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Autore: ka_chan87    12/11/2009    1 recensioni
Salve a tutti. Questa sarà una piccola e modesta raccolta di alcuni racconti Noir (sul genere dei racconti brevi di Roald Dahl), in tutto quattro, scritti ormai un anno fa e che mi sono decisa solo ora a pubblicare.
In ogni racconto c'è un riferimento a una canzone sempre diversa, la quale si intreccia con il contenuto dell'episodio.
Spero siano di vostro gradimento, buona lettura!
Tratto dal quarto racconto: "[...] Un'innocente creaturina di appena qualche mese. Le guance di solito di quel rosso così vivido ha già l'impressione che stiano impallidendo, sotto i suoi occhi dall'espressione indefinibile."
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Angel...?”

 

Eccomi qua. Ancora. L'ennesima seduta della settimana. Una volta ogni sette giorni lei viene qui, si siede sulla bella poltroncina in pelle, e parla. Parla, parla, parla. Lei, la bella Stacy Sullivan, sempre la prima tra le cheerleaders al liceo, sempre la prima ai concorsi di bellezza, sempre la reginetta del ballo, sempre la prima della classe, sempre la più desiderata tra i ragazzi. Soprattutto, sempre lei la compagna di colui che è stato il mio amore per almeno cinque anni. Strappatomi sotto gli occhi, per giunta! Senza alcun ritegno!

Ricordo ancora quella sera... il primo ballo di fine anno delle superiori, la canzone 'Angel' degli Aerosmith - “ Baby You're my angel Come and save me tonight...” - che riempie la sala da ballo e io, agghindata nel mio vestitino rosa confetto, che mi dirigo verso di lui, pronta a dichiararmi... ed eccola, quella gallina, che gli si appiccica addosso come una cozza e se lo bacia! Ma dico, con quale faccia? Era il mio angelo, non il suo! Inutile dire che non l'ho mai perdonata, lei che mi ha rovinato e reso l'adolescenza un inferno!

E ora? Ora, a distanza di almeno dieci anni, eccola qui, davanti a me, ancora talmente presa da se stessa che non mi ha nemmeno riconosciuta! Ma non importa... io so chi è e tanto basta.

La prima volta che l'ho vista varcare la mia porta non l'avevo riconosciuta, infondo sono passati parecchi anni... ma appena mi ha detto il suo nome, ecco che la faccia un po' sciupata e paffutella di adesso veniva immediatamente sostituita da quella liscia e perfetta che aveva ai tempi del liceo. Quante volte avrei voluto ribaltargliela, quella faccia!

Ma torniamo a noi. Eccola al nostro solito appuntamento settimanale, si affaccia alla porta, entra e saluta con quel sorrisetto così falsamente gentile... l'ho sempre odiato. Inutile dire che lo contraccambio puntualmente, da un anno a questa parte, con uno che farebbe venire il diabete anche a venti metri di distanza.

“Buongiorno, Stacy! Ormai pensavo non saresti più venuta!” le dico falsamente. Ogni santo venerdì, questa mi si presenta alle cinque meno un minuto, guai mai arrivare dopo! Ma questa volta sono le cinque e due minuti e non mi è parso vero di farglielo notare.

“Lo so che sono in ritardo, ma oggi il traffico è stato micidiale! Però non avrei di certo perso il nostro appuntamento per niente al mondo!” dice lei e sorride ancora. Ipocrita.

Modestamente, una volta completati gli studi, ho aperto un'attività tutta mia di un certo rispetto, che in molti apprezzano e si contendono il posto sulla mia agenda. Nel mio campo ho una certa fama.

“Prego, accomodati” le dico ed eccola che si siede, come dicevo, sulla bella poltroncina in pelle scura. Vi dirò, nonostante tutto, sono riuscita a farmela amica. Naturalmente, questo è quello che crede lei. È naturale che si confidi con me, visto il mio ruolo, ma credo che mi abbia preso come un punto di appoggio, quasi di riferimento. Evidentemente, le glorie conquistate sulle spalle degli altri da giovani non portano a molto. È da un anno che aspetto questo giorno. O meglio, è da quando andavo al liceo che aspetto questo momento, quello della vendetta.

Giocando sul fatto che la cara Stacy non mi ha mai riconosciuta – mi fa rabbia ma poco male, mi è utile per uno scopo superiore - , ho potuto conquistare la sua fiducia, assecondandola, consigliandola, appoggiandola... e quella è andata in brodo di giuggiole – dev'essere molto frustrata, la poverina, basta infinocchiarla con due paroline dolci che ormai si mette a piangere di gioia. Ed eccoci qua, le grandi amiche e confidenti, siamo anche uscite a cena qualche volta, sapete? Occasioni in più per me per farmi raccontare vita, morte e miracoli sulla vita della nostra star. Ce n'è per tutti i gusti, sapete? È arrivata addirittura a dire che al liceo non ha mai avuto vita facile e che si è sempre sentita inferiore a tutti, sbeffeggiata dalle ragazze e mortificata dai ragazzi... Ma per piacere! Insomma, dopo un anno, sono venuta a sapere tutto ciò che mi serviva e oggi è il giorno fatidico. Da un po' Stacy continuava a ripetermi di come è ormai in crisi il rapporto con suo marito e blablabla... non mi è parso vero! Mi sono messa a indagare molto discretamente – col mio lavoro si impara a farlo e si ottengono sempre i risultati sperati – e alla fine son venuta a conoscere il nome del coniuge in questione, dato che lei non me l'ha mai rivelato. Vi dirò: mi sarei aspettata quello del mio caro primo amore ma non si trattava di lui... peccato, direi.

“Sai, Stacy? Questo weekend ho avuto un appuntamento...” le dico in un momento in cui la vedo stranamente silenziosa, così colgo la palla al balzo, facendole magari credere che voglio distrarla con un po' dei fatti miei e con un tono abbastanza alto, attirando l'attenzione. Neanche a farlo apposta... la radio sta trasmettendo Angel degli Aerosmith! Questo è un segno del Karma!

“Assì? Ma è fantastico! E lui, com'è?”

“Oh, lui... lui è un gran bell'uomo, solo che...”

“Solo che?”.

“È sposato...”

“Ahi...”

“Già, ma mi ha detto che ormai il suo matrimonio è in crisi, che sua moglie lo mortifica in tutti i modi e che non condividono neanche più il letto... infatti, devo proprio dirtelo, quando siamo stati insieme sembrava una furia scatenata a digiuno da una vita!”

“Wow... ma, sei sicura? Cioè... non vorrei che ti stesse solo prendendo in giro e che poi ci stessi male”, 'Ah, stupida scema!' penso fra me e mi trattengo a stento dal rotolarmi dal ridere.

“Hai ragione... ma forse tu puoi aiutarmi. So che frequenta il tuo stesso club, per me lo conosci di sicuro”

“Molto probabile, siamo talmente pochi... Come si chiama?”

Robert Anderson, ti dice niente? Cara, che hai, sei impallidita tutto a un tratto!” 'Come godo, come godo!'

“Hai... hai detto...? Ma sei sicura?” balbetta lei, ormai sta per svenire!

“Certo, sai cosa mi ha detto anche? Che frequentava il liceo Gloucester, come me! E subito dopo mi è venuto in mente che sempre al Gloucester c'era una Stacy Sullivan! Capisci? Eravamo compagne di liceo, ti ricordi ora di me?” ed ecco il colpo di grazia. Ti ricordi, eh, maledetta Stacy? Ti ricordi di come mi hai reso la vita un inferno?!

“Ri... ricordo il Gloucester... e io, sì, mi chiamo Stacy Sullivan... ma frequentavo il Jordan, l'istituto femminile lì accanto”.

...

Il rumore del phon che cade, è capace di farmi mancare il fiato. O sono io che sono caduta?



  
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