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Autore: SakiJune    05/10/2009    2 recensioni
Seguito di "Surviving a nightmare", post-DH.
La guerra è ormai un ricordo, Hogwarts è di nuovo un bel luogo dove vivere, studiare e lavorare. Ma se la serenità non bastasse? Se nemmeno gli affetti potessero trattenere quel desiderio di crescere e di scoprire? E allora vai, Neville. Ci sarà sempre una promessa a legarti a questo nido... un amore più grande dell'amore.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Filius Vitious, Hannah Abbott, Luna Lovegood, Neville Paciock, Pomona Sprite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Like A Mother'
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- Ieri sono venuta a trovarti, e non c'eri. - La voce di Luna era soffocata dal cuscino su cui strofinava il viso, sbadigliando. Era una specie di cerimonia del risveglio, curiosa e incomprensibile come tutto ciò che la riguardava.
Neville si grattò la testa, visibilmente dispiaciuto. - Sei venuta a Hogwarts senza avvisarmi?
- Volevo farti una sorpresa - Luna fece spallucce. - Ho incontrato la professoressa Trelawney, e mi ha detto che eri via con la Sprout e una certa Rose...
- Roos, veramente - la corresse lui. - Non essere gelosa, ehi. Avrà l'età di tuo padre. È un'amica di Pomona, un'erbologa olandese. Sta organizzando dei corsi intensivi nel suo paese, in pratica ha messo su una piccola università privata, ma non è a numero chiuso come quella in Brasile...
- Sì, me lo racconti un'altra volta - lo interruppe Luna. Non era da lei; sembrava impaziente. - Mentre parlavamo, la professoressa Cooman ha avuto una visione sul mio futuro. Dice che vede una nuova città. Ma io non ho nessuna intenzione di andarmene, voglio dire, di lasciare il giornale, e tu hai il tuo lavoro, voglio dire...
Luna fermò il suo cicaleccio quando vide il viso di Neville allargarsi in un sorriso divertito. Le sfiorò le labbra con un dito: - Non c'era bisogno di scomodare Sybill, se è per questo, sapevo già di essere io il tuo destino.
Luna scosse la testa: - Nev, non hai sentito niente di quello che ti ho detto. Ha parlato di una...
- Appunto. - Incrociò le braccia dietro la testa, con l'aria di chi la sa lunga. Luna si sentì indispettita e aprì la bocca per replicare, ma poi attese che lui si spiegasse.
- Neville vuol dire proprio "città nuova" in francese. Nouvelle ville. Me lo spiegò zia Prue quand'ero molto piccolo, prima che la nonna rompesse i ponti con lei.
- Così, sei tu il luogo in cui abiterò per sempre - mormorò Luna, trasognata.

Neville l'abbracciò e nascose, insieme alla commozione, un'espressione colpevole.
Decisamente, non era quello il momento per dirle che stava prendendo in considerazione l'idea di accettare la proposta della signorina DeBoer.

- E c'era un tizio che mi fissava, al capanno di Hagrid.
- Uh, quello. Io faccio finta che non esista. Non capisco proprio perché la preside gli dia uno stipendio, per covare uova di Asticello con il sedere?
Non si spiegava l'antipatia crescente per quel tizio con cui tra l'altro non scambiava mai nemmeno una parola. Quel tizio biondo con gli zigomi alti e l'espressione dura che a tavola stava dritto come una statua.
Che cosa rappresentava?
Il suo contrario?
La sua nemesi?

La sentì ridere, i capelli arruffati che gli solleticavano il viso, così stretta a lui.
- E perché darebbe uno stipendio a te? - lo rimbeccò lei dispettosa.
- Perché sono bello e grazie a me la classe del sesto anno è stracolma, ecco!

Luna sapeva che Neville non parlava sul serio. Scherzava sulle sue ammiratrici, ma in realtà la cosa lo imbarazzava da matti, e non credeva affatto di essere affascinante. Era convinto che, se non avesse partecipato alla battaglia di Hogwarts, sarebbe rimasto agli occhi degli altri uno qualunque.
Ed era bello essere uno qualunque, accidenti, pensava di non desiderare di meglio... ma quella era un'opportunità che capita una volta nella vita. Un frutto maturo e succoso sul ramo più basso dell'albero.
Non sarebbe stato via per sempre.
Aveva intenzione di tornare... quello era sicuro come il sole in cielo, non c'era il minimo dubbio... tornare e sposare Luna, e poi...

Poi, non lo sapeva.
Una cosa per volta, diceva Nonna Dora quando gli studenti del primo anno le chiedevano di farli diventare Animagus. Prima i rospi e i bicchieri, ragazzi.
Una cosa per volta.





Pomona aveva sposato l'uomo perfetto, di questo se ne rendeva conto ogni giorno di più.
Nelle situazioni più banali, nell'affrontare i piccoli problemi quotidiani, non le capitava mai di pensare che Filius potesse o dovesse comportarsi diversamente; le veniva naturale credere ad ogni sua parola, approvare le sue scelte e i suoi consigli.
Durante l'iniziale, duro confronto con Callidora Black (lui si rifiutava di chiamarla con un nome falso), aveva compreso il suo punto di vista e aveva cercato, per quanto possibile, di non intromettersi.
Si trattava di risentimenti antichi, di una generazione precedente alla sua. Sapeva quanto Filius avesse lottato - e non solo in senso figurato - per conquistare la propria dignità agli occhi del mondo, e di come Benjamin fosse nato quasi per fare dispetto all'alta società purosangue.
Erano passati dei mesi, e la loro nuova collega si era dimostrata davvero una persona diversa da come lui la ricordava, sinceramente pentita del contegno sprezzante che l'aveva contraddistinta in altri tempi. Così la schermaglia aveva lasciato posto alla tregua, e la tregua all'abbandono definitivo delle armi, per quanto non si può dire fosse nata un'amicizia.
Nessuna sorpresa quindi se appariva ai suoi occhi così invincibile, inattaccabile dal rancore e dalla malignità... essere sua moglie era un privilegio di cui ancora non si capacitava appieno, che la riempiva di orgoglio oltre ogni dire.

Era il tempo in cui la primavera stentava ad imporsi sulle sue preoccupazioni, mentre già le studentesse cicalavano nei corridoi di vestiti e passi di danza, eccitate, quasi isteriche. Qualcuna aveva preso ad odiare Ginny Weasley perché sarebbe andata al ballo con Neville. Le scommesse fioccavano, e Ritchie Coote aveva già stracciato gli ultimi residui di dignità scongiurando Vicky di essere la sua dama...

- Roos è ripartita soddisfatta, quindi si saranno detti qualcosa che io non so.
Ripuliva i vasi con tanto accanimento da far paura, con quella scintilla di dispetto negli occhi.
- Ma lui ha accettato?
- È stato molto diplomatico. Da chi l'abbia imparata, la diplomazia, è un mistero... ma per adesso temporeggia.

Se non fosse stata sposata con quest'uomo perfetto, la proposta di Roos l'avrebbe gettata nella crisi più totale.
Ora che il suo sogno si era avverato - il sogno per cui due anni prima Albus Dumbledore aveva sorriso, sfiorandole i capelli come un padre - la prossima partenza di Neville le procurava un grande dispiacere.

- Sii razionale, 'Mona.
 
Sembrava così strano parlare di razionalità con Pomona Jane Sprout Flitwick, chiunque la conosceva poteva confermarlo. Il suo aspetto trasandato, le forme morbide e materne, l'espressione innocente: come associare la naturalezza personificata con una qualsivoglia forma di calcolo, di premeditazione e costruzione? Pomona non costruiva, faceva sbocciare. Persino nel lavoro, non era un segreto che prediligesse le tecniche meno invasive per incrementare le proprietà magiche delle verdi creature di cui si prendeva cura. Sterco di drago e pazienza, ripeteva da decenni, senza peraltro essere stata mai contraddetta dai risultati.
Non era solo separarsi da Neville che le bruciava, ecco la verità! Le faceva rabbia pensare che sarebbe andato a imparare qualcosa di sbagliato, di falso, di pericoloso! Voleva molto bene a Roos; l'aveva sempre considerata una strega brillante, sicura di sé, che lavorava duro per realizzare i suoi progetti, gliene dava atto... ma non era la strada che avrebbe desiderato per Nev...
E poi, Luna? Lui non pensava a lei? Per quanto l'avrebbe aspettato?
Dov'era tutta questa fretta di sposarsi che avevano dimostrato al funerale di Albus, quasi due anni prima?
 
- C'era la guerra, tesoro. Quando si crede di non avere tempo, si vive minuto come se fosse l'ultimo.  - Filius doveva avere in mente Caradoc Dearborn e Dorcas Meadowes, mentre la rassicurava con pazienza e semplicità. Pensava a loro... e a Benjamin...
Improvvisamente Pomona si vergognò del suo egoismo... era vero anche questo; non c'era più niente di cui aver paura, c'era tutto il tempo del mondo, e tutto il mondo da esplorare e vivere. Quel ragazzo era giovane, troppo giovane per buttar via un'occasione simile.

- Hai ragione come sempre. Posso accettare qualsiasi cosa, anche che Neville diventi un MM-crosser - dichiarò quasi tra sé, arricciando il naso. - Ho te.


Then there was music and wonderful roses
-they tell me- in in sweet fragrant meadows
of dawn and dew;

There was love all around
But I never heard it singing,
No, I never heard it at all
Till there was you.
(Till There Was You- The Beatles)




- Ma se tu non fossi stato mio, se non ti avessi con me, temo che mi sarei resa molto ridicola nel cercare di fermarlo.


E io credo che sia venuto il momento di farsi promettere una cosa importante, pensò Filius in un moto di apprensione, e con una scusa lasciò la moglie alle sue faccende e andò a cercare Neville, dimostrando di essere molto meno razionale di lei: e che l'apparenza è appunto solo apparenza.




Ho te.

Ma non mi avrai per sempre.




È mai stato detto che la saggezza si acquisisce con l'età della ragione e si perde con l'irragionevole amore?

Le sue labbra sottili e controllate anche nell'ira, che con i decenni avevano imparato ad innescare un sorriso automatico, a generare un'esplosione di tranquillità tutta intorno, ecco che tremano nascoste in un morso di timore.
Che ti prende, Filius Flitwick? Dov'è la spensieratezza degli ultimi giorni d'estate? È rimasta rinchiusa tra la polvere e le piume, in quel nido ormai freddo del Bedfordshire?
Hai forse svegliato un fantasma, inavvertitamente, aprendo la porta di quella casa?
Il fantasma di un bambino dai capelli rossi, che non riesce a rubare i biscotti dalla scatola perché la mensola è troppo alta.
Uno scricciolo dagli occhi neri e le mani attente, che attende un treno sempre più vicino scrollandosi di dosso litigi e smorfie con un brivido.

Sono troppo vecchio per la magipsicanalisi, si risponde, chiudendo la porta in faccia a quel bambino e aspettando la risposta di Neville, che lo fissa stranito e a sua volta con la testa da un'altra parte.

- In realtà non ho ancora scritto alla signora DeBoer, nossignore.
- Ma?
Neville si limita a sorseggiare la Burrobirra e a guardare dal vetro opaco della finestra due capre che litigano. L'acciottolìo dei bicchieri da dietro il bancone è l'unico segnale di una terza presenza umana, quella di Aberforth.
- È come ti dissi mesi fa, sicuro. Stai per spiccare il volo.
- Il corso base dura un anno, se avrò tempo scatterò qualche foto alle case con le pale che girano, altrimenti nulla.

Shue, con i colori del tramonto che brillano sulle ali, picchia alla finestra socchiusa finché non trova lo spiraglio per entrare: è golosa come mamma Bree, la sua amica perduta. Annusa il calice da cocktail, sfiora l'ombrellino con le zampette.
- Ne vuole un po' - osserva Neville. Sono chini  sul tavolo, non più due membri dello staff di Hogwarts, ma due bimbi curiosi: uno biondo e paffuto, l'altro piccolo e rosso
(è l'altro tuo nome, Rowan)

- Incredibile, è di un'eleganza estrema. - Shue sembra gradire lo sciroppo di ciliegia, e Aberforth deve aver finito le sue faccende, perché nel pub si è fatto silenzio: forse li sta osservando.

I due si drizzano a sedere composti. Sono tornati adulti, come se nulla fosse successo.

- Ma perché mai non dovrei tornare? Io non capisco, non capisco proprio. Gliela faccio questa promessa, se la fa sentire meglio. E poi... e poi... anche se dovessi tardare un po', cosa ci sarebbe di male? Mentre Harry è in Accademia e il signor Lovegood non può mettere il naso fuori di casa, mi dica cosa faccio di male?
- Niente, niente. È che Pomona dice che questi esperimenti sono un po' pericolosi, ma non mi voglio intromettere, sai...

Pomona è un pochino invidiosa di Roos DeBoer.
Quel lampo di crudeltà nella mente di Neville si spegne a fatica, nonostante gli si disegni sul volto una maschera colpevole.
- Glielo prometto, su tutto ciò che vuole. Le serve un Voto Infrangibile? Non ho motivo di temere, se Abe è disposto a fare da Suggello...
- Ma che accidenti vai dicendo? - squittisce Filius, spostando la sedia all'indietro ed afferrando la mano del ragazzo. - Non parlarmi di magia oscura, incosciente! Certo che mi fido di te!
La stretta dura più di qualche secondo. Il tempo perché due sorrisi sboccino, ancora inquieti. Shue ha nascosto la testolina tra le ali, spaventata.
- È solo che...


È solo che io l'amo. E non basteranno gli anni che mi restano a recuperare i giorni perduti, e non voglio che resti sola, mai più.


- Niente. Non badare alle stranezze dei vecchi, Nev.

La strada verso le luci del castello è povera di parole - ma il piccino dai capelli rossi si è addormentato, stringendo un libro come se fosse un orsacchiotto.









ANGOLINO DI SAKI...


Scrivere mi annoia sempre di più.
Inoltre, dopo due anni che hai una storia in testa, ogni tentativo di metterla giù sa di retorico e già sentito, da farti pensare che non ne valga davvero più la pena. Comunque, questo è venuto fuori, dolori dolori... XD Non rileggo altrimenti cancellerei, pietà.
Grazie a Elysion e Lily_Snape (una recensione da urlo!! Così si fa!!)
A chi una frase di questo chap ricorda una mia vecchia drabble, vince... niente :P
   
 
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