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Autore: Rein94    22/10/2009    3 recensioni
Me ne sono accorta, sai? Io ti osservo sempre. Per loro tu eri una guida, ma per me sei il sole. Nessun’altro ti vede come ti vedo io, nessun’altro potrà mai farlo. I tuoi capelli castani, così scompigliati e fuori posto…sai che sotto la luce della luna hanno dei riflessi quasi dorati? I tuoi occhi neri, così profondi, sembrano quasi liquirizia. La tua voce candida e infantile, sicura e forte…a volte chiudo gli occhi per ascoltarla meglio, e lasciarmi cullare dal suo suono melodioso. Non lo sai, vero? Certo che no; qui a Neverland c’è posto solo per i bambini. Quindi, ti prego…smettila di fissare il cielo con quello sguardo così triste, così maturo. Smettila o dovrai, vorrai andartene. Smettila, o mi lascerai per sempre.
[Post Film ~ Peter Pan 2: Ritorno all'Isola Che Non C'è]
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Campanellino, Peter Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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never Neverland

Sei seduto sulla scogliera da un bel po’ ormai, come sempre del resto. Ultimamente è sempre così; se non sei qui, seduto in silenzio, sei sempre distratto ed è come se non ci fossi realmente. Anche poco fa, quando ti sei alzato all’improvviso e sei uscito dalla tenda ignorando completamente tutti gli altri. Già…lo sai che anche loro non ti riconoscono più? Tu eri il loro punto di riferimento, il loro capo, il loro fratello maggiore…tu, che li guidavi, ora sei come loro; un bimbo sperduto. Un bimbo sperduto che continua a guardare il cielo, sperando in un miracolo. Me ne sono accorta, sai? Io ti osservo sempre. Per loro tu eri una guida, ma per me sei il sole. Nessun’altro ti vede come ti vedo io, nessun’altro potrà mai farlo. I tuoi capelli castani, così scompigliati e fuori posto…sai che sotto la luce della luna hanno dei riflessi quasi dorati? I tuoi occhi neri, così profondi, sembrano quasi liquirizia. La tua voce candida e infantile, sicura e forte…a volte chiudo gli occhi per ascoltarla meglio, e lasciarmi cullare dal suo suono melodioso. Non lo sai, vero? Certo che no; qui a Neverland c’è posto solo per i bambini. Quindi, ti prego…smettila di fissare il cielo con quello sguardo così triste, così maturo. Smettila o dovrai, vorrai andartene. Smettila, o mi lascerai per sempre. “Tink…” il suono della tua voce mi scuote nel profondo, e mi fa battere il cuore a mille. Sono felice? O invece…sono delusa? Sempre, da sempre mi hai chiamata così. In modo affettuoso, dolce, sono sempre stata Tink. Vorrei dirtelo, sai? Dirti di chiamarmi con il mio nome intero almeno una volta. Io. Mi. Chiamo. Tinkerbell. Non sono il tuo cagnolino, né la tua fatina da compagnia. Ma chissà perché, quando mi stai davanti non mi ricordo più come si fa a respirare. Ti volti un attimo verso di me, sorridendo triste. Probabilmente pensi che io sia preoccupata per te e vuoi consolarmi. Ti sbagli. Io non sono preoccupata per te, io ti amo. Possibile che tu non capisca che lo sguardo che rivolgi al cielo e quello con cui ti guardo sono uguali? Eppure è così evidente…è così evidente che io vivo solo per te. Ti volti di nuovo a guardare il cielo, e sospiri. Andando avanti così, prima o poi dirai quello che non voglio sentirti dire, e io sentirò il mio cuore andare in pezzi. Perché? Voglio dire, io sono una fata. Bella, luminosa, allegra, sorridente, magica. Ma posso esserlo solo se ci sei tu con me. Perché io, senza di te, non valgo niente. Non sai…come mi sono sentita quando Wendy e i suoi fratelli sono arrivati qui. Prima era tutto così perfetto…ero io l’unica donna della tua vita, io l’unica che poteva esserci. Ma lei era così bella, gentile, sorridente, così perfetta per te. Avevo paura, tanta paura. Avevo paura perché quando la salvavi o la tenevi per mano, io volevo essere al suo posto. Avevo paura di me stessa. Quando lei aveva detto di volersene andare, mi ero quasi sentita male. Saresti andato con lei, in un mondo di cui io non avrei potuto far parte. Saresti cresciuto, e le avresti sorriso innamorato, mentre io sarei rimasta qui, bloccata oltre le stelle che separano il nostro mondo dall’altro. Perché io sono una fata, non posso vivere in un mondo dove non esiste la magia. “Andrà tutto bene” continuavo a ripetermelo “non se ne andrà” e infatti sei rimasto. E piano, lentamente, la mia angoscia si è acquietata. Non mi importava il fatto che tu non mi ricambiassi, dopotutto a Neverland regnano l’innocenza e l’ingenuità. L’unica cosa che volevo era rimanerti accanto. Una volta mi hai detto che sono l’unica fata per te, che sono importante. E in quel momento non mi importava che il tuo “per me sei importante” avesse un senso diverso dal mio, perché sentivo che il filo sottile che ci legava era forte e non si sarebbe spezzato. E poi, poi era arrivata Jane. Così matura e seria, così dannatamente diversa da noi. Non faceva parte del nostro gruppo; era troppo adulta, aveva perso da tempo l’innocenza limpida che caratterizzava Neverland. E ancora, di nuovo, tu sorridevi ad un’altra e la prendevi per mano, e le mostravi tutto il tuo mondo. “Devo stare tranquilla” mi ripetevo “Se ne andrà anche lei, come sua madre” A volte mi chiedo cosa ci hai trovato in loro. Sono diverse da noi. Sono così…umane nei loro tormenti, nelle loro lacrime, che le rendono uniche. Come se l’alone che le circonda, che circonda tutti quelli del mondo vicino al nostro, le facesse brillare. E poi, esattamente come Wendy, se n’era andata. Poco tempo dopo eri andato a trovarla, e come a sua madre avevi chiesto il perché non volesse trattenersi in quel mondo magico con te. A me, che ti avevo seguito, le tue parole sembravano come una supplica disperata. Lei aveva scosso leggermente la testa “Non posso vivere a Neverland per sempre. Prima o poi è ora di crescere” Ecco, Jane era proprio la degna figlia di sua madre. Stessa espressione dispiaciuta in viso, stesse parole, stesso saluto nostalgico. E allora perché…non riesci a dimenticare? Perché non vai avanti? Sempre, di continuo, guardi il cielo. Guardi il cielo e speri di vedere Jane spuntare da qualche parte, speri di vederla sorridere e prenderti la mano. Lo so perché l’espressione che avevi in viso quando lei ti ha detto che non ti avrebbe seguito era la stessa che avevo io quando temevo che tu potessi andartene…
Ormai sei cresciuto. L’espressione nei tuoi occhi é quella di un adulto, non quella di un bambino. Probabilmente non sogni più di organizzare una nuova caccia al tesoro. Probabilmente ogni volta che socchiudi gli occhi vedi la sua immagine davanti; bella, sorridente, solo per te. Probabilmente hai voglia di abbracciarla e stringerla e dirle che non la lascerai mai. Il solo pensarci mi fa stare male. Vorrei essere al posto di quella ragazza nei tuoi sogni. Vorrei che fosse per me che ti sei stancato di vivere a Neverland, in un sogno eterno, e vorrei essere io ad aspettarti, seduta davanti alla finestra della mia camera, sapendo che tornerai per me. Vorrei che Wendy non fosse mai venuta e non avesse raccontato a Jane di questo posto. Vorrei che Neverland fosse ancora e per sempre solo il NOSTRO posto, mio e tuo. Ma mentre ti guardo tormentarti le mani nervosamente e guardare il cielo attento ad ogni minimo cambiamento, capisco che la tua decisione l’hai già presa. Ti manca solo il coraggio di dirlo agli altri, di dirlo a me. Tutte le notti, mentre sto qui accanto a te, aspetto il momento in cui porrai fine alle mie angosce, quando mi parlerai senza guardarmi negli occhi come quando hai paura di ferirmi, quando senza aspettare una mia reazione volerai semplicemente via. Nemmeno ora che sei cresciuto lo capisci, Peter? Io ti amo. Mi abbraccio le gambe quasi istintivamente, per nascondere la lacrima che sta scendendo dal mio viso. Quando rialzo lo sguardo, mi accorgo che mi stai fissando. Da quando? Spero che tu ti sia voltato solo ora, e che la tua ingenuità ti nasconda ancora una volta i miei sentimenti. No, non guardarmi in quel modo. Non compatirmi, perché mi fai stare solo peggio. Mi tendi una mano fiducioso, e con un lieve battito d’ali ci salgo sopra. Mi avvicini lentamente al tuo viso, leggermente imbarazzato “Mi dispiace Tink…” Si, lo so che ti dispiace. Dispiace anche a me. Ma non me ne faccio niente del tuo dispiacere sai? Io volevo il tuo amore. Capisco dal tuo sguardo che hai capito i miei pensieri, e mi sorridi dolcemente “Sei l’unica fata della mia vita, Tinkerbell” mi batte il cuore. Mi hai rifiutato nel modo più gentile che uno come te potesse fare, ma non mi importa in quest’istante. Tinkerbell. Mi hai chiamata Tinkerbell. Che io ricordi (e mi ricordo ogni singola cosa che mi hai detto) non mi hai mai chiamata così... non credevo di potermi sentire così. La testa mi gira, sento la gola secca e ho un sapore amaro in bocca. Sono felice. Anche se non mi ami, anche se i tuoi sentimenti non sono abbastanza, sono felice. Vedo un piccolo sorriso spuntare agli angoli della tua bocca, e capisco che è ora. Porti la mano a terra, e lasci che io scenda lentamente. Poi, senza voltarti di nuovo, ti alzi in volo. Rimango lì, con un buco nel cuore, seduta dove appena pochi attimi prima eri seduto tu. Rimango a fissare il cielo finché la tua figura si fa indistinta fra le ombre della notte, e sparisci inevitabilmente dalla mia vista. Rimango lì immobile, a guardare il cielo. Lo so che non tornerai…ma almeno a qui, qui dove il tempo si è fermato…ho il permesso di sognare?

Nessuno rimane un bambino per sempre…nemmeno a Neverland, nemmeno tu.

FINE!
  
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