Serie TV > Distretto di polizia
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Autore: B_Regal    17/12/2009    3 recensioni
One Shot a sfondo Lucanna. Un altra ipotetica conclusione di Distretto, in cui Anna si trova a dover risolvere un delicato problema. Ma non tutto è come sembra.. P.S. Ho scritto questa OS agli inizi della serie, per cui molte situazioni sono differenti da quello che è stato il reale svolgimento della vicenda.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“ancora non riesco a crederci, Anna. Davvero..”
Abbasso lo sguardo, per evitare di affrontare i suoi occhi duri “mi dispiace che sia andata a finire così..”
Mi guarda rabbioso “dispiace di più a me..” mi risponde, alzando le mani che tiene incatenate per via delle manette.
“Non ti ci ho messo io in questa situazione. Potevi pensarci prima..”
“Le mie decisioni passate non ti riguardano..”
“Oh si, invece. Sono una poliziotta..”
“Già, quasi me ne dimenticavo. Scusa, ma sai, è l’ abitudine.. ancora ti considero la mia ragazza! Però, sei una brava attrice, sai?” sorride, sarcasticamente “Brava, ci sono cascato con tutte le scarpe.. Quel tuo viso sincero, quel sorriso dolce.. mi hanno ingannato per bene!”
Mi guardo intorno, nonostante non ci sia nessuno, ho comunque una sorta di timore a dire queste parole “non ci crederai, ma io mi ero affezionata davvero a te..”
“si, come no.. cos’ è, hai intenzione di mentirmi fino all’ ultimo?”
“Hai ragione, non posso biasimarti se non mi credi.. però è cosi!” faccio una pausa, voglio spiegargli tutto dall’ inizio  “Sono entrata nella vostra banda con l’ unico obiettivo di sgominare i vostri traffici. Era appena stato assassinato il mio ex fidanzato, volevo solo vendicarlo. Credevo sarebbe stato difficile, invece ho conosciuto te, ed è stata subito intesa..”
“Tu mi piacevi, Anna!”
“Lo so, e la cosa giocava decisamente a mio vantaggio. Contavo di usare il rapporto che si stava creando con te per arrestarvi tutti, e subito. Ma qualcosa è andato storto. Più il tempo passava, più mi rendevo conto di quanto stavo bene con te. Spesso, tra una chiacchiera e l’ altra, quasi dimenticavo il mio compito. Era un periodo difficile, per me. C’ erano dei problemi con l’ unica persona con la quale mi ero sempre confidata, e mi sentivo sola. Tu.. tu mi facevi stare bene, mi facevi sentire.. amata. E più mi avvicinavo a te, più mi allontanavo da quella persona. Era come se.. come se mi fossi improvvisamente ritrovata dalla parte opposta, da voi, dai cattivi. E’ cominciato un periodo terribile. Divisa tra bene e male. Da un lato sapevo che dovevo svolgere il mio dovere di poliziotta, arrestarti non appena avessi avuto le prove sufficienti. Ma dall’ altro cercavo in tutti i modi di trovare un appiglio, qualcosa per poterti aiutare, per farti uscire da quel giro. Ho fatto di tutto. Ho cercato di depistare i miei colleghi, di ritardare gli arresti… ma più mi arrovellavo il cervello, più la cosa si faceva pericolosa.. ormai eravamo agli sgoccioli. Pensa, per un attimo avevo preso in considerazione l’ idea di rivelarti tutto, di dirti di fuggire.. ma ho capito che non potevo. Il lavoro è l’ unica cosa buona della mia vita, non potevo mandare all’ aria anche quello..”
“e così hai preferito farmi sbattere in cella. Che prova d’ amore.. sono quasi commosso, pensa!”
“Non volevo finisse così..”
“Così come, eh? Che ci perdi tu? La tua vita non cambia.. sono io che vado a morire in galera, mica tu!”
“potevi pensarci prima..”
Scuote la testa, guardandomi con odio “sei proprio una tro*a. Aveva ragione Nadia, quando diceva di non fidarsi, quando mi consigliava di lasciarti perdere. E pensare che voleva farti fuori, sai?” rabbrividisco, solo all’ idea “quando gli ho confessato che ti avevo raccontato tutto. Io invece, come un idiota, l’ ho convinta a lasciarti stare. Sembravi cosi.. innocua. Che stupido che sono stato..”
“Giustizia è stata fatta, Dorian. Hai fatto degli sbagli, è ora che paghi. Essere uomini significa anche questo..”
“Non fare la moralista, Anna. Non te lo puoi permettere. Era tutta una messa in scena, però ci sei venuta a letto con me, o sbaglio? Era finto pure quello? No, non lo era.. fingi bene, è vero, ma con me ci sei venuta perché ti faceva piacere davvero.. oppure oltre a essere una stronza, sei pure una putt**a?”
“Oh, e allora?” Mi volto di scatto. Luca entra di colpo, guardando in cagnesco Dorian “come si permette? Vogliamo aggiungere alle sue tante accuse anche offesa a pubblico ufficiale?”
“Mi dispiace deluderla Commissario, ma io sto parlando con la mia ex fidanzata, posso rivolgermi a lei come mi pare..”
Luca si avvicina a lui, scuotendo la testa “Sbagliato, Lazslo. Doppio errore. Il primo è che l’ Ispettrice non è mai stata la tua fidanzata, ha semplicemente finto. E il secondo è che, se pure lo fosse stata, non hai nessun diritto di rivolgerti a lei in quel modo, altrimenti quel bel faccino te lo spacco..”
Dorian ride, amaramente “e tu chi sei, il suo ragazzo?”
“Non sono affari tuoi, questi..”
“No, è vero. Ma se lo è, quello di cui stavamo parlando prima io ed Anna potrebbe interessarle..” guarda me “gliel’ hai detto Anna, quello che hai detto a me poco fa?” io istintivamente abbasso lo sguardo, mossa sbagliata, perché capisce e continua “no, vero? Non gli hai detto che ti sei innamorata di me, che addirittura hai pensato di aiutarmi, mettendo a rischio la tua carriera, per me..”
Luca stavolta guarda me “è vero?”
“Cosa c’ è Anna, non parli più?”
“Vaffanculo, Dorian..” rispondo, poi guardo Luca “se pure fosse? È un problema? Io e te non siamo fidanzati.. hai capito?” mi sto rivolgendo di nuovo al russo “io e lui non siamo fidanzati. E’ soltanto il mio capo.. e io il mio lavoro l’ ho fatto, punto!” lancio un ultima occhiata al volto sconcertato di Luca, e a quello soddisfatto di Dorian, ed esco dall’ ufficio.


Entro di corsa in bagno, chiudendo a chiave la porta. Mi gira la testa..
Chiudo gli occhi, appoggiandomi al muro. Respiro, spero mi passi in fretta.
Apro il lavandino e mi sciacquo la faccia. La mia immagine, allo specchio, non mi soddisfa per niente. Sono pallida. Beh, non c’ è da stupirsi, dopo quello che sta accadendo.
Sento bussare alla porta.
“chi è?”
“sono io!” l’ inconfondibile voce di Luca.
“che vuoi?”
“puoi aprirmi?”
“No, ho bisogno di restare un po’ da sola. Scusami..”
“Va bene, volevo solo dirti che se vuoi puoi tornare a casa. Per oggi hai fatto abbastanza..”
poi sento più nulla. Credo se ne sia andato. Beh, meglio cosi. Non ho nessuna voglia di parlare con lui, adesso. Aspetto cinque minuti, per assicurarmi che sia andato via. Poi apro la porta. Per fortuna non c’ è nessuno. Esco furtivamente, cercando di farmi notare il meno possibile. Sono quasi all’ ingresso del Decimo quando una mano mi blocca per il braccio. Mi volto, Elena.
“Non voglio farti nessuna domanda..” mi anticipa “solo sapere come stai!"
Le sorrido, grata “così..”
“Non credo ci sia bisogno di ricordarti che quando hai voglia di due chiacchiere..”
“Ti va di raggiungermi a casa, appena ti liberi?” colgo l’ invito a volo. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, è troppo che mi tengo tutto dentro.
“ma certo!” sorride, felice che sia disposta a parlare con lei “faccio il prima possibile! E magari porto anche una bella vaschetta di gelato!”
Io rido “magari..”
“a dopo allora..”
“a dopo!”


“cosa ne pensi?”
“di cosa?”
Guardo Elena, seria più che mai. Siamo sedute sul divano di casa mia, e ho appena finito di spiegarle quello che poco fa ho detto anche a Dorian. Le ho raccontato tutto quello che ho provato in questo periodo. Quello che ho fatto, e quello che ho rischiato di fare. La mia carriera per poco distrutta a causa di un’ infatuazione, per un criminale che mi faceva sentire proprio come avrei voluto facesse un altro uomo. Che mi faceva pensare ‘allora non sono io quella sbagliata’. Che mi aveva fatto credere che infondo meritassi qualcosa in più “di quello che ti raccontato. Io.. io non lo so se è giusto che continui a fare questo mestiere..”
“ma che stai dicendo?”
“Ele, ma tu che faresti al mio posto? Dopo che avessi anche solo pensato ad andare contro a tutti i tuoi ideali di giustizia, gli ideali su chi fondi il tuo lavoro e la tua vita, per un criminale qualsiasi..”
“Dorian non è un criminale qualsiasi. E’ un uomo, che, anche se involontariamente, ha approfittato del periodo difficile che stavi passando per renderti ancora più fragile, e vulnerabile. Non è un reato avere dei sentimenti, Anna. Tu avevi bisogno di sentirti amata, e lui ti ha amato. Avevi bisogno di sentirti donna, in tutti i sensi, e lui ti ha accontentato. E cosi ti sei trovata a fronteggiare un nemico ben più grosso delle loro armi. Le tue fragilità. Ti sono piombate addosso all’ improvviso, e ti sei ritrovata piena di dubbi, e incertezze. E non poteva aiutarti nessuno. Hai combattuto una lotta, e la cosa importante è che alla fine hai vinto. Che nonostante tutto, hai capito qual’ era la cosa giusta. E credimi, non è affatto una cosa facile, questa qua..”
Io annuisco, incurante delle lacrime che hanno cominciato a solcare il mio viso.
“è solo che..” balbetto “io.. non avrei dovuto nemmeno averle quelle debolezze, non avrei dovuto essere cosi vulnerabile..”
“non lo decidiamo noi questo, lo sai..”
“quando finirà questo periodo, Ele?”
“lo sai benissimo.. quando troverete una soluzione!”
“ma che soluzione? Non c’ è una soluzione, capisci? Io lo amo, e lui è gay!” urlo io, in lacrime.
Lei mi accarezza una guancia, comprensiva “se solo provassi.. a dirglielo, una volta per tutte!”
“Elena io ho cercato di farglielo capire in tutti i modi! E’ un anno che ci provo, ormai. Ho persino mandato a monte le nozze con Carlo, per lui. Che altro devo fare? Non so nemmeno se davvero non lo capisce, o se fa finta. Sai cosa mi ha risposto quando gli ho detto che avevo bisogno di un uomo che mi conoscesse? Di mangiare, altrimenti la colazione si freddava. Che cosa avrei dovuto fare, eh? Sono mesi, mesi che cerco di capire, di capirlo, ma è inutile. Lui è cosi.. ambiguo. Un giorno sembra mi ricambi, un altro no.. e questa storia mica è iniziata adesso.. macchè.. all’ inizio ho cercato di capirlo, era appena diventato commissario, c’ erano le indagini di Irene in corso, Ale che dava di matto.. io mi accorgevo che il nostro rapporto stava cambiando ma cercavo di non dare peso alla cosa, presa anche dalla storia con Carlo. Eppure.. mi rendevo conto degli atteggiamenti strani che aveva, con me.. non era mai successo. Mi chiedevo se fosse perché mi sposavo, perché lo lasciavo solo.. ma se a volte sembrava dispiaciuto della cosa, altre invece era felice.. un mistero, Elena, un mistero!”
“Forse.. forse era, ed è, confuso anche lui. Infondo, è sempre stato omosessuale. Non è facile per lui capire se si sta innamorando di una donna, della sua migliore amica, o se il suo è solo un profondo affetto..”
Elena ha ragione, ci ho pensato spesso anche io. Annuisco “Lo capisco, Ele.. ma io intanto che devo fare? Sto qua, e aspetto che di decida a prendere una decisione? Che scelga se vuole essere gay o no? Ci provo, te lo giuro, ma non ci riesco..”
“Lo so, tesoro. Ci sono passata anche io, con Ale. So quanto si soffre a stare accanto all’ uomo che si ama, stare continuamente a contatto con lui, parlargli.. mentre lui ti considera solo una semplice amica. Ma tu una chance ce l’ hai. Diglielo, confessagli ciò che provi una volta per tutte..”
“e se mi rifiuta?”
Elena alza le spalle “pazienza, ci avrai provato. La vita va avanti, prima o poi arriva qualcuno a curarti le ferite. Proprio come è successo a me con Davide..”
“Io non voglio perderlo, Elena!”
“Lo so, ma non lo perderai..”
Scuoto la testa. Non è vero “E’ bastata questa situazione di confusione per farci allontanare. Cosa succederebbe se gli dicessi di amarlo e lui mi rifiutasse? Come minimo dovrei andare via di casa.. anche perché non riuscirei a vederlo ogni giorno..”
“Non si può essere amici della persona di cui si è innamorati, Anna. E tu sei innamorata di Luca.. per cui, dirglielo o meno, non cambierà le cose. Prima o poi non ce la farai più a sopportare questo peso..”
Sospiro. Ha ragione lei, come sempre.
“che cosa terribile, l’ amore..” esclamo, lasciandomi andare sullo schienale.
“che gusto ci sarebbe, se non lo fosse?” replica lei, con suo solito sorriso dolcissimo.
“E allora sarebbe meglio che non esistesse. Niente amore, e niente sentimenti. Si vivrebbe meglio..”
Lei scuote la testa “non credo, sai..”
“grazie.. dici così perché sei ricambiata, tu!”
“lo so!” risponde ridendo “mi sento quasi in colpa..”
“Macchè..” obietto “almeno tu goditi questo bel momento, te lo meriti!”
“effettivamente..”
Le sorrido “sono proprio contenta per te, Ele!”
“e io sono contenta di avere te per amica!” mi abbraccia, accarezzandomi i capelli “vedrai, passerà..”
Annuisco, cercando di essere convincente.
“e adesso basta lacrime, ne hai già versate abbastanza. E’ arrivata ora del gelato..”
“No, Elena io non ne ho voglia. Mi sento una schifezza..”
“E vabbeh, io ne ho voglia invece.. peggio per te!”
Rido, mentre la osservo scappare in cucina.


“Anna, sono tornato!”
La voce di Luca mi riscuote dai miei pensieri, sempre i soliti ormai. Sono sul divano, e istintivamente mi viene da chiudere gli occhi. Non voglio parlargli. Fingere di dormire è la soluzione migliore. Lo sento avvicinarsi a me, e spostarmi dagli occhi la ciocca di capelli che mi è caduta. All’ improvviso mi solleva, e io lo lascio fare, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Mi porta in camera mia, e mi adagia sul letto. Si siede, e avvicina il suo volto al mio. Sento il suo profumo, e ho paura di non riuscire a fingere ancora per molto. Mi sembra quasi che le sue labbra si stiano posando sulle mie, oddio, mi sento male. Una leggera barbetta mi punzecchia lo zigomo. Appunto, mi pareva strano. Mi giro dall’ altro lato, immobile, mentre lui esce dalla camera. E piano piano mi addormento sul serio.
La mattina dopo mi sveglio di soprassalto, senza un motivo. Non ho voglia di alzarmi, non mi sento bene e vorrei solo restare a letto. Eppure devo andare a lavoro, cosi mi trascino stancamente fino in cucina.
“Buongiorno!” mi dice Luca non appena mi vede, voltandosi “caffè?”
Scuoto la testa “no, grazie!”
“come mai? Lo prendi sempre..”
“Stamattina non mi va..” rispondo, mantenendo un certo distacco. Non lo guardo, ma sento che lui sta guardando me. Mi si siede di fronte.
“ti va di parlare, oggi?”
“non c’ è molto da dire..”
“posso farti almeno una domanda?”
Alzo le spalle “se devi proprio..”
“è vero quello che ha detto Laslzo, ieri?”
“Non sono innamorata di lui, non lo sono mai stata. Però.. si, qualcosa ho provato. Non amore, più che altro.. affetto. Mi faceva stare bene..”
“Cosi tanto da arrivare a rischiare la tua carriera per aiutarlo?”
“Non l’ ho fatto, mi pare..”
“Ma c’ hai provato. E lo so perché ho ripensato a tutti i tuoi strani comportamenti di quest’ ultimo periodo, e quadra tutto. I tuoi silenzi, le tue incertezze ogni volta che affrontavamo l’ argomento..”
“Che cosa vuoi da me, Luca? Il mio dovere l’ ho fatto, no?”
“Non mi importa. In questo momento non sono il tuo commissario, ma Luca, e non sto parlando con l’ ispettrice Gori, ma con Anna. Hai fatto un ottimo lavoro, ma adesso mi interessa solo sapere che hai, che cosa ti è successo..”
“E’ stato un periodo difficile, niente di più. Carlo è morto, per colpa mia, e mi ero presa una sbandata per Dorian. L’ importante è che adesso tutto si sia risolto..”
Lui mi guarda scuotendo la testa “non si è risolto niente, Anna. Almeno non dentro di te. Sei diversa, sei cambiata. Da quando hai lasciato Carlo, non sei più la stessa. Io lo so che per te è un dolore enorme, ma se me ne parlassi io potrei..”
“Carlo non c’ entra un ca**o, ok?” esplodo, alzandomi di colpo “perché pretendi di sapere sempre tutto di me, eh? Perché non la smetti di chiedermi sempre come sto, che succede, quando cerco di farti capire che voglio essere lasciata in pace? Basta Luca, non sei mio padre!”
Lui non si scompone, ma so che le mie parole l’ hanno colpito.
“lo vedi che sei cambiata? Prima parlavamo, ti confidavi con me, volevi che ti aiutassi, che ti proteggessi. Adesso mi tratti quasi come un estraneo.. io non ti capisco più!”
“Perché devo essere per forza io quella che è cambiata? Non potresti essere cambiato tu? Chi l’ ha detto che sono io quella sbagliata?”
“Non ho mai detto che sei sbagliata, Anna. Ma ti conosco, abbastanza bene per poter dire che non sei più la persona che conoscevo..”
Annuisco, sorridendo amaramente “nemmeno tu..”
“No, io sono sempre quello di prima, soprattutto con te..”
“e allora forse è semplicemente il nostro rapporto ad essere cambiato...”
“Perché? Che cosa è successo di cosi grave da farci allontanare cosi?”
Lo guardo, ancora non riesce a capire. “Questo è successo, Luca. Che ancora non l’ hai capito!” mi alzo, per andare in bagno.
“Ma che cosa?” mi urla. Io fingo di non averlo sentito, e sbatto la porta, chiudendola a chiave.

Sono le sette. Finalmente un'altra giornata si è conclusa. Il mio turno è finito e posso tornare a casa. Menomale, l’ atmosfera di dentro è pesante, non ne potevo di più di guardare Luca in faccia e fare finta di niente. Per di più mi sento uno schifo da stamattina. Ho un mal di testa fortissimo e una nausea ancora peggio. Torno a casa, faccio una bella doccia per cercare di rilassarmi, e subito a preparare la cena. Stranamente Luca torna a casa prima del solito. Sto preparando la carne quando me lo ritrovo dietro.
“che ci fai qua?”
“ho finito prima. Volevo parlarti..”
Sospiro, posando il coperchio della pentola sul piano cottura “ancora?”
“si. Anna io questa situazione non la reggo più. Basta, è arrivato il momento di chiarire..”
“Non c’ è niente da chiarire, niente!”
“si, invece. Voglio sapere perché ce l’ hai con me. Perché non mi parli più, perché sei cosi fredda.. che ti ho fatto?”
Scuoto la testa. E’ incredibile “Lascia perdere, Luca.. non capiresti!”
Faccio per andarmene, ma sento la tua mano stringermi il braccio con forza
“lasciami!”
“no, prima voglio una risposta!”
Non molla la presa. Io comincio a dimenarmi “Luca, ti ho detto di lasciami. Mi fai ma..” un giramento di testa improvviso mi coglie impreparata, e non riesco a finire la frase. Sento le gambe cedere, ma Luca mi sostiene prontamente, impedendomi di cadere.
“Anna.. oh, Anna.. che hai stai male?”
Vorrei rispondergli, ma non ne ho le forze. Mi solleva e mi porta sul divano.
“Anna, dai riprenditi.. mi dispiace, ho esagerato..” mi accarezza il viso, mentre io cerco di riacquistare almeno le forze necessarie per dirgli che sto bene. Cerco la sua mano e gliela stringo. Lui sorride a quel gesto, rafforzando la presa “come ti senti?”
“meglio..” riesco a rispondere, finalmente. La testa ha smesso di girare. Provo ad alzarmi, ma lui mi ferma.
“non ti muovere, devi solo riposarti adesso. Forse è il caso che chiami un dottore..”
Io però non lo sto più ascoltando. Improvvisamente mi sono ricordata una cosa e sto facendo dei calcoli. Luca non se ne accorge e continua “è stato un periodo troppo difficile, questo, hai bisogno di un paio di giorni, di riposo.. si..”
Oddio. Ti prego, fa che mi sbagli “Luca..”
“Non cominciare a discutere. Domani niente lavoro. Scusa per prima, non volevo..”
Come al solito, adesso che deve stare zitto continua a parlare “Luca!”
“che c’ è?”
Ne sono certa, adesso. Ma vorrei tanto sbagliarmi.. Non voglio pronunciare quelle tre parole. Non ce la faccio “ho un ritardo..”
Lui strabuzza gli occhi, rizzandosi “un ritardo?”
“si..”
“quel genere di ritardo?”
“si, quello!” esclamo. Vorrei morire, non può essere, non di nuovo.
Luca si alza, cominciando a camminare nervosamente per la stanza “va bene, stiamo calmi. Non è detto che tu sia davvero.. incinta. Infondo quando si attraversa un periodo stressante può succedere di avere.. questi ritardi, no? Magari è solo stanchezza.. ci vuole un test, si un bel test di gravidanza. Vado a prenderlo subito!”
“No!” urlo io, mettendomi a sedere “no, non c’ è bisogno. Hai ragione tu.. sarà lo stress. Non posso essere incinta, insomma, è ridicolo. E’ lo stress..”
Lui mi guarda, venendo a sedersi accanto a me “Anna, non sapere non servirà a illuderti che va tutto bene. Devi fare il test, lo sai. Magari è davvero stress, ma dobbiamo esserne sicuri..” cerca di alzarsi ma io lo trattengo.
“e se sono incinta?”
“sarà un bambino bellissimo!” e mi fa una carezza.
Scuoto la testa “non lo voglio, non di nuovo. Non ce la faccio..”
“prima, devi fare il test. Vado a comprarlo. Cinque minuti e torno!”
Mi ritrovo sola in casa. Sto sudando. Sono terrorizzata. Comincio a girare nervosamente per la casa, dandomi mentalmente della stupida. Non posso aver fatto di nuovo lo stesso errore, non posso essere stata così cretina. Infondo, anche il proverbio lo dice. Errare è umano, perseverare è diabolico. E da stupidi, soprattutto. Come posso esserci ricascata cosi, dopo quello che ho passato?
Mi impongo di stare calma. Infondo, non è detto che sia davvero incinta..
Luca suona il campanello. Gli apro.
“Eccolo!” mi mostra il pacchetto “Vai..”
“Domani mattina?”
Scuote la testa “non se ne parla. Adesso!”
“Ma la cena..”
“Lascia perdere la cena. Vai, Anna!”
Annuisco. Afferro quella scatolina e a passo di funerale mi dirigo in bagno. Faccio tutto molto velocemente, in preda all’ ansia. I minuti passano lenti, mentre continuo a fissare la stecca. Sta prendendo colore. E’ blu. No, ti prego, fa che mi sbagli..
Niente da fare, è blu.
“cazzo..” lancio il test per terra, e mi siedo contro il muro, cominciando a singhiozzare.
Luca probabilmente mi sente, perché dopo pochi secondi lo sento forzare la porta. Non appena mi vede, mi circonda con le sue forti braccia. Continuo a piangere sulla sua spalla. Non voglio. Non posso essere incinta.
“Sono una cretina!”
“No, non è vero!” mi rassicura in tono dolce, stringendomi.
“Si, invece. Ci sono cascata di nuovo, come una stupida. Come ho potuto? Dopo tutto quello che ho passato a causa dell’ altro.. come ho fatto a essere così..ingenua? Credevo di aver preso tutte le precauzioni possibili..e invece! Che idiota!”
“smettila, Anna. Non è colpa tua!”
“Ah no, e di chi è allora? Io non ce la faccio, Luca, non di nuovo!”
“Non succederà di nuovo!”
“E tu che ne sai?” ci stacchiamo, voglio guardarlo negli occhi “devo rimediare prima che accada di nuovo. Subito..”
“che stai dicendo?” mi guarda perplesso “non vorrai..”
“Non lo voglio. E stavolta ne sono certa. Ho gia sofferto abbastanza..”
“Anna solo perché l’ hai perso una volta non vuol dire che debba risuccedere..”
“Non mi interessa. Ho deciso. Domani chiamo il ginecologo e fisso l’ appuntamento per l’ aborto..”
Abbassa lo sguardo, senza obiettare “e va bene. Vuoi che ti accompagni?”
Scuoto la testa “voglio farlo da sola..”
E’ la cosa giusta da fare. Mi sento male al pensiero di doverlo uccidere. Ma non ho scelta..


E’ già mezz’ ora che aspetto, in questo maledetto corridoio. Quando mi chiamano?
Non ce la faccio più. Mi faccio schifo per quello che sto per fare. Ho deciso di uccidere mio figlio, di nuovo. E stavolta, lo sto facendo volontariamente. Mi dispiace da morire, ma non ho altra scelta.
Non posso rischiare di soffrire di nuovo come due anni fa. Non reggerei. Ormai, sento come se fossi arrivata al limite. C’ è troppo dolore accumulato dentro di me, non ho le forze per affrontarne altro. Sto sacrificando mio figlio per me, me ne rendo conto. Lui non ha nessuna colpa, se non quella di avere una madre come me. Una madre che sta per ammazzarlo. Vorrei smetterla di pensare a lui come un bambino, come qualcosa di vivente. Infondo, adesso è ancora un embrione. Eppure non riesco fare altrimenti. Lo sento già mio, proprio come era successo con l’ altro. Lo ricordo benissimo. Ma ancora meglio ricordo il senso di vuoto quando, ormai abituata e felice all’ idea di sentirlo crescere dentro di me, l’ ho perso. Non ho intenzione di ripetere quell’ esperienza.
Mi accarezzo il ventre “mi dispiace tanto, piccolo!” gli sussurro “perdonami, ti prego!”
Finalmente un infermiera mi indica di entrare.
Il ginecologo mi sta aspettando, seduto alla scrivania.
“Allora?” chiedo, in preda all’ ansia.
“E’ tutto a posto, il bambino sta bene. Lei.. è sicura di volerlo fare?”
Annuisco “sicura..”
“ok. Allora, se è pronta, possiamo procedere con l’ intervento oggi stesso!”
Spalanco gli occhi “già? Non è presto?”
“No. Le analisi indicano che è incinta già di due mesi. Non c’ è tempo da perdere..”
“due mesi?” però. Non credevo così tanto. Come ho fatto a non accorgermene prima?
“Già. Queste lo confermano!” mi dice, porgendomi l’ ecografia. Le foto del bambino mi colpiscono come una pugnalata. Subito cerco di non badarci, e passo alla data. 22 Aprile. “ovviamente non è il giorno preciso, ma.. più o meno..”
Annuisco. Poi, improvvisamente, un flashback mi sconvolge.

E’ il 18 Aprile.
Anzi, il 19, visto che sono le due del mattino, ormai.
Io e Luca rientriamo in casa ridendo. Non facciamo altro da quando siamo entrati in macchina.
E’ stato il compleanno di Luca, e gli abbiamo organizzato una festa a sorpresa in un ristorante carinissimo. C’ erano tutti. A lui ha fatto molto piacere.
“E così sei un anno più vecchio, Commissario!” esclamo, lanciandomi sul divano.
“ehi, Ispettrice.. porti rispetto eh.. sono sempre il suo superiore!”
“vecchio..” aggiungo.
Lui scoppia a ridere “vecchio!”
Mi viene sete. Mi dirigo in cucina, e lui mi segue.
Mentre verso l’ acqua nel bicchiere, lo fisso. Si sta sbottonando la camicia.
Vorrei dirgli di non farlo. Già in condizioni normali sono pazza di lui, adesso sono pure un po’ brilla.. per cui.. potrei non rispondere di me..
“Hai il colletto sporco di panna..” gli faccio notare, dopo aver bevuto.
Lui abbassa lo sguardo “ah si?”
“si!”
“è tutta colpa tua..”
“Mia?”
“si, mi è caduta quando mi hai abbracciato all’ improvviso mentre mangiavo la torta..”
Prendo uno strofinaccio e glielo tiro “ma che ingrato che sei! Io ti dimostro il mio affetto, e tu ti lamenti per un colletto.. antipatico!”
“Un colletto di una camicia nuova, però!”
“e che sarà mai un po’ di panna.. vieni qua, che te la tolgo subito!”
“corro.. ti adoro quando fai la massaia..” si avvicina, restituendomi la pezza “tieni, questo attrezzo serve a te!”
Siamo vicinissimi. Lo guardo, sorridendogli sensuale “e chi ti ha detto che voglio toglierla con questa..”
Lui mi osserva perplesso. Non capisce se sto scherzando o no. Decide di tenermi il gioco “attenta, ispettrice.. oggi ho bevuto un po’ troppa birra. Non sono lucido al cento per cento..”
“che c’ è? Paura di commettere qualche sciocchezza?” gli domando, avvicinandomi ancora.
“e tu? Non hai paura?”
“di te? No! Io sono una poliziotta coraggiosa..” rispondo, scoppiando a ridere.
“o forse.. incosciente..”
E’ vicino. Troppo vicino. Non resisto più.. “vediamo..” gli circondo il collo con le braccia e lo bacio. Per un attimo ho paura di essere stata davvero incosciente. Eppure, mi ricambia. Anzi, approfondisce il bacio, attirandomi a se. Quel contatto diventa sempre più passionale, sembra che non riusciamo più a staccarci.
Non so come, ma ci ritroviamo nella sua camera. E facciamo l’ amore. E per me, è come se fosse la prima volta..

Il mattino dopo ci svegliamo, ancora abbracciati. E’ imbarazzante per tutti e due. E cosi decidiamo che fare finta che non sia successo nulla è la soluzione migliore.

Il diciotto aprile ho fatto l’ amore con Luca. E almeno per una settimana, anche per i sensi di colpa, non ho avuto rapporti con Dorian. E prima? Non se sono sicura, ma credo di non aver passato nessuna notte con lui.
“signorina? Signorina mi sente?”
Ricordati, Anna, ricordati. Niente da fare, sono confusa, non mi viene in mente. Ma una cosa so. Con Dorian ho sempre preso precauzioni. Sempre. Mentre con Luca.. beh, è stato cosi inaspettato che nessuno dei due ne ha avuto il tempo. E quindi.. questo figlio è di Luca.
“Anna? Sta bene?”
Mi riscuoto da quei pensieri, guardando il medico di fronte a me.
“senta.. quante possibilità ci sono che il bambino sia stato concepito nella settimana dal 16 al 23?”
“Beh.. dipende.. se ha la certezza che la settimana dopo..”
Lo interrompo subito “ne sono sicura. Tra il 16 e il 23. Oppure, direttamente a Maggio..”
“No, Maggio non credo.. All’ ottanta per cento la settimana del concepimento è quella.. Ma perché scusi? Cosa cambia?”
“Cambia, si fidi. Senta, c’ è  un modo per accertarsi della paternità del bambino?”
“non adesso. Solo dopo la nascita, con il test del DNA..”
Annuisco, afferrando la cartellina e alzandomi “va bene, grazie!”
“allora? Faccio preparare la sala operatoria?”
“no!” rispondo convinta.
“Non se la sente ancora? Vogliamo fare tra qualche giorno?”
Scuoto la testa, alzandomi “no, no annulli tutto. Devo prima parlare con una persona..”
“ma..”
“mi faccio risentire io. Mi scusi, ma ho capito una cosa.. arrivederci!”
Comincio a correre tra i corridoi, elettrizzata. Faccio le scale a piedi, non importa se sono incinta, non posso aspettare l’ ascensore. Una volta nel parcheggio mi fiondo in macchina, e guido fino al decimo. Non riesco a crederci. E’ Luca. Luca è il padre di mio figlio. Mi sembra quasi un miracolo. Devo dirglielo subito. Non so come la prenderà, ma non ho paura. La cosa importante è che non sia incinta di un uomo che non amo. Lo so, neanche Luca ama me. Però.. non lo so, sono felice che sia suo questo bambino. Spero di legarlo a me, in questo modo? Neanche per sogno, ma prima di uccidere nostro figlio, è giusto che dedica anche lui.
“Ugo, Luca ci sta?”
“si, è nel suo ufficio..”
“grazie..” in quel momento il cellulare comincia a squillare. Lo afferro e guardo il display, è lui. Sorrido. Irrompo nel suo ufficio, e lo trovo seduto, con la cornetta del telefono all’ orecchio.
“che cosa ci fai gia qua?” esclama sorpreso, alzandosi.
“ti devo parlare urgentemente!” Sto ancora ansimando. Ho fatto una corsa.
“dimmi.. sembri felice, hai cambiato idea?”
“Ehm.. non  proprio..” ecco, adesso invece ho paura. Trovarmi a faccia a faccia con lui è un'altra cosa “io.. ho fatto l’ ecografia..e.. è venuta fuori una cosa..”
“cioè?”
“ecco.. oddio non so come dirtelo..”
“Come mi dici tutto, Anna. Non è difficile..”
“Dici cosi perché ancora non sai.. credimi è difficile..”
“Si però mi sto preoccupando cosi.. che è successo?”
“Beh, ecco.. devi sapere.. l’ ecografia.. è in grado di stabilire anche il periodo di concepimento..”
“e allora?”
“e allora.. la data che riporta è..” non ci riesco, cazzo. Tiro fuori la cartellina dalla borsa e gli mostro l’ ecografia. Le prime foto di suo figlio, ma lui ancora non lo sa. “è questa..”
Legge “22 Aprile?”
“si..”
“e quindi?”
“beh, ecco.. la data non è mai quella esatta.. in questo caso diciamo che ruota intorno al 22 aprile..”
Credo che stia cominciando a capire. “più o meno il periodo del mio compleanno..”
“appunto..”
Mi fissa sconcertato, con quei suoi bellissimi occhi castani. “Anna.. mi stai dicendo che..” deglutisce, venendo verso di me.
“Si, Luca. E’ tuo. Quando l’ ho capito sono scappata immediatamente. Non pretendo che tu lo voglia, ma è giusto che scelga anche tu.. insomma.. è tuo figlio.. non me la sentivo di abortire prima che tu sapessi! se non vuoi lo capisco, noi non stiamo insieme.. io..” Mi blocco. C’ è qualcosa che non va. Luca mi ha preso il volto tra le mani e mi sta riempiendo di baci ovunque. Non riesco a crederci. Sto sognando..
E’ arrivato alle labbra. Me le cattura con un gesto rapido, al quale io non riesco a dire di no. Ci baciamo con passione, poi lui si stacca per un momento “ti amo!” mi sussurra “vi amo!” e ritorna a baciarmi, stavolta, con dolcezza. Mi sento in paradiso. E’ una vita che aspettavo questo momento. Mi ha detto che mi ama. Sento che i battiti del mio cuore sono accelerati improvvisamente.
“ripetimelo.. ti prego ripetilo!” e fa che non me lo sia immaginato.
“ti amo! Ti amo, ti amo, ti amo!” ok, non me lo sono immaginato. Lo sta dicendo davvero.
“ti amo anche io!” gli dico soltanto, ancora stordita ed emozionata.
La porta si apre di scatto e ci stacchiamo da quel bacio meraviglioso.
“Ops.. mi sa che ho sbagliato momento!” Elena, per fortuna.
Luca le sorride “no, non ti preoccupare.. devi dirmi qualcosa?”
“si.. cioè no, niente di importante!” sorride, anche lei è felice per noi “passo più tardi!” e si richiude la porta alle spalle.
Io e Luca ci guardiamo, ridendo. Si siede e mi fa segno di sedermi su di lui. Mi accomodo sulle sue gambe, appoggiando la testa sulla sua spalla “non posso crederci..”
“a chi lo dici! Non immagini da quanto lo desideravo..”
Alzo la testa “stai scherzando?”
“No! E’ una vita che sono innamorato di te, Anna! Solo che.. avevo paura di non essere ricambiato!”
“che cosa?” se non lo amassi così tanto, lo ammazzerei “Ma se ho fatto di tutto per farti capire quanto ti amavo! Possibile che non te ne sia mai accorto? Io ormai ero certa che non mi ricambiassi..”
“Beh, qualcosa l’ avevo intuito, ma non avevo nessuna certezza. Non me l’ hai mai detto apertamente..”
“nemmeno tu, se è per questo!”
Annuisce “è vero..”
“mannaggia a te, Luca! Mi hai fatto disperare inutilmente..”
“Solo adesso me ne rendo conto. Era per questo che ti stavi allontanando da me, vero?”
“si. Non riuscivo più a considerarti solo un amico. Stare accanto a te era una tortura!”
“Anche per me, se è per questo. E cercare di concentrarmi solo sul lavoro non serviva a niente.. eri il mio chiodo fisso, Anna..”
Sorrido, baciandolo sulle labbra “e pensare che stavo per sposarmi..”
“appunto. Tu eri felice con lui.. come potevo immaginare che amassi me!”
“ho provato a fartelo capire quando l’ ho lasciato.. solo che tu sei de coccio!”
“quanto tempo che abbiamo perso, eh?” mi chiede, accarezzandomi il viso.
Annuisco “già, ma non pensiamoci più. L’ importante è che ora abbiamo trovato il coraggio di amarci!”
“tutto grazie a questo cucciolotto!” sorride, accarezzandomi il ventre.
Io immediatamente mi incupisco “si, che stavo per uccidere..”
“non l’ avresti ucciso, Anna. Te lo garantisco. E’ per questo che ti ho lasciato fare.. sapevo che non avresti avuto il coraggio!”
“Luca stavo per fissare l’ operazione per oggi pomeriggio. Se non avessi capito che eri tu il padre, l’ avrei fatto!”
Scuote la testa “no, ci avresti ripensato, all’ ultimo momento. Ci metto una mano sul fuoco..”
“e in quel caso che sarebbe successo?”
“Non lo so, non so se avremmo trovato lo stesso il modo per confessarci il nostro amore. Ma una cosa è certa.. io l’ avrei amato lo stesso. Anche se fosse stato il figlio di Dorian..”
Annuisco “lo so!” torno ad appoggiarmi alla sua spalla, mentre lui mi stringe “ho paura..”
“di cosa?”
“che risucceda..”
Luca mi fa alzare il viso, me lo prende tra le mani e mi stampa un bacio “non succederà niente. Tra sette mesi saremo genitori di un bambino meraviglioso.. o di una bambina, ovvio. Te lo prometto!”
Mi stringe di nuovo, e io non ho più paura. Luca le mantiene le promesse. L’ ha sempre fatto.
Saremo una famiglia. Una bellissima famiglia. Ne sono sicura.


“papà! Dai, ti muovi?”
Guardo mia figlia, rimproverandola con lo sguardo “Gabri, fa la brava e aspetta! Tra un po’ ci andiamo tutti!”
“dai amore, papà finisce di mangiare e ti porta alle giostre, va bene?”
Gabriella annuisce, tornando a disegnare sul fazzolettino di carta. Ha quattro anni, e un’ energia inesauribile.
“anche io voglio andare alle giostre, mamma!”
Elena annuisce “Sara l’ hai sentita zia, no? Ci andiamo tutti, dovete solo avere un po’ di pazienza!”
“ma papà aveva detto tra dieci minuti! Io ho contato fino a dieci, ma ho finito già da un sacco di tempo!”
Davide ride, accarezzando i capelli castani della bambina, poco più piccola di Gabriella, seduta accanto a lui “amore, dieci minuti è un po’ più di contare fino a dieci..”
“uffa ma io mi sono scocciata!” sbuffa mia figlia.
“Chi lo vuole il gelato?” Elena prontamente salva la situazione. Gabriella e Sara alzano le braccia urlando.
“io al cioccolato!”
“anche io!”
“io occlato!” Claudia, due anni e mezzo appena compiuti, ripete le parole della sorella maggiore, ridendo. E’ seduta sulle mie gambe, e gioca con le chiavi della macchina.
Io le stampo un bacio sulla testa “anche tu lo vuoi al cioccolato, amore?”
Ha cominciato a parlare da poco, ma ripete, e ricorda, tutto quelle che sente.
Luca fa portare i gelati, che le bambine mangiano di gusto. Io intanto ingaggio una lotta con Claudia, che vorrebbe mangiare da sola.
“Cla ti sporchi tutta!”
“Io!” insiste lei, cercando di strapparmi il cucchiaino di mano.
Alla fine cedo, e la lascio fare da sola. So già che combinerà un disastro, ma pazienza.
Per la felicità delle bambine, finalmente ci alziamo per uscire. Siamo in un agriturismo molto carino, appena fuori Roma. E’ pasquetta e abbiamo deciso di fare questa piccola gita in compagnia di Elena e Davide, che ci hanno seguiti volentieri.
Appena fuori dal ristorante, Luca prende per mano Gabriella, che lo tira verso le giostre. Io tengo in braccio la piccola Claudia, mentre con una mano spingo il passeggino nel quale non ha voluto sapere di sedersi.
“Io co papi!” Si lamenta, tendendo le braccine verso il padre che si sta allontanando.
“Luca!” lo chiamo “Claudia vuole venire con te!”
Lui ritorna verso di me, e la prende “vieni con me, cucciola.. andiamo sullo scivolo?”
La piccola annuisce, ridendo e mostrando sotto il ciuccio una serie di dentini ancora in crescita. Io approfitto del fatto di avere le mani libere per aggiustarle le codine. Ovviamente lei si lamenta, ma io faccio lo stesso.
“me lo dai il ciuccio, amore?” le chiedo, porgendole il palmo della mano.
Lei scuote la testa con decisione, coprendosi l’ oggetto con una mano, per paura che possa tirarglielo.
“Dai Cla.. sei una bimba grande adesso!” prova Luca.
Lei è irremovibile, e ci arrendiamo entrambi. Poi Luca si allontana, e raggiunge Davide e le bimbe più grandi che già sono accanto all’ altalena.
Elena mi raggiunge, spingendo la carrozzina blu.
“dorme ancora?”
“si, pare non abbia fame..”
Io sorrido, e mi sporgo a contemplare il mio bellissimo nipotino di soli due mesi. Si chiama Marco, come lo zio. E, neanche a farlo apposta, gli assomiglia. Ha gli stessi folti capelli neri, e gli occhi chiari.
Ci sediamo su una panchina lì vicino, osservando i nostri poveri mariti costretti a correre dietro quelle bambine scatenate.
A un certo punto vedo Gabriella correre verso di me “mamma, mi allacci la scarpa?”
Mi porge il piedino, e io le allaccio la piccola converse rosa “ecco fatto..”
“Grazie! Ah, ha detto papà di darmi il biberon con l’ acqua di Claudia, che vuole bere!”
Annuisco,  cercandola nella borsa. La trovo e gliela do. Lei la afferra e poi corre di nuovo perso il padre e la sorellina, sugli scivoli. Poco dopo assistiamo anche alla caduta di Sara, che inciampa mentre corre verso Gabri. Piange un po’, ma Davide riesce a calmarla subito e tutto ritorna tranquillo.
Rimaniamo quasi un paio d’ ore, fino a quando Luca riesce a far schiodare le bambine dalle giostre proponendogli di andare a vedere gli animali. Io ed Elena non siamo molto d’ accordo, ma ci adattiamo. Ormai sono le nostre bambine che decidono.
“Che puzza!” si lamenta Sara, mentre ci avviciniamo al recinto delle mucche.
Gabriella cerca di sporgersi “guarda come sono grosse!!”
“Gabri, vieni a vedere le pecorelle!” Sara prende l’ amica per mano e insieme corrono verso le pecore. Noi adulti se seguiamo.
“Mamma, me la compri una pecorella?”
Io la guardo perplessa “ma sei matta?”
“perché no?”
“Tesoro le pecore non possono stare in casa, hanno bisogno dell’ aria aperta!” le spiego.
“e io la porto giù a giocare! Dai ti prego!”
Luca sorride accarezzando la guancia della bambina “Gabri, non funziona così. Una pecora in casa non può stare!”
“uffa!” mette il broncio, ma alla vista delle galline torna subito allegra e corre a vedere anche quelle.
Intanto Claudia, che è tornata in braccio a me, non fa che chiamarmi con dei colpetti sul viso.
“amore, che c’è?”
Lei indica un punto ben preciso “calli!” eslcama “ioo! Calli!”
Rido, vedendola così eccitata “i cavalli! Si, tesoro, hai visto i cavalli.. vuoi andare dai cavalli?”
Annuisce, e io l’ accontento subito. Lei comincia a saltare e a dimenarsi euforica, quando capisce dove la sto portando. Ci avviciniamo al recinto e ce la siedo sopra. Lei batte le manine, chiamandoli.
Luca mi raggiunge e mi circonda da dietro, dandomi un bacio sulla guancia.
“Gabri?”
“Sta guardando i conigli con Elena e Davide!”
Annuisco, sorridendo. “credo che Claudia da più grande ci chiederà di fare equitazione, guarda come le piacciono i cavalli!”
Luca ride, schioccando un sonoro bacio alla bambina “e che problema c’è? Tutto quello che vuole, la mia piccolina!”

Sono già le sei quando decidiamo di tornare. Marco e Claudia dormono, e Sara e Gabriella sono distrutte. Raggiungiamo le macchine, parcheggiate poco distanti dall’ agriturismo.
Luca prende in braccio Claudia e, attento a non farla svegliare, la posiziona nella sua sediolina. Io intanto apro lo sportello a Gabriella e la faccio salire in auto. Prende il piccolo cuscino rosa che tiene sempre in auto e si stende, sbadigliando. Le faccio una carezza e richiudo.
Finalmente siamo in viaggio. E’ stata una bella giornata, le bimbe si sono divertite molto.
Ogni tanto mi giro a guardarle, mentre dormono tranquille.
Sono la nostra vita.
A proposito di vita.. finalmente la mia ha preso la piega giusta.
Questi assieme a Luca e alle mie figlie, sono stati i cinque anni più belli della mia vita. Mi sento rinata. Finalmente, mi sono lasciata alle spalle tutto quel dolore che mi ha tormentato per tanto tempo. Ora c’ è solo gioia, nella mia vita. Eppure, non è che faccia chissà che. Anzi, adesso che faccio la mamma a tempo pieno, le mie giornate non sono più avventurose e avvincenti come prima. Ma non c’ è cosa più bella di svegliarsi la mattina con i baci di Claudia, mentre Luca ci guarda estasiato. Di preparare la colazione alle bambine, mentre guardano i cartoni animati. Di vestirle, e portarle a scuola, mentre in auto cantano a squarciagola le canzoni dello zecchino d’ oro. Di staccare alle quattro e mezza per andarle a prendere, e farmi raccontare tutto quello che hanno fatto. Di passare i pomeriggi con loro, a disegnare, fare puzzle o guardare un dvd. Di preparare la cena mentre loro mi fanno compagnia in cucina, aspettando con ansia il papà. Di dare loro il bacio della buonanotte, prima che si addormentino. E, finalmente, di dedicarmi un po’ al mio stupendo marito, e addormentarmi abbracciata a lui.
E’ la mia giornata. E’ sempre la stessa, eppure, ogni giorno è sempre diverso. Basta una sciocchezza, una nuova parolina che ha imparato Claudia o una domanda curiosa di Gabriella, che sta cominciando a scoprire il mondo. E poi, c’ è il momento che preferisco, la sera, appena dopo cena, quando, mentre metto a posto la cucina, Luca prende in braccio le bambine e si fa raccontare tutto quello che hanno fatto. Credo che non mi abituerò mai, a delle scene così dolci.
Non abbiamo mai fatto il test del DNA per sapere se realmente Gabriella fosse figlia di Luca.
Il ginecologo ci ha detto che c’è solo una piccola remotissima possibilità che il padre non sia lui, e che quel test poteva toglierci ogni dubbi. Luca però ha deciso di non volerlo fare. Non ha nessun dubbio da togliere, perchè Gabri è sua. Punto. E’ innamorato pazzo delle bambine, e questo basta a entrambi.
E, chissà, magari il prossimo sarà un maschietto..

  
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