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Autore: Blackvirgo    28/12/2009    5 recensioni
C'è una ragazza a cui piace uscire di notte vestita di viola. Ah sì, le piace anche credersi una paladina della giustizia...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Precedenze e divergenze
Fandom: Originali
Challenge: CRITICOMBOLA (made in I Criticoni)
Rating: VM14
Numero parole: 602
Avvertimenti: noir

Prediligeva le notti senza luna, ma era più per un retaggio romantico che per effettiva utilità: le città attuali sono talmente illuminate che la luna è solo uno dei tanti lampioni che si accende in cielo e che, di regola, passa abbastanza inosservato in mezzo a tutti gli altri.

Se ne stava sveglia, in quelle notti, finché non decideva che era ora di prepararsi. E, in genere, quell’ora cadeva esattamente sessanta minuti prima del momento che si era prefissata per agire.

A quel punto indossava la sua uniforme da lavoro che meticolosamente, dopo ogni missione, lavava a mano e stirava con il ferro appena tiepido. Non sia mai che la rovinasse.

Era viola intenso, un colore che le era sempre piaciuto. Dicevano che portava sfortuna, il viola, e in effetti per gli attori in tempo di Quaresima non doveva essere bello trovarsi squattrinati e impossibilitati a lavorare. Restava sempre chiedere l’elemosina, certo, ma anche quella non era una di quelle scelte che si compiono facilmente.

Anche lei era disoccupata: se la gestiva tra contratti interinali che finivano sempre troppo presto, lasciandola a ricominciare daccapo con l’angoscia di un telefono che non suonava mai e incarichi di lavoro sempre peggiori, squallidi. Ma c’erano le bollette da pagare.

Anche mantenere una seconda identità era un lavoro costoso ma almeno le dava la possibilità di cavarsi qualche dannata soddisfazione.

E così si vestiva di viola: guardarsi allo specchio con quella tuta attillata e passarsi la mano lungo tutto il fianco per disegnarne il contorno le dava la stessa soddisfazione che provava dopo aver corso per un’ora, aver eseguito i piegamenti laterali, gli addominali e lo stretching per concludere l’allenamento.

Il foulard tono su tono che le cadeva all’indietro, poi era davvero un tocco di classe.

A quel punto – trenta minuti esatti prima dell’ora prefissata per agire – usciva dalla finestra. Anche questa era una reminescenza dei bei tempi andati: uscire dalla porta non avrebbe cambiato le cose, dalla finestra però era più eccitante e dava quel tocco di drammaticità per cui aveva un debole.

Era sulle tracce del suo bersaglio da tempo. Non era stato facile rintracciarlo semplicemente dalla targa della sua automobile: un’anonima utilitaria che, in tempi migliori, doveva essere stata bianca.

Però lei era un osso duro e, ovviamente, ci era riuscita. Doveva fare sempre tutto da sola, ma si sa: chi fa da sé fa per tre.

E ora lo stava seguendo, a distanza di sicurezza, per fargli sentire il fiato sul collo senza indurlo alla fuga. Era un uomo di mezza età, con la pancetta tipica del bevitore di birra, al momento non coniugato e senza prole evidente. Era imbacuccato in una vecchia giacca imbottita per ripararsi dal freddo di quelle notti dicembrine e camminava lento, probabilmente prefigurandosi il gusto di mettersi sotto le coperte, accendere la tv e aspettare che la noia dei programmi o il sonno lo facessero addormentare.

Ma quella sera non ci sarebbe arrivato a casa.

C’era lei a seguirlo, ad aspettare, ad annusare la paura e poi il sangue.

Lei , invece, a casa ci sarebbe tornata. Trenta minuti esatti dopo l’orario che si era prefissata per agire. E lì avrebbe messo a mollo la sua tuta viola in acqua rigorosamente fredda, per poi infilarsi sotto le coperte e accendere la tv – o leggere un libro – aspettando di addormentarsi per la noia o per il sonno.

Senza un pensiero per il tizio con la pancetta per la troppa birra e una giacca troppa vecchia per ripararlo dall’aria fredda di quelle notti.

Mai dimenticare di dare la precedenza a un incrocio a una fanatica del viola.

   
 
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