Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    06/12/2009    3 recensioni
La familiarità è qualcosa si attacca alla vita in silenzio, come una patina sottile che acquista consistenza di strato in strato.
[SPOILER sulla fine di Tsubasa - Kuro/Fay]
Genere: Romantico, Introspettivo, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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PAY ATTENTION!!! Questa minuscolo quadretto di melensaggine si svolge dopo la fine di Tsubasa, quindi è intriso di spoiler!









La familiarità è qualcosa si attacca alla vita in silenzio, come una patina sottile che acquista consistenza di strato in strato. Te ne accorgi sempre in un anonimo momento qualsiasi, una mattina ad esempio. Una mattina ti svegli con lui chino accanto, che ti sta esaminando la ferita che si comincia finalmente a cicatrizzare, quella che ora hai al posto del braccio sinistro. Ti sfiora la spalla con le dita e ti accorgi che con quella sua strana scrittura magica ti sta facendo un incantesimo.
“Non volevo svegliarti,” ti dice, senza distogliere gli occhi dal suo lavoro. “Ma volevo provare una cosa…”
Senti la sua magia che si sparge sulla pelle e, con delicatezza, si insinua nella carne. Il sollievo è immediato, sulla ferita si espande un fresco piacevole. Lui deve averti letto il suo successo negli occhi perché ti sorride con quella sua aria da saputello soddisfatto.
“Mi avevi detto che alla mattina ti fa ancora molto male,” comincia a spiegarti. “Io non so guarire con la magia, ma posso sfruttarla per migliorare le cose!”
Ti sorride ancora e vien voglia anche a te di sorridergli, come ti capita sempre più spesso ultimamente. Lui però non aspetta che tu ti decida, torna ad occuparsi della tua carne martoriata con quel suo sfiorare leggero, che illumina lo spazio tra di voi.
E’ in quel momento che te ne accorgi.
Siete dovuti arrivare a Outo perché la sua presenza vicina a te ti diventasse familiare. Hai dovuto restare bloccato con lui senza possibilità di parlare a Yama per renderti conto di quanta familiarità ci fosse nel modo in cui vi toccavate a vicenda (non nel senso imbarazzante del termine, quello che ti fa arrossire quando ci pensi). L’hai quasi perso nella Tokyo flagellata dalle piogge acide prima di realizzare quanto ti fossero familiari i tuoi sentimenti per lui. C’era già così tanta intimità sottesa tra voi che quando avete risolto il vostro scontro di volontà non c’è stata reticenza in tutto quello che è venuto dopo (e stavolta anche nel senso più imbarazzante a cui si possa alludere, e anche dopo tanto tempo temi che il pensiero continuerà a farti arrossire).
Però alla sua magia non ci eri abituato. Quando a Lecourt vi aveva salvati con quello scudo incantato, avevi avuto un brivido di avvertimento, come se il tuo corpo avesse reagito inconsciamente a quell’energia estranea e ti stesse mettendo in guardia. Quando la stessa magia era uscita dalle mani del ragazzino era stato per ferirti e in quello il tuo corpo aveva riconosciuto di aver avuto ragione a diffidarne. Ti aveva lasciato, quello sì, un calore piacevole sul fondo dello stomaco, quando lui ti aveva preso la mano per donarti un piccolo pezzo della sua magia, per aiutarti, a suo modo per proteggerti. Ma poi c’era stata la battaglia e la sgradevole sensazione della magia che usciva dal suo corpo senza controllo per schiacciare le vostre esistenze in quel mondo ostile. Poi l’hai percepita al tuo fianco, durante la battaglia finale.
La verità era che, prima di quell’ultimo fatale scontro con il vostro nemico, lui si era sempre rifiutato di usarla, tranne in rari momenti, in cui tu però eri troppo preoccupato da cose più grandi per farci davvero caso.
Ora, e la differenza all’inizio era stata sconcertante, lui la usava, la sua magia. Con leggerezza, sia pur senza abusarne, ma la usava, anche e soprattutto per le piccole cose, come spostare oggetti al di fuori della sua portata, rendere i vostri movimenti silenziosi all’occorrenza o semplicemente intrattenere la polpetta bianca e il ragazzino con qualche vistoso trucchetto di luce. In un mondo particolarmente pacifico, l’hai visto creare immagini dal nulla mentre raccontava una fiaba a dei bambini (una storia idiota su grosso cagnolone nero di nome Kurowanko che ti aveva costretto ad intervenire più volte).
La sua magia era l’ultima parte di lui con la quale non avevi confidenza. Fino a quella mattina.
Non si sa come, non si sa quando, ma silenziosamente la sensazione della sua magia sulla pelle ti era rimasta addosso e ti stupisci di quanto quel suo incantesimo sulla tua spalla ti trasmetta una sensazione familiare.
“Oi…”
Lui solleva lo sguardo su di te con uno di quei sorrisi leggeri, che finalmente raggiunge i suoi occhi grandi e vivaci, e tu ti approfitti della tua rapidità di movimento per agguantarlo per il bavero del suo vestito e tirarlo sul letto sopra di te.
“Kurorin!” si arrabbia scherzosamente lui. “Per fare un incantesimo ci vuole concentrazione, ora dovrò rifare tutto da capo!”
“Sta’ zitto!” gli rispondi a tono, sogghignando in quella tua maniera speciale, quella che ti viene spontanea quando sei particolarmente felice per qualcosa. “Ci penseremo dopo, tanto abbiamo tempo!”
E mentre lo baci e lui ti ricambia con entusiasmo, ti lasci sprofondare quella splendida familiare sensazione. Non c’è più nulla di lui che tu non conosca e mai come ora hai la certezza che passerai con lui la tua vita, qualunque cosa accada.
Avrete tutto il tempo del mondo.



Owari







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