stelle, lassù con me

Mi prendi per mano

Così cammineremo insieme…

Il mio principe malvagio

Il mio inferno, il mio peccato”

-Ti amo Inuyasha-

Perché la scelta che avevano compiuto era di certo la migliore che potessero fare

-Tu lo hai sempre saputo… You have got a key for open my heart-

 

FINE

 

***

 

Piangete ç_ç

Oddio, non avrei mai pensato di poter piangere nel postare l’ultimo capitolo ma è così.

Vi adoro, tutti quanti.

Grazie per avermi seguita fin qui, in questi anni, seguendo i miei blocchi e le mie gioie…

Grazie di esserci sempre stati…

Grazie a voi che l’avete messa nei preferiti…

Grazie a chi l’ha messa nelle seguite…

Grazie a chi ha solo letto…

Grazie a chi ha commentato…

Grazie di avermi donato questa emozione…

 

Arigatou

 

Oswari

 

Amber

 

 

PS: Sto scrivendo una nuova storia sulla nostra coppia preferita, attualmente sono al 5 capitolo, dove il titolo sarà “Altra Dimensione”. Spero, scuola e ispirazione permettendo, di concluderla presto in modo da postarla velocemente… ma non contateci troppo purtroppo.

Ancora un enorme abbraccio e un nuovo GRAZIE a tutti voi.

  
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