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Autore: Domi_chan    25/12/2009    3 recensioni
“…siete identici. E non sto scherzando.”
L’Haruno inizia a ridere senza vergogna di fronte al primo piano dell’arcigno Ebenezer Scrooge, protagonista dell’ennesima revisione dell’opera di Dickens.
“Dacci un taglio, Sakura. Non è divertente.”
“Io non volevo essere divertente… Però siete identici! Che ci posso fare?”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Kiki, Noemi, Marghe, Elena, Martina.
Buon Natale, ragazze.
Vi voglio bene (L)

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Febbre da Natale

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Sposta rapidamente lo sguardo da destra a sinistra, fissando con malcelata curiosità mista ad una buona percentuale di sano e più che comprensibile panico i due soggetti che si trova a meno di mezzo metro di distanza.
Sakura ha le braccia intrecciate attorno allo sterno, il sopracciglio sinistro pericolosamente inarcato, ed il piede corrispondente che ticchetta con studiata rigidità al suolo, scandendo con precisione il passare dei secondi. I capelli raccolti in un coda bassa, poi, sono il più chiaro dei segnali: qualcosa non va.
Naruto, di fianco a lei, lo fissa con espressione di biasimo, il capo inclinato a destra e l’inseparabile cappellino di lana arancione stretto tra le mani.
“… uh?” mugugna Sasuke, senza comunque far loro cenno di entrare in casa: se la situazione dovesse farsi complicata, si dice, sbattergli la porta in faccia e rientrare nell’abitazione come se niente fosse non dovrebbe essere troppo difficile, anche nelle sue condizioni.
“Che cosa significa che non vieni? Eh?”
Sakura lo assale immediatamente, avanzando di un passo. Il suo indice destro va a puntellarsi contro il torace dell’Uchiha, picchiettando sulla superficie coperta del pesante pigiama invernale con più foga del dovuto.
“Oggi è Natale, Sas’kè! Non permetterò assolutamente che te ne stia in casa a fare l’eremita. Piuttosto ti trascino di forza a casa dei miei!”
“Sakura-chan ha ragione! - interviene Naruto, dando man forte all’amica - Sbrigati a vestirti e andiamo!” Seguendo l’esempio della ragazza, poggia il palmo destro in tutta la sua interezza contro la scapola di Sasuke, costringendolo con una sola poderosa spinta ad appiattirsi contro la parete e farsi da parte.
“E fino a quando non sarai pronto noi non ci muoveremo da qui, intesi?” gli sbraita, ormai lontano, agitando il braccio destro in aria con scherno. Si spoglia del pesante giubbetto nero, gettandolo senza troppe cerimonie contro l’attaccapanni e non curandosi minimamente del danno provocato agli indumenti sottostanti.
Sakura, nel frattempo, si chiude la porta alle spalle con un tonfo sordo, facendo violenza su sé stessa per continuare a mantenere quel cipiglio serio e vagamente arrabbiato con cui si è ripromessa di rivolgersi al moro. Poi segue l’esempio di Naruto, sfilandosi con meno grazia del solito il cappotto.
Rimasta in maniche di camicia, fissa lo sguardo sulle pantofole dal modello classico di Sasuke, le guance che le si tingono di un tenue rosa contro la sua volontà.
“Se non volevi venire dai miei bastava dirlo. Pensavo avessimo passato la fase ‘fidanzatini che si nascondono dai genitori‘, ma evidentemente mi sbagliavo…” mormora, continuando a non guardalo “In ogni caso quello stupido messaggio potevi anche risparmiartelo…”
E si volta, senza dargli il tempo di ribattere, intenzionata a raggiungere Naruto nel grande salone di casa Uchiha.
È abituata ai modi di Sasuke, dopo diciotto anni di amicizia e due di fidanzamento ci ha fatto il callo, ma il suo voler continuare a nascondersi dietro un dito, a negare la loro relazione a chiunque non rientri nella fascia più stretta delle loro amicizie ed a trattarla in maniera fredda e distaccata escluse particolari occasioni, continua a darle enormemente fastidio.
Sarebbe meglio darci un taglio, si dice alle volte.
Ma poi si ricorda che Sasuke è per lei ossigeno, aria e acqua. Che senza di lui la vita non sarebbe lontanamente pensabile, e allora ci ripensa. Torna sui suoi passi, e dopo qualche tempo di musi e telefoni riattaccati in faccia, decide di dargli un’altra possibilità, l’ennesima.
Si sente afferrare per il polso, e immediatamente blocca il passo, curiosa.
“Stupido…?”
Tutto si sarebbe aspettata, ma non questo.
Solitamente, quando proprio non riesce a girare la situazione a proprio favore, Sasuke si limita a fissarla in silenzio, aspettando che si sfoghi per poi darle della pazza isterica e baciarla.
È questo il suo modo di chiederle scusa.
Con uno strattone poderoso si libera dalla sua presa, più arrabbiata che sorpresa.
“Sì, stupido!” ripete, quasi urlando. Lo fronteggia apertamente, puntando gli occhi verdi in quelli neri di lui “Io un messaggio che dice ‘Sto male. Vi raggiungo dopo. Forse.” lo definisco stupido. Problemi?” Sasuke per tutta risposta assottiglia lo sguardo, sospirando.
Le afferra nuovamente la mano, avvicinandola a sé con prepotenza. Sakura spicca un balzo, sorpresa, ritrovandosi ad impattare contro il busto del ragazzo.
“Sì, problemi.” la sbeffeggia, sollevando il braccio dell’Haruno per portarne il palmo all’altezza della fronte.
Sakura ha un sussulto nel constatare che, oggettivamente, la temperatura corporea di Sasuke sembrerebbe più alta del normale. Adesso che lo osserva bene, poi, non può fare a meno di notare come anche le guance abbiano assunto un colore diverso del solito. Non paonazze, come ci si aspetterebbe, ma lievemente rosate. Il che, considerando il soggetto, è già tanto.
“Anche perché” continua, rendendo evidente anche come la sua tonalità di voce si meno chiara del solito “il messaggio diceva che dopo vi avrei raggiunti.”
Sakura strabuzza gli occhi e spalanca la bocca tanta è la sorpresa, rischiando non poco che la mandibola tocchi il suolo con un tonfo sordo.
Si sente colpevole, stupida e malfidante. Una bambina capricciosa ed egocentrica incapace di distinguere la verità da una bugia.
“E poi pensavo avessimo passato la fase ‘costruiamo più castelli in aria possibile’.” continua, rigirando il dito nella piaga.
Lascia andare con gentilezza il polso della ragazza, accompagnando il braccio nella sua discesa, fino ad abbandonarlo rigido lungo il fianco.
E la lascia lì, in compagnia dei suoi sensi di colpa.

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“Un bicchiere normale no, eh?” borbotta Naruto, versandosi con tranquillità il contenuto della lattina di Coca Cola in un più comodo calice di vetro. In quella casa tutto sembra fargli notare la sostanziale differenza di classe tra lui e Sasuke. Dal mobilio vittoriano, agli alti e decorati soffitti, fino ad arrivare ai pesanti tappeti persiani che ricoprono quasi ogni centimetro del pavimento.
Tutto, appunto.
Ma, con sua grande gioia, il fatto che lui i genitori non li abbia più da tanto tempo e che viva nel modesto appartamento con il padrino, nonché migliore amico del padre, non è mai stato un ostacolo per la loro amicizia.
Anzi. Più di una volta, da bambino, ha avuto la sensazione che Sasuke si trovasse meglio con lui e con Sakura, piuttosto che nella villa di famiglia, circondato da lusso e donne di servizio.
Alza di scatto il capo quando un tonfo sordo ha appena attirato la sua attenzione: è Sakura che, apparentemente a pezzi, si è lasciata andare di peso contro il tavolo di casa Uchiha.
“Sasuke?”
Prima parola, primo pensiero, primo interesse.
Sakura alza leggermente il capo, non sapendo se essere più gelosa o preoccupata. Ha trovato sempre assurdamente esagerato il fatto che Naruto consideri Sasuke più importante del resto del mondo.
“Prima ho visto che non è proprio in forma… sta meglio adesso?”
Le avrebbe fatto meno male se l’avesse afferrata per i capelli e sbattuta con forza contro lo sportello del frigorifero, ne è più che sicura.
Abbassa le palpebre con forza, impedendosi di piangere.
“… mh.”
“Avete litigato, eh?”
“… mh.”
“Vabbè, ho capito.” sbuffa, poggiando calice e lattina accanto a Sakura “Finisci la Coca e poi vai da lui. Lo sai com’è fatto… Vuole essere cercato, il signorino…” lascia la frase in sospeso, sorridendo mesto nella sua direzione.
Poi come se nulla fosse imbocca il corridoi principale di villa Uchiha, dirigendosi verso l’uscita “Io comincio ad andare, è meglio. Sbrigatevi, però… Non voglio che tua madre se la prenda con me Sakura-chan!”

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Si sfila velocemente la maglia del pigiama a rombi, gettandola senza troppe cerimonie sul grande tavolo da lavoro che occupa quasi tutta la parete laterale della stanza.
Una camera semplice, normale, che ben poco si confà al resto dell’ambiente, la sua. Sasuke stesso, anni prima, aveva provveduto a far scomparire il vecchio arredamento settecentesco scelto fa Mikoto Uchiha in persona, per sostituirlo con un ben più minimalista e soft: letto, scrivania, TV e cabina armadio. Tutto il resto sarebbe stato superfluo.
Mentre si siede sull’angolo più esterno del letto matrimoniale riesce a trattenere a stento un sospiro carico di frustrazione: mal sopporta anche solo l’idea di dover litigare con Sakura.
Certo, il dopo litigio lo alletta non poco, ma è tutto quello che viene prima ad irritarlo tremendamente: lacrime, lamentele, discussioni, delle volte urla stridule, porte sbattute e chi più ne ha più ne metta.
Si porta una mano al viso, massaggiandosi stancamente le tempie. La cefalea che si trascina dietro da un paio di giorni finirà per ucciderlo, lo sente, e aggiungendoci anche il fatto che sente la temperatura corporea aumentare in maniera esponenziale non può far altro che ammettere di trovarsi nei guai fino al collo.
“…Sask’è?”
Ad un mugugno appena udibile segue un veloce cenno del capo: non la degna di uno sguardo, ma questo non significa che non abbia la sua piena attenzione.
“Ecco, io… - balbetta Sakura, insicura - Beh, volevo sapere… come stai? Ti senti meglio?”
“Una favola.”
“Dai Sas’kè! Stai male…”
“…veramente.”
“Ok, stai male veramente. Ma siamo sinceri: ti conosco da una vita, so come sei fatto; avere dei dubbi sul fatto che tu abbia volontariamente disertato un pranzo festivo è più che normale.”
Sakura sbuffa, alzando gli occhi al cielo di fronte alla sua non-reazione.
Sasuke continua a stare elegantemente seduto sul bordo del letto, spalle dritte e sguardo severo, fissandola senza quasi nemmeno sbattere le palpebre.
Il suo sguardo ha un che di lugubre, in effetti.
E vacuo, anche.
Le palpebre sono in tensione, immobili, le pupille appaiono più dilatate del normale e delle occhiaie piuttosto pesanti si stanno facendo largo sotto le sue cavità oculari.
“Che cosa…?”
Accade tutto in un secondo: Sasuke scatta in piedi come sospinto da un’immaginaria molla gigante, la sposta senza troppe cerimonie dalla sua traiettoria e si precipita nel corridoio, diretto in chissà quale direzione.
Sakura rimane immobile per qualche sparuto secondo, con le spalle ancorate alla parete ed indecisa sul da farsi, fino a quando un verso strozzato molto simile ad un conato di vomito la raggiunge. Si precipita a tutta velocità nel bagno più vicino - ed il suono provocato dai suoi tacchi dodici che impattano sul parquet è tutt’altro che piacevole - rischiando quasi di portarsi dietro il pomello placcato d’oro tanta è la forza con cui l’afferra.
Desidera intensamente che un crepa si apra immediatamente sotto i suoi piedi, inghiottendola in poco meno di un attimo, facendola scomparire tra le viscere della crosta terrestre, ed impedendole di provare un senso di colpa talmente grande.
Perché Sasuke è piegato sulla tazza del water e sembra essere lì lì per vomitare anche l’anima. Ispira con convinzione, dandosi mentalmente della stupida: non è il momento, questo, per del vittimismo gratuiti; adesso conta solo far stare bene Sasuke.
Lo vede sussultare, poggiando un mano contro la parete per reggersi e riuscire a ritrovare con più facilità la postura eretta. Gli corre incontro, trafelata, afferrando quella stessa mano e poi facendosela passare dietro le scapole.
“Ci sono qua io.”
Sorride, sospingendolo con fatica verso l’estremità opposta del bagno. Dopo averlo aiutato a sciacquarsi il viso lo conduce lentamente verso la camera da letto, facendolo distendere senza incontrare alcuna protesta.
Deve stare veramente male, si dice, per non commentare in maniera sarcastica e canzonatoria i suoi maldestri tentativi di coprirlo con il pesante piumone in puma d’oca, stando attenta a non lasciare nemmeno un angolino di pelle scoperto.
A lavoro ultimato, è decisa a correre in cucina mettere un po’ d’acqua gelata in un qualsiasi recipiente e fargli degli impacchi sulla fronte, così da far scendere almeno di qualche line la febbre; ma non sono nemmeno due i passi compiuti nella direzione opposta che avverte un mugugno lontano richiamare la sua attenzione.
“Sakura… togliti quei cazzo di tacchi.”
No, evidentemente non sta poi così male.

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“…siete identici. E non sto scherzando.”
L’Haruno inizia a ridere senza vergogna di fronte al primo piano dell’arcigno Ebenezer Scrooge, protagonista dell’ennesima revisione dell’opera di Dickens.
“Dacci un taglio, Sakura. Non è divertente.”
“Io non volevo essere divertente… Però siete identici! Che ci posso fare?”
Soddisfatta dalla mancata risposta di Sasuke, si accoccola meglio contro di lui, approfittando del contatto per constatare per l’ennesima volta se la febbre sia scesa definitivamente; ne avrà qualche lineetta scarsa ormai, fortunatamente.
In contemporanea allunga il braccio fino a raggiungere la confezione di popcorn strategicamente poggiata sul comodino più vicino, afferrandone un consistente pugno senza curarsi d briciole o rimasugli che potrebbero spargersi sul pavimento o tra le lenzuola.
Sasuke protesta silenziosamente, limitandosi a poggiare il mento sul capo rosato dell’Haruno per riuscire a trovare una posizione più comoda, o quantomeno a farla stare ferma: l’iperattività di Sakura non gli è mai andata a genio più di tanto.
“Se mia madre vedesse il casino che stai combinando ti ucciderebbe. Lo sai, vero?”
“Beh, se non ti fossi sentito male a quest’ora non saremmo qui. - glissa con garbo lei, evitando accuratamente di prestare attenzione al catino pieno d’acqua ai piedi del letto, ai vari asciugamani sporchi, alle numerose confezioni di patatine e simili sparpagliate quasi per tutta la superficie della camera - E’ deprimente passare il Natale a letto, guardando Telefilm più vecchi di me e mangiando schifezze.”
“Beh, se tu mi avessi creduto tutto questo non sarebbe successo - la scimmiotta, passandole la mano non impegnata a fare zapping dietro la schiena - E’ deprimente passare il Natale a letto e bla bla bla vari.”
“Hai intenzione di rinfacciarmelo ancora per molto?”
Sbuffa lei, allungandosi per raggiungere il telecomando prontamente portato a distanza di sicurezza da uno scocciato Sasuke.
“Uhm… credo di sì.”
Poi, senza troppe cerimonie spegne il plasma a schermo piatto che ricopre quasi tutta la parete opposta, abbandonando il telecomando tra le lenzuola.
“Ehi! Io lo stavo guardan…”
Il bacio di Sasuke è veloce, le ruba l’aria dai polmoni e le rende le guance paonazze tanta è la sorpresa.
“Sicura di volerlo continuare a guardare?” sussurra, ironico, gettando di lato le coperte con un movimento rapido del polso.
“…e la febbre?”
“Mai sentito meglio…”
Poi non c’è più bisogno di parlare. Ci sono solo loro, le lenzuola abbandonate ai piedi del letto, la confezione di popcorn ed il televisore spento.
Manca il pranzo sontuoso che la signora Haruno avrà sicuramente già servito da ore, il caminetto, i regali, l’albero e l’abituale partita a tombola con la famiglia al completo.
Ma va bene così.
Va benissimo, così.
…anche perché, evidentemente, Sasuke non sta poi così male.

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Note dell’autore
Una stupidata in tema festività XD
Sciocca, dolciosa ed un po’ chichè… ma almeno a Natale bisogna pubblicare storie allegre :D
Naturalmente il titolo è riferito al fatto che Sakura creda che il suo amabile fidanzato abbia tirato su tutta la sceneggiata per saltare il pranza in famiglia.
Io l’avrei fatto, eh XD
Non c’è niente da dire o aggiungere, credo ^^
Grazie a tutti per l’attenzione. E ricordate che i commenti sono sempre bene accetti XD

Ah, stavo per dimenticare: BUON NATALE A TUTTI *_*
Spero possiate passarlo in serenità ^^

Alla prossima,
Domi.

  
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