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Autore: Kuno84    30/10/2009    7 recensioni
"(...) Immagino semplicemente che gli esseri umani siano in qualche modo programmati per adattarsi, col tempo, all’ambiente circostante: in parole povere, per adeguarsi alle situazioni che si presentano loro davanti, assumono sempre i medesimi comportamenti già collaudati, poco importa quanto essi siano effettivamente logici e razionali."
Il mondo di Ranma analizzato da uno dei suoi comprimari.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUESTO PAZZO PAZZO MONDO
 
(just another Ranma ½ Fanfiction)
 
 
 
Salve…
Il mio nome è Ryoga, Ryoga Hibiki.
Chi sono? Beh, direi… un artista marziale, innanzitutto. Ma anche…
Diciamo che, a causa dei miei frequenti viaggi, ultimamente ho preso l’abitudine di definirmi un osservatore del mondo. Immagino di aver visitato ogni angolo del Paese, conosciuto e non, dal freddo Hokkaido (e dire che quella volta credevo di essermi diretto a sud!) alla soleggiata Okinawa (ma cosa ci faceva così a nord?). E credo che questa mia condizione mi abbia dotato di qualche privilegio. Infatti, per via del mio continuo e incerto girovagare, finisco per trovarmi sempre in movimento: così facendo, riesco a vedere ciò che gli altri, nella staticità delle loro ben più sicure esistenze sedentarie, non sono in grado di notare.
Avverto scorrere davanti a me il ciclo della vita, il circolo vizioso degli avvenimenti, così da essere l’unico capace di constatare la monotonia e la ripetitività del tutto.
Non so cosa causi questo fenomeno. Immagino semplicemente che gli esseri umani siano in qualche modo programmati per adattarsi, col tempo, all’ambiente circostante: in parole povere, per adeguarsi alle situazioni che si presentano loro davanti, assumono sempre i medesimi comportamenti già collaudati, poco importa quanto essi siano effettivamente logici e razionali.
Mi trovate troppo profondo? Oh, non è che voglia atteggiarmi a filosofo o qualcosa di simile, sia chiaro. Solo… gli individui solitari come me, immagino, hanno una più alta sensibilità per certe cose. E il tempo per riflettere, sicuramente, non mi manca. Anche adesso, per esempio, mentre vago qui nel lontano Kansai…
U-un momento!
Quelli… non sono Ranma e Akane che corrono per andare a scuola? Ma… ma allora…!
“Presto, siamo in ritardo!”
“Parla per te, lumaca!”
Ah, è proprio la sua voce! La voce della dolce Akane… per me è come il suono di un angelo che mi indica la prossimità della meta.
In effetti, se questa è Nerima, il mio lungo viaggio è sul punto di trovare una conclusione.
Solo che ora… il mio corpo è praticamente in tilt. Fuori dal mio controllo, non posso far altro che assecondarlo.
“Eeehi! Akane-san!” Esclamo dunque, gesticolando il braccio meccanicamente.
Sì… lo so, so che non dovrei, che contraddice tutto quel che ho pensato finora, che entrerò a far parte del circolo vizioso… ma non posso, proprio non posso non provare a catturare la sua attenzione ed ottenere che mi rivolga, ancora una volta, la parola. Anche se questo non ha il minimo senso. Anche se so benissimo che il suo cuore appartiene a lui. Ma come si dice… conoscere il proprio problema è il primo passo verso la sua soluzione. O no?
“A-Akane-san! C-che combinazione incontrarti proprio... AAGH!” Una ruota di bicicletta mi investe in pieno, schiacciando la mia faccia sul duro asfalto. Quindi, quando riapro dolorante gli occhi, scopro che il nefasto mezzo di trasporto mi ha già distanziato per proseguire verso il suo consueto obiettivo.
“Nihao, Lanma!”
“Sha… Shampoo?”
Ecco, quel che dicevo prima. Scommettiamo? Meno tre… due… uno…
SBAM.
Visto? Colpito e affondato!
“Wode Ailen!”
“Shampoo… t-togliti di dosso… così mi s-soffochi!”
“Ma pelché, Lanma? Non sei felice di stale con me?”
“Molto bene, Ranma… io vado avanti. Se tu invece preferisci marinare la scuola e strusciarti tutto il giorno alle tue fidanzate carine, liberissimo!”
“A-aspetta, Akane…”
“Lasciala andale, Ailen! O non vollai dilmi che plefelisci stale con lei?”
“Ma… ma non diciamo assurdità! Chi mai vorrebbe stare con una ragazza priva di…”
“Ti ho sentito!”
“… sex-appcCKKKH!”
“Aiya! Ma se teneva tanto ad andale a scuola, pelché adesso ti ha gettato in faccia la caltella? L’ho semple detto che è una lagazza violenta.”
Quel maledetto di Ranma… gli sta bene, così impara ad insultare la mia dolce Akane. Poverina, sembra fuori di sé: ora sta correndo con passo spedito nella mia direzione, anche se sembra non essersi ancora accorta della mia presenza
Forse riuscirò a tirarla fuori da questa ridicola giostra dell’orrore. Ma certo, adesso le proporrò di uscire insieme e ci lasceremo alle spalle questo pazzo mondo di Ranma e delle sue fi… RI-AAGH!
C… credo che il mio volto abbia cambiato sembianze. Mi tasto il viso, fino a riconoscere l’inconfondibile impronta di una pala gigante da okonomiyaki. Ovviamente, la sua proprietaria la sta sventolando in modo selvaggio, senza preoccuparsi di colpire, nell’impeto, delle persone innocenti… o me.
“Maledetta strega! Leva immediatamente le mani di dosso dal mio Ran-chan!”
“Ah sì? Altlimenti tu che mi fai, lagazza spatolona?”
“Aspettavo proprio che me lo chiedessi!”
Dannazione, Akane mi ha già superato! Dove sarà? Mi guardo intorno, ma vedo solamente Ukyo lanciarsi all’attacco contro Shampoo e l’amazzone impugnare i suoi bombori, pronta alla controffensiva.
…Che sciocche, quelle due. Tutto questo per uno stupido che non le sa apprezzare, che non sa apprezzare niente e nessuno. Ma loro non se ne capacitano, non possono, anche perché non è veramente una questione di sentimenti. Si dichiarano le sue fidanzate, ma lui non ha concesso loro un briciolo di se stesso. Gli declamano il proprio amore, ma in realtà lo trattano come un trofeo da conquistare con ogni mezzo. Tutto questo ha forse la minima ragion d’essere?
Quanta ipocrisia, quanta falsità. Quanta incoerenza. Quanta… p-pa… pazzia… *coff*, cos’è ora tutto questo fumo?! Ma cosa… non riesco a muovermi… gas paralizzante?!
Ah, ora è chiaro… a proposito di pazzia
“Oh oh oh oh! Allontanatevi dal mio adorato Ranma, se non tenete a perire di una cruenta e ignominiosa fine per mano della qui presente Rosa Nera dell’istituto Saint Hebereke…”
“Kodachi? Ci sei anche tu? Ma non costituisci certo una minaccia, per me!”
“Aiya! Molto bene, così potlò eliminale due impiccione in un colpo solo.”
“Futili parole, le vostre. Non varranno mai quanto gli appassionati giuramenti d’amore che io e Ranma ci scambiammo in quella fatale e focosa notte di luna piena…”
“Ma a che si lifelisce?”
“Sta vaneggiando.”
Ben detto, Ukyo… ma non solo lei. Stupide ragazze… non vedete che, per mano sua, state vaneggiando tutte quante, senza rendervene conto? Non vi accorgete dell’assurdità del vostro combattimento, di ripetere ogni giorno un copione trito e ritrito, di… Ma dopotutto non siete voi le vere colpevoli: se c’è qualcuno da biasimare, da accusare di comportamenti incoerenti, quello è Ranma.
“Adesso basta, volete farla finita che io devo andare a scuola?!”
“Hai perfettamente ragione, Ran-chan. La faremo finita una volta per tutte.”
“Ma celto, Lanma! Basta che tu dichiali qui, chialo e tondo davanti a queste due smolfiose, la velità sui tuoi sentimenti.”
“Oh oh oh oh! Non essere timido, Ranma-sama! Queste due miserabili non hanno tutti i torti, grida pure loro quanto grande e immenso è l’amore che tu provi nei miei confronti!”
“C-che cosa?! Ecco, ma io… d-dovrei fare questo?!”
“Certo, che ci vuole?”
“Dai!”
“Parla!”
“M-m-m… ma… i-io…”
Come al solito. E allora, Ranma, le vuoi o non le vuoi? Soprattutto, chi vuoi? Non desideri metterti ufficialmente con nessuna di loro, eppure non le rifiuti. Parli come se ti scocciassero, tuttavia non le allontani: al contrario, le avvicini a te con parole dolci. Non sei dunque un essere falso, Ranma? Dopotutto, è proprio da te che è partito l’interminabile balletto che danziamo, prigionieri della sua musica, ogni maledetto giorno. Se tu parlassi chiaro, tutto finirebbe e anche la dolce Akane smetterebbe di soffrire. Ma parlerai mai chiaro?
“Ranma-sama, un po’ di coraggio: lascia che tutto il mondo sappia del nostro travolgente amore!”
“Insomma, chi è che ami?!”
“Di’ qualcosa, Ran-chan!”
“… glxblt!”
“Eh? Cos’ha detto?”
“L’avete sentito, ha detto chiaramente ‘Kodachi’!”
“Che assurdità, ha farfugliato solo ‘glxblt’!”
“E chi è? Una nuova smolfiosa che dovlò eliminale?”
“Sii più chiaro, o mio adorato! Hai forse detto che ami follemente e hai giurato di sposare la sottoscritta?”
“…”
“Kodachi… penso che non sia di nessun aiuto, se continui a strozzarlo con il tuo nastro!”
“Non cercare scuse, carina! La verità è che chi tace acconsente, dunque lui ha appena acconsentito al nostro matrimonio!”
“Aiya! Non plovalci nemmeno!”
“…”
“Sentite, ma è normale che il viso di Ran-chan sia diventato bluastro?”
“Ho un’idea, pelché non ce lo giochiamo a molla cinese?”
“Cosa c’entrano le molle, adesso?!”
“No! Non molla, molla!”
“Credo che intenda dire ‘morra cinese’.”
“Ah!… Ti piacerebbe, Shampoo! Così tu sei avvantaggiata!”
“Hai paula, folse?”
“Oh oh oh oh! Tanto la forza dell’amore prevarrà!”
Fhé, ridicolo. Ma con quelle pazze impegnate a gridarsi, presumibilmente per le prossime ore, sasso, carta e forbice… magari non è ancora troppo tardi per Ryoga Hibiki, sedici anni. L’effetto del gas paralizzante sta svanendo: forse potrò vivere, nonostante tutto, il mio personale lieto fine. Perché no? Posso ancora liberarmi dalle catene di questa tediosa recita. Mi rialzo in piedi, nuovamente padrone dei miei movimenti. Mia dolce Akane, sto arrivan… ANCORA AAGH!
“Akane Tendooo!” Un folle in tenuta da kendoka mi anticipa, travolgendomi in pieno lungo la strada e correndo a braccia spalancate verso il suo obiettivo.
“Ah! Kuno senpai!” Akane si ritrae spaventata, per poi colpirlo istintivamente con un gancio destro e spedirlo con inaudita violenza giusto contro di… di… di me?! AAA---
 
 
“Ehi... ehi, tutto a posto?”
Che? Chi? Cosa? Qualcuno ha preso la targa del tir che mi ha investito?… Ah, ora ricordo. Mi guardo attorno: di fronte a me, adesso c’è solo una strada deserta e silenziosa… eccetto che per la persona che mi sta aiutando a rialzarmi da terra.
“Tu sei… Ryoga Hibiki, giusto?” Mi dice, spostandosi la frangia e guardandomi con un’espressione insolitamente seria. “Lascia che ti ringrazi per esserti offerto di attutire la mia caduta. Saprai bene come, a volte, Akane Tendo non sappia frenare l’impeto della propria passione…”
“Eh? Ma veramente io non…”
“No, non essere modesto. Tatewaki Kuno sa apprezzare il gesto cavalleresco di un degno rivale in amore. Ho visto che sei pieno di lividi, quindi il minimo che io possa fare è ospitarti nella mia umile dimora dove potrai celermente rimetterti in sesto.”
Ho sentito bene? La pietà di Kuno? No grazie, questo è troppo.
“Mi dispiace.” Scosto con fare indispettito il suo braccio. “Io non ho tempo per simili cose: ho una meta da raggiungere e qualcuno che mi aspetta.”
Non attendo alcuna risposta. Gli volgo le spalle e mi avvio, solennemente, per la mia strada.
Forse… forse sono ancora in tempo.
Mi starà ancora aspettando… giusto?
Non mi rimane che sperare…
 
 
Dovrei essere ormai giunto a destinazione, eppure non mi sembra di riconoscere questo posto. Forse…
“Benvenuto. Vedo che infine hai riesaminato la mia offerta.”
Strabuzzo le palpebre. Davanti a me, si erge Tatewaki Kuno, intento candidamente a lucidare la fodera di un’antica katana. Un grosso album di foto giace ai suoi piedi.
“Ancora tu? Perché mi hai seguito fin qui?!” Esclamo rabbioso.
“Veramente sei tu a essere venuto, questa è casa mia.” Mi risponde.
Cado sconfortato con le ginocchia a terra.
Il mio dannato senso dell’orientamento…!
“Su, vieni.” Mi invita. “Mia sorella Kodachi non è ancora tornata, così ho pensato di approfittare di questo oltremodo raro momento di quiete per rimirare il mio album delle foto sexy dell’amata Akane Tendo. Se vuoi, te ne faccio vedere qualcuna.”
Ha... ha proprio detto…
“Come osi guardare le foto di Akane?!” Tuono, scandalizzato. “Non sopravvivrai impunemente a quest’affron… ha-hai per caso detto s-sexy? E q-quanto?”
“Puoi constatarlo di persona”, ha il coraggio di dirmi, “ma attento a non sgualcirle: Nabiki Tendo me le ha fatte pagare una fortuna!”
“Fhé, se davvero credi che Ryoga Hibiki sia un pervertito come te…” Sibilo sprezzante, mentre gli strappo l’album di mano e mi… e-ehm… mi accingo a v-verificare di persona, forse giusto un tantino agitato, quanto questi scatti furtivi abbiano osato spingersi nel mostrare la candida purezza di Akane.
La visione che raggiunge i miei occhi mi colpisce, senza dubbio.
Ma-ma che scherzo è questo?! L’album è pieno di foto in cui Akane… fa esercizi di kenpo, spacca assi di legno a mani nude e rompe in mille pezzi un manichino con la treccia.
“Si può sapere cos’avrebbero di sexy queste foto?!” Grido, fuori di me.
“Capisco, sei un tipo esigente…” Fa lui. “Se preferisci, ho anche le foto della ragazza col codino.”
La ragazza col… ah sì, intende dire Ranma. Quel maledetto si prende gioco anche di Kuno, ora che ci penso. Però… “Scusami tanto, tu mi hai appena detto di amare alla follia Akane.”
“Precisamente.”
“Però tieni con te anche le foto di Ra… della ragazza col codino.”
“Proprio così.”
“Dunque la ami.”
“Esatto.”
“Ma ami anche Akane.”
“Certo.”
“E questo ti sembra logico?!” Lo fisso incredulo, mentre gli rivolgo queste parole. Certo, non è che abbia mai ritenuto Tatewaki Kuno una persona del tutto sana di mente, ma… ma onestamente non immaginavo che potesse arrivare a questo punto. Non credevo sarebbe mai successo, ma ho incontrato un individuo più incoerente persino dello stesso Ranma.
Aprire il proprio cuore a due donne – va bene, una di queste è un mezzo uomo, ma non sottilizziamo! – e tenere candidamente il piede in due staffe. Come si può arrivare a tanto?! “Il tuo comportamento è… è quanto di più contraddittorio abbia mai visto in vita mia! Proprio non te ne rendi conto?”
Tatewaki non mi risponde subito. Prima mi scruta lentamente, come se volesse esaminare ogni fibra del mio essere. Perché? Cosa sta cercando di fare? Lo ignoro, ma improvvisamente mi sto sentendo a disagio.
“Tu dici ‘logico’. Ma sai?” Rompe finalmente la cortina di silenzio. “Qualcuno una volta ha detto: la vita umana nel suo insieme non è che un gioco, il gioco della pazzia. Osserva con quanta previdenza la natura ebbe cuore di infondere nell’uomo più passione che ragione… perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure esisterebbe.”
La quiete assoluta si frappone, ancora una volta, fra me e il mio interlocutore.
Sono tentato di andarmene, di far finta che questo assurdo dialogo non abbia mai avuto luogo.
Io non ho niente a che fare con tutto ciò.
Eppure…
La curiosità, si sa, è una bestia dura da imbrigliare.
“Cosa...” Accenno timidamente. “Cosa vuol dire?”
Kuno mi rivolge un sorriso indulgente, quasi bonario.
“Semplicemente,” mi risponde, “significa che la ragazza col codino mi amerà per tutta la vita.”
A quelle parole, rientro in me.
“Quante sciocchezze… adesso devo ripartire.”
“Va bene, però…”
“Vuoi forse impedirmelo?”
“No, solo pregarti di stare attento a non disturbare Tartaruga Verde, mentre esci.”
“Fhé. Non mi interessa niente delle tue tartarughine, verdi, rosse o giAAAA---!”
 
 
Sono… ancora… vivo.
E la pazzia è alle mie spalle, finalmente.
Chiamare tartaruga verde quel coccodrillo troppo cresciuto, dico! Mi chiedo come possa essermi trattenuto in quella casa dell’orrore. La ‘tartaruga’ non avrebbe nemmeno costituito, di per sé, un grosso problema: solo che, per sfuggirle, mi sono imbattuto in quelle che quell’idiota di Kuno si limitava a chiamare, eufemisticamente, ‘trappole per topi’. Se ci ripenso, mi viene l’orticaria.
I miei vestiti sono laceri e mi trascino a fatica, poggiando il mio peso su un bastone. Sono allo stremo delle forze, senza la minima idea di dove stavolta mi trovi, mentre il sole, indifferente alle mie disgrazie, sta già calando, come un sipario che si chiude beffardo su un altro giorno dell’ordinaria vita di uno sventurato di nome Ryoga Hibiki.
Uno come tanti.
Un osservatore di questo pazzo, pazzo mondo.
Oh dolce Akane… la tua immagine si sovrappone all’orizzonte, intangibile come sei tu stessa. Tu che oggi non ti sei nemmeno accorta della mia presenza. Eppure la tua immagine, in qualche modo, mi è lo stesso di consolazione. In effetti… cos’altro mi resta?
Ormai è impossibile sperare che mi stia aspettando.
Se ne sarà andata da ore.
Il mio viaggio non avrà trovato alcuna conclusione.
Ancora una volta, ho buttato al vento la mia felicità perdendomi per strada.
“Ehi… Ryoga-san!”
Ma…
Questa voce…
Possibile…?
Mi volto, incredulo.
Alle mie spalle, troneggia l’insegna del Café Toramasu.
Lei mi ha aspettato. Lei è lì davanti, che mi guarda sorridente.
“Ryoga-san… come sono felice, sei venuto al nostro appuntamento!”
Akari-chan…”
Vedendomi imbambolato, mi prende timidamente la mano per condurmi dentro il locale.
Io mi lascio docilmente trascinare.
“Come sei ridotto, Ryoga-san! Immagino che tu abbia penato molto per arrivare qui.”
“M-m-ma no, Akari-chan!” Comincio a ridere in modo sguaiato. “Anzi, scusami per il ritardo!”
Ah, questo mondo…
Non è il più meraviglioso dei mondi immaginabili?
 
 
 
(*) Le frasi citate da Kuno sono di Erasmo da Rotterdam. Ora, non chiedetemi come Tatewaki faccia a conoscerlo quando non sa neanche chi sia Shakespeare, ma concedetemi questa licenza! XD
 
(**) Dunque… questa storia era stata scritta qualche mese fa per un contest che aveva per tema l’incoerenza (e che ha dato per frutto una fanfiction molto migliore di questa, Heart Shaped Box, che consiglio vivamente) e poi è rimasta ad ammuffire nel mio computer fino a oggi, non avendomi mai convinto troppo. Non che adesso invece mi piaccia molto, ma ho deciso di pubblicarla per quello che è: una one-shot che spero possa strappare qualche sorriso e magari dare uno spunto di riflessione a chi legge. ^_^ Fatemi sapere!
 
   
 
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