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Autore: kannuki    29/06/2005    3 recensioni
Ford Shelton, un private eye di pochissimo rispetto. Non è proprio quello che si dice un brav’uomo: maleducato e scontroso, gioca d’azzardo e finisce spesso le serate fra risse e gare di bevute.
Max Gershow, giornalista, golden boy e scapolo tossico a tratti mortale. Narcisistico, vanitoso e dannatamente sicuro di se, latitante per i troppi debiti e deciso a sfuggire alla ex moglie e alla fidanzata assillante.
Infine c'è Jordan, ancora innamorata di Ford che a sua volta non l'ha mai dimenticata, Natalie che continua a scappare di casa, Andrea che 'simpatizza' per Max e una vicenda che ruota attorno ad un mucchio di soldi scomparsi e un cadavere scomodo.
Genere: Avventura, Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una settimana dopo…

Tac tac tac

Tacchi  metallici scavano solchi immaginari nell’asfalto e calcano scene già percorse, il replay di una caleidoscopica e vivida esistenza fatta di corse veloci e amori istantanei.

 

Aggiustati quella gonna e tirala un po’ più su. Le gambe si devono vedere, bella bambina dai capelli infuocati del colore delle foglie autunnali.

Non fa freddo, ma non fa neanche troppo caldo. Bella serata per passeggiare all’aperto.

Andrea alza gli occhi al cielo nero crivellato di stelle ma non riesce a vederle molto bene, colpa dei fari delle macchine e dei lampioni che costeggiano il suo tratto di marciapiede. 

 

‘No hay razon por besos. Quiero ese cielo rincon...’

 

Canta, bella bambina dagli occhi malinconici e di un azzurro così assurdamente rilucente da stregare il dio della Notte.

 

‘Ay, vida mia eres mi dulce inspiracion’

 

Un’altra Camel per me...troppe in una serata. E non ho ancora cominciato a lavorare.

Fumare mi calma i nervi; sono sempre troppo tesa… odio questi tacchi!

Soffio il fumo chiaro e lo osservo fluttuare lontano. Il tassista che mi accompagna da tre mesi, in questa via, ha sentito la mia voce solo una volta.

Il nome della strada, null’altro.

Mi osserva continuamente dallo specchietto retrovisore: lo fisso anche io chiedendomi quando sarà il giorno in cui me lo ritroverò parcheggiato poco distante con un sorriso sufficientemente imbarazzato da salvare le apparenze.  

 

Una volta un uomo mi ha detto una frase bellissima che non dimenticherò mai:Sei così bella Andrea, nei tuoi occhi si può leggere la storia del mondo.’

Dolcissimo Giles, torna a trovarmi presto.

 

Mi sono lasciata fotografare per gioco; adesso la mia gigantografia appesa sulla parete dietro il letto mi rimprovera quando entro dalla porta, stanca e assonnata, nauseata da questa vita e mi sputa in faccia tutto il livore che provo per me stessa.  

 

Mi sono lasciata fotografare. Mi è piaciuto molto.

Voglio rifarlo.

Strano avere un uomo che ti osserva per tutto quel tempo dietro una macchina fotografica come fossi un’opera d’arte e non cerca sesso facile da te.

Penso di averlo amato per alcuni minuti mentre mi osservava con la testa inclinata da un lato e il dito sullo scatto morbidamente adagiato sopra, a tratti nervoso quando scoprivo di più la pelle chiarissima, come la sabbia sotto la luna piena.

Si, penso di averlo amato.

Mi ha fatto perdere…ero totalmente inebriata di me stessa.  

 

Dolce e crudele perdersi per alcuni istanti.

 

Sono bella e a differenza di molte mie colleghe, sono colta. Prostituta d’altro bordo finita sulla strada per uno strano scherzo del destino. Una geisha occidentalizzata che barcolla su trampoli di plastica e pelle, zigomi perfetti da chirurgia plastica, gioielli leggeri e avvolgenti, occhi chiari come ghiacciai innevati.

 

‘la reina de castilla por las calles de Sevilla, gitana bailarina, la pasion, la alegria, estrellas escondidas en el cielo maravilla..’

 

Non è facile fare la puttana. Non credete che basti mettersi sulla strada con una coscia di fuori per fare la serata. L’occhiata maliziosa, la finta voce da bambina pudica al cliente sufficientemente vecchio da sembrare tuo padre, la risatina d’imbarazzo, l’arrossire senza preavviso…bisogna studiare, gente.

L’anello che mi ha regalato Patricia batte contro il muro ritmicamente…c’è poco movimento stasera e mi sto annoiando….ma non crediate che smani per fare questo lavoro!

Devo mangiare anche io, come tutti.

La laurea in Fisica Nucleare è stata gettata nel secchio tre anni dopo il conseguimento. Ho 27 anni e le aspettative di vita di una modella anoressica sul crinale dei 30. Devastante!

Si avvicina una macchina. Butto la sigaretta in terra e la schiaccio con la punta di vernice nera. Tiro un po’ giù una spallina e mi stampo un broncetto tenero.

L’auto stride e torna indietro.

Visto, gente? Studiare serve a qualcosa!

 

Una settimana dopo, in uno studio anonimo…

 

“Ha chiamato qualcuno?”

“Nessuno come al solito” rispose la donna con ironico cordoglio, posandosi una mano sul petto prosperoso “mi dispiace Ford, ma a quanto sembra il passaparola funziona: sei il peggior investigatore sulla piazza!”

 

L’uomo la guardò con malcelato nervosismo “allora, giacché gli affari vanno male e che non ho clienti, la tua presenza è superflua” affermò con la faccia come il bronzo.

La donna smise di smaltarsi le unghie e lo guardò con un sorrisetto ironico “dovresti darmi la liquidazione e non puoi permettertelo, Shelton

Ford la guardò fissa negli occhi e strinse la bocca, indeciso se mandarla a quel paese o sorvolare per l’ennesima volta. “Quanto ti odio” sibilò fissandola negli occhi ridenti e sereni.

“Me ne compiaccio!” La donna allungò una mano dalle dita un po’ tozze ma molto aggraziata e gli fece un buffetto sul mento, atteggiando le labbra in un bacio troncato “Vox Populi, Shelton: Melissa ha sempre ragione”

 

Ford grugnì con poca convinzione e s’infilò nell’ufficio arricciando il naso per l’odore di chiuso e di polvere. 

Inciampò nella bottiglia che aveva lasciato lì il venerdì precedente e cadde a terra con una sonora parolaccia che fece affacciare la donna dalla porta “tutto bene? Sei in grado di camminare come tutti o devo procurati un bastone per l’artrosi?! Ah, c’è un appunto sulla scrivania...sai quella cosa rettangolare sulla quale appoggi i piedi… ”

“Va a quel paese!” esclamò massaggiandosi la parte dolente “ma per contratto, non dovresti ripulire qua dentro, di tanto in tanto?”

“Scordatelo, Sheldon!” sibilò la donna sbattendo la porta mentre lui crollava a sedere sulla seggiola e sospirava toccandosi la schiena.   

 

Quando vide il nuovo appunto di Melissa per poco non si gettò dalla finestra per la disperazione. Poi ricordò che era solo al primo piano e che non si sarebbe procurato dei seri danni fisici e preferì affrontare la durissima realtà: Natalie era scappata di nuovo e i genitori l’avevano ingaggiato un’altra volta!

Ma porco zio! Se una di quell’età scappa, ci sarà una ragione! Pensò accartocciando il foglietto rabbiosamente e dandogli un morso per la frustrazione. Mi rifiuto di correre un’altra volta appresso a quella ragazzina con le crisi di nervi, decise cominciando a comporre il numero della famiglia Portman per avvertirli della sua defezione, ma si fermò all’improvviso, al ricordo del corpo snello della ragazza abbracciato al suo…beh, però ci poteva pensare su….

Posò il telefono e incrociò le dita, posandoci la bocca sopra. Un sorriso maligno si stampò sul volto insieme ad un ‘hihhi’ da demente che fuoriuscì dalle labbra.

 

La bella Natalie con tutto quel fuoco nelle vene, meritava di essere volgarmente tampinata da una bestiaccia come lui! Massi!

Posò il telefono con un ghigno imbecille sul viso e una sana soddisfazione che cresceva esponenzialmente: l’avrebbe braccata, rinchiusa e alla nuova profferta sessuale….

Eheehehehh” sbottò a ridere sventolando la foto della ragazza. Diventeremo grandi amici tu ed io! 

Posò il braccio sulla scrivania e un nugolo di polvere si alzò facendolo starnutire e cadere dalla sedia sulla quale stava dondolando pericolosamente. “Ma porc!”

Strinse i denti massaggiandosi il sedere nuovamente. E due! Questa è una qualche punizione divina per aver pensato di portarmi a letto quello splendore!  

Si battè la polvere di dosso e grugnì a mezza bocca. Eppure era sicuro che ci fosse quella famosa clausola sul contratto! Aprì tutti i cassetti e controllò un paio di volte le postille e sorrise compiaciuto, evidenziando una sana e bianca dentatura che gli era costata un sacco di soldi in odontoiatra.

Si alzò velocemente, dimenticandosi della lombalgia che l’affliggeva da una settimana a quella parte, buttando giù un paio d’analgesici che ingoiò con una sorsata di birra che prese dal minibar nell’angolo.

Non c’erano penne per scrivere ma quella parte del suo ufficio era sempre bene rifornita!

 

Prese il contratto e uscì dallo studio sventolandolo come se fosse un’ascia di guerra “leggi un po’ qui, stronz…”

Restò con un braccio alzato e la bocca aperta e fissò le due donne che lo attendevano in anticamera, vagamente sorprese. Una sorrideva divertita della sua posa plastica da discobolo di Mirone e l’altra lo stava letteralmente incenerendo con lo sguardo. Questa è una stronza senza uguali, pensò cercando di ricomporsi nel frattempo.

 

“Signor Shelton ci sono due clienti…” annunciò Melissa fra i denti facendo un bel sorriso tirato alle due donne che evidentemente non riuscivano a sopportare la presenza l’una dell’altra, perchè restavano discoste dalla scrivania e si guardavano in cagnesco da capo a piedi.

 

Ford si schiarì la voce e porse alla segretaria il contratto con tutta la serietà che disponeva ed era molta perché, in concreto, passava più tempo a ridere delle cazzate che faceva con gli amici …e poi si stupiva se ‘non c’era donna disposta ad avvicinarglisi nel raggio di trenta chilometri’, testuali parole della madre e della sorella, nonché di quella vipera di segretaria che si era messo sul groppone!

Ford annuì, accennò un’espressione autorevole e posata per un secondo Melissa ci credette veramente alla capacità del suo datore di lavoro, di contrarre i muscoli in quella che soleva dirsi ‘ faccia da bravo ragazzo responsabile e coscenzioso’ prima che un eccesso di tosse non mandasse a quel paese la sua mascherata.

 

Se è troppo impegnato, ripassiamo” tubò la donna più giovane con voce squillante. 

 

“Ripassa tu!” sbottò la seconda con aria nervosa rivolgendosi a Ford che si ricompose immediatamente “quel porco del mio ex marito è scappato e mi deve un sacco di soldi in alimenti” esordì spingendolo nel proprio ufficio senza tanti complimenti.

“Si accomodi” borbottò fra i denti pensando che se quella donna si comportava sempre in quel modo, quel poveraccio aveva avuto un buon motivo per defilarsi.  

 

Per la prima volta in vita sua, si vergognò a morte per lo stato del suo ufficio ma sollevò metaforicamente le spalle. Volevano lui, non la sua tappezzeria! 

Si sedette sulla scrivania in silenzio mentre le due donne lo guardavano visibilmente stupite del suo comportamento salottiero e poco professionale.

“Non fateci caso, sono un uomo molto sopra le righe” affermò fissandole a turno. Quella è stupida e quella è una scassapalle! Se non vi sta bene, quella è la porta.”

 

La più giovane accennò un sorriso “ma si figuri!”

Ford ricambiò il sorrisetto sentendo tutti gli ingranaggi del cervello della donna che si sbullonavano mentre lo guarda, o meglio, mentre gli guardava spudoratamente il pacco!

Tipa simpatica, decise allargando impercettibilmente le gambe e facendosi sgamare a fissarle il seno. La donna sorrise maliziosa e accostò la spallina all’interno del vestito mentre la seconda schiumava letteralmente di rabbia.

“Esponetemi il vostro caso… una per volta” dichiarò con un vaghissimo sottinteso sessuale. Ce n’è per tutte!

“Senta mistersopra le righe’! Se ha finito di giocare alla farsa del detective tutto d’un pezzo, tornerebbe serio, degnandoci della sua cortese attenzione?”

Che palle questa!

Ford si voltò verso la tipa nervosa con un visetto d’angelo che ebbe l’effetto di far uggiolare quella ‘simpatica’ neanche si fosse trovata di fronte alla visione di un’intera cucciolata di coniglietti bianchi appena partoriti.

“Sono a vostra disposizione, siete venute per questo” sogghignò “fate di me ciò che volete!”

La donna strinse le labbra e alzò velocemente un sopracciglio mentre l’altra si portava una mano davanti alla bocca e lo guardava con occhi luccicanti di riso. “Si tratta del mio fidanzato..

Ma se ti ha mollato come tutte le altre!” precisò la donna con aria da impunita.

“Ci siamo presi una pausa!”

 

Ford alzò gli occhi al cielo, il divertimento dileguato dal volto. Oddio che palle! “Una per volta…”

Una per volta, continuava ad implorare dentro di se, sentendole litigare su un tale Max che da quanto aveva capito era il marito dell’una e il fidanzato dell’altra.

“Volete che vi trovi quest’uomo?” gli uscì detto con voce quasi disperata.

“Si!” esordirono in coro trapassandogli le orecchie.

E che cazzo, ditelo prima!” affermò mettendo da parte la scarsissima educazione che lo contraddistingueva e saltando giù dalla scrivania “Vi costerà parecchio”

“Non me ne importa niente. Voglio quel disgraziato dietro le sbarre!” esclamò Justine, la ex moglie, sventolando la borsetta con fare minacciosa.

Diventerà una di quelle vecchiette isteriche che picchiano i giovanotti sulla metro perché le hanno prestato un piede, rimuginò immaginando la scena e facendosi scappare un sorriso.

 

“Non c’è niente da ridere” affermò la più giovane, Fran, con un broncetto offeso “il mio tesoro mi sta facendo preoccupare da morire e ho paura che gli sia successo qualcosa” 

 

L’uomo la stava guardando come si fa con una ballerina nuda avvinghiata attorno al palo in uno strip club e la ragazza si sporse verso di lui, tutta occhioni sgranati e boccuccia protesa. “Ho detto qualcosa che potrebbe interessarla per cominciare la sua ricerca?”

 

Ford stava rimuginando sul fatto di non averla già vista da qualche parte, quella sventola mora - magari su paginone centrale di Playboy - e non ascoltò una sola parola. “No, grazie” borbottò alzandosi e aprendo la porta alle due “mi metterò al lavoro. Ora fuori dai piedi, mi avete fatto venire il mal di testa con tutto quello starnazzare!”

 

  
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